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venerdì 7 settembre 2012

Grindhouse - A Prova Di Morte (2007)


Regia: Quentin Tarantino
Anno: 2007
Titolo originale: Death Proof
Voto: 6/10
Pagina di IMDB
Pagina di I Check Movies
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Guardare un film di tarantino è un po' come entrare in un museo: un'esperienza da cui si possono imparare molte cose se si è interessati. Certe volte però si può rimanere anche un po' dubbiosi di fronte ad alcune opere che fanno parte di un mausoleo il cui intento è quello dell'autocelebrazione. Tarantino è bravo in queste cose. Stupisce e soprattutto osa. Sperimenta cose che difficilmente altri potrebbero fare. E' un regista di nicchia, uscito dal club ed entrato nel circolo della notorietà. Il suo pubblico è quindi vastissimo, composto da una serie di afecionados di tutti i tipi. C'è chi lo adora, chi non lo capisce, chi addirittura lo evita. Io faccio parte di coloro che lo apprezzano, anche se non in tutti i momenti. A Prova di Morte è un lavoro che sta nel limbo. Un progetto particolare che lo vede legato all'altro Grindhouse (Planet Terror), quello di Rodriguez e che risulta essere tanto un omaggio a pellicole degli anni settanta (Punto Zero) quanto un riproponimento della maestria di tarantino maturata negli anni. La trama è quella tipica dell'horror di bassa lega, simile ad uno slasher che proprio slasher non è. Il protagonista maschile è unico con Kurt Russel nei panni di stuntman Mike, mentre le ragazze, a gruppi di quattro per volta, si dividono tra prima e seconda parte dando vita a due storie differenti. Il pezzo forte non è proprio la storia, improvvisata e sterile, quanto la sceneggiatura e la costruzione del film in sè. Fotografia che sa di pellicola vecchia, addirittura sciupata e che si interrompe, l'uso del bianco e nero a tratti, ma anche esperimenti a cui ci aveva già abituato. I dialoghi restano sempre al centro, magnifici anche se non all'altezza di quelli ne Le Iene , ma almeno originali e come protagoniste le ragazze che lasciate andare danno un senso di realismo tangibile. Nel complesso manca comunque qualcosa: il genio del regista si mette all'opera solo per riproporre qualcosa sì di bello, ma di già utilizzato in altre sue pellicole. I fan perderanno ore di sonno nell'elencare tutti i riferimenti alle vecchie opere di tarantino. Questo continuo esaltarsi a mio avviso alla lunga stucca. Puoi farlo, nessuno lo vieta, ma se lo usi in un prodotto che non è un capolavoro, ma due corti uniti con la colla, allora c'è qualcosa che non quadra. Di sicuro i cultori del genere d'exploitation  avranno apprezzato i continui riferimenti ad opere per me sconosciute, ma da qui a tessere le lodi di un grande regista che ha fatto un mezzo flop ce ne corre. Sia chiaro, il film è tutt'altro che brutto, ma devono piacere alcune cose e soprattutto cercare di non notare alcuni scopiazzamenti. La fissa sui piedi o il dialogo a 360° anche basta... Ai fini della storia le chiacchiere servono a nulla, se non ad allungare la durata della pellicola e farla rientrare a pieno titolo come lungometraggio. Ok si capisce molto delle ragazze, ma non totalmente. Tarantino ha di nuovo osato, ma senza il successo di altri lavori.

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