Le partite contro i prescritti dell'Inter non sono mai state facili, e giocare in un San Siro piovoso quando tra pochi giorni hai i quarti di finale di Champions, può rivelarsi assai difficoltoso. La Juve affronta però ogni avversario a testa alta, ed anche in questo caso raggiunge la vittoria. Forse scontata sulla carta (gli interisti attualmente sono a 21 punti di distanza dalla vetta), ma comunque una sfida da dover affrontare. Non è stata una delle migliori partite dei bianconeri, che soprattutto sulle fasce non riescono a dettar legge (Asamoah sembra spompato e Padoin è la riserva di una riserva), ma non sono mancate le occasioni e nel bene o nel male è stata una gara abbastanza divertente. Non che il risultato fosse incerto, ma i neroazzurri ci hanno provato in un paio di occasioni dopo i nostri due vantaggi. Se volevamo una Vecchia Signora cinica l'abbiamo avuta: gioca così e così contro una squadra che lotta per l'Europa, ma riesce a vincere in maniera tutto sommato tranquilla. E ci pensano di nuovo gli attaccanti titolare, Quagliarella (autore anche di un assist) e Matri. Una breve risposta ai disonorevoli piagnistei degli interTRisti: se si vuole dare il rigore del contatto tra Chiellini e Cassano, lo si dà anche a quello di Handanovic e Vidal. Il gol del pareggio di Palacio non è regolare, in quanto Guarin atterra Chiellini volontariamente a palla lontana (da cartellino con colore a scelta). L'epilogo poi è in pieno stile Inter: Fallo assassino di Cambiasso su Giovinco al 94°. Hai voglia a chiedere scusa, sei vergognoso quanto Bergomi che ti difende in diretta. Peccato per il risultato stretto: se l'Inter dovesse raggiungere la Juventus vincerebbe lo Scudetto per il vantaggio sugli scontri diretti. Fine del sogno. Salutate le capolista!!!
PS: La Fiorentina ha perso.
sabato 30 marzo 2013
Inter 1 - Juventus 2
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Jack O. Lyroid
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La fotocamera del Nexus 7
Quando recensii il Nexus 7 scrissi che si notava la mancanza di una
fotocamera posteriore (è presente soltanto quella sul lato frontale, da
1.2 Megapixel utile per le video chat, il riconoscimento facciale e poco
altro). In base all'utilizzo che uno fa del tablet può essere una
comodità non indifferente: non tanto per fare il preistorico burino che
si pone davanti a Piazza del Campo con il tablet alzato sulla testa ed
inizia a scattare foto. Penso ad un uso molto più domestico: ovvero
scattare qualche foto magari ad oggetti mentre li si recensiscono senza
dover utilizzare un latro device. Ovviamente anche quella frontale può
essere usata (grazie al Camera Launcher ), ma l'esperienza non è
il massimo visto che, a meno che non si vogliano fare gli autoscatti,
non si visualizza su schermo ciò che stiamo inquadrando. Ok, meglio di
niente, ma davvero poco. Tanto più che l ho usato solo una manciata di
volte, con risultati faticosamente mediocri. Non che poi ce ne sia
davvero la necessità, ma insomma, alla fine se fosse stata presente anche
una ridicola VGA posteriore non avrebbe fatto schifo. Soprattutto per
alcuni utilizzi non esplicitamente legati alla fotografia. Oggi avevo
tra le mani una scatola di pesce Findus da fare al forno, e sul retro
c'è il QR Code con delle ricette. Non sarebbe stato male, visto che
stavo navigando, poter aprire il link con il tablet invece ch usare lo
smartphone. Farlo con l'ausilio della frontale non è impossibile, ma
neanche comodo. Quindi braccia legate da questo punto di vista. Idem con
Goggles, usato qualche volta con la funzionalità di risolvitore sudoku, o
magari per scannerizzare velocemente documenti. Insomma quell'affaretto
dietro non serve soltanto per fare gli idioti davanti alla Torre di
Pisa, ma per alcne funzionalità che tutti gli smartphone ci permettono
di fare. Poi ok che sarebbe stato solo uno sfizio in più per un oggetto
utilizzato per la maggior parte mentre sono seduto sulla tazza o per
fare giochi, ma già che c'erano uno sforzino in più non sarebbe
guastato.
mercoledì 27 marzo 2013
Martyrs (2008)
Regia: Pascal Laugier
Anno: 2008
Titolo originale: Martyrs
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.0)
Pagina di I Check Movies
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Il genere horror non è affatto semplice: da fare, da guardare, da giudicare. Spesso di nicchia, altre volte di bassa lega, altre ancora che sconfina nel troppo irreale, nel troppo splatter o nel troppo thriller. Insomma trovare un buon prodotto che sia genuino sotto ogni aspetto è un'impresa ardua. Nella mia seppur piccola cultura cinematografica, questo genere è da me talmente poco esplorato che se voglio definire questa pellicola come violenta e deviata i primi titoli che mi vengono a mente sono Saw ed Hostel. Già, ma questo è differente, è di classe. Un'escalation sanguinaria decisamente depravata, una crudeltà spinta al limite che devasta. La schizofrenica regia di Pascal Laugier utilizza immagini schiette, veloci e colme di dettagli, adornandole poco o per niente con dialoghi o musiche ad effetto. Vuole puntate così tanto sull'impatto visivo che buona parte del film è caratterizzato soltanto da mugugni e lamenti. Di sofferenza pura, agghiacciante, di quello che non vedono mai la fine. La storia è divisa in due parti (e mezzo): all'inizio fatichiamo a capire se l'elemento horror della trama è qualcosa di fantastico e trascendentale o una semplice allucinazione che colpisce una vittima disperata. Abbiamo poi la chiusura repentina di questa prima parte con un intermezzo dal dolce sapore della svolta: il mistero sembra quasi svelato. Ma è troppo presto, nonostante un paio di colpi di scena, deve fare ancora la sua entrata la parte più deviata dell'intero film: la setta ricca ed implacabile che cerca di ricostruire il martirio, tramite ovviamente le più atroci sofferenze. Parte così un ennesimo mattatoio che però secondo me risulta essere un po' troppo prevedibile. Il finale inconcludente era obbligatorio per poter dare un (non) senso alla crudeltà ed alla inutile scelta di una violenza estrema. Ci lascia quasi consapevoli che le sofferenze appena ammirate non abbiano raggiunto lo scopo che speravamo e quindi altro non sono che dettate da puro e semplice, bieco sadismo. A mio avviso Laugier per fare le cose in grande e meritarsi un inchino estremo da parte mia, avrebbe dovuto rendere lo spettatore molto più coinvolto nelle sofferenze delle vittime. Invece inizialmente abbiamo Lucie, nell'intermezzo la "ragazza Robocop" ed infine Anna. Ok viene torturata e soffre alla grande, ingiustamente per di più, ma manca totalmente l'immedesimazione e la condivisione di quanto subisce. Non c'è pietas insomma, o almeno non abbastanza per quanto mi riguarda. Il lato positivo di avere diversi capovolgimenti di fronte si ritorce contro avendo una trama un po' spezzettata per un lavoro che dura circa un'ora e trenta, non di più. Come detto all'inizio abbiamo un horror di classe inteso anche nel fatto che Laugier riesce a cucire bene più racconti tra loro che hanno ben tre punti in comune: violenza, violenza e violenza. E con un finale così furbo da non essere per niente ingegnoso, ma neanche stupido alla fine andiamo a letto un po' scossi, ma senza sapere cosa ci sarà dopo la morte. Mi piacerebbe scoprirlo senza essere martirizzato, questo è certo.
martedì 26 marzo 2013
Gestire il LED di notifica con Light Flow
Se avete uno smartphone con il LED per le notifiche (quasi tutti oggi) è
possibile personalizzarne il colore, e non solo, grazie a Light Flow.
Questo gestore è disponibile in forma gratuita o a pagamento nella
versione completa che permette di poter gestire notifiche per tutte le
applicazioni, cosa altrimenti non possibile. A meno che non si voglia
utilizzarlo tanto per provare, ritengo che quella a pagamento sia quasi
d'obbligo poiché solo con questa possiamo gestire Facebook, Whatsapp,
Skype... Light Flow esiste da diverso tempo e nei mesi si è evoluto
tanto da permettere non solo di abbinare un colore specifico al LED, ma
anche di gestire tutta la parte relativa alle notifiche: audio,
vibrazione, popup e così via. E sempre sul LED possiamo agire
specificandone la durata e l'intermittenza o anche di abbinare ad
esempio il flash della fotocamera. Dalle impostazioni abbiamo varie
opzioni selezionabili anche in base al modello di smartphone in nostro
possesso (il Nexus 4 non ha alcun tipo di problema), ma anche
l'intervallo di riposo e le preferenze in fase di ricarica. Le notifiche
possono essere personalizzate a 360° non solo in riferimento alle
applicazioni presenti sullo smartphone, ma anche selezionando contatti
specifici della nostra rubrica. Una volta scelte ed impostate le
priorità possiamo agire su alcune etichette:
Notifica: in cui possiamo attivare i popup e gestire le attività dello schermo
Luce: i colori a disposizione sono:
- blu
- rosa chiaro
- ciano
- arancione scuro
- oro
- verde
- indaco
- lilla
- lime
- magenta
- arancione
- rosa
- porpora
- rosso
- celeste
- turchese
- bianco
- giallo
- colore personalizzato
E la scelta della durata e della velocità del lampeggio.
