domenica 30 marzo 2014

Napoli 2 - Juventus 0

Niente paura. La Juventus ha perso, ma prima o poi poteva anche starci. Del resto fuori casa a Napoli non può essere semplice. Cambia poco o niente, quindi lasciate da parte i cornetti ed i facili isterismi. Subire il primo goal in fuorigioco per tutti è un alibi, ma per noi no, fa solo parte del gioco. Può starci ed il vantaggio era stato meritato. Dicevo però che non cambia niente, anzi l'avevo già messa in preventivo dopo la vittoria con il Parma, perchè solo la Juve sta confermando l'obiettivo prefissato. La Roma resta seconda, a 8-11 punti ed il campionato si accorcia, il Napoli resta terza a 6-9 punti dalla seconda che non raggiungerà mai, la Fiorentina rimane addirittura a 12 punti e non è l'unica squadra ad averci battuto. L'Inter resta ridicola, il Milan gioca in un altro campionato. Niente paura perciò, rilassatevi e fatevi abbassare il battito cardiaco, guardando in faccia la realtà. Tutti sono troppo lontani dall'obiettivo che gli interessa. Tutti tranne una, che è lassù solitaria, in vetta alla classifica. Salutate la capolista.

sabato 29 marzo 2014

Revolver (2005)


Regia: Guy Ritchie
Anno: 2005
Titolo originale: Revolver
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (6.5)
Pagina di I Check Movies
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Non è brutto brutto eh, ma estremamente noioso, confuso, cervellotico. Il montaggio ed alcune scene sono ben fatte ed interessanti, ma è solo un giochino, un compitino giusto per distrarti. I personaggi sono tanti, troppi, mescolati tra loro come le innumerevoli scene e situazioni che si presentano. Non si arriva mai a un dunque, ed il sollevare la cortina nebbiosa non serve a niente se non c'è conclusione. Glie eventi sono creati da reazioni a catena poco cristalline che mischiano azione a volgari dialoghi che però non riescono a fare breccia. Ritchie ci prova, ma crea confusione e tanta. Il personaggio di Statham lascia stesi un bel numero di innocenti sulla sua strada per arrivare ad umiliare quello di Liotta. Ma lo fa senza garbo, senza creare interesse o credibilità. Da un momento all'altro ti aspetti una qualche rivelazione che non arriva mai, la truffa migliore mai esistita, semplicemente non esiste. Consiste solo nl farti guardare il film, e quando capisci che ormai è troppo tardi sei già arrivato alla fine con qualche sbadiglioso lamento. Che poi sia bravo tecnicamente può anche darsi: alcune scene sono ben descritte, in modo fantasioso sebbene non troppo originale. Ad esempio l'uso dei cartoni animati nella parte centrale: non dovevamo certo aspettare lui per avere qualcosa di simile. Ora, siccome non siamo bimbi, possiamo mettere anche da parte questi trucchi da prestidigitatore e concentrarsi solo sulle tessere del puzzle, ma ma sarà così facile restarne delusi che a quel punto fai un passo indietro e dici "vabbeh, però il montaggio è buono". Chi se ne frega! Se voleva un film del genere doveva farlo tutto azione e tutto thriller, invece osa e crea un ambiente psicologico su cui ragione. Puf, buco nell'acqua. La vocina dentro di me, mi diceva che sarebbe stata una cazzata, ma il mio IO reale non gli ha dato retta ed ho voluto guardarlo lo stesso. Ecco questo è uno splendido esempio di spoiler. Fregati!

venerdì 28 marzo 2014

Cube - Il Cubo (1997)


Regia: Vincenzo Natali
Anno: 1997
Titolo originale: Cube
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.4)
Pagina di I Check Movies
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E' geniale. Ok, può fare rabbia, ma è geniale. Visto una volta, di sicuro la seconda perde gran parte del suo fascino, ma nel 1997 quando Natali lo tirò fuori era qualcosa di nuovo e di originale. Don't look for a reason, look for a way out. Già, perchè non c'è una ragione, non c'è un motivo, i sei personaggi rinchiusi nel cubo devono solo trovare il modo per uscire di lì. Anche noi che lo guardiamo possiamo scervellarci quanto vogliamo, e magari essere attratti dalla prospettiva che ci sia un perchè, ma questo manca del tutto. E' totalmente una metafora della vita, senza troppi giri di parole. La trama inizia quasi come una barzelletta: ci sono un poliziotto, una dottoressa, un ritardato mentale, una studentessa di matematica, un mago dell'evasione ed un tranquillo impiegato... Sei personaggi all'interno di un cubo che ha, rullo di tamburi, sei facce. E tra mille pericoli ed un rompicapo devono uscire. Escludendo gli errori nella traduzione italiana (132 metri quadrati) si tratta di un maxi cubo formato da 26 alla terza stanze cubiche di cinque metri per lato. Geometria a parte, alcune di queste stanze includono trappole mortali, ed alcuni si muovono e si spostano. Perchè? Non importa il perchè, ma è così. Di logica ce n'è poca, anzi nessuna, ad esclusione di quella dell'involucro che custodisce i personaggi. Il tutto si svolge esclusivamente in questi piccoli ambienti colorati, ma la tensione è molta. Un misto tra thriller ed horror in chiave quasi fantascientifica. Un lavoro molto ben fatto e riuscito, che sarà costato sicuramente due lire vista la semplicità con cui è stato prodotto. La claustrofobia è data non solo dallo spazio in cui si svolgono le azioni, ma anche dalla mancanza di certezze e strumenti per i protagonisti che si ritrovano intrappolati in un incubo non da poco.

Gravity (2013)


Regia: Alfonso Cuaròn
Anno: 2013
Titolo originale: Gravity
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.1)
Pagina di I Check Movies
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Lo spazio, l’assenza di gravità, l’isolamento. Tutto inizia con un lunghissimo piano sequenza che inquadra proprio questi concetti. Siamo di fronte al telescopio Hubble, con tre astronauti all’esterno impegnati in un’operazione di riparazione. La prima grande magia sta negli effetti audio che partono da lontano e ti colpiscono a seconda del posizionamento di chi parla. Avvolgente, realistico, perfetto. Sei lì con loro ancor prima di vedere e di rimanere affascinato dagli effetti visivi che partono subito al massimo. Quasi non riesci ad accorgertene tanto che ti sembra di essere veramente lassù. Credi sia un’introduzione ed invece sei già all’interno della storia che vede coinvolti solo due personaggi: Sandra Bullock e George Clooney. Partiamo dalla trama: in tutta sincerità non è niente di eccelso. E’ semplice, lineare, lascia spazio ad alcuni temi introspettivi che per ovvie ragioni non vengono mai troppo sviscerati, ma sono soltanto accennati. Siamo al limite con la fantascienza, è quasi difficile etichettarlo come tale (ed infatti non lo faccio): ok spazio, tecnologia, qualche anno nel futuro, ma non è una componente fondamentale. Così come non lo sono i possibili errori (ogni oggetto nello spazio ha la medesima orbita raggiungibile così facilmente anche con uno zaino a jet?) scientifici che si presentano. Gravity riesce ad andare oltre: non è sua intenzione fare nessuna morale o farti riflettere. La tecnica è superlativa: non un abuso incondizionato per creare effetti inimmaginabili, ma un’attenta e curata sistemazione dei dettagli per ricostruire un ambiente reale con realismo. E non è una cosa semplice, davvero. Anche perché chi ha masticato fantascienza (questa ribadisco che è troppo azzardato definirla tale) sa cosa è lo spazio e come viene solitamente dipinto. Con Gravity possiamo sbilanciarci nello stabilire che è il migliore film in assoluto che lo rappresenta. Cuaròn ha reinventato un modo di porre le immagini e la fotografia: la telecamera è ovunque, destra, sinistra, alto e basso sono tutti elementi spaziali che risultano pericolosi e tangibili. Ed il tempo: solo novanta minuti, come non accadeva da chissà quanto nel cinema. Per questo la storia in sé può essere messa da parte, se le sequenze hanno tale grandiosità e sono così pulite e cristalline sia che si inquadri il cosmo sempre più nero o la Terra luminosa ed accogliente. Ed i corpi che rotolano su se stessi, i volti affannati all’interno dei caschi, gli ambienti ristretti delle stazioni. E non solo graficamente e visivamente, ma anche la cura dell’ambiente sonoro è devastante. L’universo è decisamente tridimensionale e bastano due soli personaggi per raccontarcelo. Una pecca della pellicola sta però  nell’impedire allo spettatore di affezionarsi ai personaggi, l’unico vero amore possibile è il cosmo. Quando Clooney scompare, nessuno piange. Quando la Bullock atterra, nessuno è commosso. Non vieni in alcun modo coinvolto emotivamente ed gli stimoli che potrebbero venir fuori per qualche discussione al bar, sono soltanto accennati. Manca quindi qualcosa di epico che lo renderebbe un capolavoro, mentre è “solo” una perfetta prova di regia con straordinari effetti speciali. Con esclusivamente due volti, racchiusi negli scafandri di sicuro si poteva osare di più a livello psicologico. Forse l’intento di Cuaròn è proprio quello di non lasciare alcun punto di riferimento e far svolgere la storia puntando proprio sulla spazialità degli eventi. Ed avendo vinto sette Oscar (con dieci nomination) e numerosi altri premi, è anche normale cercare di voler qualcosa di più che un prodotto sì di stile e raffinato, ma fin troppo semplice e banale. L’edizione bluray ci permette di godere appieno di tutti gli effetti che lo compongono: BD-50 e codifica video AVC/MPEG-4 senza alcun tipo di sbavatura o peccato, nonostante l’utilizzo di scuro, stelle, effetti luminosi. Sull’audio la percezione è ottima, di un avvolgente totale anche per la lingua italiana che usa Dolby Digital 5.1 (mentre in originale abbiamo DTS-HD Master Audio). Gli extra sono di tipo documentaristico, ma corposi e tutti in HD:

