Regia: Giuseppe Tornatore
Anno: 2013
Titolo originale: La migliore Offerta
Voto: 8/10
Pagina di IMDB (7.9)
Pagina di I Check Movies
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Tornatore, con un altro film in lingua inglese, dimostra ancora una volta di saperci fare. Di fare grande cinema, anche senza essere legato forzatamente al "suo" di cinema. E lo fa giocando con un thriller, che è anche espressione mutevole dell'animo umano. Se si conosce un minimo il regista, possiamo vedere quanto questa pellicola si discosti dal tradizionale autobiografismo regionale e si avvicini a generi più seguiti altrove, pur inserendo la sua firma, nascosta nel dettaglio. Difficile nascondere lo spoiler della trama, ma ci proverò: all'interno de La Migliore Offerta, sia analizzano due mondi distinti, ma uniti che convergono fino a toccarsi, fino a convivere. L'amore e l'arte, l'uno come malattia, accompagnato da una serie fobie, l'altra come espressione massima di questo amore. E non solo. Anche viceversa insomma. La passione e l'inganno sono facce sia del romantico innamorarsi sia della sublime ossessione artistica per gli oggetti, immortali. Ci pensa un ottimo Geoffrey Rush, che esplora entrambi i mondi, vestendo i panni di un ricco ed ambizioso collezionista, a metà tra il misogino e l'estremamente timido, tanto da non incrociare neanche lo sguardo del gentil sesso. Pochi i personaggi, tutti però complessi se visti nel diagramma del mistero. Un mistero che cresce sia nella trama sia nella psicologia dei soggetti in essa inseriti. La sensuale agorafobica ereditiera (Sylvia Hoeks) , il giovane inventore degno di confidenze (Jim Sturgess), l'amico e complice di una vita che si accontenta di nulla o quasi (Donald Sutherland). Un plot narrativo che culminerà con un colpo di scena, forse anche già annunciato, che lo spettatore spera di nascosto non possa esistere. Tornatore invece crea un vero e proprio falso d'autore, massima espressione artistica per simulare qualcosa. Anche dovesse trattarsi di amore o di amicizia. Però non è solo un discorso di trama e sceneggiatura. Esistono tante belle storie da raccontare e ciò che rende alcuni piccoli capolavori come tali, sta anche nel modo in cui vengono confezionati e girati. Un critico di cinema, anche di quelli falsi, può subito notare la fotografia, il montaggio, le musiche, le riprese, i primi piani e tutte quelle tecniche che assimiliamo mentre ci godiamo una grande pellicola. Arriviamo stanchi, sopraffatti quasi dalla necessità di avere spiegazioni, perchè siamo noi all'interno della storia, curiosi di veder svelato il finale a cui arriviamo con ritmi cadenzati dettati egregiamente. Assaporarlo, non è diverso da The Game di Fincher o I Soliti Sospetti di Singer, giusto per dare un minimo di idea, ma senza avvicinarlo troppo a questi due. Quindi: guardatelo, non perdete tempo in altro modo.
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