Audio / repeat sounds: per gestire i suoni, i volumi delle notifiche, i promemoria
Vibrazione / repeat vibration: per gestire il tipo di vibrazione.
Oltre a tutto questo le personalizzazioni sono innumerevoli ed utili. Io ho impostato gmail, gtalk, google+ chiamate perse, sms, whatsapp, rwitter e facebook
Notifica: in cui possiamo attivare i popup e gestire le attività dello schermo
Luce: i colori a disposizione sono:
- blu
- rosa chiaro
- ciano
- arancione scuro
- oro
- verde
- indaco
- lilla
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- rosa
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- rosso
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- bianco
- giallo
- colore personalizzato
E la scelta della durata e della velocità del lampeggio.
Audio / repeat sounds: per gestire i suoni, i volumi delle notifiche, i promemoria
Vibrazione / repeat vibration: per gestire il tipo di vibrazione.
Oltre a tutto questo le personalizzazioni sono innumerevoli ed utili. Io ho impostato gmail, gtalk, google+ chiamate perse, sms, whatsapp, rwitter e facebook
Argo (2012)
Regia: Ben Affleck
Anno: 2012
Titolo originale: Argo
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.0)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon
Anno: 2012
Titolo originale: Argo
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.0)
Pagina di I Check Movies
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Ben Affleck alla regia è abbastanza nuovo (qui su VER ho recensito The Town) da
poter essere considerato una promessa. E' alla sua terza prova e non
fallisce, neanche come attore (ormai confermato, anche se non perfetto) in una parte che può
non essere semplice. Da una spia ci si aspetta tanta azione, cosa che
manca totalmente al film ed al personaggio. Questo è veramente un bene,
basandosi inoltre su di una storia realmente accaduta (la crisi degli
ostaggi in Iran, anni ottanta). La prova in questione p davvero
difficile: il thriller ha risvolti politici raccontati in maniera
abbastanza oggettiva e deve fare i conti con una pagina forse non troppo
conosciuta della storia americana e della CIA. L'avvenimento reale su
cui si basa Argo è stato rispolverato e tolto dal segreto di stato con
Clinton presidente e riguarda soltanto sei funzionari che si rifugiarono
nella dimora dell'allora ambasciatore canadese. E' un qualcosa di
grande impatto emotivo che riguarda sì la storia recente, ma che
potrebbe essere offuscato dai vari Iraq ed Afghanistan decisamente più
attuali oggigiorno. Ad ogni modo se non fosse scritto a lettere cubitali
che si descrivono fatti realmente accaduti, sarebbe stato impensabile
crederlo e basta. A volte la realtà supera la fantasia: meglio di un
libro di Forsyth. Non starò a fare spoilerate perché merita di essere
visto, anche da coloro che conoscono già gli avvenimenti narrati. Non
manca la suspense, caratteristica chiave di questo prodotto che grazie
ad un'ottima fotografia ci fa rivivere i momenti critici di oltre trenta
anni fa. Politica e cinema insieme, raccontati come un prodotto
vincente, ma senza lasciare da parte alcune stoccate critiche nei
confronti dell'una e dell'altra. Non è una pellicola politica: non
contraddice, ma neanche esalta i fatti. Diciamo che si limita ed
esporli, spettacolarizzando forse un po troppo soltanto alcune scene
finali. Chi si aspettava il film impegnato resterà grossomodo deluso,
così chi pensava ad un'azione impulsiva e perenne. Affleck invece riesce
a stare in equilibrio regalandoci un buon prodotto, serio e ben
studiato.
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Jack O. Lyroid
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22:35
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lunedì 25 marzo 2013
Amici Miei Atto III (1985)
Regia: Nanni Loy
Anno: 1985
Titolo originale: Amici Miei Atto III
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.1)
Pagina di I Check Movies
Anno: 1985
Titolo originale: Amici Miei Atto III
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.1)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon (cofanetto)
Senza ombra di dubbio è il più triste, sotto ogni aspetto. Se fosse
stato cupo e straziante soltanto nella trama l'esperimento sarebbe
riuscito. Invece Nanni Loy non riesce ad eguagliare Monicelli. Neanche
per un attimo, neanche con i soliti sceneggiatori ed il solito cast.
Abbiamo quindi il peggiore dei tre capitoli ed in senso assoluto quello
che ne segna il termine. I quattro amici continuano a trovarsi,
intrecciarsi e cullarsi con burle e scherzi, ma ormai davvero vecchi e
finiti. Lo schema comico è superato, è più triste che allegro.
Ripetitivo, già visto, goliardico solo nella memoria di qualcosa di già
riuscito e sul momento irraggiungibile. Tutto il film, personaggi
compresi, vive all'ombra dei primi due successi. Guardandolo ed avendo
per presente ciò che creò Monicelli, abbiamo un risultato patetico ed
incolore che non convince appieno. Buone le prove recitate ed il senso
di amarezza che aleggia ovunque, ma siamo di fronte a qualcosa di
nettamente povero dal punto di vista stilistico. Una conclusione che
però va a braccetto con il senso di amicizia creatosi tra i personaggi.
Non certo qualcosa di indegno come il cinepanettone recentemente
proposto che non ha niente a che vedere neanche con questa pellicola un
po' sterile e scialba, ma pur sempre sulle orme dei lavori precedenti.
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Jack O. Lyroid
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22:32
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domenica 24 marzo 2013
The Untouchables - Gli intoccabili (1987)
Regia: Brian De Palma
Anno: 1987
Titolo originale: The Untouchables
Voto: 8/10
Pagina di IMDB (8.0)
Pagina di I Check Movies
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Eccoci con un altro gangster movie firmato Brian De Palma che può essere considerato tranquillamente un capolavoro. A mio modesto parere però distante dalla sua opera magna assoluta Scarface. Nonostante tante cose. Prima tra tutte l'esperienza sul trattare il tema malavitoso. Poi un cast che se paragonato ad altri lavori potrebbe essere alcune spanne superiore a tutti: Robert De Niro, Kevin Costner, Andy Garcia, Sean Connery... Insomma potrebbero venire i brividi ad immaginarli tutti insieme, figuriamoci a vederli. Devo dire però che lo scettro è tenuto in mano da De Niro, che (è difficile e sconveniente dirlo) fa sembrare tutti gli altri "solo chiacchiere e distintivo". Possiamo dire che gli anni ottanta sono dal punto di vista cinematografico sono stati caratterizzati da numerosi successi grazie al tema mafioso e della criminalità organizzata: scegliere la figura di Al Capone è stata una mossa vincente in quanto personaggio conosciuto ai più, ma anche azzardata: dovevano ricreare una storia basata sulla realtà, ma che potesse avere una parte romanzata intrigante ed incalzante. L'eleganza della regia regna sovrana: inquadrature dall'alto al basso (o viceversa) nelle scene più importanti, in cui il "verticale" predomina permettendo agli spettatori di vedere l'imponenza di determinate situazioni. La telecamera spesso segue gli attori, fa panoramiche e si sofferma su scene indimenticabili (la carrozzina e la scala) sorvolando su di una trama che se studiata risulta essere anche fin troppo semplicistica e alle volte scontata. L'eroe buono è forse fin troppo buono, ma per fortuna si adatta alla violenza e ne diventa uno strumento assai funzionale. Forse il male maggiore del film sta in personaggi troppo chiusi ed etichettati in ciò che devono essere: questo va bene solo per De Niro che sovrasta tutti. Gli altri avrebbero potuto dare un tocco maggiore di personalità alla storia, di per sè comunque molto accattivante e piena di azione. Il ritmo quindi è alto, piacevole e soprattutto vario. Non stanca mai pur nella consapevolezza che si tratti di una storia lineare e grossomodo scontata. A tutti gli effetti resta un must indimenticabile.
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Jack O. Lyroid
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23:56
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venerdì 22 marzo 2013
Ricarica wireless per Nexus 4
Tra le varie caratteristiche del Nexus 4 c'è quella di poter essere ricaricato senza fili, grazie a dispositivi che rispettino lo standard QI. In pratica posandolo su di una superficie adatta (oggi è una tavoletta, domani magari una scrivania o un tavolo di lavoro) possiamo ricaricarlo in modalità wireless. Pur non essendo molto numerosi esistono diversi dispositivi adatti a fare ciò, il più famoso ed ergonomicamente adatto è ORB che però costa ancora un po' tantino e non è semplicissimo da trovare. Esistono però prodotti concorrenti decisamente più accessibili come il Shenzhen PowerQI Wireless Charger, compatibile con Nexus 4 appunto ed ogni dispositivo dotato di tecnologia QI. Le dimensioni del caricatore sono poco più grandi di quelle di uno smartphone in modo da poterlo poggiare comodamente sulla superficie. Una volta a contatto (o anche in prossimità) emette un suono acustico che indica l'aggancio con il dispositivo e si accende un led azzurro nella parte inferiore. I tempi di ricarica non sono paragonabili a quelli di una normale presa a muro. E' però sensibilmente più veloce rispetto al caricamento via USB, non sono stato a cronometrare le differenze. Riguardo utilità e comodità ci sono sia vantaggi che svantaggi e non è certo un caricatore definitivo.
Svantaggi: rispetto ad un semplice cavo o ad una dock station non è possibile (o ad ogni modo complicato) utilizzarlo tenendolo in mano mentre ricarica. Operazioni come telefonate sono impensabili. Con una dock station inoltre possiamo tenerlo in una posizione verticale o inclinata, maggiormente adatta a visualizzare i contenuti. I tempi di ricarica sono a metà strada tra la classica presa a muro ed il collegamento USB ad un pc (poi dipende dalla macchina. Inoltre per il lungo contatto tra le superfici può scaldare un po'.