  • Gravity: Mission Control (107 minuti di making of diviso in nove capitoli)
  • Shot breakdowns (37 minuti)
  • Documentario (22 minuti)
  • Cortrometraggio riguardante Aningaaq (10 minuti)

mercoledì 26 marzo 2014

Juventus 2 - Parma 1

Quindicesima vittoria consecutiva casalinga. Quarantatreesima partita consecutiva in cui segniamo. Ed eccoci ad abbattere anche il Parma, una delle squadre più in forma del campionato. Teniamo il passo della Roma degli aiutini arbitrali e così la distanza non diminuisce mai. Doppietta del meraviglioso Tevez che purtroppo salterà la prossima gara di Napoli. Juventus più grintosa ed esplosiva rispetto alle partite precedenti, un po' di fiacca la si nota ancora in determinate occasioni, ma tutti, anche i nostri eroi hanno bisogno di rifiatare un po'. Visto che il prossimo incontro sulla carta si presenta più semplice per i giallorossi che andranno in casa del Sassuolo, era importante e decisivo ribadire la nostra superiorità che si traduce al momento in 11-14 punti. Che altro dire, non ce n'è per nessuno. Questa volta i gufi hanno potuto poco e in ogni caso non resta loro che salutare la capolista. Come sempre. E... "oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè oh bianconeri alè"

Rollerball (1975)


Regia: Norman Jewison
Anno: 1975
Titolo originale: Rollerball
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (6.6)
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Rollerball del 1975 è forse l'esempio più lampante e più esplicito di cinema distopico. Roba da far girare la testa a chi si è seduto per la prima volta per apprezzare questo genere con Hunger Games, e roba che i nostalgici de L'Implacabile sapranno riconoscere. Tutto come da manuale: le guerre sono finite, il benessere è ovunque, nessuna invidia o diversità tra la popolazione mondiale. Eppure un gruppo ristretto di uomini, controlla le vite di tutti e decide per loro. Ecco che l'utopia da positiva prende la connotazione negativa. Ecco che Norman Jewison riesce perfettamente nell'intento di creare un film dalla forte vena politica, utilizzando la scusa dello sport fantascientifico, crudele, brutale, divertente che è seguito in tutto il mondo. Solo per distrarre. La tarma è semplicissima, quasi da B-movie così come parte della fotografia e del recitato. Molte scene, soprattutto quelle riguardanti le partite da giocare, possono essere oggi tagliate e messe da parte, ma fanno il loro dovere alla perfezione: distraggono lo spettatore, proprio come lo sport distrae tutti all'interno della pellicola. La violenza viene incanalata nella pista, ed un solo uomo, il campione, può mettere tutto questo in discussione perchè fa uscire allo scoperto l'individualismo che sta alla base di ogni male. Un po' debole come storia ok, ma il massaggio arriva chiaro e prepotente. Tutti i concetti qui raccontati si rifanno ai migliori romanzi distopici di sempre. Ditene uno a caso e qui dentro lo vedrete. Vi rimando inoltre alla lettura della recensione di Book And Negative : letta diversi mesi fa, mi ha fatto venire voglia di riguardarlo. Nonostante non la pensiamo esattamente allo stesso modo, consiglio la lettura anche dei commenti. Se apprezzate il genere, non potete farne a meno.

Nova Launcher Prime per Android

Tra i punti di forza di Android c'è senza dubbio l'estrema personalizzazione del sistema. Per questo sul Play Store esistono numerosi launcher che non si limitano a creare delle migliorie dal punto di vista grafico delle proprie home page, ma possono garantire determinate ed utili accortezze gestionali. Essendo appunto il fattore personalizzazione molto ampio è possibile organizzare il nostro dispositivo in base alle proprie esigenze. Ho così acquistato (3 euro) e scaricato Nova Launcher Prime che prevede una serie di ottimizzazioni non indifferenti. Una volta istallato è possibile ricreare tutta la mappa delle applicazioni da zero o importare quelle già utilizzate in precedenza. Poichè il Nexus 4 ha un display abbastanza grande (4,7") tra le prime operazioni che ho eseguito c'è stata quella di modificare la griglia del desktop impostando sei righe e sei colonne: oltre a questo possiamo agire anche sulle dimensioni dei margini e sulle schermate della home. Ho ridotto a tre, in quanto le altre due non le ho mai utilizzate e con una griglia più capiente posso fare i miei porci comodi con maggiore libertà. Per quanto riguarda l'effetto scorrimento, utilizzo lo scroll infinito, per poter tornare subito alla principale e "lancia" come sfizio grafico, con lo scorrimento del wallpaper inverso. L'indicatore di scorrimento è quello classico con i pallini illuminati. Le stesse ottimizzazioni possono essere fatte anche per il Drawer : qui mi sono testato con cinque righe e cinque colonne, poichè riempendo troppo si visualizzerebbero troppe applicazioni ed addio comodità di scelta. Per l'effetto scorrimento ho scelto il "cubo" che fa molto più Ubuntu style, ed ho ridotto notevolmente la trasparenza dello sfondo. Tra le altre impostazioni ho giocato poco tranne che scegliere nelle avanzate il ricorda posizione così da non dover reimpostare la prima pagina dopo lo spegnimento dello schermo o la pressione del pulsante Home. Riguardo alla Dock ho impostato due pagine: anche se a molti dà fastidio perchè occupa spazio, l'abitudine fa sì che non riesca a farne mai a meno, così ho aggiunto nuove funzioni, lasciando la griglia a cinque, sebbene possiamo modificare anche questa. Utilizzo molto le cartelle, ma ho lasciato l'anteprima a "pila" andando però a modificare lo sfondo con il cerchio così la distinzione è ancora più netta. Piccole migliorie riguardanti l'aspetto, ma che hanno solo valenza grafica: quelle di Nova vanno più che egregiamente. Così come le gesture predefinite: pinch in (mostra anteprime), pinch out (app recenti), swipe verso il basso (espandi barra delle notifiche), swipe verso l'alto con due dita (avvia ricerca vocale), swipe verso il basso con due dita (avvia l'app drawer). Ho poi scaricato il TeslaUnread per le notifiche numerate per messaggi o email persi. Insomma come avrete capito è possibile dare una nuova veste al vostro smartphone Android, non solo dal punto di vista grafico, ma anche da quello dell'organizzazione e dell'utilità.

