venerdì 28 febbraio 2014

Lady In The Water (2006)


Regia: M. Night Shyamalan
Anno: 2006
Titolo originale: Lady In The Water
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (5.7)
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Non me ne vogliano i lettori di VER, ma questa più che una recensione sarà una lettera aperta a Funflus, il quale ha la colpa di avermi fortemente consigliato questo film. E' stato un patimento, fin da principio. Genere fantastico, tipo fiabesco, e già qui si parte male. Siamo ai limiti del fantasy inserito in chiave moderna. Quindi si continua male. Siamo anche nel territorio della favola pseudo orientale trasposta in maniera occidentale. A questo punto tutto è male. Non nascondo di averlo già infamato prima via sms ogni volta che interrompevo lo strazio, sia via telefono per farmi spiegare cosa è che avrebbe dovuto piacermi. Secondo lui è addirittura un quasi giallo in cui il bello scoprire il ruolo dei personaggi. Potrebbe anche essere se la trama avesse un senso e desse un ruolo importante a questi. Ma si parla di di difensore, guaritore, sodalizio, indovino... Roba così. Un po' tirati via e sapere chi è l'uno invece che l'altro ha importanza solo per un sterile Paul Giamatti che è il custode di un residence in stile Melrose Place. Abitato da personaggi strani e senza spessore. Un idiota, che poi sarà la chiave di volta della pellicola, si allena una parte sola del corpo e quindi ha un braccio muscoloso e l'altro da checca.  Un po' come la mia idea di farmi allungare la barba a dismisura e poi tagliarla solo da una parte. Una scemenza quindi. Il resto sono personaggi che hanno più il sapore di comparse che di soggetti effettivi. C'è il mostro che è un cane verde, e la nerf (non milf o nerd, ma proprio nerf) che sarebbe una ninfa il cui compito è allineare il mondo sulla giusta via. Ha lo sguardo ebete, e non si vede mai nuda. Annuncia ad uno scrittore, sfortunato di origini indiane (che è interpretato proprio dal regista), che il suo libro sarà di ispirazione ad un grandissimo leader. E gli dice pure che muore. Un po' come muore il cinema se si considera bella sta favoletta acerba.

E ora via da Whatsapp, ma siete scemi?

Quando iniziai ad usarlo non ero propriamente felice, visto che alla fine si tratta dell’ennesimo (già allora) sistema di messaggistica istantanea. Utilizzando (come anche ancora oggi) soprattutto Gtalk e Skype, avrei preferito che il popolo si fosse mosso maggiormente in una di queste direzioni. Poi vabbeh, una volta preso il via anche io ho iniziato a trovarmici abbastanza bene: ho fatto anche l’abbonamento per cinque anni, così mi tolgo il pensiero fino a luglio 2018. I gruppi e l’integrazione con i media da allegare li trovo buoni, così come il collegarsi direttamente alla tua SIM ed alla rubrica. Ma in questi giorni è successo qualcosa che ha sconvolto alcune persone: Facebook ha comprato (per 16 + 3 miliardi di dollari) tale applicazione. Boia, neanche vi avesse stuprato la mamma. Quindi i primi piagnistei, direttamente sui muri di FB del tipo “ommioddio, non userò mai più Whatsapp! Facebook lo ha comprato e la mia privacy è a rischio. A proposito caro, ecco la foto della serata di ieri mentre facevo la troia con tuo zio”. E vabbeh, ci siamo abituati a gente che scende in piazza con la maschera di V per Vendetta e poi pubblica ogni movimento al cesso proprio sui social network. La cosa ganza invece sono i blogger o i giornalisti di alcune testate che promuovo a titoloni una debacle di Whatsapp che non ha senso di esistere, sostenendo che ben 500mila utenti si siano già spostati altrove. Già, peccato che Whatsapp ne registri almeno un milione di nuovi ogni giorno. Ora ci manca che qualche scribacchino spinga, per chissà quale oscuro motivo, la gente ad utilizzare un altro servizio. Voi state male bimbi. La privacy… Per poi lasciare le nostre conversazioni ad altri servizi, o magari usare gli sms per contattare lo spaccino di fiducia. Ora che ho pagato per cinque anni, anche se ho speso molto meno rispetto a Zuckenberg, mi girerebbero le palle. Male che vada usate Gtalk o Skype no? O al limite la chat di FB....

giovedì 27 febbraio 2014

Trabzonspor 0 - Juventus 2

Stesso risultato dell'andata, ma partita totalmente differente. La pratica è stata archiviata fin dal primo minuto, l'atteggiamento in campo da parte dei bianconeri è stato subito positivo ed hanno voluto mettere le carte in tavola. Già molte occasioni prima della rete del solito Vidal, che chiude ogni speranza turca di veder ribaltato il risultato. Poi ancora Osvaldo con assist di un magnifico Giovinco, che come Tevez nella gara di Torino non segna, ma fa la morra cinese con Marchisio per il migliore in campo. Tutti in ottima forma, soprattutto psicologica, atteggiamento da campioni anche per le nostre seconde linee. Conte può anche avere la testa per lo scontro con il Milan tanto che toglie Pogba nel primo tempo per inserire Padoin e non sprecare quindi risorse utili alla causa. Da parte del Trabzonspor (l'ho pronunciato bene?) praticamente il nulla, nonostante la formazione offensiva. Merito nostro, ma anche differenza notevole tra le due. Peccato che alla prossima ci sia già uno scontro diretto con la Fiorentina, forse assieme al Napoli, la più forte della competizione, che ripeto sarebbe opportuno cercare di vincere.

mercoledì 26 febbraio 2014

La Migliore Offerta (2013)


