Regia: Rodrigo Cortès
Anno: 2010
Titolo originale: Buried
Voto: 7/10
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Pagina di I Check Movies
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Un unico attore (Ryan Reynolds), una sola ambientazione, grande quanto una bara, pochissima luce e movimenti quasi inesistenti. Sulla stessa scia di Frozen e 127 Ore, l'unico protagonista della storia è stato preso in ostaggio dagli iracheni e sepolto vivo. Difficile provare ad immaginarsi come la regia possa rendere interessante un film in una location così misera e senza alcuno sbocco. Cortes ci riesce invece alla grande, grazie anche alla credibilità di Reynolds nei panni di un trasportatore civile, caduto in un'imboscata. La tensione è sempre alta fin dai primi minuti, quando lo spettatore cerca di farsi un'idea sulla situazione, per proseguire in un finale mozzafiato. Alcuni intermezzi sono sapientemente studiati per tenere alta l'attenzione, come il serpente che entra nella cassa o il video riguardante l'esecuzione di un altro ostaggio. Sebbene gli spazi siano veramente ristretti e poco luminosi, la fotografia è godibile e non mancano riprese intelligenti, per mostrare il posto angusto e soffocante. Da claustrofobia solo a stare seduti sul divano. Il personaggio non si limita nè ad una fuga irrazionale, improbabile ed impossibile, nè ad un'apatia nei confronti della morte. La lente di ingrandimento si posiziona sulla sua situazione di vittima. Non soltanto in relazione ai terroristi che lo hanno catturato, ma anche nei confronti della più ampia società globale: basti pensare alla registrazione in cui viene licenziato dal gruppo per cui lavora (difficile pensare abbia una qualche valenza legale) o al fatto che i militari cerchino di non far diffondere la notizia attraverso i media. Solo ed abbandonato a se stesso. E' qui che si gioca la più grande asfissia, quella della consapevolezza di essere abbandonati. E quando tutto sembra potersi risolvere, la lotta contro il tempo risulta inefficace ed inutile. Coraggiosa, ma vincente, anche la scelta di non utilizzare nessun tipo di ambiente esterno, inquadrature sui presunti soccorsi, sui terroristi e nessun ricorso a flashback vari per aggiungere elementi alla storia. Inoltre Cortes non si ira indietro rendendo la trama realistica grazie all'utilizzo di un telefono cellulare: di solito in film del genere non hanno campo, sono scarichi o addirittura non esistono. Purtroppo questo è anche un punto debole: che senso ha dotarlo di un cellulare per i rapitori? Ad ogni modo la storia è avvincente e godibile fino all'ultimo secondo.
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