Taxi Driver (1976)


Regia: Martin Scorsese
Anno: 1976
Titolo originale: Taxi Driver
Voto: 8/10
Pagina di IMDB (8.4)
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Taxi Driver è uno di quei classici presenti nei vari Dizionari del Cinema, quei lavori immortali che sono studiati come fossero opere d'arte. Non è quindi obiettivo di VER stare ad analizzarlo, soprattutto per manifesta incapacità. E' però una gioia guardarlo, riesce a toccare corde nascoste ed a farti tremare. Il realismo esistenzialista, la colonna sonora firmata Bernard Hermann, la sceneggiatura di Paul Schrader, i dialoghi espressivi di Robert De Niro... Tutto questo, ed altro ancora, rende immortale la figura del tassista di New York, solitario, sconclusionato, eroico. A continuare l'elenco delle carte vincenti del film, rischio di scordarne alcune, ma voglio provarci: Jodie Foster giovanissima e già così matura, il contrasto interiore del personaggio principale, la terribile e violenta sparatoria finale, la ricerca della normalità, la depressione e l'alienazione. Boia si fa fatica a continuare da quanti dati siamo sommersi. Eppure buona parte del film, è lenta e statica, senza alcuna connotazione negativa, ed in rare occasioni abbiamo un dinamismo accelerato che non stona affatto. Poi, la locandina, il look moicano di Den Niro e la celebre frase di rito ormai divenuta un cult cinematografico "Ma dici a me? Ma dici a me? … Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui". Non posso aggiungere altro, senza sporcare ulteriormente quello che forse resta il miglior lavoro di Scorsese. D'altra parte qui ogni cosa è perfetta, così come l'ambientazione ed il periodo temporale. Siamo a  metà anni settanta, lo sapevano allora e ce ne accorgiamo oggi. Anche la fotografia utilizzata non ci fa scappare dalla realtà che vuole raccontare, e lo fa nella maniera migliore possibile. Purtroppo o per fortuna, la decade del '70 ci ha regalato veri e propri miracoli, ed è difficile stabilire anche il mio livello di gradimento globale. Imperdibile, anzi visto che tutti lo avete già visto, rifatelo.

martedì 25 marzo 2014

Karate Kid 4 (1994)


Regia: Christopher Cain
Anno: 1994
Titolo Originale: The Next Karate Kid
Voto: 3/10
Pagina di IMDB (4.1)
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Non serve Hilary Swank a salvare la quarta avventura dell'ormai odioso maestro Miyagi. Karate Kid si è esaurito con il primo capitolo poi abbiamo avuto il buio più completo culminato con questa schifezza. A Los Angeles non lo volevano più così fa una girata a Boston dove convince una vecchietta a restare solo in casa con la ragazzina abbastanza fica ed adolescente a tempo indeterminato. Le insegnerà lui come comportarsi. la vecchia accetta al volo ed il maestro dopo alcune frasi da vero simpaticone premia la Swank portandola in gita in un monastero nei dintorni. Qui la giovane si fa subito apprezzare non tanto per le tette, ma perchè cattura un grillo e lo regala ad un monaco. Nel frattempo riceve un duro addestramento: saltare da un sasso all'altro. Una volta tornata a in città va al ballo della scuola con un ripetente che sta sulle palle ai bulli di quartiere che fanno gli scemi calandosi dal tetto della palestra. Perchè? Deh perchè era ganzo. Il professore, guida spirituali di questi delinquentelli, li sprona a commettere diverse angherie tra cui la distruzione di una macchina e l'omicidio. Ma arriva la Karate Kid che mena di brutto. A rallentatore ci sarà spazio anche per lo scontro scapoli - ammogliati che vede in completo nero Michael Ironside e con la maglia bianca il maestro Miyagi. Il tutto è molto penoso. Tra le scene da ricordare, i monaci che diventano campioni mondiali di bowling tirando ad occhi chiusi e pregando, ed il solito maestro che con la sola imposizione delle mani guarisce un'ala spezzata all'aquila della Lazio. Fine.

Educazione Siberiana (2013)


Regia: Gabriele Salvatores
Anno: 2013
Titolo originale: Educazione Siberiana
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.5)
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Non riesco a nascondere la mia delusione una volta arrivato alla fine del film di Gabriele Salvatores: le premesse erano talmente buone da aver innalzato molto il livello legato alle aspettative. Gli ingredienti a me favoriti erano presenti, come ad esempio la partecipazione di John Malkovich, il flashback (o i flashforward ) e soprattutto la storia basata sull'amicizia tra ragazzetti ed il destino che li unisce fino all'età adulta. Peccato però che la scintilla non riesca ad accendere il motore, e ci ritroviamo così con un racconto abbastanza piatto e frettoloso. Stupisce che molte scene rappresentino solo un'introduzione scialba a determinati avvenimenti, e puntare maggiormente sui rapporti interpersonali avrebbe solo fatto del bene alla pellicola. Nello specifico ad esempio la scena sulla giostre si interrompe in maniera troppo brusca e repentina, così come quella dello scontro tra le due bande in città. Se poi tutta la trama si basa sull'amicizia dei due protagonisti Kolima e Gagarin, di sicuro si poteva osare qualcosa di più per rendere forte questo legame. Invece i due, all'interno del film, passano davvero poco tempo insieme. Più che due amici sono due conoscenti che vivono alcuni anni nella Transnistria (regione casualmente ritrovata anche in L'Era Del Flagello che però non c'entra assolutamente niente), relitto sociale della ex Unione Sovietica. Ecco, forse la cosa migliore sta esattamente nella location, sistemata fuori dal tempo e cumulo di macerie di ogni tipo. Il resto è solo un buon trailer per qualcosa che avrebbe potuto crescere in maniera migliore. Perchè i codici, le regole, l'onore ed i richiami ad un etica che non esiste più, da parte del personaggio interpretato da Malkovich non bastano. Si bloccano e restano nell'aria, spazzati via da situazioni troppo brevi per rimanere tatuate nella nostra mente. Troppi gli aneddoti che lasciano il sapore di semplici accenni e nulla più. Così resto con l'amaro in bocca: ad esclusione di uno, tutto gli altri personaggi sono lasciati alla deriva e non hanno spessore, mentre era proprio quello in cui speravo maggiormente.

lunedì 24 marzo 2014

Il Grande Gatsby (2013)


Regia: Baz Luhrmann
Anno: 2013
Titolo originale: The Great Gatsby
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.4)
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Vecchi miei, Il Grande Gatsby di Luhrmann è un autentico carnevale caleidoscopico. Arrivo vergine alla visione di questa pellicola in quanto è la prima trasposizione cinematografica del romanzo di Francis Scott Fitzgerald che vedo, nonostante però abbia letto il libro. Il mio giudizio non è quindi sporcato dagli altri film, e da quel che ricordo resta molto fedele alla copia cartacea, salvo alcuni adattamenti narrativi presenti soprattutto nel finale. Però ad essere sincero, il mio ricordo è abbastanza vago: la trama resta comunque quella, non c'è alcuno stravolgimento. Solo che subisce, inevitabilmente vista l'arte di di Luhrmann, un ammodernamento decisamente particolare concentrato essenzialmente nei colori e nella colonna sonora scelta. Un grande passo, forse addirittura coraggioso, che secondo me non fa altro che aumentare la bellezza di una storia classica del novecento americano. Ma sorvoliamo la trama: cosa è Il Grande Gatsby per il mondo ci ha già pensato Francis Scott Fitzgerald a comunicarcelo. Il Dramma, il Romanticismo, gli anni venti e così via sono tutti nel libro. Il regista viene in aiuto di chi non lo ha letto, utilizzando la voce fuori campo di Nick Carraway (Toby Maguire) che descrive determinate situazioni ed anticipa l'impatto visivo che colpirà lo spettatore, mettendo le carte sul tavolo e coadiuvando una fotografia sublime e prepotente al tempo stesso. Il prodotto è destinato al mercato del 3D infatti, ed i colori sono vivi, accesi, frizzanti: non si limitano a dipingere un quadro, ma riescono a fartelo toccare. A completare l'opera abbiamo una colonna sonora decisamente moderna, riadattata per essere integrata nell'epoca narrata. Artisti come Jay-Z, Lana Del Rey, Gotye, Byoncè e così via che impastano swing di decenni fa con balli ed immagini degne di video musicali dei giorni d'oggi. Il montaggio che segue tutto questo non è mai inopportuno, ed il grande lavoro che ci sta dietro è grande quanto il sogno incorruttibile (sic.) di Jay Gatsby. Le feste che si svolgono a casa sua, in questo modo rappresentano esattamente il centro dell'universo. L'idea viene resa alla perfezione e tra computer grafica, musiche graffianti, cromature fotografiche allucinanti noi siamo lì in mezzo a divertirci, a goderci la vita. Poichè resta fedele alla storia, Luhrmann sa quando fermarsi, sa quando esagerare risulterebbe pacchiano e fuori luogo, così utilizza questi espedienti di prepotente vigore esclusivamente per sottolineare determinati momenti. Il resto avviene in maniera più pacata e con l'ausilio, come già spiegato prima, della voce fuori campo e del diario di Carraway con le scritte sovra impresse sullo schermo. Ho già citato anche Toby Maguire, che non sarà mai nelle mie grazie, ma si presta bene alla parte che deve recitare, e non mi azzardo a commentare Leonardo DiCaprio, il suo modo di essere, il suo portamento, i suoi gesti. Boia, veramente sopra le righe: lui è il vero Gatsby. In conclusione, non posso che elogiare il lavoro globale che ci sta dietro e consigliare la visione a tutti, anche a te vecchio mio.

