Vomito Ergo Rum
Non lasciare che la morale ti impedisca di fare ciò che è giusto
martedì 25 novembre 2025
Bodo/Glimt 2 - Juventus 3
lunedì 24 novembre 2025
Città D'Asfalto (2023)
Fate nuovamente un salto su Prime Video , ma se cercate intrattenimento leggero, state alla larga da Città d'asfalto, perché qui siamo dalle parti del cinema che fa male, quello che ti lascia addosso una sensazione di pesantezza difficile da scrollarsi di dosso. Il film ci porta nelle notti di New York a bordo di un'ambulanza, seguendo due paramedici – interpretati da un intenso Sean Penn e da Tye Sheridan (abbiamo anche Michael Pitt da non sottovalutare) – in un vortice di emergenze che sembra non avere fine.
La prima cosa che salta agli occhi è quanto la pellicola sia cruda, quasi spietata nel suo voler mostrare la realtà senza filtri. Non c'è nulla di eroico o di patinato nel lavoro di questi soccorritori; c'è solo sudore, sangue, disperazione e una città che sembra volersi mangiare i suoi abitanti. Il film punta tutto su un realismo estremo, lontano anni luce dai medical drama televisivi a cui siamo abituati: qui la sofferenza è tangibile e il degrado urbano è il vero protagonista della scena.
Ma ciò che rende l'esperienza di visione davvero impattante, e a tratti soffocante, è la scelta stilistica precisa della regia. La fotografia rifiuta i campi lunghi per prediligere una camera ravvicinata, costantemente incollata ai volti dei protagonisti o ai corpi dei pazienti. Questa tecnica, unita alla scelta di girare quasi sempre in pochi spazi angusti – l'abitacolo dell'ambulanza, corridoi stretti, appartamenti minuscoli – riesce a trasmettere un senso claustrofobico fortissimo. Ti senti intrappolato lì dentro con loro, tra il suono assordante delle sirene e le luci stroboscopiche che tagliano il buio, condividendo la loro stessa mancanza d'aria e di via d'uscita. È un film potente e viscerale, tecnicamente ineccepibile nel farti vivere lo stress post-traumatico dei personaggi, ma decisamente sconsigliato a chi ha lo stomaco debole.
Tullio Avoledo - L'Elenco Telefonico Di Atlantide
C’è una sensazione particolare che si prova quando si inizia un libro con una certezza granitica, solo per vederla sgretolarsi pagina dopo pagina trasformandosi in qualcosa di completamente diverso. È esattamente quello che mi è successo con L'elenco telefonico di Atlantide di Tullio Avoledo. Mi ero avvicinato a questo romanzo quasi per caso, spinto dal consiglio di un forum di appassionati che me lo aveva venduto come un'opera di fantascienza; e così, con l'ingenuità di chi si aspetta futuri distopici o tecnologie impossibili, mi sono ritrovato invece catapultato in una realtà ben più tangibile, quella della provincia italiana e delle sue banche, che però nasconde pieghe ben più oscure di qualsiasi galassia lontana.
Il vero cuore pulsante del romanzo, quello che mi ha tenuto incollato alle pagine anche quando la narrazione rallentava, è Giulio Rovedo Definirlo semplicemente un protagonista sarebbe riduttivo: Rovedo è una figura meravigliosamente idiosincratica, un bancario colto e cinico, ma anche un uomo non per bene, a tratti cattivo, pure antipatico se vogliamo; che filtra il mondo attraverso una lente personalissima, fatta di disagi e osservazioni taglienti. È proprio grazie a lui che ho apprezzato così tanto la scrittura di Avoledo, uno stile ricco, denso di citazioni e capace di un’ironia sferzante. Tuttavia, devo ammettere che questa ricchezza stilistica ha un suo rovescio della medaglia: in più di un’occasione il testo scivola in una certa prolissità, con digressioni che dilatano i tempi e mettono alla prova la pazienza, anche se la qualità della prosa aiuta spesso a perdonare queste lungaggini.
Andando avanti nella lettura, mi sono reso conto che l'etichetta di "fantascienza" gli stava sempre più stretta, o forse era del tutto sbagliata. Quello che Avoledo mette in scena è piuttosto un ibrido affascinante che scivola progressivamente verso il thriller, mescolando il mistero con venature quasi esoteriche e fantastiche. La tensione cresce non tanto per invasioni aliene, quanto per un senso di paranoia e complotto che si insinua nella grigia burocrazia quotidiana, rendendo il tutto grottesco e inquietante. Ed è proprio su questa china che si arriva al finale, un punto che mi ha lasciato addosso sensazioni contrastanti. Senza svelare nulla di troppo specifico, la conclusione è decisamente rocambolesca: l'autore chiude il cerchio in modo indubbiamente abile, forse persino un po' "ruffiano" e furbo, trovando una soluzione che sistema tutto ma che sa un po' di artificio narrativo necessario per districare una matassa diventata complessissima. Nonostante questo, o forse proprio per questo mix di imperfezioni e genialità, è una lettura che lascia il segno.
