Autore: Iain M. Banks
Editore: Nord
Pagine: 368
Voto: 4/5
Pagina di Anobii
Trama del libro:
Jernau Morat Gurgeh è uno dei più grandi giocatori che la Cultura abbia
mai avuto, maestro insuperabile nella sua arte, è praticamente
imbattibile in ogni competizione. Ma vincere sempre può essere piuttosto
deprimente... per fortuna c'è qualcuno nell'universo della Cultura
incaricato di scovare, investigare e, se è il caso, contattare altre
civiltà, e sembra proprio che stavolta abbia trovato qualcosa che faccia
al caso di Gurgeh... perché l'ultima scoperta è l'Impero di Azad, una
misteriosa e potentissima civiltà a più di centomila anni luce di
distanza in un angolo sconosciuto dell'universo, dove è stato creato un
gioco talmente complesso e sfuggente, così rigorosamente modellato sulle
regole dell'esistenza che il vincitore diventa... imperatore. Tuttavia
Gurgeh non teme di accettare la nuova sfida e si accinge ad affrontare
il lungo viaggio verso quel mondo strano e sinistro dove lo attende
Azad, il supremo fra tutti i giochi dell'universo. E sarà una partita
così importante che Gurgeh non potrà assolutamente rischiare di
perdere... ma si può realmente vincere nel gioco di Azad?
Commento personale e recensione:
Con L'Impero di Azad, secondo romanzo del Ciclo, possiamo capire la
Cultura. Riusciamo a comprenderla però solo se confrontiamo questo con
il primo libro. Dire che sono differenti l'uno dall'altro è troppo
semplice: per alcuni versi sono diametralmente opposti. E' possibile che
ciò che è piaciuto in uno, non piaccia nell'altro e viceversa. La
maestosità della saga è un qualcosa di presente anche qui, sebbene si
faccia meno ricorso a situazioni totalmente bizzarre, bislacche o al
limite del fantasy. La stesura della trama è molto più lineare: un
personaggio principale (Gurgeh), una missione (il Gioco), un nemico
(L'Impero di Azad). Semplice. Il punto di vista con cui viene introdotta
e narrata la storia è quello della Cultura, un utopico sistema
anarchico che sembra funzionare alla perfezione sotto tutti i dettami.
Sappiamo che non è così. Non che sia una facciata certo, loro ci
credono. Ma non tutto è oro ciò che luccica. Abbiamo una realtà che pare
perfetta dal punto di vista della libertà, del pacifismo e del rispetto
altrui, solo fino a quando non vuole importare in tutto l'Universo il
proprio concetto. Anche con la guerra, con l'inganno, con la violenza.
Sentimenti meno nobili come il ricatto e la manipolazione non sono
quindi sconosciuti. Le leggi non sono scritte, e le regole da seguire
sono pochissime, ma i doveri (morali o meno) esistono. La situazione è
data da un avanzamento tecnologico senza eguali da cui scaturisce che
"tutti possono avere tutto". Senza limiti. Per questo non c'è bisogno di
moneta, di invidia, di diseguaglianze. Un'abbondanza di ogni cosa senza
limiti permette di avere una popolazione libera e felice. Si ha una
superiorità morale assoluta, difficile non desiderare, almeno in
potenza, una tipo di sistema del genere. Quasi un paradiso in cui le
malattie sono debellate, i litigi ridotti al minimo, le libertà
personali esaltate. Una cosa del genere può funzionare solo in una
nicchia ristretta di persone o se tutti gli esseri viventi seguono
questo modello? La Cultura sembra pensare alla seconda eventualità.
Imperialista, contro gli imperialismi. Quasi sconcertante, visto che
moralmente diventa un obbligo. L'anarchia forse viene meno quindi. Le
libertà (altrui) idem. Il pacifismo soltanto all'interno, poiché nei
fatti non viene disprezzato l'uso della forza per annientare i nemici
(militari o filosofici). In questo romanzo abbiamo una visione per lo
più partigiana della Cultura, almeno rispetto a "Pensa a Fleba" dove
venivano a galla (in maniera esplicita) gli aspetti negativi grazie al
punto di vista Idirano. Una cosa certa è che la descrizione di Azad è la
descrizione del nostro mondo (non solo occidentale): una critica
neanche troppo velata alla nostra di cultura, che rappresenta violenza,
razzismo, schiavitù, perversioni, dittature, controllo. La Cultura è
questo che vuole battere. Oggi attraverso un Gioco, ieri attraverso una
Guerra.
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