domenica 23 marzo 2014

Catania 0 - Juventus 1

Siamo in calo, ma va bene. Terza partita consecutiva in cui vinciamo solo per una rete a zero, ma intanto prosegue il record di gare consecutive a segno (siamo a 42) e non subiamo. E' una Juve stanca e rimaneggiata dal turn over, ma andiamo subito in vantaggio, guarda caso annullato inspiegabilmente. Ormai ci siamo abituati, visto che qualche analfabeta di Roma aveva parlato di aiutini. Poi è guerriglia. Il Catania si merita onestamente di retrocedere: falli a go go e caccia all'uomo, gomitate, simulazioni, manate, spinte, pedate. Capisco che nulla possono contro i bianconeri, ma questo è il loro gioco con chiunque. E' bene che vadano in B questi pellegrini. Intanto noi continuiamo a mantenere le distanze dai romanisti. Siamo sempre a più undici, ammesso che loro riescano a vincere nello scontro da recuperare con il Parma. Diamoglielo per buono. Mancano nove gare, ci sono ventisette punti in palio, possiamo anche vincerne solo cinque e pareggiarne una. E' fattibile. Il traguardo è vicino, restiamo la capolista che tutti devono salutare.

MotoGP 2014: Losail (Qatar)

Oh, ci risiamo. Con il Qatar ci riprovo sempre. Fu il secondo articolo storico di VER ed anche lo scorso anno ci provai. Poi più niente. Speriamo che questa volta sia diverso, del resto le premesse ci sono tutte. Tanto per cominciare adesso siamo su Sky ed è tutta un'altra storia. In positivo si intende. Manca Meda ok, ma graficamente la situazione è migliore, più moderna, più dedicata, più arrembante. Fa davvero gasare. Poi finalmente c'è un degno erede di Rossi, ovvero Marc Marquez che va come le sfere. Mentre tutti gli altri antagonisti nel corso dei secoli hanno rappresentato il nemico del momento, questo ha davvero la stoffa della marcia in più. E' un piacere guardarlo. Ed infine, l'idolo di sempre, Valentino Rossi sembra tornato in grande spolvero. Arriva secondo, ma continua ad essere una goduria quando governa la sella. Dai, mi riprometto di seguirlo ancora più spesso, le palle le ha tirate fuori, è grintoso, viaggia, comanda, ruggisce. Forza Vale.

sabato 22 marzo 2014

Desperado (1995)


Regia: Robert Rodriguez
Annp: 1995
Titolo originale: Desperado
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (7.2)
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Tralasciando il parere dei fan sfegatati dell'ultim'ora, è innegabile che Deperado sia un buon film a metà. Diciamo pure per la prima metà, in cui abbiamo una sorta di tarantiniano profumo con dialoghi lunghi e ben strutturati, un ottimo Buscemi ed una introduzione alla storia posta sui giusti binari. Successivamente l'azione è troppa, quasi morbosa, scontata e senza idee. Un continuo ripetersi di scontri e sparatorie che allungano troppo la durata del film. Questo sarebbe il secondo capitolo della trilogia del Mariachi di Robert Rodriguez, terminata otto anni dopo con C'Era Una Volta In Messico ed iniziata tre anni prima con El Mariachi. Il legame non è comunque fondamentale per potersi gustare la pellicola, o anche per poter scuotere la testa nelle pesanti scene in cui il regista calca un po' troppo la mano. Il senso non lo si perde, ma viene spesso smorzato da esplosioni o sparatorie che avrebbero potute essere tagliate. Credibili anche Antonio Banderas e Joaquin de Almeida, pressochè inutile invece l'interpretazione di Salma Hayek. Inutile aggiungere che poteva essere migliore del solito film sparatutto in cui le carneficine sono presenti in ogni secondo di girato. Sufficiente la colona sonora. Il burrito western è roba per pochi, apprezzabile solo in quanto tale e da guardare per poter dire di averlo fatto. Senza alcuno scroscio di applausi.

venerdì 21 marzo 2014

Le Streghe Di Salem (2012)


Regia: Rob Zombie
Anno: 2012
Titolo originale: The Lords Of Salem
Voto: 3/10
Pagina di IMDB (5.1)
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Non perdete tempo e non lo state a guardare, fatevi un favore. Per la prima ora è estremamente noioso, quasi soporifero, poi qualcosa cambia, almeno dentro di voi, poichè attenderete con ansia spasmodica che succeda qualcosa. Invece non succede nulla, ma almeno manca poco alla fine. Poi se qualcuno vuole mettersi a giocare a fare l'intellettuale addirittura con Rob Zombie siamo alla frutta. Abbiate almeno un minimo di senso di decoro. I suoi primi due lavori, non sono male, e questo gli va riconosciuto: ci mette del suo, sa utilizzare una fotografia ed un montaggio accattivanti, sa dare il giusto spessore ai personaggi e li sa inserire in una sceneggiatura. Basta che anche lui sii renda conto di cosa sta facendo. Le Streghe Di Salem è troppo serioso, troppo studiato in alcuni punti, tanto da poi risultare inconsistente e davvero brutto in ogni sua parte. Pur essendo violento, non lo è. Pur essendo blasfemo, non lo è. Dovrebbe terrorizzare? Lasciare un senso di disagio? Non fa niente di tutto questo. Solo un bel piattume, con alcune immagini forti, altre che se le vedesse Kubrick gli sputerebbe in faccia e gli direbbe "furbino, lo sai che te lo meriti, non ci riprovare". O comunque provaci, ma fallo bene almeno. Poteva salvarsi almeno la colonna sonora, ma non ci riesce neanche essa. Un disastro totale con streghe, sangue, omicidi, capre, roghi. Così tante cose e così tanto tedio possono convivere? A quanto pare, grazie a Rob Zombie sì. L'unica fortuna è che la settimana dura solo sette giorni, così come i capitoli dedicati ai giorni della settimana in cui è divisa la pellicola e si svolge la storia. Una storia a cavallo tra leggenda, follia e mistero che non porta avanti nessuno di questi temi se non in maniera blanda. Insomma, da quello che potrebbe essere il miglior regista horror in circolazione oggi, mi aspettavo un qualcosa di meno diabolico per le mie palpebre.

giovedì 20 marzo 2014

Fiorentina 0 - Juventus 1

La partita più importante, vista e non vista, grazie e per colpa di Sky Go. Pessimo servizio, con blocchi, rallentamenti e differite che aumentano la tensione che si prova in certi momenti. L’Europa League prosegue per noi ed ovviamente non per la Florentia Viola, squadra che che più di ogni altra ha cercato di romperci le palle. E’ finita, noi dentro, loro fuori. La nostra una stagione spettacolare, la loro annientata in 180 minuti in cui il risultato è quello che conta. Festeggiavano già a Torino per il pareggio, perché mangiarci un’altra fiorentina dopo quella di pranzo era forse qualcosa di indigesto. A distanza di sette giorni abbiamo provato invece la prelibatezza proprio nel suo habitat naturale: l’Artemio Franchi. E ora zitti, zitti tutti. Pirlo ci regala un’altra magia, mentre mezza Italia piange e si dispera. Passaggio del turno. Noi, ripeto, non la Florentia. Entrambe ci hanno provato, entrambe volevano passare, ma solo una c’è riuscita. La Juventus. Concludo con: puppate, dai puppate.

