mercoledì 17 dicembre 2025

Assassination (1987)

 
Regia: Peter R. Hunt
Anno: 1987
Titolo originale: Assassination
Voto e recensione: 3/10
Pagina di IMDB (5.2)
Pagina di I Check Movies
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Film:
Visto oggi Assassination è davvero quello che ti aspetti da un film d’azione anni ’80 con Charles Bronson: tanto machismo inspiegabile e poco altro che abbia un minimo di buon senso. La trama è ridicola, i dialoghi sembrano usciti da una fiera della pochezza, e il tutto si trascina più per inerzia che per logica o tensione reale.

Bronson interpreta Jay Killion, agente dei Servizi Segreti che deve proteggere la First Lady da una serie di attentati, e sì, tutto si svolge con la prevedibilità di un manuale di cliché: lei inizialmente lo detesta, poi scopre i rischi, fuggono insieme, qualche scena d’azione e boom, fine.

I dialoghi? Molto “guarda che esplode tutto!” e pochissima profondità. La sceneggiatura è piuttosto scarna e non aiuta a far decollare niente, mentre i personaggi secondari sono talmente piatti che potresti confonderli con sagome di cartone.

Nota positiva? Se cerchi un relitto nostalgico degli anni ’80, c’è almeno da apprezzare la presenza sullo schermo della coppia Bronson–Jill Ireland (lei, in uno dei suoi ultimi ruoli), che anche se non aggiunge molto alla qualità del film regala qualche momento leggermente più umano/ironico nel loro rapporto.
E per fan hardcore di Bronson che vogliono vedere il suo stoicismo incrollabile in azione, beh… quel lato lì c’è, anche se non basta a salvare il film.

In definitiva: penoso, con una trama da manuale del “tanto per tenere in piedi 88 minuti” e dialoghi che ti fanno rimpiangere persino il doppiaggio amatoriale. Ma se vuoi un pezzo di cinema ottantiano bizzarro e involontariamente comico, qualche secondo di curiosità lo strappa.

Edizione: DVD
Semplice DVD con traccia italiana in multicanale, ma nessun extra 

lunedì 15 dicembre 2025

Savatage - Sirens

 

Autore: Savatage 
Anno: 1983
Tracce: 9
Formato: CD 
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Partiamo da una verità: Sirens non è solo il primo album dei Savatage, è praticamente la loro prima botta di vita nella scena heavy metal americana — un debutto che ancora oggi, quasi 45 anni dopo, fa girare la testa a chi ama il metallo vecchia scuola. Pubblicato nel 1983, Sirens arriva da Tampa, Florida, registrato praticamente in un giorno a Morrisound Studio con i brani appena finiti di scrivere. Roba da far impallidire qualsiasi calendario di produzione odierno.

Siamo nella fossa primordiale del metal — niente fronzoli prog, niente concetti filosofici da colonna sonora Netflix: qui c’è metallo grezzo, veloce, sanguigno, con riff che ti colpiscono come una secchiata di ghiaccio in faccia. Jon Oliva alla voce e piano, il fratello Criss Oliva alla chitarra — già qui sai che non stai ascoltando roba da discoteca, ma roba che pretende di scuoterti l’anima oltre che il collo.

La prima cosa che salta all’occhio (letteralmente) è la storia della copertina. L’uscita originale aveva un artwork con una nave in mezzo a un mare tempestoso, gothica e sinistra, che calza perfettamente con il mood ancor grezzo e avventuroso del disco. Magari avere quella edizione originale...  Ma poi, nelle ristampe europee e americane più diffuse, la cover cambia completamente: un’illustrazione tratta dal libro per bambini The Borribles Go For Broke, con figure quasi fiabesche, che sembra un’esca giocosa in un mare di chitarre taglienti. Questa incongruenza estetica tra copertine è ormai parte del folklore da collezione tra fan e vinilomani — trovare la versione originale fa la gioia di chi colleziona prime edizioni.

E qui arriva l’aneddoto da bar: secondo alcune leggende metallo-popolari del web, l’album doveva essere molto più lungo — quasi un doppio — ma la limitazione fisica dei vinili dell’epoca costrinse la band a separare parte del materiale e darlo poi alle stampe come EP The Dungeons Are Calling l’anno successivo. Jon Oliva stesso ha parlato di questa scelta, e l’espediente alla fine ha fatto la felicità dei fan, regalando due pietre miliari della band invece di una. Esiste comunque, più diffusa oggi ed a prezzi umani, la versione doppia con una tracklist più lunga. 

