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Foto di Alan Cleaver |
Privacy e dati sensibili sono i grandi temi dell'era di internet ed
anche le più piccole ed insignificanti informazioni fanno girare le
pal(l)e se vengono diffuse senza il permesso del diretto interessato o
il so consenso. Da diverso tempo ho un account Gmail del tipo
nome.cognome ed ultimamente mi è capitato di ricevere posta
indesiderata. Non parlo di spam, ma di una vera e propria
corrispondenza. Reale. Non capitando spesso, ma con la cadenza ci circa
una volta ogni sette, otto mesi, per un totale di volte che si contano
sulle dita di una mano, non ci ho fatto neanche troppo caso. Anzi, la
prima volta, incuriosito dal fatto che non fosse la solita email da
spazzatura pubblicitaria (già ben filtrata a dire il vero) ho notato nei
dettagli che il destinatario fosse un mio omonimo che utilizzava
nomecognome (senza il punto di separazione come faccio). Così, ho
scritto per benino una lettera in cui gli spiegavo l'accaduto e che
c'era stato un errore. La mia stessa email però arriva direttamente
(anche - ??? ) a me. Boh strano, Google fa i pezzi? Vabbeh, no problem e
non ci penso più per alcuni mesi, visto che non succede niente del
genere per diverso tempo. Poi ricapita. Decido di avvisare chi ha
spedito, ma niente. Oh deh, se non risponde nessuno, mica posso
accollarmi tutto io. Da un grande potere derivano grandi responsibilità,
ma la mia buona dose di altruismo si è già consumata. Oggi ne ricevo
un'altra, così da buon samaritano metto da parte tutti i miei impegni e
chiamo direttamente Larry Page per avere lumi:
VER: Ciao, grande come va?
LP: ehmm ciao... ehm, scusa ma ho perso il cellulare e non ho più numeri di contatti.... Chi sei?
VER: Eh? Ma non usi la sincronizzazione della rubrica?
LP: Beccato!! Malidetto te!!
VER: Ok campione sono Jack, di Vomito Ergo Rum, ma veniamo al dunque:
sto scrivendo un articolo e mi servono alcune informazioni. Va bene
anche se non sono di dominio pubblico, ma top secret.
LP: Capito. Non ho scampo: se mi rifiuto sarò nei guai.
VER: Larry, Larry.. Non metterla su questo piano: voglio solo delle risposte. Esaustive. Vedila come un'opportunità
LP: Dai, sputa il rospo.
VER: Guuurp [...]
Ed è così che dopo una breve chiacchierata con uno dei fondatori di
Google vengo a sapere che non esiste nessuna violazione della privacy e
soprattutto nessun omonimo che utilizza un indirizzo simile al mio.
Piuttosto qualcuno, erroneamente (o no) ha utilizzato un indirizzo
sbagliato. Già, perché dal momento che registriamo un indirizzo del tipo
nome.cognome il punto ( . ) non è poi così fondamentale: per tutti gli
altri sarà impossibile registrare qualcosa di simile come nomecognome,
nome.cog.nome, nome.co.gnome e così via. Anzi, faranno tutti parte del
solito account e non resi disponibili ad altri. Non so quindi perché il
mio eventuale omonimo abbia dato ad alcuni suoi contatti un indirizzo
sbagliato. Non è colpa di Google e di qualche sua leggerezza insomma. Vabbeh, ora devo andare, Mark mi aspetta.
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