Regia: Giuseppe Tornatore
Anno: 2013
Titolo originale: La migliore Offerta
Voto: 8/10
Pagina di IMDB (7.9)
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Tornatore, con un altro film in lingua inglese, dimostra ancora una volta di saperci fare. Di fare grande cinema, anche senza essere legato forzatamente al "suo" di cinema. E lo fa giocando con un thriller, che è anche espressione mutevole dell'animo umano. Se si conosce un minimo il regista, possiamo vedere quanto questa pellicola si discosti dal tradizionale autobiografismo regionale e si avvicini a generi più seguiti altrove, pur inserendo la sua firma, nascosta nel dettaglio. Difficile nascondere lo spoiler della trama, ma ci proverò: all'interno de La Migliore Offerta, sia analizzano due mondi distinti, ma uniti che convergono fino a toccarsi, fino a convivere. L'amore e l'arte, l'uno come malattia, accompagnato da una serie fobie, l'altra come espressione massima di questo amore. E non solo. Anche viceversa insomma. La passione e l'inganno sono facce sia del romantico innamorarsi sia della sublime ossessione artistica per gli oggetti, immortali. Ci pensa un ottimo Geoffrey Rush, che esplora entrambi i mondi, vestendo i panni di un ricco ed ambizioso collezionista, a metà tra il misogino e l'estremamente timido, tanto da non incrociare neanche lo sguardo del gentil sesso. Pochi i personaggi, tutti però complessi se visti nel diagramma del mistero. Un mistero che cresce sia nella trama sia nella psicologia dei soggetti in essa inseriti. La sensuale agorafobica ereditiera (Sylvia Hoeks) , il giovane inventore degno di confidenze (Jim Sturgess), l'amico e complice di una vita che si accontenta di nulla o quasi (Donald Sutherland). Un plot narrativo che culminerà con un colpo di scena, forse anche già annunciato, che lo spettatore spera di nascosto non possa esistere. Tornatore invece crea un vero e proprio falso d'autore, massima espressione artistica per simulare qualcosa. Anche dovesse trattarsi di amore o di amicizia. Però non è solo un discorso di trama e sceneggiatura. Esistono tante belle storie da raccontare e ciò che rende alcuni piccoli capolavori come tali, sta anche nel modo in cui vengono confezionati e girati. Un critico di cinema, anche di quelli falsi, può subito notare la fotografia, il montaggio, le musiche, le riprese, i primi piani e tutte quelle tecniche che assimiliamo mentre ci godiamo una grande pellicola. Arriviamo stanchi, sopraffatti quasi dalla necessità di avere spiegazioni, perchè siamo noi all'interno della storia, curiosi di veder svelato il finale a cui arriviamo con ritmi cadenzati dettati egregiamente. Assaporarlo, non è diverso da The Game di Fincher o I Soliti Sospetti di Singer, giusto per dare un minimo di idea, ma senza avvicinarlo troppo a questi due. Quindi: guardatelo, non perdete tempo in altro modo.

lunedì 24 febbraio 2014

9 Songs (2004)


Regia: Michael Winterbottom
Anno: 2004
Titolo originale: 9 Songs
Voto: 2/10
Pagina di IMDB (4.9)
Pagina di I Check Movies

Non sono contrario al porno, ma questo non è un film normale. E' un vero e proprio porno, mascherato da quasi porno. Scrivere la parola porno, farà di sicuro salire gli accessi a VER, ma non faccio nulla di male: se Michael Winterbottom non avesse voluto fare un porno, avrebbe girato un film con una qualche trama e lo avrebbe fatto durare più dei 66 minuti compresi titoli di coda. Se per sbaglio (non è stato il mio caso) avete intenzione di guardare la pellicola credendo tratti di un viaggio al Polo Sud o in cui parli di tracce musicali, vi sbagliate. E' solo un collage di spezzoni presenti su Youporn con Margo Stilley che fa i numeri e nel mezzo hanno inserito alcuni spezzoni di concerti al Brixton Accademy (dove vidi gli Skunk Anansie). Dei gruppi, per mia ignoranza musicale, ho riconosciuto solo Franz Ferdinand. Per il resto c'è la ragazza che scopa con la copia montenegrina di Salihamidzic (che comunque è bosniaco, ma si capisce). Non ci scopa e basta, gli fa un pompino, si fa legare, lui la lecca, insomma fanno tutto. Una volta prepara anche il caffè e per ben due volte legge parti di un libro (uno sul Polo Sud ed uno di racconti erotici). Tirano anche di coca e lui fuma un paio di sigarette. Ah, fa anche il bagno in mare e vanno sulla ruota a Londra. No, non pensate che tutte queste scene occupino molto spazio. Giusto sei minuti totali. Il resto è sesso. Da film porno. Quindi se cercate, porno, forse approderete qui su VER. Porno, porno, porno.


domenica 23 febbraio 2014

Juventus 1 - Torino 0

Le partite importanti sono altre, in tutti i sensi. Il derby di Torino l'ho visto con altri occhi, ma mi è sembrato estremamente noioso, di quelli che temi possano finire con un pareggio. Eppure i tiri e le occasioni (anche un rigore per i granata) ci sono stati. La Juventus non ha brillato, non so se per meriti degli avversari o per stanchezza accumulata. La risolve un grande, un grintoso, un condottiero, che attualmente veste anche i panni di capocannoniere del campionato, ovvero Tevez. L'importante, visto che la Roma riesce a tenere il passo, era mantenere le distanze, ed un'altra è andata. Restiamo a sei punti virtuali sopra, ma inizio a vedere questo distacco non così siderale come mi era sembrato in passato. Di gare ce ne sono ancora molte, e mentre tutti sono obbligati a salutare la capolista è bene restare attenti e concentrati su tutti gli obiettivi. Trentottesima partita a fila in cui segniamo appena una rete e ritorniamo a non subire gol dopo diverse partite. Avanti così, guadando alle prossime, che semplici non sono.

sabato 22 febbraio 2014

Prisoners (2013)


Regia: Denis Villeneuve
Anno: 2013
Titolo originale: Prisoners
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (8.1)
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E' fatto bene, dura un sacco di tempo, ma le ore passano piacevolmente. Poteva essere la solita storia con il mostro, ed infatti è così, che rapisce i bambini eppure la ricerca ed i tenui colpi di scena risultano ben costruiti sebbene non proprio avvincenti. Un paio di false piste che condurranno poi al classico lieto fine, ma la fotografia, i modi ed tempi risultano quelli giusti. Grandi i volti sia di Hugh Jackman, nei panni di un inedito burbero ed angosciato padre, sia quello di Jake Gyllenhaal nella parte dell'investigatore ai limiti del noir. La pellicola riesce a sottolineare la disperazione che porta un uomo a torturare colui che crede sia un aguzzino colpevole. D'altra parte in quella situazione non si va tanto per il sottile, eppure l'accento morale non mi ha preso molto. Forse non è ben posto, ma alla fine del povero tonto del paese non sembrare importare molto ai fini del film. La caccia al mostro è invece più interessante visto che ci si sofferma molto sull'impossibilità di raccogliere informazioni o confessioni utili. Insomma, ci si trova ad un bivio: o parla con le buone o parla con le cattive. Ma se uno non ha niente da dire o non lo vuole dire è possibile anche che non lo dica. Abbiamo quindi un thriller sulla natura umana, che si preoccupa di mettere sul cammino verso la verità alcuni trabocchetti spesso non presenti in altre sceneggiature. Un po' deboluccio il finale e la conclusione non è aperta, il fischietto lo sentiremmo anche con l'audio muto. L'unico peccato è che la bambine hanno una parte irrisoria, non possiamo neanche affezionarci a loro, così da tifare spasmodicamente per il loro ritrovo. Poi alcune forzature come la neretta che scappa e la "zia" che si fa sgamare dal detective abbassano un po' l'importanza della trama. Inseriti in un contesto molto lungo ed in una cadenza tutt'altro che frettolosa, possiamo anche mettere da parte tali forzature o la poco originalità del plot, che si fa seguire senza risultare pesante. Neanche nelle scene che dovrebbero essere più crude.Ma Jackman non è esageratamente macho, ed anzi interpreta la parte alla perfezione dando un volto umano al dramma. Ottima prima vera prova del regista canadese, che potrebbe mostrarsi molto interessante in futuro.