In Trance (2013)

Regia: Danny Boyle
Anno: 2013
Titolo originale: Trance
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.0)
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Ancora Danny Boyle. Quando si capita su questo regista, possiamo star certi che qualcosa ti lascia e solitamente è qualcosa di positivo. Sono pochi i suoi passi falsi, pur spaziando da un genere all'altro e non avendone uno da definire propriamente come suo. Ma non è difficile riconoscere il suo stile e la sua tecnica anche qui dentro, un thriller psicologico, formato da numerosi intrecci di trama, rompicapo, flashback e repentini colpi di scena. Il tema, anzi lo strumento, utilizzato per catturare la curiosità dello spettatore è l'ipnosi. Questa porta con sè tutto il suo fascino, ma anche i suoi limiti strutturali, tanto che la storia è per molti tratti soffocante, ingabbia gli attori che hanno il compito, per nulla velato, di confonderti. La spaziosità di manovra non è così ampia, come avrei sperato e gli indizi lasciati qua e là come briciole finiscono per rivelarti una parte del finale in anticipo. Insomma, la trama ha alcuni punti deboli, ma Boyle riesce a farli sembrare poco importanti, li sorvola e passa ad altro. E davvero, lo sa fare bene. perchè potrà pure esserci lo spettatore che (non si sa come mai) non sia catturato dall'espediente psicoanalitico, ma desidera arrivare giustamente fino in fondo. Inoltre il regista britannico non la tira per le lunghe, la durata della pellicola è quella giusta, così come i vari atti che la compongono. Anche se stai per arrivarci, lui ti mostra ogni soluzione con una buona cadenza ritmica coadiuvata da ottime immagini ed una buona colonna sonora. Anche il cast è egregio: James McAvoy è un ottimo soggetto principale, turbato e sprovveduto, ed allo stesso tempo convincente. Rosario Dawson poi non si limita a fare la bella di turno, la sua recita comanda l'azione ed è la chiave della sceneggiatura. Da sottolineare il suo nudo integrale frontale con la passera depilata in bella mostra: per i meno interessati al film, solo questo varrebbe il prezzo del biglietto. Per ultimo abbiamo un Vincent Cassel che non necessita di presentazioni ed ha un personaggio ritagliato appositamente per lui. Un po' forzato il suo coinvolgimento nella seconda parte, ma non poteva essere una semplice comparsa. Quindi nonostante alcune debolezze sulla trama (passabili) è un film che si fa apprezzare molto, per diversi punti di vista. Una nuova esperienza per Boyle che continua la sua sperimentazione dei generi.

Dirottato a Bologna (scrive gettons)

Ringrazio VER per aver permesso, a me ovvero gettons di potervi raccontare la mia disgraziata avventura nei cieli italiani. Come tutti voi sapete il male del mondo è causato dagli aerei, eterni nemici dell'umanità tutta. Bill Gates è il primo grande cospiratore ed io sono la sua vittima. Tutto sembrava procedere tranquillamente: avevo acquistato le cioccolatine da portare al mio amico di serie A, avevo preso il caffè al solito Starbucks di sempre (anche se stava chiudendo, ma ho costretto il barista a farmelo), e terminati tutti i riti propiziatori ho preso il volo. Penso di non essermi sbagliato e di aver preso quello giusto. All'improvviso mi accorgo di essere atterrato a Bologna, quindi deduco saggiamente che sia per problemi di nebbia  Pisa, mentre ho sorvolato la limpida cristallina pianura Padana, era coperta da un manto tenebroso. Il mio fidato Nexus 5 con a bordo una versione di Red Hat che comando via SSH, mi permette di poter scrivere su questo splendido blog. Ringrazio gli amici tutti che si sono prodigati per venirmi a prendere, anche se LORO hanno sbagliato aeroporto. Qui fa un po' freddino, mi sento solo, ma ho già fatto amicizia con alcuni stranieri  a cui sto raccontando le mie avventure con Nassettone. Sembrano interessati, anche se il lento cullare del bus pare addormentarli.Decido così di cambiare il passato a mio piacimento e trasformo questa disgrazia in una grande avventura: credo che sia più comodo arrivare a Bologna per vedere un pezzo di Aditalia in più. Ciao sorellina Portopiria, ti voglio bene, non aspettarmi sveglia. Lolleus, ti straccio alla play appena torno. Sul Bus c'è scritto Roma, ma è solo perchè tutte le strade portano lì. Senza lo Janne che mi guida e mi porta per mano a giro è un bel casino. Porome, che fine farò? Ciao, vostro, stimato g3tt0n5

mercoledì 19 marzo 2014

Halloween 4 - Il Ritorno Di Michael Myers (1988)


Regia: Dwight H. Little
Anno: 1988
Titolo originale: Halloween 4: The Return Of Michael Myers
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (5.9)
Pagina di I Check Movies
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Se devo essere sincero non mi è piaciuto quasi per niente. Visto ormai per inerzia e per continuare la saga . Allora perchè un voto così alto? Prima di tutto perchè come contesto di riferimento uso tutti gli altri film, e poi perchè ci sono notevoli passi avanti rispetto al terzo capitolo (Halloween III - Il Signore Della Notte) girato sei anni prima riprendendo il tema principale. La trama al solito è povera sebbene ci siano diversi spunti ed idee: ma perchè Myers voglia uccidere proprio sua nipote è una tremenda forzatura su cui si basa tutta la storia. E Loomis guarda caso lo sa. Lasciamo perdere. Un po' come sarebbe da lasciar perdere il doppiaggio italiano: non per i dialoghi, che evidentemente non sono importanti per l'economia del film, ma anche per i finti piagnistei, le urla poco convincenti e soprattutto per il nome Rachel pronunciato proprio come si scrive. Odioso, davvero. Era l'88, non gli anni venti. Bello, se vogliamo, è il finale con un colpo di scena (perdonatemi lo spoiler) che vede come protagonista la piccola Jamie che uccide la matrigna. Brava, bella scena, sicuramente la migliore di tutto il film che ha una fotografia troppo scura, troppo buia. Manca comunque lo splatter o lo slasher: insomma di sangue se ne vede poco o niente, ma la regia punta maggiormente alla tensione, anticipata dal classico motivetto musicale ormai famoso. Peccato che Jamie (danielle Harris) sia troppo piccola per essere un vero nemico, la baby sitter del film (Ellie Cornell) non è neanche lontanamente paragonabile a Laurie (Jamie Lee Curtis) ed il dottore (Donald Pleasence) è troppo vecchio. Già dura poco, se poi togliamo gran parte delle inutili parti centrali, resta poco. Quindi siamo alle solite: un sequel che vive all'ombra del primo, in questo caso irraggiungibile lavoro di Carpenter.

martedì 18 marzo 2014

Castle [Stagione 3]


Anno: 2010 – 2011
Stagione 3
 Titolo originale: Castle
Numero episodi: 24

Se volevano continuare la serie senza che avvenisse in modo sterile, dovevano studiare qualcosa. E credo che la terza sia la migliore per adesso, proprio perchè si discosta, o almeno ci prova dalla classiche serie episodiche con trama verticale. Nelle 34 puntate precedenti  avevamo un gran numero di episodi con storie che iniziavano e finivano nell'arco dei quaranta minuti: la trama globale era soltanto accennata. Non che con la terza si sia tutto stravolto e capovolto, ma gli spunti sulla storia comune sono più tangibili. E, normale che resti maggiormente impressa, la conclusione è un vero e proprio colpo di scena che lascia ben sperare. Per il resto è tutto nella norma, con vari casi da risolvere. La cosa migliore resta il fatto che ogni vittima ed ogni indagato non sono mai semplicemente ciò che sembrano. Tutti hanno segreti da nascondere, frasi mai dette, azioni mai viste. Certe volte mi chiedo quanto potrebbe essere imbarazzante (e se lo sarebbe) venire ucciso ed avere dei poliziotti che indagano su tutta la mia vita. Anche se pensandoci la cosa peggiore forse invece sarebbe essere ucciso. La quarta è una bella promessa, speriamo continuino così.

lunedì 17 marzo 2014

Sunshine (2007)


Regia: Danny Boyle
Anno: 2007
Titolo originale: Sunshine
Voto: 5/10
Pagina di IMDB
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Non tutte le ciambelle vengono con il buco, ed anche Danny Boyle può sbagliare. La fantascienza è un genere a parte ed anche se si era comportato egregiamente con 28 Giorni Dopo , qualcosa di così specifico è difficile da portare avanti. La gran parte della colpa secondo me risiede nella sceneggiatura. Perchè il sole dovrebbe spengersi? Cioè, prima o poi ok lo farà, ma perchè ora? Inoltre, si vuole creare una storia horror o una storia di fantascienza o un misto come in Alien? Qui non si capisce bene dove Alex Garland voglia andare a parare. Da sempre inoltre ciò che fa paura, è il buio, non la luce, quindi a parti invertite sarebbe stato di maggiore impatto. Buono il fatto che ci abbiano provato, ma puoi stupire uno spettatore con le ombre o impedendogli di vedere, non abbagliandolo. Quindi ok, la missione per salvare il mondo, ok l'alienazione dei componenti dell'equipaggio, ok la pazzia, ma poi ci interesserebbe pure vedere altro. La maestria di Boyle relativamente al montaggio ed alla fotografica riusciamo a toccarla a metà: non possiamo far altro che ripensare di aver già visto questa o quell'altra scena in altri film. Forse girati peggio va bene, ma ci sta anche un po' più avvincenti ed originali. I temi trattati si sviluppano solo nella prima parte, la seconda invece necessita di un qualche colpo di scena, o un'idea per smorzare al tensione e far partire un po' di azione. Se lasciamo perdere alcune forzature stupide come il computer di bordo che certe volte sa di idiota, o apparecchiature che necessitano di una avvitata con la chiave inglese ogni tre per due inserite nel liquido refrigerante, abbiamo comunque molte scene spettacolari e che si fanno apprezzare. Peccato per la confusione finale, che non rende il film nè carne nè pesce.

