Autore: Stefano Di Marino
Editore: Perdisa Pop
Titolo originale: Pietrafredda
Pagine: 128
Voto: 3/5
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Trama del libro:
In una Parigi livida, notturna, popolata da vecchi sbirri e malavitosi
spietati, un uomo è in cerca dell'assassino della sua Lana. Il dolore
gli ha indurito il cuore come una pietra fredda e il suo livore sembra
inarrestabile. Intanto, per le vie della città, un killer leggendario è
già sulle sue tracce.
Ambientato nella Parigi delle palestre di boxe e della Banlieu, un noir d'azione e d'atmosfera, imperdibile per chi segue la saga del Professionista come per chi è destinato a seguirla.
Ambientato nella Parigi delle palestre di boxe e della Banlieu, un noir d'azione e d'atmosfera, imperdibile per chi segue la saga del Professionista come per chi è destinato a seguirla.
Commento personale e recensione:
Stefano Di Marino lo abbiamo sempre conosciuto come Stephen Gunn per le
avventure relative al Professionista. In questo breve romanzo, ha deciso
di lasciare da parte lo pseudonimo, m non l'eleganza noir con cui ci
proietta nella cattiva e spietata Parigi dei giorni d'oggi. La Parigi
multietnica delle banlieu, pericolosa quanto misteriosa e pregna di
avventura. Chance Renard lo abbiamo apprezzato giovanissimo e
intraprendente, via via sempre più maturo sia come uomo che come
personaggio ed oggi lo ritroviamo più anziano, ma non per questo più
arrendevole. Anzi, Di Marino riesce a dare brio anche ad una storia che
potrebbe odorare di già visto. La struttura, sebbene scritta come sempre
in prima persona, differisce dal solito: non vengono inseriti i
flashback ed i salti temporali a cui da anni siamo abituati. Con
Pietrafredda si ha ad ogni modo la sensazione che Il Professionista sia
qualcosa di più che un semplice personaggio da thriller: è la parte
segreta e nascosta di ogni di noi, che vive le vite raccontate nei libri
e le apprezza in tutta la loro totale libertà. Renard in maniera non
propriamente conclusiva è sempre stato se stesso, tra rimpianti e
fantasticherie poco ferme, continua a vivere nell'unico modo che
conosce. E lo fa anche con diverse decadi sulle spalle, sentendo la
fatica giusto per rendere più realistiche le parole scritte. Parole che
scorrono alla velocità di un proiettile, nonostante descrivano
traiettorie già usate e non troppo originali.
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