Vantaggi: Per ricariche occasionali è l'ideale in quanto basta poggiarlo sulla superficie adatta ed il gioco è fatto, senza dover stare ad infilare il cavo nel verso giusto, magari al buio. Non si fa poi nessuna fatica a prenderlo per rispondere al telefono se dovesse squillare senza dover stare attenti a staccarlo dalla dock station o tirare il cavo. Un dispositivo del genere inoltre permette di essere compatibile con un grandissimo numero di smartphone (o altri oggetti) a differenza ad esempio di una comune dock station che per dimensioni non sempre è adatta a più device.
Per quanto mi riguarda la sua collocazione ideale è sul comodino: andrà a sostituire il vecchio metodo così da poterlo poggiare semplicemente ed usare all'occorrenza senza dover trafficare con entrate e connettori. In altre situazioni resta più comoda la buona dock station. Hop Hop gadget caricatore wifi.
Svantaggi: rispetto ad un semplice cavo o ad una dock station non è possibile (o ad ogni modo complicato) utilizzarlo tenendolo in mano mentre ricarica. Operazioni come telefonate sono impensabili. Con una dock station inoltre possiamo tenerlo in una posizione verticale o inclinata, maggiormente adatta a visualizzare i contenuti. I tempi di ricarica sono a metà strada tra la classica presa a muro ed il collegamento USB ad un pc (poi dipende dalla macchina. Inoltre per il lungo contatto tra le superfici può scaldare un po'.
Vantaggi: Per ricariche occasionali è l'ideale in quanto basta poggiarlo sulla superficie adatta ed il gioco è fatto, senza dover stare ad infilare il cavo nel verso giusto, magari al buio. Non si fa poi nessuna fatica a prenderlo per rispondere al telefono se dovesse squillare senza dover stare attenti a staccarlo dalla dock station o tirare il cavo. Un dispositivo del genere inoltre permette di essere compatibile con un grandissimo numero di smartphone (o altri oggetti) a differenza ad esempio di una comune dock station che per dimensioni non sempre è adatta a più device.
Per quanto mi riguarda la sua collocazione ideale è sul comodino: andrà a sostituire il vecchio metodo così da poterlo poggiare semplicemente ed usare all'occorrenza senza dover trafficare con entrate e connettori. In altre situazioni resta più comoda la buona dock station. Hop Hop gadget caricatore wifi.
Stephen King - Al Crepuscolo
Autore: Stephen King
Anno: 2008
Titolo originale: Just After Sunset
Pagine: 548
Voto: 3/5
Pagina di Anobii
Acquista su Amazon
Non sono un amante di antologie e raccolte di racconti, con alcune rare eccezioni che mi fanno apprezzare Philip K. Dick e Stephen King per l'appunto. Non ne vado matto perchè spesso trovo alcuni lavori inconcludenti o messi lì per fare ciccia. In alcune occasioni invece resto con l'amaro in bocca perchè la storia mi è piaciuta talmente tanto che vorrei fosse stata ben più lunga. Qui, oltre che tredici racconti di cui solo uno inedito (N.) e solo uno che avevo già letto (Torno a prenderti in Blaze) abbiamo un'interessante introduzione di King in cui con un po' di bla bla bla spiega il perchè di questa raccolta e dell'importanza di scrivere racconti piuttosto che romanzi lunghi. I tifo comunque sempre per i secondi. Inoltre ogni storia è seguita da una nota (niente di originale, capita spesso) in cui l'autore spiega un po' come il racconto è nato. Aneddoti interessanti sì, ma si tratta sempre di uno scrittore: non sai se dice la verità. Nel complesso si tratta di storie che si leggono bene e velocemente. Nessun capolavoro e secondo me niente di paragonabile ad altre collezioni, ma con gli anni cambiano anche i gusti quindi ci sta che mi sia un po' allontanato da questo genere e che lui si sia allontanato da me. Ad ogni modo in questa antologia sono presenti:
- Willa [Willa - 2006]
- Torno A Prenderti [The Gingerbread Girl - 2007]
- Il Sogno Di Harvey [The Harvey's Dream - 2003]
- Area Di Sosta [Rest Stop - 2003]
- Cyclette [Stationary Bike - 2004]
- Le Cose Che Hanno Lasciato Indietro [The Things They Left Behind - 2006]
- Pomeriggio Del Diploma [Graduation Afternoon - 2007]
- N- [N. - 2008]
- Il Gatto Del Diavolo [The Cat From Hell - 1977]
- Il New York Times In Offerta Speciale [The New York Times at Special Bargain Rates - 2008]
- Muto [Mute - 2007]
- Ayana [Ayana - 2007]
- Alle Strette [A Very Tight Place - 2008]
- Muto [Mute - 2007]
- Ayana [Ayana - 2007]
- Alle Strette [A Very Tight Place - 2008]
La Guerra Lampo Dei Fratelli Marx (1933)
Regia: Leo McCarey
Anno: 1933
Titolo originale: Duck Soup
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (8.0)
Pagina di I Check Movies
Se guardarlo negli anni trenta, quando uscì era troppo prematuro, guardarlo oggi per la prima volta è troppo tardi. Se l'irriverenza tragicomica dei fratelli Marx era indubbiamente avanti con i tempi e con i canoni dell'epoca oggi possiamo dire di aver già visto tutto (o quasi) riprendere e ricalcare moltissime loro gag, che purtroppo risultano quindi meno genuine di quanto invece sono in realtà. E' il neo di tutti quei film che fanno da apripista, segnano la storia e sono presi come esempio, ma che le generazioni future (di cui faccio parte) trovano più interessanti che divertenti. Freedonia, l'immaginaria nazione in cui si ambienta la pellicola non fa nessuna fatica ad essere identificata con un qualsiasi Stato di quasi ogni epoca, spesso comandati dal buffone di turno che con un'anarchia dittatoriale guida tutti verso al catastrofe [sic.]. Guardarlo oggi, tra venti anni o venti anni fa, credo avrebbe suscitato nello spettatore le stesse idee e scatenato le solite similitudini o metafore. Solo che lì siamo nel 1933, le parodie sul militarismo hanno obiettivi ben concreti e forse forse la trama è soltanto una scusa per presentare alcuni sketch che sono slegati del tutto dalla storia. I più divertenti sono quelli relativi allo scherzo del cappello con i banchetti che vendono noccioline e limonata o quello bestiale dello specchio. A guardar bene sono inseriti nella breve pellicola (poco più di un'ora), ma hanno poco a che fare con il senso globale della trama. Consideriamo poi alcune parti cantate e ballate che lo trasformano quasi in un musical comico. Conoscendo di sfuggita alcune opere sacre del decennio prima (Chaplin e Keaton) in cui era il cinema muto a predominare, mi è tornato in mente il da me bistrattato The Artist vedendo nei fratelli Marx il nuovo che avanza, con l'ausilio di musica, voci, battute, scherzi rumorosi. Ma non solo: Pinky (Harpo Marx) è muto, non proferisce parola, sicuro ed ottimo omaggio al cinema che fu, con una mimica esilarante coadiuvata da trombette ed il partner Chicolini (Chico Marx). Sono questi due, più del maggiormente conosciuto Groucho Marx che veste i panni del protagonista, a dare sfogo ad una comicità non solo cinica, ma dalle mille sfaccettature. La maggior parte delle battute sono in stile "segnala a..." in quanto demenziali e all'apparenza senza alcun senso logico, ma non per questo non sono divertenti anche a distanza di quasi un secolo. Molti sketch sono teatrali, quanto tutta l'assurda situazione venutasi a creare, che dispone ogni tipo di personaggio alla mercè del dittatore seguendolo in una cieca azione guerrafondaia. Se vi manca è da vedere, anche solo come cultura personale.
giovedì 21 marzo 2013
Troy (2004)
Regia: Wolfgang Petersen
Anno: 2004
Titolo originale: Troy
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.1)
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Anno: 2004
Titolo originale: Troy
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.1)
Pagina di I Check Movies
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I kolossal sono polpettoni per definizione, sia che si tratti di quelli
di decine di anni fa che di questi più nuovi e moderni. Non importa se
ci metti Brad Pitt e Orlando Bloom a farci vedere il fisico. Sempre di
oltre tre ore si tratta. Nulla da dire sull'ambientazione, i costumi, le
comparse e così via. Tanta roba davvero. Mastodontico ed appunto
colossale. Però non tutto riesco a digerirlo con facilità. Inoltre
l'epica non è mai stata una materia per me particolarmente interessante o
apprezzata.. Qui Hollywood in oltre cerca di dare alla storia un taglio
assolutamente più moderno, mettendo un po' le mani per modificare il
lavoro svolto da Omero: questa parte di Iliade è differente da quella
reale e riesco ad accorgermene io che non ho mai avuto il mal di schiena
per l'essere troppo chino sui libri di scuola. Il taglio che Petersen
intende dare, è una mitologia quasi più realistica e logica,
maggiormente adatta ad un pubblico moderno ed assuefatto da altri tipi
di epicità ed eroismi: vengono quindi ridimensionati gli dèi e le loro
trame all'interno di tutta quanta la storia. L'elemento divino viene
quindi meno per lasciare maggiore spazio ai personaggi che dovranno
interagire tra loro, con pochi effetti indotti dall'Olimpo. Non ricordo
quanto sia lungo tutto il poema originale, ma di sicuro è intrecciato in
maniera incredibile, quindi è ovvio pensare che una trasposizione
cinematografica debba tagliare un po' qua e un po' là e riadattare
alcune parti. Non sono uno storico e se Achille ha detto una frase
invece di un'altra sinceramente non mi tormenta il sonno la notte. Però
mi sarebbe piaciuto vedere un maggiore legame tra soldati, eroi,
comandanti e religione. Quasi non ce ne è mai traccia, neanche nei dubbi
o nelle debolezze che gli uomini possono avere di fronte a queste
grandi situazioni. Mi aspettavo qualcosa di più visti i 180 milioni di
dollari spesi: un adattamento un po' meno drastico della trama, anche se mi viene il dubbio che se avesse seguito passo passo lo scritto di omero sarebbe stato un bel po' più noioso. Tutto
sommato, se piace il genere può intrigare, se si è esperti di epica
penso faccia storcere più di un naso.