The Counselor - Il Procuratore (2013)


Regia: Ridley Scott
Anno: 2013
Titolo originale: The Counselor
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (5.5)
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Se nella copertina di un film vedi che la regia è di Ridley Scott e che il cast è composto da Brad Pitt, Cameron Diaz e Penelope Cruz ti aspetti qualcosa di diverso. Invece mano a mano che prosegui con la visione ti accorgi che le tue aspettative vengono deluse. Lentamente, non fin da subito: la trama macchinosa sembra costruita a reparti stagni e non risulta semplice nonostante possa esserlo. Molte scene sembrano messe lì per arrivare chissà dove, ma poi si bloccano e si comincia da capo. I personaggi non hanno lo spessore che ti immagini possa venir fuori una volta presentati. Ci sono dialoghi che presi singolarmente potrebbero essere memorabili, ma non decollano mai se studiati nell'insieme. Si capisce, ed è tangibile, il lavoro che ci sta dietro, ma è un po' come quando il ragazzetto alla scuola media si impegna tanto per studiare, ma dopo esce a giocare al campetto e lascia qualcosa di incompleto. L'interrogazione del giorno dopo risulterà un po' acerba. Le basi ci sono e stuzzicano l'intelletto: il traffico di droga, i cartelli, gli avidi che vogliono fare il colpaccio. Tutto però un po' troppo pilotato, tanto che lo spettatore si aspetta già la mossa successiva. Il calderone resta affascinante e non da buttare o da etichettare subito come brutto, è sicuro però che si vuole qualcosa di più profondo, di più immortale. Ed è proprio la mancanza di un collegamento ben fatto tra le varie scene ed i dialoghi pomposi, che si nota. Difficile ricordarsi di questa pellicola, conoscendo attori e regista. Fosse stato costruito con altri ingredienti forse anche io lo avrei visto con occhi differenti. Così costruito era necessario avere molti concetti e poca azione, ma è stato un fischio. Confusionario peraltro visto che l'azione un po' deve girare, ma è inserita a discapito di una visione totale dell'insieme. Non aspettatevi niente, le operazioni rischiose, possono venire annientate da dialoghi sopra le righe che non sono in simbiosi con la trama.

venerdì 21 febbraio 2014

Solo Dio Perdona (2013)


Regia: Nicolas Winding Refn
Anno: 2013
Titolo originale: Only God Forgives
Voto: 3/10
Pagina di IMDB (5.8)
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L'ego di alcuni registi è talmente smisurato che sono convinti di partorire un capolavoro semplicemente facendosi una sega. E Refn si adopera in un puro esercizio stilistico talmente noioso che nonostante la durata simile ad un cortometraggio riesce a farci pregare affinchè la fine giunga veloce ed indolore. Non abbiate paura di dire che anche a voi non è piaciuto. Alcuni telespettatore snob cercheranno di inventarsi una qualche lettura ermetica da scovare chissà dove e chissà quando. Dove risiederebbe la magia della pellicola? Nei filtri verdi rossi ed azzurri? Nei lunghi silenzi e nei dialoghi ridotti all'osso? Nelle lunghe inquadrature sui muti sguardi forzati dei protagonisti o sull'indugiare nel mostrarci le mani? Bah, tutta roba già vista altrove e che non necessita di essere ripetuta per narrare una trama priva di pathos, in cui la morale va cercata con un lumicino da notte. Violenza priva di senso che vede un poliziotto tailandese fai da te, giustiziere dell'ultim'ora impegnato in una faida da due soldi con un idiota americano che fa lo spacciatore. Potete sprecare fiumi di parole per inseguire un tecnicismo fine a se stesso e compiacervi di quanto sia particolare e sui generis, ma il succo di fondo è che il film fa schifo. Lasciate da parte i percorsi spirituali e la metafisica quindi, bollatelo per ciò che vi resta finiti i novanta minuti senza recupero: un sonnifero illegale.

giovedì 20 febbraio 2014

Denon AVR-X 1000

Il mio buon vecchio Onkyo non ce l'ha fatta. Dopo i tristi funerali tenuti in forma privata ho pensato subito ad un sostituto. Ho deciso di cambiare famiglia restando sui giapponesi, ma questa volta di casa Denon. Non che mi sia mai trovato male con gli Onkyo (fino al momento del disastro si intende), però il mio cuore mi diceva di cambiare. Se dovesse andar male anche con questo, magari finita la garanzia, sono sculato da morire. Dopo tre anni di utilizzo sono riuscito a tarare le mie esigenze, ed ho così potuto puntare ad un prodotto dalle caratteristiche simili, pur senza rinunciare a ciò che maggiormente mi interessava. Niente zona 2 da controllare, 5 canali invece che 7, e una gamma di uscite digitali giusta per le mie esigenze senza averne troppe analogiche. Con gli anni i prodotti si evolvono, o meglio fingono di farlo, e determinate caratteristiche come la rete DLNA ed il supporto al FLAC sono disponibili quasi sempre. Così come i terminali a vite per i diffusori, la lettura di memorie esterne e la potenza di 120w per canale. Le caratteristiche tecniche in dotazione sono adatte all'uso di tutti i giorni e in un breve lasso di tempo di prova ho potuto notare che qualitativamente parlando, l'ascolto musicale è più pulito. Senza dubbio devo questo ad una migliore calibratura con Audissey in una stanza che si presenta più silenziosa rispetto al passato, soprattutto per quanto riguarda l'insonorizzazione. Ho calibrato cinque punti di ascolto su otto disponibili, mentre la scorsa volta non feci tutta questa attenzione. Si parla comunque di prove di ascolto veloci. Sul fronte audio video non noto nessun cambiamento in meglio o in peggio, solo un suono più chiuso e meno aperto. La semplicità invece della fruizione delle opzioni ed il passaggio da un device all'altro è un'altra storia. Minori ammennicoli per una gestione, soprattutto da telecomando più intuitiva. Passare dal direct ai vari preset selezionabili è immediato, così come le opzioni che memorizzano i dispositivi e l'uso che ne facciamo. Oggi sono solo tre gli oggetti che ci collego: PS4, PC e MySky, ma accedere subito al media server o a Spotify è una goduria. Il setup sono riuscito a farlo in fase di collegamento. Il display ha le scritte azzurre, decisamente più moderne, e presenti anche nel modello nero così come il MultiEQ XT e le ottime informazioni sull'input del segnale ed il reale selezionato sulla macchina. Insomma ci si risiamo, riascolto musica e riascolto gli effetti dei BD o dei film di Sky.