domenica 16 marzo 2014

Genoa 0 - Juventus 1

Bergomi la deve fa finita di tifare esplicitamente contro la Juve e commentare a senso unico ogni partita che vede impegnati i bianconeri, perchè tanto continuerà ad andargli male. E continua ad andare male anche a tutti quei gufacci che sperano in un passo falso. La Juventus di ora è sottotono, come già era capitato a quelle delle due precedenti stagioni, solo che continuiamo a macinare punti inesorabilmente. Ottima partita del Genoa, ma non basta: le partite della vita con noi hanno poco senso. Una sola sconfitta casalinga nelle ultime undici gare (nel derby tra l'altro) ed un pressing asfissiante non ci hanno fermato. Eppure anche la terna arbitrale ci ha provato annullando una rete regolare a Osvaldo in uno dei non fuorigioco più semplici da vedere nella storia del calcio. Mettiamoci anche il rigore non dato alla Juventus per evidente (ed ammesso) fallo di mano, e quello fischiatoci contro (e praticamente identico) nell'azione successiva. Mettiamoci anche una prestazione opaca di Vidal e la peggiore partita di Llorente. Poi arriva Pirlo, e tutti si svegliano sudati.Ci avevate creduto nevvero? Ecco, ora da bravi, continuate a salutare la capolista. Bergomi puppa.

Planet Of The Apes - Il Pianeta Delle Scimmie (2001)


Regia: Tim Burton
Anno: 2001
Titolo originale: Planet Of The Apes
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (5.7)
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Guardandomi tutta la saga originale de Il Pianeta Delle Scimmie ho sempre pensato che un remake moderno e con tutti gli ultimi ritrovati tecnologici fosse non tanto giusto quanto necessario. Ho voluto attendere un bel po' per godermi quindi appieno il lavoro che vedeva all'opera un certo Tim Burton . I remake non sono mai semplici, perchè si rischia di non accontentare quella parte di fan decisamente molto legati all'originale in questo caso il film del 1968. Non sono tra questi ed anzi ritenevo che una storia leggermente riadattata e l'ausilio delle moderne tecniche, avrebbero permesso la riuscita di un grande lavoro. Mi sono sbagliato, e con me anche il visionario Tim Burton che crea un action movie interamente orientato al botteghino. Anche la scelta del cast è stata pessima: si salva Tim Roth ed il resto degli attori irriconoscibili per il trucco scimmiesco, ma abbiamo un acerbo e mono espressivo Mark Wahlberg con la figheira di turno, utile solo come modella, Estella Warren. I due sono veramente penosi. Non solo però per ciò che recitano, ma anche per ciò che non rappresentano più: le tematiche presenti nell'originale sono velocemente messe da parte e ci ritroviamo con le scimmie cattive e gli umani messi in schiavitù. Se per l'epoca poteva essere una buona trovata l'impossibilità di parlare da parte degli uomini, adesso tutti conoscono il vocabolario e le due razze parlano tra loro. Non c'è spazio per riflettere sui temi che stanno alla base della sega, non c'è spazio per sottolineare i comportamenti delle scimmie e quelli degli uomini. Il tutto si riduce ad una fuga ed una battaglia campale, senza brio o eleganza. Per poi giungere ad un finale davvero terribile, che ricorda Ritorno Al Futuro - Parte II e lancia il sasso per il prossimo sequel. Fortunatamente qualcosa si salva, ovvero le scimmie ed il loro trucco, le espressioni, il modo di fare ed essere. Il successo di una pellicola però non si può basare solo su questi effetti. Peccato, è stata un'occasione mancata.

sabato 15 marzo 2014

Star Trek V - L'Ultima Frontiera (1989)


Regia: William Shatner
Anno: 1989
Titolo originale: Star Trek V: The Final Frontier
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (5.3)
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Film imperdibile ed immancabile, già ma solo perchè altrimenti la collezione relativa a Star Trek non sarebbe completa. Dopo la doppia avventura di Leonard Nimoy è l'attore del Capitano Kirk, William Shatner, a sedere sulla seggiolina della regia per creare quello che forse è il peggior episodio della saga. La trama è noiosa e sconclusionata, addirittura forzata in alcuni passaggi decisamente troppo anarchici nei confronti degli altri film e delle serie tv. Dalla ricerca di Dio ci si poteva aspettare qualcosa di più, ed invece il tutto viene liquidato velocemente con l'arrivo degli inutili Klingon. Anche gli effetti speciali sono dozzinali per un prodotto di fantascienza di fine anni ottanta. insomma c'è poca roba e per niente interessante. Il fratellastro di Spock (sic.)  fa il terrorista spirituale in un pianeta desertico dove prende in ostaggio un klingoniano, un tipo della Federazione ed una romulana per poter rubare un'astronave (quale sarà mai se non l'Enterprise?) e dirigersi alla scoperta di Dio che secondo una sua visione dovrebbe abitare al centro dalla galassia. I nostri eroi la fanno tanto lunga, ma con qualche taglio alla pellicola avrebbero potuto dargli subito il passaggio. Riescono a passare una barriera insuperabile semplicemente andandoci contro anche se: nessuno ci aveva mai provato prima / quelli che ci avevano provato non erano più tornati. Bah, se lo dicono loro. Qui non ci trovano Dio, ma uno abbastanza cattivo che si spaccia come tale e vorrebbe evadere dal pianeta. Lo fanno fuori. Fine. Almeno gli extra del bluray sono molti e corposi, sicuramente di gran lunga migliori del film. 
- 2 commenti interattivi
- bibliocomputer
- produzione (61 minuti)
- l'universo di Star Trek (84 minuti)
- scene eliminate (4 minuti)
- 2 trailer
- spot tv

The Elephant Man (1980)


Regia: David Lynch
Anno: 1980
Titolo originale: The Elephant Man
Voto: 7/10
Pagina di IMDB
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David Lynch racconta la storia, leggermente riadattata per il cinema di un uomo realmente esistito (Joseph Merrick) e della sua grave deformità fisica. Utilizza un elegante bianco e nero per trasportarci nella Londra di metà '800. Ad impersonarlo è John Hurt aiutato da una buona dose di trucco, mentre l'altro protagonista, il dottor Treves è interpretato da Anthony Hopkins. Quest'ultimo preleva il fenomeno da baraccone per i propri studi medici personali, ma riconoscerà in lui l'aspetto umano e farà di tutto per dargli il calore di cui anche i più sfortunati hanno bisogno. La storia di Merrick è penosa, commovente, triste, ma è dotato di sensibilità tale da far uscire allo scoperto i buoni sentimenti dell'alta società. In The Elephant Man esistono i buoni ed esistono i cattivi: entrambi sono reali, ma la speranza nel prossimo è molto elevata. Nell'età vittoriana contava molto l'apparire (così come oggi) , ma l'animo gentile ed educato alle volte non ha secondi fini. Il personaggio di Miss Kendal (Anne Brancroft) si discosta dal mito borghese ed è mosso da puro sentimento, stuzzicato dalla compassione. Non tanto per la mostruosa situazione fisica in cui versa il cosiddetto uomo elefante, quanto dalla penosa vita che ha passato, sballottato tra angherie e derisioni. Lynch crea un percorso ben studiato per mostrarci il lato umano di Merrick: inizialmente neanche abbiamo l'onore di vederlo, sempre incappucciato e nascosto dalle ombre della pellicola, poco dopo, una volta svelato, pare non sia dotato di parola o intelletto. Un passo alla volta invece ecco venire fuori la sua sensibilità, le sue paure, le sue titubanze, fino all'inserimento nella società che culmina addirittura con un'acclamazione a teatro. Un film commovente e ben strutturato che segna l'ascesa cinematografica di David Lynch.

