
L’infernale Quinlan – Il crepuscolo del noir perfetto
"L’infernale Quinlan" (Touch of Evil, in lingua originale) è uno di quei film che non smettono mai di sorprendere, anche se si conosce già ogni inquadratura. È un noir denso, sporco e quasi febbricitante, che oscilla tra l’ipnosi visiva e l’oppressione morale, avvolgendo lo spettatore in un’atmosfera tanto viscerale quanto decadente.
Essendo un amante del genere ed in potenza (ne ho visti davvero pochi) di Orson Welles, non potevo che restare soddisfatto. Questo film è il punto d’incontro tra il noir classico e la sua dissoluzione: è ancora pieno di ombre nette, di uomini cinici e di donne pericolose, ma è anche un’opera che sembra tradire le regole stesse del noir, deformandole fino a renderle quasi irriconoscibili.
Un inizio travolgente
La celebre scena iniziale è già un capolavoro a sé stante: un piano sequenza magistrale che segue la traiettoria di un’autobomba, incrociando le vite dei protagonisti con una fluidità che oggi ancora lascia a bocca aperta. Il confine tra Messico e Stati Uniti non è solo una linea fisica, ma il simbolo di una frontiera morale che verrà continuamente oltrepassata. Qui tutto è ambiguo: la giustizia, il crimine, la verità.
L’ombra di Quinlan
Il personaggio di Hank Quinlan (interpretato da Welles stesso) è monumentale. Gigantesco nel fisico e nella presenza scenica, è la vera anima del film. Un poliziotto corrotto, ma non nel senso banale del termine: non è mosso dall’avidità, ma da una sua perversa concezione della giustizia. Per lui, il fine giustifica i mezzi, anche se significa fabbricare prove o eliminare ostacoli. È un uomo che ha perso tutto, che vive nel rimpianto e nell’autodistruzione, ma che si rifiuta di mollare la presa. In un certo senso, è il noir fatto persona: una figura decadente, inghiottita dall’ombra che lui stesso ha proiettato per tutta la vita.
Charlton Heston, nei panni di Vargas, il giovane ispettore messicano, è il suo opposto: idealista, corretto, ma sempre più smarrito in una rete di inganni e doppi giochi. E Janet Leigh, nei panni della moglie, è il perno attorno a cui ruotano tensioni razziali, soprusi e violenze psicologiche (e non solo).
Messa in scena e atmosfera
Visivamente, il film è un incubo a occhi aperti. Le inquadrature sghembe, i primi piani distorti, le ombre pesanti che sembrano inghiottire gli attori: Welles usa ogni trucco possibile per immergerci in un mondo instabile, torbido, quasi irreale. La città di confine è un purgatorio di anime perdute, dove la notte è interminabile e le strade sembrano sudicie anche quando non lo sono.
Le sequenze più memorabili sono cariche di una tensione quasi onirica: il motel in cui Janet Leigh viene intrappolata in un’atmosfera di minaccia silenziosa, il confronto finale tra Quinlan e il suo destino, la colonna sonora jazz che si mescola ai suoni ambientali, rendendo tutto più febbrile e disturbante.
Un noir oltre il noir
Welles non si limita a raccontare una storia criminale: Touch of Evil è il canto del cigno del noir classico, ma è anche la sua evoluzione. Il bianco e nero è ancora lì, ma sporco, deformato, quasi gotico. La morale è sempre più confusa, e i protagonisti non sono più eroi o antieroi, ma pedine in un gioco in cui tutti, in qualche modo, sono colpevoli o destinati a soccombere.
Quinlan non è solo un cattivo. È il simbolo di un mondo che sta scomparendo, di un’autorità che crolla sotto il peso della sua stessa corruzione. E il finale, con il suo misto di pietà e ineluttabilità, è uno dei più potenti del genere.
Conclusione
"L’infernale Quinlan" non è solo un noir straordinario, è un’opera d’arte che continua a rivelare dettagli e sfumature a ogni visione. È il lato più cupo del sogno americano, un affresco di potere e rovina, un’esperienza che lascia addosso il sapore amaro della polvere e del sudore. Se ami il noir e Welles, non puoi che rimanere affascinato da questa discesa negli abissi dell’animo umano.
Edizione: Special Edition doppio bluray
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- Theatrical version da 95 minuti in doppio formato (4:3 e 16:9)
- Preview version da 110 minuti in 16:9
- Trailer
- Reconstructed Director's Cuta da 110 minuti in doppio formato (4:3 e 16:9)
- Commento audio di Charlton Heston, Janet Leigh e Rick Schmidlin
- Making of (38 minuti)
- Galleria fotografica