Regia: Andrew Niccol
Anno: 1997
Titolo originale: Gattaca
Voto: 9/10
Pagina di IMDB
Pagina di I Check Movies
Non serve un cult cinematografico da botteghino per poter vedere il voto 9/10 su Vomito Ergo Rum. Tanto per far capire il carattere soggettivo e personale con cui vengono giudicati i film. Gattaca è tra i miei preferiti, soprattutto per i temi trattati. Lo considero l'apoteosi della fantascienza: un pellicola che mette in risalto i temi estropici e transumanisti che adoro e li spoglia totalmente mettendone a nudo le ingiustizie e le imperfezioni. Imperfezioni in un mondo perfetto, dove la migliore utopia si trasforma in distopia. Agghiacciante. Sublime. Paurosamente reale. Un mondo alla mercè del genetismo più sfrenato, dove fin dalla nascita possiamo scegliere il futuro dei nostri figli: nessuna malattia, nessun difetto, nessuna propensione ai vizi o alla violenza. Nati per vincere, per sovrastare gli altri, per raggiungere l'obiettivo. Sani principi di perfezione, raggiunta, ma forse non ben apprezzata. Un futuro dove il diverso è il debole, non geneticamente adatto al successo. Il pirata è colui che, invalido (non valido) batte il sistema, con le sue falle, e si fa passare per chi non è. Un mondo dove il DNA risponde alle domande ed il DNA è Verbo. L'unica verità assoluta. Un dramma fantascientifico con gli ingredienti del thriller in cui la natura viene sovrastata dalla perfezione genetica e cerca la sopravvivenza. Il messaggio è che chiunque può farcela. Altro che Dumbo o Kung Fu Panda, qui si va oltre, e giustamente: non si tratta di credere nei propri mezzi o alle percentuali. Non si tratta di abbandonarsi ad un destino preconfezionato. Non si tratta neanche di schiacciare il sistema e combatterlo per fini umanitari. Semplicemente però, si va avanti. Con tenacia, forza, astuzia e con le proprie capacità. Non lasciare che la morale ti impedisca di fare ciò che è giusto, ma neanche che ad impedirtelo sia il destino che hai scritto nelle cellule. Oltre a ciò il regista ha colto nel segno in numerose circostanze. Si va dall'ambientazione di stampo noir con una tecnologia ad altissimo potenziale, ma che ricorda gli anni trenta e sessanta. Negli abiti, come nelle auto, come nelle asetticità architettoniche. Colori per niente vivaci, una fotografia di alto impatto che bene si integra all'interno del dramma. Immenso Jude Law, tra i miei attori preferiti nelle prove fantascientifiche: dà veramente il tocco in più. Soffre con arroganza, tipica dello sconfitto. La scena in cui sale le scale senza l'uso delle gambe è semplice, basilare, ma ti pompa adrenalina a duemila. Uma Thurman è glaciale: sembra la donna ideale (e non è una bellezza mozzafiato) per la storia raccontata. Finale forse troppo buonista, per niente crudele come avrei voluto, ma ben mi sta: il mondo perfetto non esiste.
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