Juventus 2 - Trabzonspor 0

Formazione. Non ci vedo niente di male nell'aver utilizzato questi giocatori di tutto rispetto per una gara casalinga contro i turchi dal nome impronunciabile. Escluso Buffon, erano gli uomini che avrei mandato in campo anche io, non per mancanza di rispetto per gli avversari, ma proprio per fiducia nel mio organico. Il turn over è sacrosanto, il campionato è ancora da vincere e la prossima abbiamo il derby, inoltre molti giocatori smaniano di giocare e di mettersi in mostra. Giusto dare la possibilità a tutti di dimostrare il proprio valore. Fame. Il primo tempo è stata una cosa, il secondo un'altra. Non credo per la mancanza di intenti e la voglia di portare a casa il risultato, ma troppo spesso ci siamo ritrovati con il batticuore a sperare che non ci pungessero. Le diverse occasioni mancate sarebbero risultate inutile (lo sono sempre a dire il vero) ed annullate se i turchi avessero indovinato un tiro in porta e pareggiato.Non che ci fosse un senso di appagamento dopo il gol di Osvaldo, ma neanche è stata tirata fuori la rabbia necessaria a chiudere la partita in tempo. Risultato. Giusto il doppio vantaggio, ma che brividi fino alla rete di Pogba. Rimanere a reti inviolate era importante, così come concederci un vantaggio per la trasferta. Purtroppo in Europa soffriamo, sebbene la squadra avversaria fosse da fascia bassa del nostro campionato. Tevez. Non segna, ma chi se ne frega? A mio avviso il migliore in campo.

lunedì 17 febbraio 2014

Lo Chiamavano Trinità... (1970)


Regia: E. B. Clucher
Anno: 1970
Titolo originale: Lo Chiamavano Trinità...
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.4)
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Giusto due sere fa durante discorsi tra amici è venuto fuori questo titolo. Storico, solido, immutabile. Non potevo far altro che rispolverarlo e godermelo. Enzo Barboni ha creato un mito indissolubile nel tempo fondendo lo spaghetti western con la commedia a tratti comica. I due personaggi principali (Trinità / Terence Hill e Bambino / Bud Spencer) incarnano omaggi al cinema in voga in quegli anni, ridicolizzando e stereotipando al tempo stesso le figure eroiche dei pistoleri e dei banditi. La salsa però è talmente complessa che risulterebbe riduttivo etichettare l'opera come una una commedia umoristica fine a se stessa. La parodia comica è elegante nella costruzione dei soggetti in questione, che si tratti di quelli principali o dei secondari. La mano destra di Dio è il non plus ultra dei caw boy: veloce all'inverosimile con la pistola in mano ed astuto, ma anche sudicio, svogliato e fannullone. Il suo senso di giustizia lo rende un eroe puro e buono, quanto il mastodontico e possente Bambino che è bonario, calmo e riflessivo nonostante il cervello non regga il passo con quello del fratello. I due sono una coppia irresistibile e trovano a scontrarsi, quasi loro malgrado, con i più meschini Maggiore Harriman (Farley Granger) e Mezcal (Remo Capitani) che incarnano due tipi differenti di violenza: quella borghese e truffaldina e quella spietata e prepotente. Nel mezzo la comunità pacifica ed indifesa, che necessita di protezione. Dialoghi perfetti e non troppo di spessore, leggeri più degli sguardi e delle espressioni che si leggono sui volti. Colonna sonora (Franco Micalizzi) strepitosa tanto che pure Tarantino omaggia in Django Unchained. Imperdibile ed assoluto.

Bruce Sterling - Isole Nella Rete


Autore: Bruce Sterling
Anno: 1988
Titolo originale: Islands In The Net
Voto: 3/5
Pagine: 445
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Trama del libro e quarta di copertina:

Siamo nel futuro prossimo venturo. Il mondo è dominato dalle multinazionali e dalla Rete, un complesso sistema telematico che gestisce tutte le informazioni ed è il perno dell'economia e della politica globale. In un mondo sostanzialmente privo di grandi conflitti, s'inserisce la presenza apparentemente anomala dei covi-dati, banche di informazioni pirata. In questo scenario, nel bel mezzo di un convegno organizzato da una grande multinazionale per stabilire per la prima volta una sorta di armistizio con i pirati telematici, un attacco terroristico omicida mette in discussione non solo quel "patto" strategico che si stava tentando di stipulare, ma l'intero equilibrio mondiale. Ma Laura Webster, coraggiosa ed intraprendente eroina del libro, è decisa a rintracciare i responsabili dell'assassinio; farà un viaggio che la porterà a toccare con mano la cruda realtà nascosta in quel futuribile mondo. Bruce Sterling ha costruito un romanzo avvincente e stimolante, con una struttura narrativa di grande efficacia e plausibilità. Con il passo concitato del thriller, Sterling compie il miracolo di mostrarci un mondo verosimile ed utopistico nello stesso tempo, dove mette in dubbio che la telematica possa davvero costruire una società più libera e a misura d'individuo. Un grande romanzo che ha edificato il mito letterario di questo fine secolo.

Commento personale e recensione:

Questo è il libro che mi ha fatto impegnare più tempo in assoluto prima di essere finito. Lo iniziai un paio di volte al liceo ed un altro negli anni passati. Poi a gennaio mi ci sono rimesso sotto e finalmente eccoci qua. Perchè tutta questa fatica? Perchè Sterling ha scritto qualcosa di molto attuale, parlando di multinazionali e soprattutto di Rete. Leggerlo proprio mentre questa veniva creata e cresceva nella realtà non ha certo aiutato. Lo ha scritto nel 1988 ed il periodo migliore per poterlo leggere era proprio quello secondo me. Anche perchè il libro è bello, incalzante, originale, suggestivo e molto intelligente. Eppure leggerlo ora sembra un'ucronia non troppo ben riuscita. Per assaporarlo pienamente quindi dobbiamo fingere di trovarci in una bolla senza tempo ed andare a vanti. rete, pirati, terroristi, un mondo quasi utopico dove tutto sembra andare quasi per il verso giusto ed uno Sterling che devia la sua marcia un tantino verso destra. L'autore è notoriamente politicizzato in gran parte dei suoi libri, e d'accordo o no con la sua visione, è un dato di fatto ed a mio avviso anche un bene. Qui sembra quasi ritrattare, o comunque prende atto che esistano (o esisteranno) altri punti di vista. Non ci sono un male ed un bene che siano definiti, perchè la Rete ha i suoi lati negativi ed ombrosi così come ne ha di positivi e che portano benefici. La visione post capitalista che ci offre è a 360 gradi e l'America resta un faro, forse ad intermittenza, che spiazza un po'. A tratti purtroppo risulta noioso e si perde il filo per dare spazio alle spiegazioni sociali di Sterling che sembra mettere le mani avanti per un qualcosa che si muove in quella direzione tanto odiata in passato. Le visioni future risultano troppo attuali ed accomodate alla trama del romanzo, che nonostante tutto a mio avviso merita di essere letto ed apprezzato.