Parliamo del sound: non è ancora il Savatage progressivo che conosceremo nei dischi di metà anni Ottanta e Novanta, ma è già ironclad nella sua foga. La title track che apre il disco è una cannonata che ti lascia senza fiato — riff serrati, ritmica a tutta birra, voce aggressiva e cori che sembrano gridare battaglia. Da lì in poi il disco non si ferma: le tracce scorrono come un treno in corsa tra power metal, speed e accenni di oscurità rituale, ritratto di una band che sta ancora cercando la sua anima ma lo fa con una determinazione feroce.

Ascoltandolo oggi, Sirens ha quel sapore di unicità storica che pochi debutti riescono a evocare: senti l’energia di una band che non ha ancora niente da perdere e tutto da conquistare. Per i fan del metal duro, è una tappa quasi obbligata — non tanto perché sia perfetto, ma perché racconta chi erano i Savatage prima di diventare ciò che poi sarebbero diventati. In un certo senso è come guardare un giovane gladiatore prima della  grande arena: con ancora qualche imperfezione, ma con una voglia di spaccare il mondo che ti raggrinza le dita se tieni il volume troppo alto.

Insomma: Sirens non è solo un debutto. È una dichiarazione di guerra colta nel mezzo di una tempesta di chitarre e sudore. 

domenica 14 dicembre 2025

Giornata a La Cerreta Termie di Sassetta

 
Ci sono compleanni che vanno festeggiati insieme, indipendentemente da quando cadono. C'è chi lo fa con un po' di anticipo e chi con un po' di ritardo, l'importante è trovarsi venendosi incontro. E' esattamente quello che è successo a Zizzy e me oggi (ringrazio anche la Cricca per il regalo) che ci siamo (ri)trovati a La Cerreta Terme di Sassetta. La strada che ci porta fin lì è famosa per essere tutta curve, ma per noi, oltre che essere un piacere percorrerla, l'importante è arrivare. Senza ansie o frette eccoci alle terme, interamente incastonate all'interno del bosco, un cuore armonioso per niente artificiale che ci culla nel più completo relax. Iniziamo la nostra avventura sistemandoci per il pranzo light con prodotti del territorio e biodinamici. Restiamo leggeri, pronti per iniziare il percorso benessere nella struttura. Le piscine esterne e quelle interne ci accolgono ora le une ora le altre con differenti temperature davvero piacevoli e non ci facciamo mancare proprio niente. Perchè ci meritiamo tutto quanto. 

Queen - The Miracle

 

Autore: Queen 
Anno: 1989
Tracce: 10
Formato: CD
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Sono un po' all'antica e seguo ogni tanto su Youtube un certo Caravaggio che di musica ne sa e in brevi video riesce a raccogliere sempre la mia attenzione. Visto che ieri mi è capitato qualcosa sui Queen, ecco che mi è venuta voglia di scrivere una recensione su un loro album. Spesso li do per scontati. Anche con album come questo, di cui ho provato a cercare informazioni maggiori prima di buttare giù le mie solite due righe.

The Miracle esce nel 1989 e già dal titolo sembra voler dire tutto senza spiegare troppo. Un disco che oggi si ascolta con un nodo alla gola, ma che all’epoca provava a guardare avanti, a fare finta che andasse tutto bene. Spoiler: non andava affatto, ma i Queen erano bravissimi a trasformare la tensione in musica.

È un album figlio di un momento delicatissimo. Freddie Mercury è già malato, anche se ufficialmente non lo sa (o meglio, non lo dice), e la band decide di lavorare in modo diverso dal passato. Niente ego in copertina, niente brani attribuiti ai singoli membri: qui tutto è firmato semplicemente Queen. Una scelta non solo simbolica, ma quasi politica. Siamo una cosa sola, fino in fondo.

La copertina è forse uno degli elementi più affascinanti del disco. Quattro volti fusi in uno solo, ottenuti con una tecnica allora piuttosto innovativa. Il risultato è disturbante e magnetico allo stesso tempo: non sai dove finisce Mercury e dove inizia May, Taylor o Deacon. Ed è perfetta, perché racconta esattamente lo spirito dell’album: identità collettiva, unità forzata ma sincera, resistenza.