Pubblicato da
Jack O. Lyroid
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mercoledì 20 marzo 2013
App 187 per Android e problemi Alice
Se state leggendo questo articolo, significa che tutto si è risolto per
il meglio. O semplicemente che ho usato la connessione 3G della SIM per
poter accedere ad internet. Questa mattina l'amico TimeWalk mi segnala
che in nella nostra "zona" la connessione internet ha dei problemi.
Avevo controllato poco prima e funzionava regolarmente, ma come se il
suo avvertimento fosse una gufata ho cercato di connettermi via
webserver alla rete casalinga e niente da fare. Essendo fuori non potevo
controllare grandi cose, ma ogni collegamento da esterno risultava
impossibile. Da qualche tempo utilizzo l'app 187 Assistenza per Android, ma solo
per controllare in modo facile e tempestivo le bollette. Niente di più,
fino ad oggi, ma guardandolo con più attenzione sono presenti degli
strumenti molto utili che passano in secondo piano solo fino a quando
non ne abbiamo bisogno. Nella scheda "assistenza" infatti sono presenti
due step, uno per la risoluzione problemi (una sorta di FAQ guidate) ed
uno per la diagnosi. Quest'ultimo permette di verificare immediatamente
lo stato della propria connessione internet, della parte relativa alla
fonia ed un SOS pc (a pagamento) che non ho il coraggio di provare.
Attraverso questi sistemi sono stato in grado di aprire velocemente una
pratica riguardante il mal funzionamento della linea (ricevuta anche la
notifica via sms). Speriamo che la risoluzione del problema sia
tempestiva quanto è stato semplice e veloce fare la segnalazione del
guasto. Per la cronaca: ora va tutto ok.
Clive Cussler - Missione Eagle
Autore: Clive Cussler
Anno: 1984
Titolo originale: Deep Six
Pagine: 512
Voto: 1/5
Pagina di Anobii
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Anno: 1984
Titolo originale: Deep Six
Pagine: 512
Voto: 1/5
Pagina di Anobii
Acquista su Amazon
Trama del libro e quarta di copertina:
Impegnato a difendere un suo progetto innovativo a sostegno dei Paesi
dell'est, il presidente degli Stati Uniti si trova improvvisamente alle
prese con un disastro ecologico dalle incalcolabili conseguenze: una
micidiale sostanza sta fuoriuscendo dal relitto di una nave affondata
nel golfo dell'Alaska e tutti coloro che ne entrano in contatto muoiono
tra atroci sofferenze. La situazione rischia di precipitare e precipita
realmente quando il presidente stesso, che si trova sul Potomac, a bordo
dello yacht Eagle, scompare nel nulla, insieme a tutto il suo staff,
letteralmente inghiottito dalla nebbia.
Commento personale e recensione:
Sono rimasto di stucco. Avevo già letto alcuni libri di Cussler e non è che fosse il mio preferito, ma quelli con Dick ricordo che non mi dispiacevano pur con tutta la loro leggerezza. Così, dopo tanto tempo mi son deciso ad incrementare il numero di libri letti di questo autore. Adesso so che qualora dovessi riprovarci ho bisogno di una forte dose di coraggio e di fiducia. Perché vi assicuro che non è semplice leggere un libro che avrebbe le buone basi per una belle trama avventurosa e poi trovarlo sorprendentemente audace... Per che cosa? Poteva creare una storia assai più semplice, ma credibile. In questo modo scomoda un complottismo esagerato di cui davvero poteva farne a meno. Pitt piace, con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti ed è un personaggio abbastanza maturo da poter portare avanti le più impensabili avventure. Ma tra impensabile ed inverosimile c'è una bella differenza. Ad esclusione di alcune parti, forzatamente infiocchettate, la lettura è fortunatamente veloce. Si passa da un capitolo all'altro con la stessa facilità con cui i russi rapiscono il Presidente USA e gli impiantano un dispositivo di controllo nel cervello. Roba da poco insomma. Voto negativo sulla fiducia (in altri migliori)
Sono rimasto di stucco. Avevo già letto alcuni libri di Cussler e non è che fosse il mio preferito, ma quelli con Dick ricordo che non mi dispiacevano pur con tutta la loro leggerezza. Così, dopo tanto tempo mi son deciso ad incrementare il numero di libri letti di questo autore. Adesso so che qualora dovessi riprovarci ho bisogno di una forte dose di coraggio e di fiducia. Perché vi assicuro che non è semplice leggere un libro che avrebbe le buone basi per una belle trama avventurosa e poi trovarlo sorprendentemente audace... Per che cosa? Poteva creare una storia assai più semplice, ma credibile. In questo modo scomoda un complottismo esagerato di cui davvero poteva farne a meno. Pitt piace, con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti ed è un personaggio abbastanza maturo da poter portare avanti le più impensabili avventure. Ma tra impensabile ed inverosimile c'è una bella differenza. Ad esclusione di alcune parti, forzatamente infiocchettate, la lettura è fortunatamente veloce. Si passa da un capitolo all'altro con la stessa facilità con cui i russi rapiscono il Presidente USA e gli impiantano un dispositivo di controllo nel cervello. Roba da poco insomma. Voto negativo sulla fiducia (in altri migliori)
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martedì 19 marzo 2013
HP Microserver Remote Access Card
Cosa Fare A Denver Quando Sei Morto (1995)
Regia: Gary Fleder
Anno: 1995
Titolo originale: Things To Do In Denver When You're Dead
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.7)
Pagina di I Check Movies
Anno: 1995
Titolo originale: Things To Do In Denver When You're Dead
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.7)
Pagina di I Check Movies
Non provo piacere a guardare gangster movie di basso livello come
questo, pur sapendo che ci sono nomi, che almeno sulla carta fanno molta
presa: Andy Garcia, Steve Buscemi, Christopher Lloyd. Purtroppo la
mafia di Denver anni novanta fa scivolare l'interesse giù fin nel
baratro, rendendo la pellicola uno scimmiottamento di altri decisamente
più immense. Anche soltanto al figura di Buscemi, lontanamente
imparentato con Mr Wolf di Pulp Fiction, è più ridicola che realistica.
Il film nel complesso si lascia seguire senza annoiare e non sono
presenti forti cali di pressione, ma tutto sto casino portato avanti da
un paralitico con un figlio toccato, lascia un po' a desiderare.
Paroloni e grande rispetto, timori e paure per qualcosa che anche
all'interno della trama stessa è flebile ed intangibile. Jimmy "il
santo" avrebbe diverse caratteristiche interessanti (ed uno spiccato
senso per il noir già che ci siamo), ma l'ultima missione che gli viene
assegnata ha delle basi motivazionali talmente deboli da essere una
grottesca forzatura. E così via fino a che lo spettatore non si accorge
che il problema maggiore qui è la mancanza di personalità: i personaggi
secondari sono troppo scolpiti e con troppe caratteristiche da meritare
qualcosa di più dei soliti cinque minuti di video e se si cerca di fare
il verso al già citato Quentin Tarantino, lo si fa in maniera troppo
scialba ed arrangiata. Senza essere pulp, senza avere dialoghi degni di
nota, senza restare un'opera indimenticabile. E' colmo di piccoli
particolari (la guardia del corpo che parla in maniera forbita, il
saluto con il palmo della mano, la quasi voce fuori campo del vecchietto
che racconta la storia) che vorrebbero vendere il film per ciò che non
è. Apprezzo lo sforzo, ma il risultato non mi esalta.
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domenica 17 marzo 2013
Will Hunting - Genio Ribelle (1997)
Regia: Gus Van Sant
Anno: 1997
Titolo originale: Good Will Hunting
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.2)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon
Una storia che piace, convenzionale, drammatica senza esagerare e con una bella spruzzatina di morale ed insegnamenti da seguire. Tutta raccontata attraverso i volti di Matt Damon (il protagonista Will Hunting), Ben Affleck (l'amico), Robin Wlliams (lo psicologo), Stella Skarsgard (il professore di matematica) e Minnie Driver (la fidanzata) che non fanno altro che impreziosire la trama già per sè molto ricca e con diversi spunti interessanti. Purtroppo, non riesco a digerire completamente Williams: bravo eh, ma non sopporto la sua flemma onnipresente in qualunque personaggio gli facciano interpretare. Al di là dei gusti personali, è difficile non apprezzare la storia del "genio ribelle" (cortesemente inserito nel titolo italiano) Will, ragazzo scapestrato ma dotato di una delle più brillanti menti mai esistite, e seguirlo tra dubbi e difficoltà di una vita comune. Il rapporto che viene a crearsi tra lui e lo psicologo è più di sostituzione di una figura paterna mai esistita piuttosto che quello di amicizia tra due persone. La fragilità del protagonista viene però evidenziata più dagli atteggiamenti di chi lo circonda che dai suoi stessi comportamenti: in pratica se nessuno si fosse dovuto sentire in grado di cosa fare della sua vita, forse il dramma sociale che Gus Van Sant ci propone sarebbe stato un po' più scialbo. Lontano dal capolavoro, ma abbastanza in alto da farci apprezzare tutto il cast, nessuno escluso. Alcune scene un po' troppo lunghette rischiano di spezzettare l'idilliaco scorrere della pellicola, ma se non lo avete ancora visto, è qualcosa da apprezzare.
