"Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone." [cit. Steinbeck]. E il nostro viaggio lascia i grattacieli della grande città, lascia i centri della net economy ed i centri del potere culturale, per osservare anche l'altra faccia della California: quella della natura, non sempre controllata dall'uomo.
Da San Francisco scendiamo lungo la costa fino a Monterey: l'autostrada a mille corsie mano a mano riduce la propria larghezza fino a mostrare dimensioni ovvie normali, quasi a misura d'uomo, cosa particolare per l'America vista in questi giorni. Arrivati nella famosa città degli scrittori raggiungiamo una delle attrazioni principali: la 17 Mile Drive, un tratto di strada che percorre la penisola, tra spiagge, insenature, scogli e tanti natura. Il contrasto però è evidente anche qui, sebbene nascosto inizialmente: i più rinomati campi da golf, fanno da cornice a ville lussuose che possono far impallidire quelle di Beverly Hills. Ma anche questa volta è il paesaggio ad avere la meglio, e inizio a capire perchè così tanti poeti e romanzieri abbiano deciso di stabilirsi da queste parti.
Non ci scordiamo quindi di fare tappa al Monterey Aquarium, uno dei più famosi degli States. Ed ha inizio poi la "traversata" verso l'interno della California. Colline brulle ed aride possono dare un senso di desolazione, soprattutto se osservate con temperature che iniziano a superare i 37 gradi, ma la presenza di rach e fattorie sono un segnale che l'uomo c'è. Il colore predominane è il giallo ocra che con il passare delle miglia lascia spazio a grandi distese coltivate a frutta di ogni genere. E se fino a due giorni fa i volti erano tutti orientali, adesso abbiamo diversi braccianti dalla pelle scura, ma non troppo: i latini. Passiamo qualche centro prevalentemente agricolo come Los Banos, in cui se l'ignaro turista si perdesse penserebbe di essere giunto fino al Messico.
Giunti a Visalia, ringraziamo l'agenzia per il primo albergo scelto, in quanto è veramente alto lusso e sopperisce alla piccola stanza economica (ma in Union Square) delle notti precedenti. Decidiamo quindi di entrare nella parte, e dopo tre serate passate a mangiare pesci, crostacei e molluschi, puntiamo a "El Toraco", un ristorante chiaramente messicano, che fa davvero impallidire quello di Castiglione.
Colpo di culo, mentre torniamo in albergo ci infiliamo in un locale dove sembra che qualcuno suoni dal vivo... Black Francis, ex frontman dei Pixies (Squama, Funflus e Ikkio dovrebbero sapere chi sono) si esibisce proprio questa sera in una performace acustica indoor. Non ce lo siamo lasciati scappare (abbiamo anche conosciuto due tipe, a cui abbiamo detto - involontariamente - di esser venuti dall'Italia apposta per sentirlo cantare).
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