sabato 16 agosto 2025

Flam in treno e ritorno in traghetto

 



Oggi è la volta del treno, e non un treno qualunque. Da Bergen salgo sulla ferrovia che porta a Myrdal, tratto già di per sé spettacolare, con binari che si inerpicano tra vallate verdi, laghi e montagne, spesso entrando ed uscendo da lunghi tunnel. A Myrdal cambio per la Flåmsbana, la linea storica che collega l’altopiano direttamente al fiordo.

La Flåmsbana è considerata una delle ferrovie panoramiche più belle del mondo, e capisco subito il perché: venti chilometri appena, ma con una pendenza media del 5,5%, tunnel scavati a mano e scorci continui su cascate e vallate profonde. La fermata più iconica è alla Kjosfossen, cascata impressionante che cade fragorosamente a pochi passi dal treno. Tra le nuvole basse, l’acqua che si tuffa dalle rocce sembra ancora più scenografica. La tratta si conclude nel piccolo borgo di Flåm, adagiato sul fondo del Sognefjord, che oggi diventa la mia base per qualche ora.

Il tempo a disposizione è sufficiente per una passeggiata, anzi un piccolo trekking che mi porta fino alle cascate nei dintorni: sentieri semplici ma suggestivi, con il fragore dell’acqua che accompagna ogni passo e le montagne che incombono da ogni lato. Poi rientro al porto, dove mi aspetta il traghetto per Bergen.

La navigazione dura oltre cinque ore, sempre lungo il Sognefjord. È lo stesso fiordo di ieri, ma la sua immensità rende ogni tratta differente. Le montagne cambiano continuamente aspetto, alternando versanti scoscesi, prati verdi punteggiati di fattorie e cascate che scendono dritte nell’acqua. A tratti sembra un paesaggio già visto, ma la luce, le nuvole e l’ampiezza del fiordo rendono ogni curva un nuovo spettacolo. È un viaggio lento, quasi meditativo: il tempo scorre con il rumore costante del motore e lo scivolare placido del traghetto sull’acqua, mentre il paesaggio si srotola come un film proiettato a 360 gradi. Inoltre la parte esterna al fiordo non è in mare aperto, ma costellata di isole, isolotti, scogli, promontori e tutto ciò che i lembi di terra possono creare quando escono dall'acqua. 

Arrivo a Bergen in serata, stanco ma con la sensazione di aver attraversato non solo un territorio, ma un pezzo della storia e della natura norvegese: treni d’altri tempi, fiordi eterni e montagne che sembrano non voler finire mai.


Album fotografico Treno per Flam e ritorno a Bergen in traghetto 


venerdì 15 agosto 2025

Viaggio da Bergen e crociera sui fiordi

 

Oggi lascio Bergen di buon’ora per un’escursione giornaliera che promette panorami spettacolari, fiordi e ghiacciai. Salgo su un piccolo bus diretto verso Voss — che in realtà è solo una tappa di passaggio — e subito inizia la danza dei tunnel: in Norvegia sembrano non finire mai, chilometri e chilometri scavati nella roccia per collegare valli e coste che altrimenti sarebbero isolate. Tra un traforo e l’altro scorrono fuori dal finestrino tratti di fiordi e fiumi celebri per la pesca al salmone, soprattutto nella zona di Evanger, dove il fiume Vosso ha reso la località una meta di riferimento per gli appassionati.

Il bus affronta poi il Myrkdalvegen Serpentinveg, una strada a tornanti che si arrampica sulle montagne regalando scorci su vallate verdi e cascate gonfie per la pioggia. E di pioggia oggi ce n’è parecchia, insieme a una nebbia bassa che avvolge tutto: invece di rovinare il paesaggio, lo rende quasi mistico. È Ferragosto, e mentre in Italia si boccheggia per il caldo, qui si viaggia con il giubbotto allacciato.

La prima vera sosta è a Storesvingen, un belvedere spettacolare sulla valle di Nærøydalen. Anche se le nuvole coprono parte della vista (al ritorno faccio foto col sole dallo stesso punto) , il fascino resta intatto: le montagne si intravedono tra gli sbuffi di nebbia, il fiume scorre in fondo alla valle e la strada a tornanti di Stalheimskleiva sembra una sottile riga bianca che serpeggia in mezzo al verde.

Si prosegue fino a Vik, dove ci imbarchiamo per attraversare il Sognefjord. È il fiordo più lungo e profondo della Norvegia, e anche con pioggia e cielo plumbeo è uno spettacolo: montagne che scendono a picco sull’acqua, cascate che si gettano nel fiordo come fili d’argento e villaggi che sembrano incollati alle rive. Dopo la navigazione arriviamo a Balestrand, cittadina famosa per le ville in legno in stile svizzero e per la chiesa di Sant’Olaf, costruita a fine Ottocento in stile ispirato alle stavkirke medievali.