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Bologna 0 - Juventus 2
Mi è toccato guardarla in mega differita, fortunatamente ritrasmessa su Sky questa mattina, per colpa di gettons che perdendo l'aereo venerdì ha scatenato una serie di imprevedibili eventi che mi hanno impedito di registrare la partita ieri sera. Comunque veniamo a noi, veniamo ai capilista assoluti del Campionato. Gara non semplicissima quella di Bologna perchè con nove punti di vantaggio sulla seconda è facile perdere grinta, iniziativa e voglia di far bene. E' solo qualcosa di psicologico, ma non sempre c'è la necessità di spingere al massimo, e queste partite possono rivelarsi dei trabocchetti non indifferenti. Però Vucinic prima e Marchisio poi, siglano e ci regalano altri tre punti. A questo punto il Napoli deve vincere per forza per mantenersi ad una distanza glaciale, ma non siderale mentre il Milan dovrà sperare nell'ennesimo aiuto arbitrale, che tanto poverini loro dalla Coppa sono usciti prendendo una bella scoppola. Ma non guardiamo così in basso, pensiamo già alle prossime partite, agli impegni di Nazionale e soprattutto a Monaco. Anche se per arrivare al 2 Aprile abbiamo di fronte altre squadre, il tesoretto accumulato ci può far stare tranquilli. E possono giocare pure Padoin e Peluso come titolari. Non fanno magie, ma sono delle buone riserve. Il primo sembra cresciuto, anche se a mi avviso non fa esattamente il gioco che siamo abituati a vedere con lo svizzero (quando mi verrà da scriverlo senza errori lo farò) o con Pepe dello scorso anno. Peluso invece fa tanta, tantissima quantità, ma è ancora troppo irruento. Cresceranno ancora, e per ora va bene così. Intanto ricordo di salutare la capolista.!!! Per Pioli: chi vince esulta. So che non ci sei abituato e che difficilmente esulterai, ma è così.
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sabato 16 marzo 2013
Rusty Il Selvaggio (1983)
Regia: Francis Ford Coppola
Anno: 1983
Titolo originale: Rumble fish
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.1)
Pagina di I Check Movies
Logico che non lo sia, ma per certi versi pare un sequel de I Ragazzi Della 56° Strada: stesso Francis Ford Coppola regista, Dillon star giovanile nelle vesti del protagonista, storia basata su un romanzo della stessa Susan Hilton, stesso tema delle bande giovanili. Rivederlo a distanza di anni però mi ha fatto l'effetto opposto della sua controparte: lo ho apprezzato di più. Forse, da più giovane, il fatto che fosse girato in bianco e nero (ad esclusione di alcune scene relative ai pesci combattenti, da cui il titolo originale dell'opera) non mi entusiasmò più di tanto ed anzi lo bollai come noioso e "vecchio". Non c'avevo capito una sega. La storia si svolge in una non meglio precisata cittadina USA (Tulsa come nel romanzo?) in un tempo non indicato con precisione (anni settanta?) ed il protagonista è Rusty James (Matt Dillon) un giovanissimo adolescente che pende dalle labbra e mitizza suo fratello (Mickey Rourke): "quello della moto". The Motorcycle boy, in lingua originale era una leggenda vivente nell'ambito delle bande cittadine, temuto e rispettato da tutti, idealizzato e seguito anche adesso che è tornato da un lungo viaggio in California con un bagagli di saggezza e tranquillità. Un anti eroe di circa 21 anni (con Rourke oltre i trenta), modello di condotta per una gioventù disadattata che sta mutando a causa delle droghe e dei "valori" che vanno scomparendo. Una storia ribelle, con ribelli come protagonisti immortalati da una fotografia altrettanto ribelle, intarsiata alle volte da effetti onirici o allucinogeni come il fumo o la nebbia che avvolgono inspiegabilmente alcune scene di forte impatto emotivo per i soggetti. La mancanza di colore (quello della bicicletta è daltonico e vede solo in bianco e nero) evidenzia lo squallore ed il degrado cittadino, mutevole appunto ed in cui i giorni di gloria del passato difficilmente potranno tornare. Quello della motocicletta è un portavoce scomodo di questa triste realtà, avvolgente come una gabbia e che non ti rende libero di nuotare nel fiume, senza dover combattere a tutti i costi. Una pellicola disillusa, nostalgica, a cui manca però un punto di svolta che la faccia innalzare a qualcosa di più di una "semplice storia di bande".
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venerdì 15 marzo 2013
Indiana Jones E Il Tempio Maledetto (1984)
Regia: Steven Spielberg
Anno: 1984
Titolo originale: Indiana Jones And The Temple Of Doom
Voto: 8/10
Pagina di IMDB (7.6)
Pagina di I Check Movies
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Pur essendo il secondo della serie, è stato il mio primo Indiana Jones e di conseguenza quello a cui sono maggiormente legato. Avendo rivisto da poco il primo capitolo c'è da dire che questo risulta un po' più debole e fragile, con una storia incredibile e diverse forzature. Non credo fosse però negli intenti di Lucas e Spielberg quello di creare qualcosa di realistico. Indiana Jones è sinonimo di avventura ed azione e con l'ambientazione decisamente fuori dall'ordinario del tempio maledetto ci catapultiamo proprio dove il nostro immaginario può sentirsi a suo agio. Fin da quando il nostro eroe esce dal club "Obi One" ed incontra shorty è facile immaginare che anche i più giovani spettatori si innamorino subito della pellicola: un coprotagonista è un ragazzetto di dieci anni che seguirà il famoso archeologo ai confini dell'immaginabile. Ecco anche uno dei motivi per cui da piccolo mi sono tanto affezionato al Tempio Maledetto, che arrangiamenti romanzati a parte, non ti fa mai stare tranquillo sul divano. Ad ogni scena corrisponde qualcosa di imprevedibile ed emozionante. La scenografia non ti lascia mai pensare a qualcosa di falso e precostruito (se non consideriamo le spade di plastica) e gli effetti non mancano sebbene in una pellicola ambientata nel "selvaggio" 1935 indiano non ce ne sia un bisogno esasperato. L'idea alla base è ben sviluppata, ma soprattutto supportata da diverse scene memorabili e non di secondaria importanza: certe situazioni sono simili a quelle che possiamo riscontrare facendo alcuni giochi (l'uno ispira l'altro) nei parchi più famosi. La corsa con il carrello nella miniera, il ponte sospeso, il gommone sulle rapide... Insomma avventura a 360° con un tocco di morale e di ironia che non guasta e non risulta stucchevole neanche dopo un'analisi più attenta, magari fatta a trent'anni piuttosto che a sei o sette. Resteranno poi indimenticabili le scene delle scena con il serpente a sorpresa, il brodino semplice o il cervello di scimmia semifreddo così come la camminata sugli scarafaggi ed il cuore estirpato senza alcuna operazione. Via, un must immancabile in ogni videoteca.
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Jack O. Lyroid
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giovedì 14 marzo 2013
Giochi per Nexus 7: Crucidroid
Dopo esser riuscito a trovare una collocazione videoludica al mio amato
Nexus 7 sono andato alla ricerca di alcune applicazioni per renderlo
un'interessante game station. Pur essendo dotato di una scheda video
adatta ai giochi più performanti ed esigenti, alcuni passatempo (tipo Ruzzle) dalle
caratteristiche semplici riescono a catturare il tuo (mio? vostro? loro?) interesse. Grazie
all'amico Roikin ho installato Crucidroid (versione free o versione completa a
0.66 euro), che come si intuisce dal nome è un insieme di cruciverba da
poter risolvere sul tablet. Non che sia un gioco specifico per il Nexus
7, ma diciamo che fare le parole crociate su di un 7 pollici non è
certo scomodo, anzi è quasi come farle su cartaceo. Quindi se
l'applicazione è bene fatta, come in questo caso, non avremo la
nostalgia del vecchio sistema con in più diverse opzioni e
caratteristiche che la tecnologia moderna ci mette a disposizione. Il
prodotto è totalmente in italiano in quanto sviluppato da paranoidandroid.it
e la cosa interessante (e rara per gli altri puzzle game per Android) è
la possibilità di scegliere tra vari tipi di cruciverba: il classico
(con le caselle nere), a barrette, il sillabico, il senza schema ed i
giganti. Varie difficoltà per vari gusti insomma, che difficilmente
annoieranno anche i più esperti estimatori de La settimana enigmistica.
