Pagine

sabato 16 marzo 2013

Rusty Il Selvaggio (1983)


Regia: Francis Ford Coppola
Anno: 1983
Titolo originale: Rumble fish
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.1)
Pagina di I Check Movies

Logico che non lo sia, ma per certi versi pare un sequel de I Ragazzi Della 56° Strada: stesso Francis Ford Coppola regista,  Dillon star giovanile nelle vesti del protagonista, storia basata su un romanzo della stessa Susan Hilton, stesso tema delle bande giovanili. Rivederlo a distanza di anni  però mi ha fatto l'effetto opposto della sua controparte: lo ho apprezzato di più. Forse, da più giovane, il fatto che fosse girato in bianco e nero (ad esclusione di alcune scene relative ai pesci combattenti, da cui il titolo originale dell'opera) non mi entusiasmò più di tanto ed anzi lo bollai come noioso e "vecchio". Non c'avevo capito una sega. La storia si svolge in una non meglio precisata cittadina USA (Tulsa come nel romanzo?) in un tempo non indicato con precisione (anni settanta?) ed il protagonista è Rusty James (Matt Dillon) un giovanissimo adolescente che pende dalle labbra e mitizza suo fratello (Mickey Rourke): "quello della moto". The Motorcycle boy, in lingua originale era una leggenda vivente nell'ambito delle bande cittadine, temuto e rispettato da tutti, idealizzato e seguito anche adesso che è tornato da un lungo viaggio in California con un bagagli di saggezza e tranquillità. Un anti eroe di circa 21 anni (con Rourke oltre i trenta), modello di condotta per una gioventù disadattata che sta mutando a causa delle droghe e dei "valori" che vanno scomparendo. Una storia ribelle, con ribelli come protagonisti immortalati da una fotografia altrettanto ribelle, intarsiata alle volte da effetti onirici o allucinogeni come il fumo o la nebbia che avvolgono inspiegabilmente alcune scene di forte impatto emotivo per i soggetti. La mancanza di colore (quello della bicicletta è daltonico e vede solo in bianco e nero) evidenzia lo squallore ed il degrado cittadino, mutevole appunto ed in cui i giorni di gloria del passato difficilmente potranno tornare. Quello della motocicletta è un portavoce scomodo di questa triste realtà, avvolgente come una gabbia e che non ti rende libero di nuotare nel fiume, senza dover combattere a tutti i costi. Una pellicola disillusa, nostalgica, a cui manca però un punto di svolta che la faccia innalzare a qualcosa di più di una "semplice storia di bande".

Nessun commento:

Posta un commento