Da qui la strada acquatica ci porta a Fjærland, “la città dei libri”, dove librerie e scaffali spuntavano nei luoghi più impensati come stalle e fienili. Il sole decide finalmente di farsi vedere proprio mentre visitiamo il Museo del Ghiacciaio. L’esterno è gradevole e ben inserito nel paesaggio, ma l’interno… diciamo che non entusiasma: contenuti un po’ poveri e presentazione che non riesce a trasmettere la grandiosità del tema.

Poco dopo siamo ai piedi del Bøyabreen Glacier. È uno dei ghiacciai più accessibili della Norvegia, una lingua di ghiaccio che scende tra le montagne fino a pochi metri dalla strada. Con il sole ormai alto, i contrasti di bianco e verde sono potenti, e il ghiacciaio sembra quasi brillare.

Il rientro avviene seguendo la stessa via dell’andata: traghetto e poi bus, attraversando di nuovo tunnel e serpentine. Stavolta però, con negli occhi le immagini della giornata, anche il paesaggio già visto sembra più vivo, come se il sole finale avesse colorato retroattivamente tutto il viaggio.


Album fotografico viaggio da Bergen verso i fiordi 


giovedì 14 agosto 2025

Bergen, mini crociera e Monte Ulriken

 

La sveglia suona presto, molto presto. Bergen dorme ancora, ma io sono già in marcia: un urban trekking mattutino per scoprire gli angoli che ieri avevo lasciato fuori. La città, pur essendo la seconda più grande della Norvegia, si lascia girare a piedi con sorprendente facilità. Stradine strette che improvvisamente si aprono su piazze, scorci di porto che spuntano tra le case, il contrasto continuo tra i colori vivaci delle facciate e il cielo che gioca a cambiare tono ogni dieci minuti.

Cammino senza fretta, ma con metodo, fino a quando arriva l’ora di apertura dei musei. Prima tappa: il Bryggen Museum, che racconta la storia del quartiere anseatico, cuore pulsante della Bergen medievale. Il museo si trova esattamente sopra i resti archeologici di edifici bruciati in un grande incendio del 1955, che paradossalmente ha permesso di riportare alla luce parti intatte di strutture in legno risalenti al 1100. Qui scopro come la Lega Anseatica trasformò Bergen in un centro commerciale di primo piano, dove il commercio dello stoccafisso era l’oro dell’epoca.

Poi è la volta del Bergenhus, la fortezza che domina l’ingresso del porto. È uno dei complessi fortificati meglio conservati della Norvegia e risale al Medioevo, con il mastio di Håkon’s Hall come fiore all’occhiello. All’interno, un grande salone che un tempo ospitava banchetti reali e oggi accoglie eventi e concerti. Poco distante, la Rosenkrantz Tower, parte del sistema difensivo, ricorda che Bergen, pur pittoresca, è stata anche città strategica da proteggere.

A metà giornata è tempo di cambiare prospettiva: mi imbarco per una mini crociera nel fiordo cittadino. Un’ora appena, ma sufficiente per vedere Bergen dal suo elemento più naturale, l’acqua. La barca costeggia le case colorate, passa vicino a isolotti minuscoli e sfiora scogliere dove l’urbanizzazione lascia spazio alla natura. Il tutto accompagnato da un commento che mescola storia, geografia e aneddoti curiosi. Sì, è un’esperienza decisamente turistica, ma vale la pena per avere il colpo d’occhio completo sulla città e il suo anfiteatro di colline.

Il vero piatto forte della giornata, però, arriva nel pomeriggio: trekking sul monte Ulriken, il più alto dei “Sette Monti” che circondano Bergen. Ho deciso di salire a piedi e poi scendere in funivia, e mai scelta fu più azzeccata. Circa 14 km sopraelevati (20  complessivi) , immerso nei paesaggi che avevo sognato quando questa gita era ancora solo un’idea su una mappa. Spazi verdi aperti che sembrano non finire mai, laghetti incastonati tra le rocce, piccole baite solitarie e viste che tolgono il fiato anche a chi è abituato a montagne più severe.

La prima parte del percorso è una passeggiata relativamente semplice, ma poi arriva il tratto più impegnativo, con un sentiero attrezzato da catena (non segnalato), giusto per dare un pizzico di adrenalina in più. Niente che possa spaventare chi mastica Apuane a colazione, ma comunque abbastanza tecnico da rendere la discesa bagnata più interessante. Ma lassù in cima… beh, la cima è un concentrato di soddisfazione e vento, con la città e il fiordo stesi sotto di te come in una foto aerea.