domenica 23 novembre 2025
Bad Genius (2024)
Mentre scorrevo il catalogo di Prime Video in cerca di qualcosa da guardare senza troppe pretese, mi sono imbattuto in Bad Genius. Dopo una rapida ricerca, ho trovato che si tratta del remake americano di un film thailandese omonimo del 2017 che probabilmente aveva avuto un discreto successo. Alla fine della visione, la sensazione che mi è rimasta addosso è quella di un film carino, adatto a una serata infrasettimanale, ma che fondamentalmente non è niente di che.
La storia ha una premessa decisamente intrigante perché prende i meccanismi tipici dell’heist movie, quei film di rapina stile Ocean’s Eleven, e li trasporta tra i banchi di un liceo d’élite. Qui però non si tratta di svaligiare un caveau, ma di rubare le risposte dei test d’ammissione universitari. Tutto ruota attorno a Lynn, una studentessa geniale che capisce presto come il suo talento possa fruttare soldi veri aiutando i compagni ricchi, ma decisamente meno dotati, a superare gli esami, fino ad arrivare a organizzare un piano complesso per truccare un importante test nazionale.
La cosa più curiosa è che guardandolo sembra quasi di trovarsi di fronte a un thriller senza vittime né assassini. Il regista riesce a costruire una certa tensione usando solo matite, fogli a risposta multipla, sguardi nervosi e il ticchettio dell'orologio, e bisogna ammettere che il film scorre via veloce con una certa ansia di fondo legata alla paura di essere scoperti e di giocarsi il futuro. Tuttavia, il problema principale di questa versione 2024 è che sembra voler puntare "anche" sulla critica sociale del sistema scolastico, ma che lo faccia con poca verve, risultando un po' patinato.
Tutto scorre un po' troppo liscio e, anche se i dilemmi morali sono presenti, sembrano inseriti più per dovere di copione che per dare vera profondità alla storia. Una nota positiva va sicuramente a Benedict Wong, che interpreta il padre della protagonista portando un po' di cuore e umanità in un contesto dove i ragazzi, pur bravi, risultano a tratti un po' stereotipati. In definitiva, Bad Genius è un film da sei politico (o cinque politico che preferisco): tecnicamente ben fatto e capace di intrattenere senza annoiare, ma probabilmente tra una settimana sarà già finito nel dimenticatoio. Se cercate qualcosa di leggero che simuli la tensione di un thriller senza l'angoscia della violenza, dategli una chance, ma se volete vedere la versione davvero riuscita di questa storia, vi consiglio di recuperare l'originale thailandese. Io non l'ho fatto e probabilmente non lo farò, ma mi piace dare bei consigli.
sabato 22 novembre 2025
Mr. Mercedes [Stagione 1]
Di adattamenti tratti dalle opere di Stephen King ne abbiamo visti a decine: alcuni capolavori, altri disastri totali. Con Mr. Mercedes, la serie TV creata da David E. Kelley, entriamo in un territorio interessante: il thriller poliziesco puro, lontano dal soprannaturale a cui il Re ci ha abituati.
Da lettore vorace di King, ammetto di non aver letto il romanzo specifico da cui è tratta la serie (il primo della trilogia di Bill Hodges), quindi questa recensione si baserà esclusivamente su ciò che ho visto sullo schermo, senza il peso del confronto "carta vs pellicola". E il verdetto, pur con qualche riserva, è positivo. Vediamo come VIKI mi impagina al meglio questa recensione:
La trama in breve
La storia segue Bill Hodges (interpretato da un magnifico Brendan Gleeson), un detective in pensione burbero e tormentato, che non riesce a darsi pace per un caso irrisolto: il massacro compiuto da un folle alla guida di una Mercedes rubata, che ha investito una folla di persone in attesa di un fiera del lavoro. Quel folle è Brady Hartsfield (Harry Treadaway), un giovane sociopatico che lavora in un negozio di elettronica e che inizia a tormentare l'ex poliziotto con messaggi e video, innescando un pericoloso gioco del gatto col topo.
Cosa funziona
Il cuore pulsante della serie è senza dubbio il duello psicologico. La serie riesce a essere coinvolgente e a mantenere vivo l'interesse, grazie soprattutto alle interpretazioni dei due protagonisti. Vedere la vita ordinaria e squallida del killer contrapposta alla solitudine ruvida del detective crea una dinamica che ti spinge a premere "play" sull'episodio successivo.