Giocare è semplice e l'applicazione mette disposizione il salvataggio
automatico, i suggerimenti e non mancano le classifiche online. Possiamo
usare due tipi di tastiere (un consiglio per gli sviluppatori: date la
possibilità di poter scrivere direttamente con pennine capacitive, ormai
a disposizione di molti) ed ovviamente anche quella fisica è
riconosciuta. La versione a pagamento (il prezzo è in linea con altri
giochi) permette di avere un numero maggiore di cruciverba da svolgere
(più di 300 contro i 22 della versione free) che verranno aggiornato
ogni 15 giorni. Insomma se ci giocate parecchio e non volete finirlo
troppo presto, la versione a pagamento è d'obbligo.
Un Posto Al Sole (1951)
Regia: George Stevens
Anno: 1951
Titolo originale: A Place In The Sun
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (7.7)
Pagina di I Check Movies
Ancora un film degli anni cinquanta. Ancora un film che ha preso molti Oscar (ben 6 per l'esattezza). Ancora un film con protagonista Montgomery Clift. L'altro a cui faccio riferimento è Da Qui All'Eternità visto di recente. Nonostante il voto espresso converga anche qui sul 5, questo lo trovo superiore all'altro, perlomeno come trama che senza ombra di dubbio è più interessante ed articolata. Poi che non sia il mio genere e che non ami questo periodo non è tanto un capriccio o una presa di posizione, ma riesco a vederci davvero poco di buono. Ok c'è un bellone (il ruolo di Clift mi sa che è proprio questo) che inciucia con una bellona di quei tempi e ci girano un film. In pratica questo ragazzotto va a trovare lo zio ricchissimo e da buon raccomandato entra in fabbrica. Fa una lenta scalata, neanche troppo spinta (magari oggi sarebbe andato subito in direzione). Si innamora di un'operaia (Shelley Winters) anche se è proibito avere legami tra dipendenti ed alla prima pipata (one shot one baby) la mette incinta. Nel frattempo scopre che la vita da ricco è migliore e che Angela Vickers (Elizabeth Taylor) è più fica. Ma c'è un problema: come sbarazzarsi dell'altra che è pregna e vuole sposarlo? Semplice, cerca di mettere in pratica un goffo e maldestro omicidio. All'ultimo ci ripensa, perchè oltretutto gli mancano le palle, ma disgraziatamente la ragazza muore lo stesso affogando (lui non muove un dito per salvarla). Visto che non è certo una faina lascia a giro un sacco di indizi e testimoni e lo arrestano. Si dichiara innocente, ma la giuria lo condanna a morte (tra l'altro non so se hanno capito che la ragazza era incinta nel mentre la uccideva). Alla fine capisce di essere colpevole perchè amava Angela e avrebbe fatto di tutto per lei, anche uccidere. Ok, messa così è ridicola, anche se di buono possiamo trovare il realismo morale nel protagonista che si trova ad avere dubbi costanti sulla propria vita. E' anche un po' sfortunato perchè potrebbe avere tutto (lavoro, soldi, una bellissima ragazza) ma per l'errore di una notte rischia di buttare tutto nel cesso. E ci riesce, peggiorando anche le cose. E' superficiale, egoista, cerca di rattoppare alla meglio le situazioni che si presentano come problemi, ma proprio per questo è molto umano e non costruito a tavolino. Un misto tra sfortunato ed idiota tormentato sul da farsi. Come detto si segue bene e con interesse, anche se fatico a trovare qualcosa di esaltante per potergli consegnare la statuetta.
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martedì 12 marzo 2013
Iain M. Banks - Volgi Lo Sguardo Al Vento
Autore: Iain M. Banks
Anno: 2000
Titolo originale: Look To Windward
Pagine: 448
Voto: 4/5
Pagina di Anobii
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Anno: 2000
Titolo originale: Look To Windward
Pagine: 448
Voto: 4/5
Pagina di Anobii
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Trama del libro e quarta di copertina:
Era stato uno dei pochi errori della Cultura: aveva causato la distruzione di due stelle e la morte di milioni di persone. Ottocento anni dopo, sull'Orbitale Masaq si attende l'arrivo della luce di quest'esplosione. E' l'occasione per una sobria festa e un concerto in memoria della tragedia, ma nel frattempo un piano oscuro prende forma, rivelato dai frammenti di lucidità di una memoria che torna a funzionare. Ma questi indizi preziosi cadono in mani inesperte. L'ultimo capitolo della Cultura, in cui la descrizione dell'opulento sistema di vita della civiltà, si accompagna ad una profonda riflessione sulla morte e sulla responsabilità.
Commento personale e recensione:
Iain M. Banks torna prepotentemente a stuzzicare la mia fantasia ed a stimolare il mio interesse. Non tutti i lavori sulla Cultura (gli unici che ho letto di questo autore) mi erano piaciuti, specie gli ultimi. Con questo, ultimo tradotto in italiano, si chiude il cerchio tanto più che come aveva iniziato con Pensa a Fleba qui finisce ricollegandosi direttamente al primo capitolo dando vita ad un vero e proprio sequel. Sebbene le riflessioni sulla responsibilità di una società tanto immensa (non solo in numeri) come quella della Cultura siano presenti anche nelle opere precedenti, mai come qui si evidenziano i conflitti interiori che possono esserci. L'utopia creata è ben lungi dall'essere perfetta, è anzi colma di contraddizioni, vizi, errori: da grandi poteri (praticamente divini) derivano grandi responsabilità. Nei confronti di tutti. Sia che si agisca (come ed in che modo) sia che si stia fermi a guardare (come ed in che modo). Le sfumature sono molteplici e l'universo descritto da Banks è tanto vario da risultare incredibile. Con superbia cerca di superare alcuni canoni e non si perita nella descrizioni di sistemi e forme di vita al limite del concepibile. Se vuole sottolineare le immense ed infinite diversità che esistono tra essere senzienti, riesce a creare anche u po' di confusione nel lettore che si trova a fare i conti con descrizioni sì dettagliate, ma che non hanno un corrispettivo da visualizzare. La trama in sé è ingegnosa quasi da spy story, riesce a sorprendere e si fa seguire con attenzione.
Era stato uno dei pochi errori della Cultura: aveva causato la distruzione di due stelle e la morte di milioni di persone. Ottocento anni dopo, sull'Orbitale Masaq si attende l'arrivo della luce di quest'esplosione. E' l'occasione per una sobria festa e un concerto in memoria della tragedia, ma nel frattempo un piano oscuro prende forma, rivelato dai frammenti di lucidità di una memoria che torna a funzionare. Ma questi indizi preziosi cadono in mani inesperte. L'ultimo capitolo della Cultura, in cui la descrizione dell'opulento sistema di vita della civiltà, si accompagna ad una profonda riflessione sulla morte e sulla responsabilità.
Commento personale e recensione:
Iain M. Banks torna prepotentemente a stuzzicare la mia fantasia ed a stimolare il mio interesse. Non tutti i lavori sulla Cultura (gli unici che ho letto di questo autore) mi erano piaciuti, specie gli ultimi. Con questo, ultimo tradotto in italiano, si chiude il cerchio tanto più che come aveva iniziato con Pensa a Fleba qui finisce ricollegandosi direttamente al primo capitolo dando vita ad un vero e proprio sequel. Sebbene le riflessioni sulla responsibilità di una società tanto immensa (non solo in numeri) come quella della Cultura siano presenti anche nelle opere precedenti, mai come qui si evidenziano i conflitti interiori che possono esserci. L'utopia creata è ben lungi dall'essere perfetta, è anzi colma di contraddizioni, vizi, errori: da grandi poteri (praticamente divini) derivano grandi responsabilità. Nei confronti di tutti. Sia che si agisca (come ed in che modo) sia che si stia fermi a guardare (come ed in che modo). Le sfumature sono molteplici e l'universo descritto da Banks è tanto vario da risultare incredibile. Con superbia cerca di superare alcuni canoni e non si perita nella descrizioni di sistemi e forme di vita al limite del concepibile. Se vuole sottolineare le immense ed infinite diversità che esistono tra essere senzienti, riesce a creare anche u po' di confusione nel lettore che si trova a fare i conti con descrizioni sì dettagliate, ma che non hanno un corrispettivo da visualizzare. La trama in sé è ingegnosa quasi da spy story, riesce a sorprendere e si fa seguire con attenzione.
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lunedì 11 marzo 2013
Non E' Un Paese Per Vecchi (2007)
Regia: Ethan Coen & Joel Coen
Anno: 2007
Titolo originale: No Country For Old Man
Voto: 8/10
Pagina di IMDB (8.2)
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Non voglio star qui a disquisire sul genere in cui far rientrare questo film, ma per me è pulp là dove serve, quel tanto che basta da renderlo gradevole e non pesante, interessante da guardare, originale e ben costruito. I fratelli Coen, basandosi sull'omonimo romanzo di McCarthy, tessono le fila di una storia con intrecci umani e sociologici guarniti anche da ottimi dialoghi e da un'ambientazione selvaggia che può ricordare alla lontana anche alcuni western. Siamo infatti nel Texas del 1980 e la casualità vuole che il protagonista Llewelin Moss (Josh Brolin) incappi in cadaveri, droga e soldi. Da qui la fuga e da qui l'essere braccato dal temibile killer psicopatico Anton Chigurh (Javier Bardem). Nel mezzo, più per inerzia che per volontà un vecchio sceriffo (Tommy Lee Jones) che studia con cinismo le tracce, a volte incomprensibili, lasciate dai due. Muovendo il caleidoscopio abbiamo un'unica costante visione: la morte di ignare comparse che si trovano sulla via di fuga di Llewelin o sulla pista del segugio sanguinario. Tinte forti per un proprio modo di essere: spietato e senza rimorsi. E' il killer infatti che fa da calamita attirando a sè l'interesse degli spettatori, assuefatti ai cadaveri che cadono come mosche. Tre personaggi per una storia, ognuno dei quali serve a dare un senso, per altro arrendevole, al mutare del tempo, alla follia sempre più presente nel quotidiano. Normalità adesso, ma incomprensibile agli occhi di ricorda il passato. Attraverso le immagini i fratelli Coen narrano un mutamento non solo generazionale, ma di costume. Maturi e grotteschi si può esserlo allo stesso tempo? Lo sono loro e la pellicola girata.