venerdì 14 marzo 2014

Hotel Rwanda (2004)


Regia: Terry George
Anno: 2004
Titolo originale: Hotel Rwanda
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.2)
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Premetto che il film non è cruento, ma spero di non doverne rivedere mai più uno simile. Spero vivamente che tali storie non vengano più raccontate, non per censura, ma perchè finiscano. Purtroppo però, è solo una speranza, perchè il mondo ne è pieno. Di pagine vergognose che riguardano le guerre, i genocidi, le bestialità. La guerra in Ruanda la ricordo abbastanza bene, ma ricordo soprattutto quanto sia stata ignorata. Anche da me. Di genocidi ne abbiamo avuti di tutti i tipi, anche dietro casa, alcuni con aspetti mediatici più rilevanti di altri. Bandierine colorate di qui e di là, missioni di pace a destra e a sinistra, soldati a bombardare e ricostruire un poì costì e un po' costà. I miei son discorsi da bar, spesso, indignati o meno, ci scordiamo che avvengono tutti i giorni in un luogo o nell'altro. Ed il Ruanda, tra i tanti, è stato uno di quelli. Il film di Terry George ce lo ricorda, e ci ricorda quanto si possa patire e quanto si possa essere eroi. Anche senza bisogno di sparare un colpo o di sventolare una bandiera. Là poi non c'era religione, colore o status economico che differenziasse i due gruppi in guerra. Tutto ancora più confusionario e se vogliamo stupido, ridicolo. La pellicola racconta una storia, e non sarà il pressapochismo di questo blog a rendere sterile ed insensata la critica al nostro interesse. Qui non esistono vie di mezzo, o punti di vista. E' uno strumento per farsi un esame di coscienza, senza incolpare nessuno e senza stabilire dove siano le responsabilità. Sono di tutti coloro che hanno permesso ciò: attori e spettatori. Questi ultimi troppo simili a coloro che guardano un film. E che spengono la tv o cambiano canale. E questo non è un documentario, in cui il distacco è più consono. La trama è vera e reale. E va vista, se abbiamo deciso di non guardare il film senza attori professionisti girato in Africa nel 1994.

Red 2 (2013)


Regia: Dean Parisot
Anno: 2013
Titolo originale: Red 2
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (6.7)
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Questo è il sequel di Red. Di cui sinceramente non ricordo molto. Ed essendone appunto il seguito, di questo ricorderò qualcosa in meno. Sul voto sono stato indeciso: ok non mi è piaciuto, ma non è neanche niente di agghiacciante. Però se si fa un sequel in questo modo sono dell’avviso che qualcuno, con in mano un grande potere (io in qualità di blogger) debba punire i peccatori. I vecchietti alla riscossa erano originali prima, non adesso. La parodia di se stessi è velata, con una punta di comicità che abbassa il livello invece di alzarlo. Altra storia tratta dal fumetto, che sicuramente riprenderà un’avventura spionistica lì presente, ma si poteva pensare ad una trama certamente meno banale e più innovativa. Il cast con nomi altisonanti (Bruce Willis, John Malkovich – questa volta neanche lui si salva – Anthony Hopkins, Catherine Zeta-Jones) non basta, serve qualcosa di più per non avere una sterile spy story mascherata da commedia. Magari qualcuno ci casca ed inciampa nella trappola del botteghino, non c’è dubbio, ma siamo tornati indietro rispetto all’originale e spero non ne facciano un ulteriore sequel. Pochi popcorn. I migliori non riposano mai? Sarebbe il caso invece che un sonnellino lo facessero anche loro, invece di farlo fare a noi.

giovedì 13 marzo 2014

Juventus 1 - Fiorentina 1

La cosa più importante nelle sfide a doppio turno è non subire reti in casa. Purtroppo il fattaccio è accaduto, ma poteva essere nell'aria. Perchè quando il risultato è in bilico ed hai segnato un solo goal, può accadere di tutto, anche la giocata avversaria. Le partite durano novanta minuti e serve a poco dominare il primo tempo ed avere molte occasioni, se poi si passa il secondo perlopiù a difendere il vantaggio e giocare sporadicamente in attacco. Un altro errore, con il senno di poi, è stato quello di voler fare un turn over non troppo necessario: in campionato siamo avanti anni luce e la prossima gara ci vede impegnati con il non certo irresistibile Genoa. Qualche titolare in più avrebbe fato comodo, anche se è vero che la fame devono averla anche coloro che non giocano spesso. A conti fatti il pareggio lo hanno meritato ed ora vincere in trasferta sarà un'impresa difficilina. Non di quelle mastodontiche, ma loro non staranno certo a guardare: troppo rischioso puntare allo zero a zero.Buttarla dentro deve essere categorico e giocare pure la seconda metà di gara un imperativo. Forza Juve, dai.

Death Sentence (2007)


Regia: James Wan
Anno: 2007
Titolo originale: Death Sentence
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.8)
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Vuoi vedere che questo James Wan ci sa fare davvero? Anche con Death Sentence, che non vincerà mai il premio della trama più originale del mondo, riesce a rendere interessante ed accattivante la classica storia del giustiziere fai da te. Il creatore del soggetto infatti è Garfield a cui si ispirarono per niente popò di meno che Il Giustiziere Della Notte. Qui l’antieroe di turno è Kevin Bacon, nei panni di un tranquillo impiegato che scatena una faida con una banda di teppisti. Bacon: è sempre stato tra i miei preferiti, quei cavalli non proprio di razza, ma su cui ti piace puntare. Un po’ come Enzo Maresca nel calcio, se lo vedi è sempre un piacere, nonostante gli alti e bassi. Riesce bene nell’intento di farci credere di essere un buon padre di famiglia prima ed un incazzoso vendicatore poi. Lo fa senza esagerare o calcare troppo la mano. E Wan in alcune scene lo rende anche impedito nell’utilizzare o conoscere le armi (non è il tipico veterano del Vietnam insomma). Peccato che non sia il massimo del realismo la maniera in cui affronta, non solo fortunatamente, i malviventi. Li stermina come fossero mosche. La vendetta e l'angoscia umana, che sono compagne di banco e si alimentano a vicenda. Belle le atmosfere, belle le location, ottimi anche i richiami a Saw: il pupazzetto presente in una scena, il motivo musicale che in alcuni punti gli assomiglia, e la frase “il gioco ha inizio” in contrapposizione a “game over”. Insomma si devono avere le palle anche per autocitarsi, e Wan le ha avuto, creando una pellicola di azione, in parte cruda, in cui il dinamismo è l’arma vincente. Da tenere d’occhio.

martedì 11 marzo 2014

DjL @ The Italian Dj Contest 2014 (by Pioneer)


The Italian Dj Contest è un concorso messo su da Pioneer per gli aspiranti dj italiani. Tra questi figura un Piombinese, ovvero Dante Marco Lupi e VER lo supporta votandolo e chiedendo ai suoi lettori di fare altrettanto. E' possibile dare la propria preferenza una volta al giorno, anche tutti i giorni. Fino alla mezzanotte del 24 marzo. La prima fase vedeva un numero molto alto di iscritti, oltre 500, ma eccoci nella seconda, in cui l'aiuto del pubblico sarà determinante. DjL è già tra i primi dieci ed i risultati delle votazioni on-line saranno sommati alle votazioni della giuria in sede di semifinale. Le semifinali si terranno davanti a una prestigiosa giuria selezionata da Pioneer formata da esperti di settore, sarà un evento a porte chiuse, e ciascun partecipante si dovrà esibire dal vivo in una performance al meglio delle proprie capacità! Il punteggio di ciascun semifinalista andrà a sommarsi con il punteggio acquisito nella fase di voting on-line andando a decretare i tre finalisti. Inoltre tutti i dj producer che porteranno una loro produzione musicale avranno la possibilità di accumulare un punteggio bonus. I tre finalisti si esibiranno live in una location d’eccezione nel contesto di un grande evento che verrà trasmesso in diretta su Radio Studio +. Al termine della serata solamente uno dei tre sarà designato come vincitore del contest e nuovo DJ testimonial Pioneer e sarà premiato con una consolle completa Pioneer composta da due CDJ-2000nexus, un mixer DJM-900nexus, 1 software di produzione Cubase 7.5 di Steinberg e un corso individuale di 10 ore per producer presso la scuola DJ RE.CREATIVE 12.0 di Milano.
Il secondo classificato si aggiudicherà un mixer DJM-900SRT.
Infine il terzo classificato vincerà una consolle all-in-one XDJ-R1.

