Regia: Paolo Virzì
Anno: 1997
Titolo originale: Ovosodo
Voto: 6/10
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E' livornese quindi è ganzo. E' un assioma che funziona. Anche per chi non è labronico, anche per chi non è toscano: non ne ho dubbi. Però Virzì in Ovosodo va oltre la parlata simpatica e dialettica (non si resta certo allezziti dopo averlo guardato), creando una commedia sì divertente, ma pure intelligente, ben studiata e con giuste citazioni letterarie, senza risultare pesante, snob o al contrario frivolo. Il cast, non di grandissimo spessore, se escludiamo la Braschi (difficile trovarle una pecca) riesce a dare realismo ai personaggi che non scimmiottano, ma veramente recitano. Recitano persone comuni, ragazzi o adulti credibili nel contesto disegnato sottolineando la psicologia che ne caratterizza ognuno. Un po' accentuati alcuni passaggi sociali: la famiglia povera e "sfortunata" di Piero e quella ricchissima dello sprezzante ed alternativo Tommaso hanno colori forse troppo accesi, al fine di risaltare. Non è un peccato in quanto si tratta pur sempre di una commedia, non di un documentario sulla vita livornese di venti e passa anni fa. Ecco quindi che possiamo chiudere un occhio ed assaporarci le delicate e simpatiche storie adolescenziali arricchite da aneddoti un po' più forti e toccanti. Appunto la già citata Braschi è forte sia nel personaggio che nella presenza scenica e riesce a commuovere anche solo con lo sguardo. E' teatrale, non c'è dubbio, ma al tempo stesso realistica come fosse veramente una professoressa di quello stampo. L'arco temporale di tutta la storia è abbastanza ampio e sapientemente anche con l'utilizzo di flashback apprezziamo l'evolversi della trama. Da guardare, bere una Coca e poi provare a pronunciare Wyoming.