Torno a valle in funivia, guardando scorrere all’indietro il sentiero appena percorso. La giornata è stata talmente piena che non mi spaventa neppure la pioggia che ha deciso di farci compagnia in serata. Mi concedo un aperitivo a una modica cifra di 17,90 euro — sì, li ho contati, sì, sono dei bastardi, ma dopo una giornata così ogni sorso sa di ricompensa.

Bergen oggi mi ha dato tutto: storia, mare, montagne e pure un po’ di sfida fisica. E io mi sono preso tutto, fino all’ultima goccia. Inoltre cena al mercato del pesce con un surf & turf nordico a base di astice norvegese e... Balena. Eh sì.. 


Album fotografico Bergen, mini crociera e Monte Ulriken 


mercoledì 13 agosto 2025

Da Oslo a Bergen

 



Parto da Oslo di prima mattina, con il treno diretto verso Bergen. Sei ore e mezza di binari, ma chiamarle “sei ore e mezza di viaggio” è riduttivo: è come sedersi in un cinema con il documentario più bello del mondo, e avere il posto in prima fila. Il finestrino è il mio schermo, e fuori scorrono montagne che sembrano cadere a picco nei laghi, cascate che si gettano con impeto, distese verdi interrotte da casette rosse, il tutto avvolto da una luce nordica che cambia di minuto in minuto. Lungo il percorso il treno rallenta più volte, quasi consapevole che sarebbe un crimine passare troppo in fretta davanti a certi scorci.

Quando arrivo a Bergen nel primo pomeriggio, la sensazione è quella di entrare in una città che vive in equilibrio tra terra e mare, storia e modernità. È compatta, colorata, con un’atmosfera accogliente ma anche energica. Dopo il check-in, la prima mossa è puntare verso la funicolare del Fløibanen, che in pochi minuti porta in cima al Monte Fløyen, a 320 metri di altezza. Da lì, la vista è mozzafiato: il centro storico, il porto, i fiordi che si insinuano tra le colline.

Come sempre, però, le cartoline hanno un prezzo: i primi metri del sentiero sono un’orgia di selfie stick, giubbotti fosforescenti e famiglie intere che si fermano in mezzo al passaggio. È l’effetto collaterale dell’overtourism, e per un attimo temo di aver perso il contatto con la natura. Ma basta un po’ di ostinazione, scegliere un tracciato secondario, e tutto cambia. Il brusio si spegne, il profumo di resina prende il sopravvento, e il bosco si richiude intorno a me. I sentieri qui sono un labirinto verde che alterna salite morbide e piccoli laghetti, con punti panoramici che ti ricordano quanto la Norvegia sappia farsi scenografica anche senza urlare.

Tornato in città, mi concedo un giro al mercato del pesce. È un tripudio di colori e profumi: salmone in tutte le sue forme, granchi reali che sembrano usciti da un film di fantascienza, e specialità locali pronte per essere assaggiate sul posto. Peccato che i prezzi siano così alti da farti quasi rimpiangere i souvenir kitsch — qui un semplice panino sembra essere stato pescato con una canna d’oro e cucinato su una padella d’argento. È il lato meno poetico della Norvegia, dove anche una semplice cena diventa un investimento.

Bergen, seconda città più grande del paese, ha un passato affascinante: fu uno dei porti principali della Lega Anseatica, quell’alleanza commerciale che nel Medioevo collegava i mercati del Nord Europa. Il quartiere di Bryggen, con le sue case di legno colorate affacciate sul porto, è oggi Patrimonio UNESCO e conserva ancora l’impronta di quell’epoca (e bada un po' caro Funflus) . Passeggiando tra le sue stradine strette, è facile immaginare mercanti tedeschi intenti a contrattare il prezzo dello stoccafisso, o velieri in partenza verso paesi lontani.

La città vive costantemente sotto un cielo capriccioso: sole e pioggia si alternano come se fossero in gara, e in certi momenti le nuvole sembrano scivolare così basse da poterle toccare, ma nonostante il meteo segnasse qualche rovescio, non ha piovuto. È proprio questo clima, insieme alla sua posizione tra i fiordi, a darle quel fascino malinconico che conquista pian piano, più che al primo sguardo.

La mia giornata qui si chiude con la sensazione di aver solo scalfito la superficie. Bergen ti invita a guardarla dall’alto, a perderti nei suoi sentieri e poi a tornare giù per respirare l’aria salmastra del porto. Un po’ città, un po’ bosco, un po’ porto di mare. Un luogo dove ogni passo ti ricorda che in Norvegia la bellezza non è mai un caso.


