
Il film ricalca passo passo la trama del predecessore: una reporter (Jennifer Carpenter, che sarebbe la sorella di Dexter) e il suo cameraman seguono una squadra di pompieri in un turno notturno apparentemente tranquillo, finché non si ritrovano chiusi dentro un palazzo in quarantena, in balìa di un’infezione che trasforma gli abitanti in aggressivi mostri rabbiosi. Il tutto girato in stile found footage, con camera traballante e panico a fior di pelle.
Ora, io non sono un fan sfegatato del finto documentario. Anzi, per me è spesso un espediente pigro, usato per mascherare limiti tecnici o narrativi. E quando poi arriva il remake fotocopia, fatto solo perché l’originale era in lingua straniera e “il pubblico americano non può leggere i sottotitoli”, allora mi girano anche un po’ le palle. Perché Quarantena non aggiunge nulla. Non reinventa, non sperimenta, non si prende nessun rischio. È un copia-incolla plastificato, confezionato bene ma senza un’anima propria.
Se non hai mai visto [REC], ti sembrerà un discreto horror a camera in spalla, capace di tenerti in tensione. Ma se l’hai già visto — e apprezzato — questo remake sembra solo un compitino per casa, fatto da qualcuno che ha paura che la gente, sentendo parlare in spagnolo, cambi canale.
In sintesi: non brutto, ma inutile. E i remake fatti così, ormai, hanno davvero rotto le palle.
- Commento audio
- Making of (10 minuti)
- Dressing the infected (7 minuti)
- Anatomy of a stunt (3 minuti)