Musicalmente, The Miracle non è un disco rivoluzionario, e nemmeno pretende di esserlo. È piuttosto un lavoro di consolidamento, quasi una dichiarazione di sopravvivenza. I Queen recuperano il gusto per le melodie ampie, per i cori giganteschi, per quel pop-rock elegante che sanno maneggiare meglio di chiunque altro. Il suono è anni Ottanta fino al midollo, ma con una produzione più curata e meno plastificata rispetto a qualche passo falso precedente.

Gli aneddoti non mancano. Pare che l’atmosfera in studio fosse sorprendentemente serena, nonostante tutto. Freddie, già molto provato fisicamente, pretendeva normalità: lavorare, scherzare, creare. Nessuna autocommiserazione, nessun dramma plateale. Anzi, la band ricorderà spesso The Miracle come uno degli album più collaborativi e “democratici” della loro carriera. Possono sembrare frasi fatte, create per fare marketing, ma oggi se guardiamo la loro produzione nel complesso, queste non si distanziano dalla realtà.

Riascoltato oggi, il disco colpisce più per ciò che rappresenta che per quello che innova. È un album di transizione, certo, ma anche di dignità. I Queen non cercano di rincorrere mode né di riscrivere la propria storia. Si limitano – che poi “limitarsi” è una parola grossa – a essere se stessi, con eleganza e orgoglio.

Non è il loro capolavoro assoluto, e nemmeno vuole esserlo. The Miracle è un disco che parla sottovoce, ma dice cose importanti. È l’inizio della fine (una fine lontana ancora però), sì, ma anche la prova che i Queen, quando tutto stava per crollare, hanno scelto di restare uniti. E già questo, alla fine, è davvero un piccolo miracolo.


sabato 13 dicembre 2025

Incontro con Valerio Aiolli

 
Che si fa oggi? Giratina al tramonto per vedere il mare che si ruba il sole a Marina di Donoratico e poi in su verso Castagneto. Qui, al Bar enoteca Carducci, oltre che due calici di vino di Bolgheri possiamo partecipare ad un incontro letterario che si presta bene in una cornice invernale di un certo livello. Ospite della serata è Valerio Aiolli, noto scrittore fiorentino. Ho la fortuna ed il piacere di ascoltarlo mentre presenta il suo ultimo libro, Portofino Blues, un romanzo con una solida base che fa riferimento a fatti di cronaca avvenuti ad inizio nuovo millennio, Vi dice niente Francesca Vacca Augusta e la sua misteriosa scomparsa? Ecco, un avvenimento molto discusso all'epoca ed ancora in parte con diversi interrogativi irrisolti, che Aiolli ha voluto sviscerare e romanzare. Che dire, l'autore è risultato piacevole nella sua dialettica e si è prestato amichevolmente per un selfie con la redazione di VER, che sicuramente lo renderà ancora più noto e conosciuto. Da lì ci siamo spostati ad Pandemonium Puv, sempre a Castagneto Cartucci per una lezione sulle birre artigianali e sullo speed metal. Cultura a tutto tondo. 

mercoledì 10 dicembre 2025

Juventus 2 - Pafos 0

 
Seconda vittoria consecutiva in Champions, e meno male! Direi che sarebbe stata scontata, sebbene abbiamo sofferto abbastanza per raggiungere questo risultato. E se pensiamo al primo tempo la cosa non solo è preoccupante, ma addirittura vergognosa. Però le partite durano novanta minuti e bene o male c'è da dire che nonostante i rischi (hanno preso anche un palo gli avversari) la gara è stata indirizzata in attacco. Anche questo abbastanza scontato sulla carta visto che giocavamo in casa, visto che andava vinta per forza e visto che gli avversari neanche puoi dirli di conoscerli grazie alle partitelle di Sensible Soccer. Già perchè il Pafos, esiste dal 2014... Comunque a parte qualche disastro e disattenzione non sono mancate le azioni positive. Il secondo tempo onestamente è stato di gran lunga migliore del primo, e ci vuole poco, facendo arrivare quasi tranquillamente le due reti che attualmente ci portano in una zona quasi sicura della classifica. Per quasi sicura intendo che non stiamo più arrancando nelle ultime posizioni. Avanti e vediamo le prossime.