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Jack O. Lyroid
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domenica 10 marzo 2013
Juventus 1 - Catania 0
L'anno scorso potevano avere la scusa che la Juve non giocava in Coppa e che quindi potesse dedicarsi interamente al campionato. Quest'anno la Coppa l'abbiamo giocata, e tra l'altro siamo anche passati ai quarti se ben ricordo. Quindi? Ora che hanno da dire? Questa è supremazia assoluta: nove punti di vantaggio sul Napoli ed undici (che dovrebbero essere circa 30 se non avessero rubato così tanto) sul Milan. Non dico che lo Scudetto è già vinto, ma che lo abbiamo in tasca, e se metterlo (di nuovo) sul petto o consegnarlo ad un'altra squadra sta solo a noi. Tre_ala_seconda punti di differenza, su trenta disponibili non sono pochi per niente. Basta farne 21 in dieci partite. Impresa? Visto l'andazzo è solo una pura formalità. Veniamo però brevemente alla partita di oggi: i bianconeri soffrono e patiscono le squadre che si chiudono fanno catenaccio. Ci manca il super mega bomber che risolva la partita con un colpo di classe. Si prende il solito palo, e poi si crea poco altro. Asamoah e lo svizzero sono inguardabili, Pirlo sembra un antenato di se stesso, Marchisio è impalpabile e il bimbo dei pulcini lassù fa le magie: trasforma ogni difensore avversario in un Baresi, in un Cannavaro o in un Nesta. Da Verona arrivano buone notizie, ma il pareggio va stretto, possiamo e dobbiamo affondare. Con caparbietà, grazie anche alle giocate di un immenso Pogba (cito le mie stesse parole che scrissi al suo esordio il 22 settembre: sarebbe da fargli il contratto a vita ) lottiamo fino alla fine e veniamo premiati da un troppo sottovalutato Giaccherini. Utile alla causa ogni volta che viene chiamato. Un grandissimo anche senza bisogno dei riflettori che lo illuminino. Ci pensa lui a far luce. Ed ora che ci vedete bene, salutate la capolista!!!
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Jack O. Lyroid
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Gremlins (1984)
Regia: Joe Dante
Anno: 1984
Titolo originale: Gremlins
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.2)
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Chiamatemi nostalgico, ma è una delle migliori commedie nere che siano mai state fatte. Irripetibile, ancora oggi non c'è niente di simile a distanza di trenta anni. E' senza dubbio il miglior compromesso tra horror e commedia, irriverente e spietato allo stesso tempo. Possiamo trovare in Gremlins ogni sorta di ingrediente vincente per il successo. Joe Dante, con la produzione di Spielberg, riesce a creare un prodotto che diverrà cult fin da principio. Fa paura e fa pensare, perchè niente all'interno della pellicola è casuale: dal tema natalizio (rivoltato) ai ginger bread tipicamente americani trasformati in un macabro teatrino della non convenzionalità. Porta il terrore, sebbene con una punta di fantastica ironia, all'interno della spensierata fiaba natalizia. Volutamente non violento quanto avrebbe potuto esserlo, il punto di forza sta nell'avventura con protagonisti giovanissimi (Zach Galliagn e Phoebe Cates, ma c'è pure Corey Feldman) e con i Gremlins che non sono spietati, ma dotati di una cattiveria burlonesca. Lo spettatore sa che sono pericolosi, ma non può non restare affascinato dalle loro stesse parodie: ubriachi al bar o come una scolaresca rumorosa al cinema. Infrangere due delle tre regole (non esporli alla luce solare, non bagnarli con l'acqua e non dar loro da mangiare dopo la mezzanotte) hanno portato il simpaticissimo Gizmo (ne voglio uno come animale domestico sia chiaro) ed essere causa della nascita dei cattivissimi Gremlins. Il 1984 non era la preistoria cinematografica, ed avevamo già avuto modo di apprezzare fior fior di film con effetti speciali da capogiro ed anche qui siamo nella media senza strafare. Il mogwi nella versione buona è simpatico e carino, nella versione post mutazione non è il mostro di Alien , ma farne tanti e che interagiscono tra loro è cosa molto apprezzata. Le varie scene all'interno del pub quando si ubriacano sono tra le mie preferite, così come quelle in cui la madre del protagonista ne infila uno nel frullatore ed uno nel microonde: fantastico. Tutta la scenografia, con i gadget (o gizmo?) inventati dal padre, gli effetti e le canzoni natalizie, i personaggi secondari stereotipati, la morale che bacchetta la società, i richiami ad altri film... Tutto magnifico per qualcosa di adatto a tutti. La prima volta che lo vidi avevo sette anni, e non ne fui certo terrorizzato. Da vedere assolutamente. L'edizione in bluray può vantare un buon reparto audio (Dolby Digital 5.1) ed una definizione video discreta. Negli extra troviamo due tipi di commenti, vari trailer, la galleria fotografica, il dietro le quinte (della durata di 6 minuti) ed oltre dieci minuti di scene tagliate, udibili anche con commento (non in italiano e non sottotitolato).
Da Qui All'Eternità (1953)
Regia: Fred Zinneman
Anno: 1953
Titolo originale: Frome Here To Eternity
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (7.8)
Pagina di I Check Movies
Un capolavoro da ben 8 premi Oscar... Ma per davvero? Solo recentemente sto guardando lavori del passato, e personalmente ritengo gli anni cinquanta, con l'esclusione di alcuni registi, la parte più bassa del cinema mai toccata. Se poi nel '53 esce fuori una pellicola del genere che si accaparra tutte quelle statuette ne ho la conferma. La trama richiama uno degli avvenimenti più catastrofici della seconda guerra mondiale dal punti do vista americano: Pearl Harbour. Forse per questo, con una strizzatina d'occhio alla commissione si possono ricevere i premi. Un cast con nomi altisonanti, ma che si comportano in maniera normale senza strafare o farci gridare al miracolo: Burt Lancaster, Montgomery Clift, Frank Sinatra, Deborah Kerr, Ernest Borgnine e Donna Reed... Sì e storie d'amore che si intrecciano, nella drammaticità di un evento di portata così immensa che neanche si son presi più di tanto la briga di rendere realistico. L'attacco giapponese, che rappresenta le uniche scene degne di nota, dura una manciata di minuti. Bello dal punto di vista visivo, ma riesce ad accendere poche emozione, per colpa di siparietti inutili ("lo ho colpito" "anche io anche io" - "Tu vai in cucina e prepara del caffè, anzi no... Prepara un bidone di caffè"). Forse a quei tempi piaceva un po' essere presi per il culo. Capisco l'importanza documentaristica della pellicola, la sua audacia nel mostrare situazioni non prettamente in regola e storie di vita vissuta lontane dal simbolo di eroe puro e perfetto. Però non riesco ad andare oltre, mi restano in mente i finti pugni ed i finti ubriachi che sbiascicano qualche frase sconnessa. Un bianco e nero in cui anche la fotografia pecca soprattutto negli esterni dove la luce fa brutti scherzi. Scherzi che sembrano essere all'ordine del giorno in una tranquilla caserma alla vigilia del bombardamento. Boh, guardatelo se vi piace il genere guerra, altrimenti passate oltre.
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Jack O. Lyroid
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Dura la vita del blogger
Come disse Masini (e come ora dice Grillo): VAFFANCULO!!! Sì, vaffanculo, non mi piegherete. Le scomode verità che VER conosce saranno divulgate nonostante le intimidazioni che sono state fatte alla mia persona medesima cioè io. Hanno cercato di farlo passare come un normale e comune incidente sportivo, perchè si VERgognano. Vogliono fermarmi, vogliono fermare l'avanzata di Vomito Ergo Rum sul web. I poteri forti mi stanno alle costole e mi perseguitano. Oggi sono andati vicini a farmi tacere. Ma lo dico a tutti chiaro e tondo: non mi tapperete la bocca. Volete sapere il Terzo segreto di Fatima? Non c'è due senza tre. La responsabilità di Ustica? E' stato un missile. Chi succederà a Benedetto XVI? Un nuovo Pontefice. L'Inter vincerà di nuovo lo scudetto? Certo, perchè no: nel duemilamai. Come vedete non ho peli sulla lingua, non mi piego alle minacce e non temo le pallonate che mi colpiscono a tradimento. La vita del blogger è dura, ma io amo il rischio ed il pericolo. Cari lettori continuate pure a seguirmi con attenzione, le prepotenze fisiche e psicologiche sono il mio pane quotidiano. Boia chi rinvia di punta.
sabato 9 marzo 2013
Aggiungere link ed2k in una LAN
Tra i miei software p2p preferiti c'è sempre eMule, tanto che lo ho
adottato come client predefinito per il NAS e gli ho dedicato un eeeBox a
sua uso esclusivo. Se uTorrent lo preferisco per l'immediatezza con cui
è possibile scaricare alcuni nuovi prodotti, il muletto lo ho sempre
considerato come qualcosa di profondamente legato al file sharing. Mi va
di lasciarlo acceso (per sempre) anche quando non scarico. Ormai è
un'abitudine. Grazie al webserver lo gestisco come più mi aggrada sia da
fuori che da dentro la rete domestica. Qualche tempo fa trovai una
comodissima applicazione per Android (geted2k) che gestisce i link ed2k e
la parte del webserver, in maniera semplice, efficace, velocissima. La
classica cosa che una volta utilizzata non puoi più farne a meno. Già,
ma per pc? Qualcosa di simile? E' vero che usare il webserver è questione
di pochi attimi, ma se devo dirla tutta, trovo scomodo il dover aprire
la sessione per poter inserire i link. E non sempre utilizzo il pc su
cui sta il client in modo che da Firefox lo inserisca in automatico.
