Autore: Chelsea Cain
Editore: Sonzogno
Titolo originale: Heartsick
Voto: 3/5
Pagine: 340
Trama del libro:
Per dieci anni le era rimasto alle calcagna, ma poi era stata lei a
catturarlo, distillandogli per dieci giorni le più atroci torture, sul
filo della morte, con sottile piacere. Poi, inspiegabilmente, lo aveva
liberato e si era consegnata alla polizia. Ora la serial killer Gretchen
Lowell, ex psichiatra, è detenuta in un carcere di massima sicurezza.
Ma anche il detective Archie Sheridan è chiuso nella sua prigione
personale: dipendente da antidolorifici e psicofarmaci, incapace di
tornare a una vita normale, ancora ossessionato dalla sua aguzzina. Gli è
impossibile dimenticarla: Gretchen lo ha marchiato a vita, incidendogli
con un chiodo un cuore sul petto. Ora ogni domenica, lui la va a
trovare in carcere, con lo scopo di estorcerle i nomi delle sue vittime e
informazioni per ritrovarne i resti. Adesso Sheridan è in congedo
forzato dalla polizia ma viene richiamato in servizio: per Portland si
aggira un nuovo mostro, che predilige ragazzine quattordicenni. Alle
indagini si unisce la giovane reporter Susan Ward, che aspira allo scoop
della sua vita. Le indagini portano a tracciare un potenziale identikit
dell'assassino, ma non ci sono prove per incastrare nessuno. Sheridan
sa chi può aiutarlo a scovare il killer: solo una psicopatica può
entrare nella mente di un proprio simile. Ma anche Gretchen lo sa e da
inizio a un sottile gioco di manipolazione, per intrappolare nella sua
rete sia il detective sia Susan, ancora ignari che è lei a tenere le fila
dei delitti di Portland.
Commento personale e recensione:
Facciamo finta che il libro sia mio, nel senso che lo abbia scritto io. In questo caso, lo avrei reso sì più improbabile ed impossibile, ma sicuramente più avvincente e sincero. Restano tre stelle solo per questo fatto: mentre andavo avanti nella lettura speravo che la trama proseguisse secondo le mie direttive. Ed in certi punti c'ero andato vicino. Ma prima partiamo da una breve analisi di ciò che invece il libro è. L'ambientazione non ha niente di ordinario e questo lo rende anche più simpatico ed apprezzabile. niente New York, Los Angeles, Londra o Chicago: abbiamo Portland, nell'Oregon con il suo particolare clima che ricorda per certi versi Stieg Larsson . E quasi i ricordi nei confronti dello svedese non terminano qui: anche l'utilizzo di una giornalista può sembrare quasi un mix tra Blomqvist e Lisbeth. Poi abbiamo un inizio in pompa magna con una stupenda serial killer che ci fa pensare ad Hannibal Lecter. Eh già, sembrerebbe ricalcare alcune situazioni importanti della saga di Harris. I personaggi però risultano un po' fiacchi, si scoprono solo a tratti e per far luce ad avvenimenti già predisposti. Ma torniamo pure a come lo avrei scritto io: avrei fatto in modo che il serial killer di ragazzine fosse il protagonista Archie, pilotato dalla Beauty Killer. A mio avviso sarebbe stata una chicca non indifferente, apprezzatissima. Dovrei fare lo scrittore o dare qualche consiglio in qua e là. Con questa mia fantasia maniaco depressiva salvo il libro e lo voto per ciò che non è.
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