Spartacus - Sangue E Sabbia [Stagione 1]


Anno: 2010
Stagione: 1
Titolo originale: Spartacus: Blood And Sand
Numero episodi: 13

Ho iniziato con lo spin off che fa da prequel che era molto più crudo, violento e secondo me anche fatto meglio dal punto di vista degli effetti speciali e del montaggio. Certo è che questa serie originale, tratta le gesta di Spartacus, mentre prima avevamo una semplice introduzione della scuola, dei lanisti e di alcuni campioni dell'arena. Più o meno la storia la conosciamo tutti, anche se credo la maggior parte di noi non conoscano le vicende in maniera tanto approfondita da capire ciò che è romanzato e ciò che non lo è. Io sono tra la schiera di ignoranti che si limita a conoscere Spartacus come quello schiavo che tanti anni fa fece una rivolta e poi causò la crocifissione di un numero spropositato di uomini da Roma fino in giù. Forse fino a Capua, città in cui è ambientata la seria. Insomma gli fecero il culo quadro, ma di sicuro alzò un bel polverone. Qui però si parla di televisione, in cui gli attori hanno i denti bianchi, la barbetta ed i capelli sempre curati e le cicatrici guariscono abbastanza velocemente. Se vi interessa un documentario History Channel sarà più adatto. La parte degli scontri e dell'arena è conclusa visto che l'ultima puntata termina (spoiler) con la rivolta, in cui ogni vittima fa fuori il proprio nemico. Come serie indubbiamente ti prende ed essendo meno pornografica rispetto al prequel può garantirsi anche un pubblico più ampio. Tanto più che i fiumi di sangue e gli arti mozzati qui sono molto visibili come effetti computerizzati. La storia non essendo conclusa fa sì che proseguire con le serie successive sia d'obbligo.

domenica 16 febbraio 2014

Juventus 3 - Chievo 1

La sfortuna vuole che abbia registrato la partita sbagliata, quindi non l'ho vista. Solo le azioni salienti. Inutile arrivare indenne a casa (non conoscendo il risultato) per godersi in nottata la partita e poi scoprire che non puoi farlo. Non ho saputo aspettare le repliche, visto il disagio, quindi eccoci qui. O meglio, eccoci ancora qui primi in classifica a maltrattare ogni avversario. Eurogol di Asamoah, ritorno alla rete di Marchisio e decimo in campionato di Llorente. Leggo poi da Facebook che giocava Giovinco ed è stato fischiato. Oh bimbi via, siamo primi ad anni luce, facciamo una valanga di gol a partita e i nostri avversari non esistono. Ma che cazzo ve ne frega di fischiarlo? E per cosa poi? Certe cose restano un mistero, un po' come il modo stupido di subire reti. Vabbeh non si può volere tutto dalla vita ed in questo periodo mettere da parte altri tre punti conta davvero tanto. Salutate la capolista. Su è tardi devo andare, salutatela, voglio fidarmi.

Ed ecco anche Elena

Altra creatura del fondo in pronta consegna. E' arrivata Elena da mamma Roby Ro' e da babbo Ikkio. Si è fatta attendere un po', ma questa mattina presto è divenuta una di noi, e domani andrò a vederla. In anteprima posso dire che ha una bella cesta di capelli neri e son cose che comunque commuovono. Già già, ci pensi sempre, ma non te le immagini fino a che non capitano. Deh deh con Ikkio tra le tante cose s'è preso un'acquata immane a Sassetta d'estate, ci siamo persi a Rosignano e pure al mercato coperto, quindi fa un po' strano che ora è babbo, ma funziona così. Squama docet. Per fortuna c'è la mamma ehheh. Ad ogni modo ancora congratulazioni e felicitazioni ad entrambi i genitori che si uniscono alla già nutrita schiera di fondisti impegnati con i bambini. D'ora in poi un Ikkio diverso, maturo, che dovrà per prima cosa rendere ufficialmente juventina la piccola Elena, prima che passi nelle mani nemiche degli aquilotti laziali. Una bimbina così tenera ed innocente sarebbe sprecata altrove. Auguri ancora.

Vicini Del Terzo Tipo (2012)


Regia: Akiva Schaffer
Anno: 2012
Titolo originale: The Watch
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (5.7)
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Ben Stiller è un po' invecchiato, e questo lo porta ad essere il leader nel cast composto anche da Vince Vaughn, Jonah Hill e Richard Ayoade. Quest'ultimo già visto nella seria tv The IT Crowd e rimasto uguale identico, assieme a Hill è l'unica novità interessante della pellicola. Il capo, invece risulta antipatico, troppo volutamente debole, troppo volutamente colpo di difetti. Vaughn invece c'è, non c'è, non si sa che faccia. Il film in sè non è da buttare, perchè alcuni sorrisi non puoi non farli, ma la parodia è generica, nulla di specifico con una mezza commedia fantascientifica che risulta anche fin troppo lunga e spezzettata. Cambi improvvisi di registro, situazioni aggiunte per non meglio specificati motivi e dialoghi solo in parte divertenti. Tra tutti il migliore a mio avviso è il personaggio interpretato da Hill, anche se non è originale. Qualche buon effetto speciale salva la pellicola dall'oblio, ma ingrana davvero lentamente. Ciò che non mi è piaciuto in assoluto è Stiller, non solo il suo personaggio. Alla fine se la sceneggiatura non è dei massimi livelli devi ingoiare il rospo, ma lui si limita a fare la faccia da serio, poi quella stupita, poi quella stupida. E ti accorgi che siamo lontani anni luce da Zoolander anche espressivamente.Concludiamo dicendo che non è il peggior film comico (?) mai visto, anzi la lista di chi sta dietro è lunga, solo che risulta qualcosa di già visto, troppo lungo, alle volte senza senso. Piacevole però se avete amici a casa senza pretese e alcuni pacchetti di popcorn.

giovedì 13 febbraio 2014

Closer (2004)


