venerdì 28 marzo 2014

Gravity (2013)


Regia: Alfonso Cuaròn
Anno: 2013
Titolo originale: Gravity
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.1)
Pagina di I Check Movies
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Lo spazio, l’assenza di gravità, l’isolamento. Tutto inizia con un lunghissimo piano sequenza che inquadra proprio questi concetti. Siamo di fronte al telescopio Hubble, con tre astronauti all’esterno impegnati in un’operazione di riparazione. La prima grande magia sta negli effetti audio che partono da lontano e ti colpiscono a seconda del posizionamento di chi parla. Avvolgente, realistico, perfetto. Sei lì con loro ancor prima di vedere e di rimanere affascinato dagli effetti visivi che partono subito al massimo. Quasi non riesci ad accorgertene tanto che ti sembra di essere veramente lassù. Credi sia un’introduzione ed invece sei già all’interno della storia che vede coinvolti solo due personaggi: Sandra Bullock e George Clooney. Partiamo dalla trama: in tutta sincerità non è niente di eccelso. E’ semplice, lineare, lascia spazio ad alcuni temi introspettivi che per ovvie ragioni non vengono mai troppo sviscerati, ma sono soltanto accennati. Siamo al limite con la fantascienza, è quasi difficile etichettarlo come tale (ed infatti non lo faccio): ok spazio, tecnologia, qualche anno nel futuro, ma non è una componente fondamentale. Così come non lo sono i possibili errori (ogni oggetto nello spazio ha la medesima orbita raggiungibile così facilmente anche con uno zaino a jet?) scientifici che si presentano. Gravity riesce ad andare oltre: non è sua intenzione fare nessuna morale o farti riflettere. La tecnica è superlativa: non un abuso incondizionato per creare effetti inimmaginabili, ma un’attenta e curata sistemazione dei dettagli per ricostruire un ambiente reale con realismo. E non è una cosa semplice, davvero. Anche perché chi ha masticato fantascienza (questa ribadisco che è troppo azzardato definirla tale) sa cosa è lo spazio e come viene solitamente dipinto. Con Gravity possiamo sbilanciarci nello stabilire che è il migliore film in assoluto che lo rappresenta. Cuaròn ha reinventato un modo di porre le immagini e la fotografia: la telecamera è ovunque, destra, sinistra, alto e basso sono tutti elementi spaziali che risultano pericolosi e tangibili. Ed il tempo: solo novanta minuti, come non accadeva da chissà quanto nel cinema. Per questo la storia in sé può essere messa da parte, se le sequenze hanno tale grandiosità e sono così pulite e cristalline sia che si inquadri il cosmo sempre più nero o la Terra luminosa ed accogliente. Ed i corpi che rotolano su se stessi, i volti affannati all’interno dei caschi, gli ambienti ristretti delle stazioni. E non solo graficamente e visivamente, ma anche la cura dell’ambiente sonoro è devastante. L’universo è decisamente tridimensionale e bastano due soli personaggi per raccontarcelo. Una pecca della pellicola sta però  nell’impedire allo spettatore di affezionarsi ai personaggi, l’unico vero amore possibile è il cosmo. Quando Clooney scompare, nessuno piange. Quando la Bullock atterra, nessuno è commosso. Non vieni in alcun modo coinvolto emotivamente ed gli stimoli che potrebbero venir fuori per qualche discussione al bar, sono soltanto accennati. Manca quindi qualcosa di epico che lo renderebbe un capolavoro, mentre è “solo” una perfetta prova di regia con straordinari effetti speciali. Con esclusivamente due volti, racchiusi negli scafandri di sicuro si poteva osare di più a livello psicologico. Forse l’intento di Cuaròn è proprio quello di non lasciare alcun punto di riferimento e far svolgere la storia puntando proprio sulla spazialità degli eventi. Ed avendo vinto sette Oscar (con dieci nomination) e numerosi altri premi, è anche normale cercare di voler qualcosa di più che un prodotto sì di stile e raffinato, ma fin troppo semplice e banale. L’edizione bluray ci permette di godere appieno di tutti gli effetti che lo compongono: BD-50 e codifica video AVC/MPEG-4 senza alcun tipo di sbavatura o peccato, nonostante l’utilizzo di scuro, stelle, effetti luminosi. Sull’audio la percezione è ottima, di un avvolgente totale anche per la lingua italiana che usa Dolby Digital 5.1 (mentre in originale abbiamo DTS-HD Master Audio). Gli extra sono di tipo documentaristico, ma corposi e tutti in HD:

  • Gravity: Mission Control (107 minuti di making of diviso in nove capitoli)
  • Shot breakdowns (37 minuti)
  • Documentario (22 minuti)
  • Cortrometraggio riguardante Aningaaq (10 minuti)

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