Nota di merito: L'atmosfera un po' hard-boiled e cupa è resa perfettamente, e la tensione in certi momenti è davvero palpabile.
Cosa non funziona (o funziona meno)
Se la storia è valida, il formato forse lo è meno. Dieci episodi per raccontare questo arco narrativo si sentono tutti, e forse sono troppi. La sensazione predominante è che la trama sia stata "allungata": ci sono innumerevoli situazioni che rallentano il racconto, sottotrame o deviazioni che sembrano messe lì più per raggiungere il minutaggio che per reale necessità narrativa. Con un paio di episodi in meno, il ritmo ne avrebbe guadagnato enormemente.
Inoltre, bisogna fare i conti con la sospensione dell'incredulità. Alcune forzature nella sceneggiatura risultano poco realistiche (comportamenti della polizia, facilità con cui avvengono certe intrusioni informatiche o fisiche), facendo storcere il naso a chi cerca un poliziesco rigoroso.
Il Verdetto
Nonostante i difetti di ritmo e qualche ingenuità di scrittura, Mr. Mercedes si lascia guardare con piacere. Non è la serie perfetta e soffre di quella "lentezza da riempitivo" tipica di molte produzioni moderne, ma c'è decisamente di peggio in giro.
Se cercate un thriller solido, con ottimi attori e un "cattivo" davvero inquietante, questa prima stagione merita il vostro tempo. Non aspettatevi il capolavoro della vita, ma un intrattenimento onesto e cupo al punto giusto.
venerdì 21 novembre 2025
Telecomando Android TV
Ieri avevo lasciato il telecomando della TV sul tavolo dietro di me in salotto. Non volendo fare quei trenta metri (eh lo so, ho una sala immensa) che mi separavano da lui, ho deciso di provare (per la prima volta? Può darsi, non ho memoria a riguardo) il telecomando Android integrato nello smartphone per gestire il televisore. Sicuramente ci sono dozzine di app valide e con molte funzioni, ma io, nel pieno del mio ozio, ho deciso di usare quello di base già presente sul telefono, e attivabile dal primo menù a tendina (quello per intendersi con la wifi, la modalità aereo etc). Tutto abbastanza veloce, semplice ed intuitivo. Così ho chiesto a VIKI di preparare una recensione a riguardo.
📺 Recensione: Controlla la tua Android TV con il Telecomando Google per Android
Se hai una Smart TV o un dispositivo (come un box o dongle) con sistema operativo Android TV o Google TV, smarrire il telecomando fisico non è più un incubo! L'app "Telecomando Google TV" (precedentemente nota come "Telecomando Android TV") è uno strumento indispensabile, spesso preinstallato o facilmente scaricabile sul tuo smartphone Android.
⭐ Funzionalità e Usabilità
L'applicazione è incredibilmente semplice e funzionale, trasformando il tuo telefono in un telecomando completo.
- Navigazione Intuitiva: Offre due modalità principali di controllo: un D-pad virtuale (la classica croce direzionale) per la navigazione standard tra i menu, e un touchpad per scorrere rapidamente le interfacce, come faresti con un dito sulla schermata del telefono.
- Accesso Rapido: Trovi i pulsanti essenziali come Home, Indietro e Assistente Google.
- Inserimento Testo Facile: Questa è la sua funzione più apprezzata. Dimentica la frustrazione di digitare password o titoli di film sulla TV utilizzando i tasti direzionali! Quando il cursore è su un campo di testo nella TV, appare automaticamente la tastiera dello smartphone, rendendo l'inserimento del testo velocissimo.
- Comandi Vocali: Il microfono integrato nell'app ti permette di attivare l'Assistente Google (se supportato dalla TV) per cercare contenuti o controllare la riproduzione, proprio come faresti con il telecomando originale.
⚙️ Come si Configura (È un Gioco da Ragazzi!)
- Connessione: Assicurati che il tuo smartphone e la TV/dispositivo Android TV siano connessi alla stessa rete Wi-Fi.
- Abbinamento: Apri l'app sul telefono. Rileverà automaticamente i dispositivi compatibili sulla rete. Seleziona la tua TV.
- Codice: Apparirà un codice di abbinamento sulla TV che dovrai digitare nell'app per confermare la connessione. Fatto!
💡 Il Nostro Verdetto
Il Telecomando Google TV è una killer application per chiunque possieda una TV con sistema operativo Android. È affidabile, veloce e risolve in modo magistrale il problema dell'inserimento di testo. È un'alternativa eccellente al telecomando fisico e un must-have digitale che non ti deluderà.
Voto: 5/5 ⭐
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