Regia: Mike Nichols
Anno: 2004
Titolo originale: Closer
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.3)
Pagina di I Check Movies
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Closer è un gran bel film. Di quelli teatrali, in cui la trama è coinvolgente, pilotata da solo quattro volti. Il cast è superbo e vede impegnati Julia Roberts, Clive Owen e due tra i miei preferiti: Jude Law e Natalie Portman di cui sono innamorato (lotta con Ellen Page). In una pellicola spesso si commette l'errore di basarsi solo ed esclusivamente sulla trama, ma qui è semplice rimanere estasiati anche dal modo in cui la storia si evolve ed è raccontata, nonchè dai temi che Mike Nichols sceglie di evidenziare nei rapporti di coppia. Riesce ad includere tutto (molto): dall'incontro romantico ed atipico alla separazione brusca e dolorosa, senza tralasciare tutto ciò che sta in mezzo. Che si tratti di sincerità, invidia, sesso, infedeltà, rabbia, desiderio incondizionato, perdono, pena, disillusione, capriccio o menzogna poco importa. C'è ed è studiato bene. Le questioni sollevate ci hanno ronzato in testa decine di volte e non hanno mai una risposta chiara e definitiva. E' meglio sapere di un tradimento e quindi idolatrare la sincerità a tutti i costi minando la fiducia reciproca, oppure vivere nel dubbio, tormentoso, ma incerto, e proseguire quindi nell'amare chi ci sta vicino? Quanto l'atto sessuale (raccontato nel film, ma mai visto, neanche una scena di nudo) è importante in una coppia e quanto incide un'infedeltà meramente fisica su di un sentimento elevato come l'amore? I dialoghi sono sempre azzeccati e stuzzicano la mente dello spettatore ponendo questi ed altri quesiti in maniera implicita, azzardando anche concetti scabrosi e crudi, senza però rendere il tutto anche minimamente volgare. E' decisamente realista, senza veli di sorta o giri di parole, costringendo gli attori a soffrire, esternare i propri sensi di colpa, annunciare verità scomode e deleterie. La sincerità idealizzata, vista come apice del successo di un rapporto di coppia, è stroncata se l'amore è malato in partenza e non basta da sola a salvare l'irreparabile. Il romanticismo del colpo di fulmine trova un degno avversario se deve scontrarsi con la gelosia e la fiducia, ferrea solo e soltanto se alimentata  da prove tangibili. E' possibile fidarsi di chi si ama, senza forzare la verità? E' meglio sapere? O sperare? Quanto puoi conoscere la persona di cui ti innamori a prima vista? E quanto ameresti chi ha tradito fin dal primo incontro? L'analisi che Nichols fa è talmente profonda e ben strutturata che ogni personaggio risulta vivo, meschino, adorabile, vigliacco e anche totalmente innamorato. Il giudizio spetta solo a noi, ma siamo talmente coinvolti che alla fine ci prende per il culo. Cosa avremmo pensato di Alice se avessimo saputo che fin dall'inizio era Jane?

martedì 11 febbraio 2014

Flappy Bird

Non potevo non parlarne anche io. E' un po' la droga del momento e poichè il suo sviluppatore ha deciso di toglierlo dagli store ufficiali è divenuto oggetto di desiderio di molti. C'è addirittura chi ha messo su eBay (adesso è stato rimosso) un iPhone 5s con il gioco caricato in memoria alla modica cifra di cento mila dollari. Roba da matti, se consideriamo che per gli utenti Android, anche se non disponibile nel Play Store  , è possibile scaricare l'apk e installarlo con un semplice file manager. Cosa ha di tanto ganzo questo giochi dalla grafica vintage ad 8 bit? Il fatto di essere veramente difficile e che sia semplice sbagliare e morire. Per alcuni è diventato davvero una mania. Io ne sono quasi immune, ma passarci qualche minuto è divertente. Non sono un campione, attualmente il mio punteggio massimo è di 21 come potete vedere dalle statistiche dell'account di Google+ (Jack O. Lyroid). Esiste ovviamente il trucco per aumentare la propria posizione in classifica, ma non è tanto utile poichè aumenta solo il punteggio massimo raggiunto, facilmente smascherabile. In pratica, avendo i permessi di root sul proprio smartphone, possiamo modificare il valore del nostro record. Non ha una grande valenza quindi se giochiamo e mostriamo le nostre statistiche giornaliere e settimanali. Ad ogni modo per chi volesse giocarci, ma non ha fatto in tempo a scaricarlo dal Play Store ecco il link:

Flappy Bird.apk

Buon divertimento e non lanciate il vostro telefono contro il muro per la rabbia.

domenica 9 febbraio 2014

Hellas Verona 2 -Juventus 2

Le partite finiscono al novantesimo, o anche più in là. Quindi se cala l'attenzione e si pecca di presunzione credendo di aver già acquisito il risultato, non si va lontano. Ok, lontano ci siamo già, a sei lunghezze virtuali dalla seconda, quindi inciampare ogni tanto è normale. Non sono tra quei tifosi incontentabili che vorrebbero veder finire tutte le partite quattro a zero, resto quindi fiducioso del cammino a marce forzate dei bianconeri. Fa però specie essere rimontati da una squadra che, diamoci la verità, non è irresistibile. Nel girone di ritorno siamo già a due pareggi, non è certo la fine del mondo, c'è chi ancora non ha vinto. Essere lassù e guardare tutti dall'alto in basso per i nervi può essere deleterio perchè devi riuscire a soppesare i tuoi limiti e avere meno disattenzioni possibili. Il primo tempo è stato a senso unico, ed il secondo pure, ma a parti invertite. Poteva anche andare peggio se fossero stati fischiati i due tocchi di mano in area (io arbitro avrei assegnato due calci di rigore) eppure il carattere non è venuto fuori (questa volta) quando serviva. Peccato per gli inseguitori che non hanno saputo approfittare e devono limitarsi a salutare la capolista.

venerdì 7 febbraio 2014

Kick-Ass 2 (2013)