Album fotografico Da Oslo a Bergen 


martedì 12 agosto 2025

Oslo, primo giorno in Norvegia

 


Sveglia disumana ad un orario illegale, perché il volo da Pisa parte alle 6:25. Colazione? Neanche a parlarne. Giusto il tempo di infilarsi zaino, pantaloni lunghi e felpa tecnica per correre verso l’aeroporto. Fortuna vuole che oggi tutto fili liscio: niente ritardi, niente gate cambiati all’ultimo minuto. Atterriamo puntuali a Torp, che però è un tantino fuori mano: un’ora e mezza di autobus ci separa dal cuore di Oslo, abbastanza per fare chiedere alla vicina di poltrona (l'unica italo norvegese del mondo, credo) qualche consiglio e fissare fuori dal finestrino i paesaggi verdi che già anticipano l’aria del Nord.

Il mio alloggio è il Comfort Hotel Xpress Youngstorget, un posto pratico e centrale. Lascio al volo il bagaglio e, senza troppe esitazioni, inizio la mia maratona cittadina. Oslo ha un’anima doppia: da un lato l’architettura moderna, lineare, quasi minimalista; dall’altro piccoli angoli che ti ricordano che la storia qui ha radici antiche.

La prima tappa è il Teatro dell’Opera: una nave di marmo bianco che sembra salire dal fiordo. Qui l’arte non è solo dentro: la vera esperienza è salire sul tetto, percorrendo le sue rampe inclinate per godersi la vista della città e dell’acqua. Poco lontano, il Museo Munch, che oggi è praticamente un tempio dell’Urlo. Dentro, una folla di visitatori si alterna davanti alle versioni del capolavoro, cellulari alzati come se quel grido lo stessero immortalando per metterlo su Instagram più che per ascoltarlo. E quindi pure io non me ne voglio privare. E poi.. È uno dei simboli di VER: un caso? 

Costeggiando il mare arrivo a SALT, un curioso spazio culturale fatto di saune, arte e birra, con vista sulle barche. Poi una deviazione verso il Municipio, imponente e decorato da murales che raccontano scene di storia e lavoro norvegese: qui ogni anno si consegna il Premio Nobel per la Pace. Un caso anche questo che io sia qui? 

Non può mancare la Fortezza di Akershus, sentinella medievale che domina il porto dal XIII secolo, costruita per proteggere la città dalle invasioni. All’interno, cortili e mura che profumano di storia, con il vento che porta l’odore salmastro del fiordo.

Proseguo tra parchi e giardini, passando da Vippa Oslo, un’area gastronomica ricavata da un vecchio magazzino sul porto, oggi tempio dello street food internazionale. Risalgo verso il Palazzo Reale, con il suo ampio giardino aperto al pubblico, che merita una piccola passeggiata fresca tra le sculture. 

A fine giornata il contapassi segna cifre da escursione e le gambe non protestano solo perché qui è tutta pianura. Ma Oslo, oggi, me la sono presa tutta: un mix di modernità, arte e storia che ti accompagna passo dopo passo, senza mai lasciarti il tempo di annoiarti. Tutto questo prendendola in considerazione per ciò che è, ovvero una città nordica, che niente a che vedere con le nostre, le francesi o le spagnole. Ma per rendere l'idea diciamo che non è solo blocchi squadrati e fatti con lo stampino. Comunque nel tardo pomeriggio ha pure preso a piovere e fare ancora più freschino. Ah bene. Domani sarà un altro giorno… e pure un’altra camminata.


Album fotografico Oslo, primo giorno in Norvegia 


domenica 10 agosto 2025

GNU #6: Corbezzolo al tramonto

 


Oggi pomeriggio abbiamo messo insieme un gruppo di amici per un’escursione dal sapore estivo e un po’… mistico. Siamo partiti da San Carlo, piccola frazione di San Vincenzo, diretti verso la Rocca di San Silvestro nel giorno di San Lorenzo. 

Il sentiero del corbezzolo ci ha accolti con i suoi profumi e un paesaggio che, passo dopo passo, sembrava accompagnarci verso un orizzonte sempre più dorato. Nonostante il caldo di agosto, l’aria in quota era più leggera, quasi a volerci premiare per la fatica, ma siamo passati anche all'interno del bosco più ombreggiato. La Rocca ci ha accolti in silenzio, come un vecchio custode che osserva dall’alto le storie e i passaggi del tempo.

E poi il momento che aspettavamo: il tramonto. Un cielo che si accendeva di arancio e rosa, preparando la scena alla magia della notte delle stelle cadenti. Ci siamo concessi un brindisi, semplice ma sentito, per salutarci prima della pausa estiva: bicchieri alzati, sorrisi larghi e la promessa di ritrovarci presto, magari su un altro sentiero.

Una passeggiata che è stata un po’ un arrivederci e un po’ un buon augurio, con quella collezione di santi a vegliare sui nostri passi e sulla nostra estate.


Album fotografico GNU #6: CORBEZZOLO al tramonto