Devastato, anzi no, dilaniato dalla stanchezza continuo il racconto che oggi ci ha visti protagonisti tra i colori accesi del canyon e quelli tipici della route per eccellenza. Partenza, come al solito di buon ora, dalla città dei divertimenti, del peccato e del vizio per immergerci nel paesaggio montano, arido e tipicamente western dell'Arizona.
I chilometri che ci separano dalla meta sono meno di cinquecento, ma la fila sul Lake Mead, i limiti di velocità bassi e la difficoltà di seguire correttamente la 66, li fanno sembrare almeno il doppio.
La famosa highway passa infatti tra Kingman e Williams e noi la intercettiamo all'altezza di Seligman dove abbiamo la possibilità di sostare per alcune foto di rito e per ammirare i saloon, gli stores e lei harley.
Arrivati in tempi perfetti al meeting con Papillon Helicopters, inizia il nostro tour per i canyon più famosi del mondo. L'aeroporto si trova a soth rim, la parte più ambita e caratteristica ed il piano di volo scelto è l'Imperial Air Tour che ci permette di sorvolare per circa un'ora tutta la zona da south a north rim. Inizio subito con un colpo di culo in quanto il posto assegnato a Mr. Cianelli (sempre in stile teutonico dalla volta di Lugano) è quello in prima fila, accanto al pilota. Ottima visuale e soprattutto aria fresca che proprio ci voleva. Ancora una volta metto alla prova la macchina fotografica, consumando quasi totalmente la batteria ed mi gongolo sia per la bellezza del volo sia per le emozioni che il Grand Canyon trasmette: vallate verdi di boschi che si aprono all'improvviso in ferite calde di un rosso accesso, multi tonalità, con il fumo Colorado che si insinua in virtuose esse mozzafiato.
Verso le 17:00 entriamo nel parco con la macchina e passiamo la giornata tra i vari punti di osservazione, un trail a piedi e ancora tante foto da cartolina. I percorsi sono abbastanza "liberi" e permettono di raggiungere i bordi proprio fino all'estremo, consentendo di sostare sul precipizio in varie occasioni, immortalate per i posteri. Ancora una volta, stupisce la moltitudine di sfumature che riesce a dipingere la roccia. Mano a mano che ci avviciniamo all'ora del tramonto le pareti divengono sempre più infuocate e mai monotone.
Rispetto alla Death Valley lo spettacolo è più maestoso, grandioso ed in pompa magna: ti lascia impotente e piccino piccino. Ma per quanto mi riguarda è anche più distante, e non riesci a toccare con mano ed a viverlo a pieno, se non con i percorsi che portano in basso.
La serata si conclude con una cena ad uno Spaghetti Western, con presenta roba italiana. Carina la location, le cameriere e tutto l'ambiente. Penoso il cibo, per la prima volta da quando siamo qui. Ci rifaremo con altre cene da signri, come quella di ieri.
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