Regia: Jeff Wadlow
Anno: 2013
Titolo originale: Kick-Ass 2
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (6.8)
Pagina di I Check Movies
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 Di solito il secondo è peggio del primo, e qui si conferma la regola. Il primo è stato, almeno per me, un vero e proprio successo, sotto molti punti di vista. Qui si parte un po’ svantaggiati perché manca l’originalità e la freschezza. O meglio, adesso sai cosa aspettarti dall’odioso (ma ultra fisicato) Aaron Johnson e dalla frizzante Chloe Moretz. Sai che la storia è realistica e fantastica al tempo stesso, molto atipica per dei super eroi. Siamo sempre a metà tra la commedia irriverente che tocca quasi la parodia (occhio, non lo è) e la storia drammatica con tanta azione e sentimenti. Quindi per certi versi risulta obbligatoriamente meno genuino del primo, ma continua a tenerne alto il nome. Alcuni passaggi sono un po’ troppo forzati, ma non ci fa mai scordare la realtà dei fatti: puoi anche morire. Ed a quel punto il gioco finisce. I riflettori sono puntati un po’ di più su Hit Girl piuttosto che su Kick-Ass perché la vera perla è lei (anche come attrice): destabilizzata mentalmente e dall’infanzia rubata riesce a tenere testa a chiunque. Il suo “Robin” è più arrendevole, non per questo però da rilegare ai margini, anzi tutto l’odio dei super cattivi è concentrato su di lui, suo malgrado. Resta la violenza, l’azione, il sangue che scorre a fiumi e quella parte non politicamente corretta che piace e che non è poi così malvagia. Anzi, fa proprio del bene. Così come lo fa un inedito Jim Carrey mascherato e lontano dalle smorfie che lo hanno reso celebre. Una chicca che innalza di sicuro il valore della pellicola, tenuto alto anche dalla colonna sonora (la prima mi è piaciuta di più) e dai dialoghi. Tutti, quelli seri, quelli seriosi e quelli stupidi. Da prendere come esempio per un sequel ben riuscito.

Il giovane Onkyo e le sue disavventure

Questo titolo andrebbe benissimo per una storia del maestro Miyazaki, purtroppo invece si tratta di fatti realmente accaduti. Più che un cartone animato siamo in pieno ambito horror. Il dramma ha inizio ieri sera, quando tornato a casa decido di guardarmi il bluray di Batman Forever. Accendo la PS4, e l’Onkyo parte in automatico, così ha inizio il film. Immagini ok, ma niente audio. Alcune volte posso sbagliare a scegliere il device, invece la selezione era stata corretta. Cambio ed accendo MySky. Niente, il silenzio. Acuto e silenzioso silenzio. Inizio a tremare. Provo il pc. Ancora nulla, sempre silenzio. Faccio anche un colpo di tosse, sperando magari di essere rimasto sordo. Quello lo sento e rabbrividisco ancora di più. Paura. Passano attimi di completa immobilità ad altri più confusionari di cui ho poca memoria. Compio una decina di prove simultaneamente. Mi accorgo che anche il collegamento internet del sintoamplificatore non va. Ok spengo tutto e riaccendo. Staccando proprio la spina. Lessi da qualche parte, forse nel manuale delle giovani marmotte, che potrebbe funzionare. In alcune notti di luna piena. Ma ieri le nubi della sfortuna stavano volteggiando su Home 2.0 quindi non ha funzionato. Mi leggo anche tutto il manuale, ma tra le problematiche non è prevista una in cui l’Onkyo non faccia uscire il suono se tutto è bellamente collegato. Mi premuro quindi che sia così. Stacco e riattacco. Non una sola volta, dieci, cento, mille. Non esce una sega di suono se non quello che parte dal mio io più nascosto e mi arriva alla gola, colmo di bile per poi esplodermi nel cranio. Neanche ho la possibilità di andare a letto e dormire tranquillo. Oggi va già meglio, sono passate circa ventiquattro ore. Non sarò mai più quello di prima. Questa sera è da un amico che potrebbe studiarlo un po’. Se non funziona lunedì ho appuntamento a Follonica da chi potrebbe dargli un’occhiata e sistemarlo. Altrimenti Firenze, al centro assistenza. E chissà per quanto lontano da me. Sostituirlo con un pari livello sarà economicamente dura, speriamo di non doverlo fare. Speriamo che il sequel sia a lieto fine, con l’eroe che stupra la Sfortuna e Onkyo bello che si accomoda felicemente al suo posto.

mercoledì 5 febbraio 2014

The Expatriate (2012)


Regia: Philipp Stolzl
Anno: 2012
Titolo originale: Erased
Voto: 3/10
Pagina di IMDB (6.1)
Pagina di I Check Movies

Ero indeciso sul voto da dargli. Ho scelto di non andare sul 4 perché risulta come qualcosa di piatto, del tipo che se vuoi punire un film magari gli dai un bel 4 e tutti zitti. Però non è neanche giusto dare un voto, anche se meritato, che hai già usato altre volte per giudicarne male altri. Ecco così che ho avuto la geniale idea di dargli un 3 tondo tondo. Quando vedi qualcosa e ti dà arrivano decine di deja vu il senso di nausea è grosso. Sai già di aver scelto il titolo sbagliato, ma vuoi comunque arrivare alla fine. Che fatica però. Ex agente della CIA, fregato ed inserito in un complotto. Figlia fichetta imbronciata con lui perché trasferiti in Belgio (famoso per cioccolatini e pedofili). Lei viene rapita, perché tra tutti giocano a chi è più idiota, ma lui dopo 2,5 colpi di scena fa fuori i cattivi e vissero felici e contanti. Quindi trama ridicola, personaggi goffi e prevedibili, situazioni già viste più e più volte. E non è che più si va avanti e più piace. Direi sempre peggio. Non so cosa aggiungere in più ma sono cento minuti di assoluti scopiazzamenti, un po’ di azione, sparatorie, due cazzotti tirati a modo e festa finita. Scegliete qualcosa di diverso se vi capita questo tra le mani.

martedì 4 febbraio 2014

FuturManders presto nelle librerie

“avanti Jollymen, andiamo”
Diversi mesi fa venne fuori pubblicamente per la prima volta il titolo del mio libro: FuturManders. Adesso ci siamo e finalmente i primi editori si sono decisi a promettermi un’imminente pubblicazione. Dovranno solo correggere qualche errore grammaticale e di battitura, non rileggo praticamente mai cosa scrivo e non faccio la “brutta”. So di per certo che hanno quindi assunto a chiamata un paio di neo laureati in letteratura per leggere e correggere. Dovrebbe esistere un nome specifico per questo lavoro, ma non mi ricordo, mi scusino loro. Alcune frasi dovranno essere ricorrette in quanto scritte in toscano e vanno lasciate così, perché l’eroe della saga fantascientifica più cazzuta di tutti i tempi è Jack O. Lyroid, di chiare origini etrusche. Sebbene sia una storia ambientata nel futuro si basa su fatti e persone che realmente esisteranno. Non è finzione quindi, sappiatelo. Sono ancora indeciso se far uscire un singolo maxi tomo gigante (in digitale potrebbe occupare tutto lo spazio dei vostri ereader) oppure suddividerlo in più libri come hanno fatto con Harry Potter o Dune. Lascio la scelta agli editori, l’importante è che lo leggiate e lo apprezziate. Vi garberà sicuro, perché è una storia genuina ed avvincente come non mai. C’è anche un personaggio che assomiglia a Ian Solo: muore abbastanza presto, ma è fenomenale. Questa sera invio la prima bozza, interamente scritta  macchina al mio fidato amico gettons (serie A) per il quale ho riservato un posticino di tutto rispetto nella mitica avventura di FuturManders. Non voglio rovinarvi la sorpresa, sia mai, però vestirà i panni del mio aiutante, fidato ed un po’ imbranato come nella realtà. Poche ore fa ho riscritto parte delle vicende che lo vedono coinvolto: anche lui avrebbe dovuto morire, ma ho deciso di lasciarlo in vita, o meglio la sua anima verrà backuppata e spostata all’interno di un Apple del futuro. Sarà senziente. Idea brillante lo so, grazie. E poi così sono sicuro che arriverà in fondo al libro tutto d’un fiato, come solo lui sa fare. Mi fa piacere il parere di un amico. Una cosa che mi premeva di fare è farlo uscire il più presto possibile così da dedicarmi ad un altro progetto non meno importante: un’ucronia in cui gli arabi sono i padroni del mondo. O qualcosa di simile, l’idea era di Funflus, ma gliel’ho appena pubblicamente soffiata. Ora è mia. Mi raccomando, seguitemi in libreria o su Amazon. A breve anche il trailer del film in cui io sono a Canyonlands e dico “avanti Jollymen, andiamo”. Questa frase sarà anche sulla locandina del film, e dice già tutto. A presto amici lettori.