Link per votare.

Mi raccomando, un voto al giorno, tutti i giorni.

Whatsapp e aggiornamenti sulla privacy

Pochi giorni fa mi son fatto alcune risate leggendo di gente che si strappava i capelli per la presunta questione privacy relativa a Whatsapp dopo l’acquisto da parte di Facebook. E molti blogger, che ultimamente si limitano a fare articoli pubblicitari per l’una o l’altra azienda, hanno provato a spingere l’utenza altrove. Non si sa perché, giusto per farlo, era la moda di quel giorno. Comunque è da poco uscito l’ultimo aggiornamento per il programma di messaggistica in oggetto (io ora ho la 2.11.186) che permette alcune operazioni prima non disponibili. Non credo sia merito di Facebook, anzi le due società sono sempre slegate, ma giusto per far capire ai soliti tontoloni che guarda caso questo cambiamento è avvenuto ora e non sei mesi fa, quando tutti erano tranquilli. Da Impostazioni, account, privacy possiamo nascondere o mostrare lo stato, l’avatar o anche l’ultimo accesso. Cosa questa molto comoda tra l’altro, poiché non tutti vogliono mostrare di essere online o di aver letto un messaggio inviato. Novità anche relative al widget, che ci consente di leggere le notifiche direttamente sulla home page o nella lockscreen. Se abbiamo un amico impedito, o a cui vogliamo bene, possiamo pure pagare l’abbonamento al posto suo. Insomma, smettete di gridare allo scandalo per la privacy. Ormai il numero lo avete dato a Whatsapp e nessuno vi ha costretti.

lunedì 10 marzo 2014

La Parola Ai Giurati (1957)


Regia: Sidney Lumet
Anno: 1957
Titolo originale: 12 Angry Men
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.9)
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Non cadiamo nell'errore di giudicare l'imputato colpevole od innocente. Non è roba per noi, è solo materiale per la giuria. Non sapremo mai se il ragazzo abbia ucciso realmente o no suo padre, ma fino a quando resta il ragionevole dubbio, non può essere giudicato colpevole. Giusto o sbagliato è così e Lumet con la sua pellicola d'esordio ci racconta uno dei migliori legal thriller mai realizzati. Quasi ogni singola scena è ambientata e realizzata in una calda ed opprimente stanza di tribunale, abitata dai dodici giurati che dovranno confrontarsi per raggiungere un verdetto sul caso di parricidio. Lo spettatore non conosce i fatti se non tramite i dialoghi di questi uomini. Non siamo stati presenti durante il processo, e neanche durante il compimento del fatto. La certezza pare inequivocabile, solo un piccolo dubbio. Basta questo ad aprire una breccia che vedrà quella arrabbiata dozzina fare i conti con la propria coscienza e la propria esperienza. Tutto appunto in una stanza, tutto in bianco e nero, tutto senza che ci sia un briciolo di azione o un minimo colpo di scena. La trama è dettata esclusivamente da dialoghi e ed in quadrature in primo piano che colpiscono un volto dietro l'altro. Ognuno ha i suoi perchè, ognuno ha le sue certezze, che spiega di fronte ad un pubblico sempre più vacillante nelle intenzioni. Henry Fonda, nonostante tutto, vota per la non colpevolezza, sicuro di non essere sicuro. Già perchè prima di condannare un ragazzo, spiega, vorrebbe almeno discuterne un po'. Eppure ogni prova raccolta e menzionata sembra andare in unica direzione. E guardate, forse, e lo dico sollevando un ragionevole dubbio sulla morale e sulla trama del film, il ragazzo ha veramente ucciso il padre. Ma chi può averne la certezza stando a come è andato il processo? La giuria, non può condannare senza averne una certezza piena, inconfutabile. Ecco, quindi la pellicola è un insieme di riflessioni su questo aspetto del sistema legale americano, ma soprattutto sulla psicologia di ogni personaggio, che si distingue dall'altro. La bellezza del film, più che nella trama è proprio nel modo di presentare questi dodici sconosciuti: ci insegna a riconoscerli da piccoli gesti prima, da frasi detti, da comportamenti tenuti. E dodici sono tanti credetemi, ma non ce n'è uno uguale all'altro. Chi prima chi dopo si mette a nudo, dal più debole e pacato, al più arrogante e prepotente. Tutti passano sotto l'occhio indagatore della telecamera che non è certo avara di primi piani che colgono le espressioni, forse oggi troppo marcate e teatrali, dei protagonisti. Sarà anche vecchiotto e fuori moda, ma è davvero un gran bel vedere.

Monty Python E Il Sacro Graal (1975)


Regia: Terry Gilliam & Terry Jones
Anno: 1975
Titolo originale: Monty Python And The Holy Graal
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (8.4)
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Alcune cose piacciono, altre no. Sebbene possano essere simili, un po’ come accade con il piombo e l’oro dal punto di vista dell’alchimia. Se mi ero profondamente divertito con Brian di Nazareth, è avvenuto esattamente il contrario con il primo lungometraggio a storia singola dei Monty Python. Vuoi vedere che il problema maggiore è dato dal doppiaggio? Dico questo perché è la parte più criticata e guarda caso trovo ridicolo l’utilizzo dei vari dialetti italiani in una storia del genere. E approfondendo un po’ di più ecco che salta fuori il “bagaglino”: non mi hanno mai strappato neanche un ghigno. Tornando al film è evidente che non possa dare la colpa soltanto ai dialoghi doppiati: l’intento di creare qualcosa di volutamente a basso costo, in stile teatrale con mezzi di fortuna, non la trovo originale (era il 1975 non gli anni trenta), ma addirittura stancante. Oddio, i finti cavalli forse denotano una buona idea, ma dopo è difficile andare oltre, visto che la trama, non risulta lineare, ma composta di diversi sketch tutti simili tra loro. E’ evidente la mancanza di esperienza cinematografica per i due Terry, forse più a loro agio con altri prodotti di stampo comico. Insomma, la satira e la parodia, non si fanno poi apprezzare molto qui dentro. Il risultato complessivo è banale, e sono  poche le scene degne di risate. Anche se piace il genere è impossibile non restare delusi, a meno che non sia il primo Monty Python che si guarda.

domenica 9 marzo 2014

Juventus 1 - Fiorentina 0

Le eclissi sono eventi eccezionali che si verificano non molto spesso. Sullo Juventus Stadium il sole continua a splendere perchè con la Florentia Viola possiamo sbagliare venti minuti , ma i punti che ci separano sono ben ventisette. Statistiche alla mano i bianconeri sono la squadra che ha battuto più volte in assoluto quelli di Firenze, ed anche oggi abbiamo allungato il distacco. Primo tempo a senso unico, il solito massacro in area di rigore avversaria, tanto che Gomez non sappiamo neanche se sia sceso in campo. Una rete che equivale a tre punti, anzi ad altri tre punti. Che poi diciamocelo, importanti per noi, ma sarebbero stati fondamentali per loro sempre se vogliono andare in Coppa Campioni il prossimo anno. Comunque strepitoso Marchisio come vice Pirlo, ancora disattento e poco cinico Pogba. Ma Asamoah la mette dentro ed ecco che ci sediamo a tavola per consumare una fiorentina grondante di sangue Salutate la capolista. Poi piangete, lamentatevi, disperatevi. La vostra partita che conta è andata. Siamo irraggiungibili da chi è livido.

Riecco AirDroid

E' passato quasi un anno da quando la nuova versione di Airdroid  non funzionava a dovere. Di tanto in tanto ho riprovato, ma non con gli ottimi risultati iniziali . Poi mi scordai di lui. Ultimamente per necessità invece mi è servito o dopo alcune lunghe sessioni in prova, posso anche dire che è molto meglio di ciò che mi ricordavo. Possiamo sfruttare la rete esterna 3G e questa volta con risultati sorprendenti. Infatti, già da diversi mesi, sono state introdotte delle funzionalità che lo rendono simile anche al più famoso Cerberus . Comunque mi è servito in fase di trasferimento dati da pc a smartphone e viceversa. E' un'operazione molto comune e semplice, ma non sempre è facile farla in assenza di cavi USB o se non si ha la possibilità di accedere alla medesima rete. Airdroid prevede due differenti tipi di utenti: il base ed il premium. Per quest'ultimo è necessario registrarci al servizio in maniera gratuita per poter disporre di 100MB di traffico, che dipende dalle esigenze possono non essere molti. In quel caso esistono vari abbonamenti.