Regia: Quentin Tarantino
Anno: 1994
Titolo originale: Pulp Fiction
Voto: 8/10
Pagina di IMDB
Pagina di I Check Movies
Per sfornare un piatto sensazionale abbiamo bisogno di molti elementi.
Non bastano il genio e la sregolatezza dello chef, necessitiamo quindi di una ricetta che tenga conto degli ingredienti, dei tempi e
degli strumenti che ci consentiranno di preparare la più gustosa delle
portate. Se il cuoco in questione è Quentin Tarantino i commensali
partono già con l'acquolina in bocca, ma non è detto che sia alzino da
tavola sazi e contenti. Il gusto, il sapore di alcune prelibatezze va
ricercato e studiato a puntino. Il dosaggio di particolari ingredienti,
utilizzati al momento giusto, messi a cuocere con la perfetta armonia
del fuoco e l'amalgama ideale con gli altri prodotti, fa sì che una
volta sorseggiato l'amaro ci si possa pulire gli angoli della bocca, con
un determinato senso di soddisfazione.
Guardare Pulp Fiction infatti ti rende soddisfatto. Inizi ad esserlo sin dal primo dialogo che vede impegnati Zucchino e Coniglietta e continui ad esserlo per tutto il film fino alla fine, quando Jules ridimensiona la sua personale recita di "Ezechiele 25 : 17". Dal mio punto di vista, è il momento topico. Il momento in cui si torna con i piedi per terra e lo stesso Samuel L. Jackson rappresenta la normalità e l'umanità di un personaggio che recita; recita una parte all'interno della sua vita. Sei soddisfatto quando vedi John Travolta, un eccezionale Vincet Vega, e sai che non lo rivedrai mai più in quello spolvero. Ti soddisfa vederlo ballare il twist e non puoi pensare nessun altro attore vestire i suoi panni in quella parte. La soddisfazione continua con una giovane Uma Thurman che è bella non tanto esteticamente, quanto per la sua pericolosità di donna del capo. Ti sfreghi le mani soddisfatto ancora quando Bruce Willis è libero, fino ad un certo punto, per la riconoscenza di Wallace, appena violentato e ricolmo di sadica vendetta.
Un intreccio totale di sazietà che è anche il modo in cui è stata costruita la pellicola: diverse storie che si ritrovano e ricongiungono. Le trame non seguono una linea temporale cronologica, ma un ordine sparso proprio come nello schema de Le Iene. Ci sono tre episodi principali che, una volta giunti al termine del film, faranno parte del solito calderone. Una pentola magica insomma, dove possiamo trovarci un cast strabiliante non per quanto riguarda i nomi, ma proprio per la prova di recitazione: molti personaggi sono stati scritti e creati appositamente per gli attori che li avrebbero interpretati. Poi abbiamo sangue, violenza, odio, vendetta, filosofia spicciola, religione, azione e tanto altro. Tutto reso perfettamente reale o quanto meno realistico, senza strafare. Resto soltanto con un dubbio: "ma nella valigetta, cosa ci sarà stato?"
Guardare Pulp Fiction infatti ti rende soddisfatto. Inizi ad esserlo sin dal primo dialogo che vede impegnati Zucchino e Coniglietta e continui ad esserlo per tutto il film fino alla fine, quando Jules ridimensiona la sua personale recita di "Ezechiele 25 : 17". Dal mio punto di vista, è il momento topico. Il momento in cui si torna con i piedi per terra e lo stesso Samuel L. Jackson rappresenta la normalità e l'umanità di un personaggio che recita; recita una parte all'interno della sua vita. Sei soddisfatto quando vedi John Travolta, un eccezionale Vincet Vega, e sai che non lo rivedrai mai più in quello spolvero. Ti soddisfa vederlo ballare il twist e non puoi pensare nessun altro attore vestire i suoi panni in quella parte. La soddisfazione continua con una giovane Uma Thurman che è bella non tanto esteticamente, quanto per la sua pericolosità di donna del capo. Ti sfreghi le mani soddisfatto ancora quando Bruce Willis è libero, fino ad un certo punto, per la riconoscenza di Wallace, appena violentato e ricolmo di sadica vendetta.
Un intreccio totale di sazietà che è anche il modo in cui è stata costruita la pellicola: diverse storie che si ritrovano e ricongiungono. Le trame non seguono una linea temporale cronologica, ma un ordine sparso proprio come nello schema de Le Iene. Ci sono tre episodi principali che, una volta giunti al termine del film, faranno parte del solito calderone. Una pentola magica insomma, dove possiamo trovarci un cast strabiliante non per quanto riguarda i nomi, ma proprio per la prova di recitazione: molti personaggi sono stati scritti e creati appositamente per gli attori che li avrebbero interpretati. Poi abbiamo sangue, violenza, odio, vendetta, filosofia spicciola, religione, azione e tanto altro. Tutto reso perfettamente reale o quanto meno realistico, senza strafare. Resto soltanto con un dubbio: "ma nella valigetta, cosa ci sarà stato?"
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