Venerdì 13 (1980)


Regia: Sean S. Cunningham
Anno: 1980
Titolo originale: Friday The 13th
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (6.5)
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1980, l'anno ideale per questo genere di horror un po' slasher con la solita eroina (Halloween o Nightmare) che diviene protagonista e superstite (Adrienne King). Lo stile è il solito già visto e reso famoso da altri come Carpenter o Craven con ambientazioni perlopiù scure, una storia lineare, ragazzi che cadono uno dopo l'altro come mosche vittime del loro carnefice. Soprattutto però c'è quel senso di pellicola minore, da serie B, che invece si innalza a divenire un must ed il primo episodio di un lungo e fortunato franchise. Non abbiamo molti elementi nuovi, ma qui il romanzato si mischia al reale, poichè la base della trama si ispira a fatti realmente accaduti. Se pensiamo a ciò che Jason è diventato oggi, possiamo solo metterci le mani nei capelli. Però è nato invece in un certo modo, creato in un finale ad effetto che poteva essere semplicemente onirico, un qualcosa per darti quel senso di malessere. Ma la storia, era conclusa o poteva sembrare così. I seguiti sono forse più famosi e più visti, più cruenti, ma sicuramente meno realistici di questo. Un gruppo di ragazzi in un tranquillo campeggio ed il male che li bracca e li uccide. Le riprese sono spesso in prima persona facendoci seguire lo sguardo dell'assassino ed il suo punto di vista. Le musiche si accendono e pompano solo quando questo è presente, per farci accelerare il battito. Curioso il fatto che nessuna vittima vede morire (o il corpo esanime) quelle precedenti: in questo modo non sanno cosa li aspetta fino a che non si trovano faccia a faccia con la morte. L'unica che ha questo onore è la protagonista Alice che smaschera anche il carnefice (Betsy Palmer) e inizierà la sua lotta per la sopravvivenza. La tensione quindi è dalla parte di chi guarda la tv, che sa cosa succederà, ma non può avvisare il malcapitato di turno, ignaro del pericolo in quasi ogni occasione. Spaventato sì, ma ovviamente non terrorizzato. Un po' ci speri che vengano uccisi, tanto sono stupidi e privi di personalità. Delle marionette messe lì solo per morire e recitare qualche insulso dialogo. Kevin Bacon compreso, in una delle sue prime apparizioni cinematografiche. Quindi tutto preconfezionato per una trama semplice e lineare che nonostante tutto risulta piacevole ed essenzialmente da guardare.

lunedì 3 febbraio 2014

Juventus 3 - Inter 1

Allenamento della domenica sera terminato. La Capolista sovrasta per 3 a 1 gli arrendevoli del sesto posto e si portano così a ventisei lunghezze di distanza. Distanza che è siderale, così come la differenza di forza tra le due squadre. Escluso qualche piccolo peccatuccio, la Juventus fa sempre la partita, tanto che Mazzarri ai microfoni di Sky si accontenta del possesso palla "quasi simile" (53 a 47). L'Inter è una squadra senza anima e senza cuore, non crea niente, si difende in maniera poco organizzata e si comporta da Inter. Anche le ultime vicissitudini del calcio mercato hanno messo il punto esclamativo sulla serietà della società che veramente è allo sbando. Una passeggiata per i bianconeri tramortirli con le reti di due difensori e di un centrocampista. C'è anche lo spazio per il palo di Vucinic (entrato al minuto 86) oggetto del desiderio di qualcuno. Incontenibili sulle fasce, Pirlo faro del centrocampo e altri leoni lì a combattere su quasi ogni palla. Sul tre a zero un po' di riposo per far divertire i bimbi. Dateci un'altra squadra per giocare il superbowl. Salutate la capolista? Sì, salutatela.

sabato 1 febbraio 2014

Spartacus - Gli Dei Dell'Arena [Stagione 1]


Anno: 2011
Stagione: 1
Titolo originale: Spartacus: Gods Of The Arena
Numero episodi: 6

Quando eravamo bestie. Ecco cosa si vede maggiormente in questa serie tv a metà strada tra il porno e lo splatter, dove la violenza regna sovrana. Ma per bestie non si intendo i brutali campioni che si sfidano all'interno dell'arena: le bestie sono i signorotti che siedono sui cuscini ed applaudono le loro gesta. Hanno un alto livello di depravazione cattiveria, insito nell'animo umano, che ci fa ben sperare che oggi esistano delle leggi più specifiche e qualcosa sia cambiato. Schivi visti come oggetti e macchinazioni sempre dietro l'angolo. Ma non stiamo qui a fare la morale, in fondo chi se ne frega. Questa mini serie non è esattamente quella originale, ma un prequel. Ho iniziato da questa per seguire l'ordine temporale, quindi niente Spartaco, ma Gannicus come gladiatore principale e Quinto Batiato, lanista di Capua che vuole farsi strada nella società cn ogni mezzo a sua disposizione. Gli schiavi che combattono sono visti un po' come i giocatori di calcio odierni, eroi, con la differenza che se non fai rete muori e che sei costretto a giocare. Mentre i lanisti sono i proprietari delle palestre e giocano con scambi, favori, contratti. La serie inizia subito bene: una testa mozzata all'altezza della mascella tanto per far capire che non si tratta di una versione censurata ed il tono della brutalità. Prosegue poi alternando gli scontri e gli allenamenti a baccanali orgiastici e trame e sotterfugi. Carino da guardare, interessante, forse non completamente avvincente.