Autore: Gabriel Garcia Marquez
Anno: 1967
Titolo originale: Cien Anos De Soledad
Voto: 1/5
Pagine: 405
Letto: 1996
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Trama del libro e quarta di copertina:
Da Josè Arcadio ad Aureliano Babilonia, dalla scoperta del ghiaccio alle
pergamene dello zingaro Melquiades finalmente decifrate: cent'anni di
solitudine di una grande famiglia i cui componenti vengono al mondo, si
accoppiano e muoiono per inseguire un destino ineluttabile, in attesa di
un figlio con la coda di porco. Pubblicato nel 1967, scritto in
diciotto mesi, ma “meditato” per più di tre lustri, Cent’anni di
solitudine rimane un capolavoro insuperato e insuperabile, che nel 1982
valse al suo autore l’assegnazione del premio Nobel per la letteratura.
Con questo romanzo tumultuoso che usa i toni della favola, sorretto da
una tensione narrativa fondata su un portentoso linguaggio e su una
fantasia prodigiosa, Gabriel Garcia Màrquez ha saputo rifondare la
realtà e, attraverso Macondo, creare un vero e proprio paradigma della
solitudine. In questo universo di solitudini incrociate, impenetrabili
ed eterne, galleggia una moltitudine di eroi predestinati alla
sconfitta, cui fanno da contraltare la solidità e la sensatezza dei
personaggi femminili. Su tutti domina la figura del colonnello Aureliano
Buendia, il primo uomo nato a Macondo, colui che promosse trentadue
insurrezioni senza riuscire in nessuna, che ebbe diciassette figli
maschi e glieli uccisero tutti, che fuggì a quattordici attentati e a un
plotone di esecuzione per finire i suoi giorni chiuso in un laboratorio
a fabbricare pesciolini d'oro.
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