Ecco così un programmino datato udite udite 2004: ED2K-Linker 0.2
(caricato sul mio spazio hosting). E' semplicissimo: scaricate una copia
sul pc in cui è installato eMule ed una su tutti gli altri pc della
LAN, configurate il primo come server e gli altri come client. Una volta
messo l'IP fisso su cui lavorare, basta lanciare il programmino che
deve essere sempre attivo, ed il gioco è fatto. Ci sarebbe anche Oslogon
che ho trovato mentre scrivevo la recensione. Non l'ho provato, ma
dovrebbe fare più o meno le solite cose.
Stephen King - L'Occhio Del Male
Autore: Stephen King
Anno: 1984
Titolo originale: Thinner
Pagine: 278
Voto: 3/5
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Anno: 1984
Titolo originale: Thinner
Pagine: 278
Voto: 3/5
Pagina di Anobii
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Non è sicuramente il miglior King che abbia mai letto, ma è altrettanto certo che riesce a tenerti incollato alle pagine, nonostante (o grazie) al suo pregio / difetto di divagare e non proseguire sempre per la retta via. Una storia malata e macabra con il retrogusto di morale fiabesca (o di crostata alle fragole) in cui non esiste chiaramente un buono che si alterni al cattivo. Non c'è distinzione, non c'è destino certo, ci sono solo i fatti e questi sono reali anche se hanno basi fantasiose se non propriamente fantastiche. Zingari e maledizioni, un amico mafioso, la possibilità di poterla fare franca ed un finale che rende giustizia ad una serie di avvenimenti terribili quanto incredibili. Più breve di tanti altri romanzi dello stesso autore, la storia è inoltre incalzante e si svolge in maniera repentina. I capitoli scandiscono (un po' come in Tre Millimetri Al Giorno di Matheson) inesorabilmente la perdita di peso del protagonista in una rincorsa a ritroso. Un conto alla rovescia dei chili che svaniscono uno dietro l'altro, una legge del contrappasso al contrario, ancora più macchinosa e crudele. Un po' scontata la presentazione dei gitani e forse inutile la faccenda di Ginelli, non tanto nella presenza, quanto nella dinamica. Di sicuro non tra i più originali né nel genere né nella cesta dell'autore. Si legge velocemente, senza perdite di tempo. Chicca: scritto con lo pseudonimo di Richard Bachman, al suo interno troviamo un'autocitazione in cui parla della storia come "un romanzo di Stephen King".
venerdì 8 marzo 2013
Chinatown (1974)
Regia: Roman Polanski
Anno: 1974
Titolo originale: Chinatown
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.4)
Pagina di I Check Movies
Se si ha un debole per il genere noir e per Jack Nicholson (ma è mai stato giovane?), Chinatown potrebbe rappresentare una sorta di non plus ultra. L'anti eroe di stampo hard boiled vive al limite, è un detective cinico e solitario, tira avanti per il denaro è disilluso, ma di sicuro non corrotto e porta a compimento il proprio lavoro fino in fondo, mettendoci la faccia ed in questo caso anche il naso. Può sembrare un'osservazione da due soldi, ma l'amore per il dettaglio di Polanski non è per caso: esaspera il realismo e sporca un personaggio che così deve essere, così deve agire e così deve presentarsi. Anche se questo comporta un'imperfezione sul volto del protagonista, forse non sempre facile da digerire. A mio avviso il genio del regista sta anche in questo, ovvero nell'esaltazione di uno stereotipo. Se questo, già nel 1974.è un mausoleo per una certa Hollywood del passato, ringraziamo per l'arte e la maestria con cui riesce ad omaggiare una categoria forse terminata in maniera troppo repentina. Ne sentivano la mancanza quaranta anni fa, figuriamoci adesso. Polanski riesce inoltre nell'intento di creare un noir che è tra i migliori in assoluto e lo fa ad anni di distanza dalla culla stessa del genere. Non è da tutti, per niente. Mischia i più svariati temi caldi e li butta nel calderone, mescola ed ecco pronta la pozione: un ex poliziotto ora investigatore privato, il potere che corrompe, la polizia come cani da guardia, la sexy vedova, l'incesto (ok il polacco è un perverso pervertito), i valori da seguire e quelli da rinnegare... Ed eccoci a Chinatown, una scusa, soltanto uno sfondo, qualcosa per giustificare l'impedimento. Una sconfitta che si sente nell'aria fin dalle prime battute che danno il la ad una trama complessa, che si rivolta su se stessa e non ti lascia mai tranquillo. Un finale dal sapor di buco nero, che inghiotte la luce e la speranza. Crudo, amaro, disincantato. Se Gittes ha perso, chiunque abbia guardato il film, ha vinto.
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Jack O. Lyroid
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mercoledì 6 marzo 2013
Juventus 2 - Celtic 0
Il passaggio del turno poteva sembrare semplice e scontato, ma il calcio ci ha insegnato che è sempre bene rispettare l'avversario e che il pallone è tondo. Sulla carta, però nessun problema dopo la schiacciante vittoria dell'andata fuori casa, sebbene il lagnoso Marchegiani in telecronaca abbia più volte criticato il gioco dei bianconeri. Pur rispettando gli scozzesi Conte ha messo in campo una formazione di prova, con diverse seconde scelte: Marrone, Peluso, Padoin, Pogba (che non è titolare), Quagliarella e forse anche Matri (qui ci sono diverse correnti filosofiche discordanti). Nella ripresa abbiamo visto entrare anche Giaccherini ed Isla. Insomma forti di un vantaggio di tre reti, con un Campionato di Serie A non ancora deciso e senza voler dare punti di riferimento ai futuri avversari, direi che di pericoli ne abbiamo corsi ben pochi. Poi le reti della coppia d'attacco, con all'attivo pochi scorci di gara in comune. Un gioco intelligente e calmo, qualche schiaffo dato per far capire chi è che comanda ed il risultato messo di nuovo in cassaforte. Buffon che allunga la propria imbattibilità portandola a 490 minuti (ma i vari minuti di recupero del primo e del secondo tempo come si contano?) ed una Juve che vince per la quinta volta consecutiva, senza aver ancora perso in questo torneo. Insomma, ai quarti ci siamo ed inizio a credere che la Juve sia una di quelle squadre che nessuno vorrebbe incontrare. Certo, non è la più forte, ma non sempre i più forti passano ed il Milan potrebbe intanto bloccare l'avanzata spagnola. Per il resto arrivati a questi livelli c'è poco da sperare nei sorteggi.
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Jack O. Lyroid
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martedì 5 marzo 2013
Documentario su Sebastiano Montresor
Tra i fini di questo blog, come possiamo leggere nella pagina relativa ai contenuti, c'è quello di colmare un vuoto lasciato da p2pforum.it,
sito in cui oltre a bazzicare parecchio, mi impegnavo nella
divulgazione di opere legalmente e liberamente fruibili. Il progetto era
vasto, dalle molte sfaccettature, ed assai stimolante. Con il passare
del tempo, ho lasciato perdere: davvero troppo impegnativo da seguire
senza avere alle spalle una struttura come p2pforum. Se mi si presenta
però l'occasione, non mi tiro certo indietro, come ad esempio è capitato
nei casi di Carlo Menzinger o Marco Santini per i libri, di Lorenzo Monni per la musica e così via. Oggi ricevo un'email da parte di Locals Magazine: già il fatto che inizino con " Gentile Redazione di Vomito
Ergo Rum" me la fa prendere bene, e non possono non meritare la mia
attenzione. Magari hanno sbagliato mittente, ma a questo punto perché
deluderli? La loro è una rivista culturale online del Nord Est italiano
ed hanno prodotto un mini documentario sull'affascinante mondo delle
Location di Sebastiano Montresor e sull'essenza del cinema agricolo. Eh?
Che roba è? Io nella mia più completa ignoranza non ne ho davvero la
minima idea. Fortunatamente il video da loro creato (allegato a fine
articolo) è esplicativo e molto utile per farsi un'idea. E soprattutto
mi ritorna in mente vigasiosexploitation, nome che resta ben impresso
nella memoria [sic.]. A questo punto ecco alcune note su Montresor:
"Sebastiano Montresor è un regista della provincia di Verona attivo dal 2005. Si definisce un cineasta agricolo, in quanto mette in parallelo il suo cinema con l'agricoltura per il fatto di doversi arrangiare con quello che si ha.Ecco il documentario in questione:
Nel 2005 ha raggiunto la notorietà grazie a L'eredità di Caino, interpretato da un ancora sconosciuto Filippo Timi. In seguito ha prodotto VigasioSexploitation vol.1 e 2, cartolina trash per la sponsorizzazione del comune di Vigasio, e K smette di fumare, prima parte di un omaggio al fumetto italiano degli anni '60."
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