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mercoledì 30 aprile 2014
The Cell + Losing My Religion: vuoto di memoria
L'Implacabile (1987)
Regia: Paul Michael Glaser
Anno: 1987
Titolo originale: The Running Man
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.6)
Pagina di I Check Movies
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L'Implacabile è uno dei tanti titoli che hanno segnato la mia infanzia. Ai tempi non potevo resistere all'accoppiata fantascienza più Arnold Schwarzenegger ed il film basato, molto liberamente su L'Uomo In Fuga di Stephen King (con lo pseudonimo di Richard Bachman). Le differenze con il libro sono abbastanza elevate, tuttavia Glaser si presta a descrivere un futuro distopico in cui il controllo dei media (il network). Lo fa anche grazie all'introduzione che presenta una sorta di riassunto per dipingere il buio futuro colmo di violenza e menzogne. Non si tratta in alcun modo di nessun tipo di capolavoro: le battute sono ridicole e ridotte all'osso, gli effetti speciali da mercatino dell'usato e la trama è semplicistica così da lasciare molto spazio all'azione ed agli scontri che avvengono nell'arena di gioco. Già in passato ho recensito pellicole simili (nuove e vecchie) come Rollerball, Hunger Games e Battle Royale.; questa per un verso o per l'altro è sicuramente inferiore a tutti e tre gli esempi, perchè manca di intensità che sia di intrattenimento ludico o psicologica. A suo modo però riesce a difendersi, risultando anche oggi, a distanza di anni abbastanza piacevole. Se escludiamo Ben Richard, il protagonista, l'unico personaggio che riesce a regalarci qualcosa è Killian, il presentatore senza scrupoli che incarna il male del controllo totale. Gli altri sono deboli comparsi che contribuiscono all'economia spicciola del picchiaduro cinematografico. Ganza comunque la sfilza di nemici che Schwarzenegger dovrà affrontare:
Sub Zero in un'arena ghiacciata, Buzzsaw con la motosega, Dynamo che
lancia scosse elettriche e Fireball con il lanciafiamme. Il tutto si basa su uno show must go on un po' particolare, alla 1984 se vogliamo esagerare un po' i toni e scomodare Orwell, visto che per raccogliere punti di audience televisivo si punta a tutto, ma si cerca anche di terminare l'effetto fenomeno, una volta che sembra sfuggire di mano. La tirannia della tv è in un certo senso profetica, ma anche un po' scontata: era il 1987 e la storia di base ha cinque anni in più, quindi nessuna palla di cristallo, ma solo una buona idea da sfruttare. Tutto lo scenario è un classico degli anni ottanta, inteso come un qualcosa di tipico, una visione del futuro cupa e stanca in cui il pubblico riesce a farsi infinocchiare e cambia opinione nel giro di pochi minuti. Nostalgia.
martedì 29 aprile 2014
Carlito's Way (1993)
Regia: Brian De Palma
Anno: 1993
Titolo originale: Carlito's Way
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.9)
Pagina di I Check Movies
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Ancora Brian De Palma con un cult che sta nella mia personale classifica un po' al di sotto di Scarface e de Gli Intoccabili , ma che rimane per sempre nell'olimpo dei migliori gangster movie di sempre. E' per colpa di questi lavori e della loro grandiosità che ogni volta che guardiamo un film sulla criminalità, non si accende completamente la lampadina. Al Pacino (e Giancarlo Giannini) assieme ad un decisamente giovane Sean Penn riesce alla perfezione a trasmettere la poesia del fallimento. Una volta intrapresa una strada, è impossibile imboccarne l'uscita. Brian De Palma trasforma la sceneggiatura di Koepp in un immenso altare, drammatico e penoso che esalta il perdente. E questo è un eroe cattivo, ma che cerca di rigare dritto nonostante le avversità che si presentano sul suo camino. E' un'opera commovente, anche diversa dal solito se vogliamo, perchè Carlito Brigante è un poco di buono, una leggenda nella criminalità, ma è rimasto scottato dal carcere. Uscendo non certo per meriti, non desidera altro che mettersi in riga anche se sente "i riflessi di un tempo che tornano a galla" e psicologicamente la trama è invasa dalla voce fuori campo che cerca di cambiare il proprio essere. Le sue paure ed i suoi sogni infranti invadono lo schermo con un forte bianco e nero subito nelle prime scene: conosciamo già la sua fine, ma vogliamo conoscere coda ha da raccontarci. I personaggi principali non sono buoni, ma sono parte di quel lato umano che rende la storia elegante e colma di passione. L'amicizia che a seconda di chi la descrive fa parte di un codice, ma anche vista come strumento per salvarsi il culo, l'amore teso fino allo stremo che necessita di una svolta nell'ordine naturale delle cose. Sentimenti insomma che vengono schiaffeggiati dalla sorte e dal destino, al quale è difficile spiegare di non essere d'accordo. Nella prima metà degli anni novanta De Palma ci riporta negli anni settanta e nelle guerre malavitose che segnavano quel periodo, con costumi, ambientazioni e musiche veramente ben azzeccate, che con molta nostalgia richiamano a lavori del passato. Ma qui il peso delle proprie azioni ha un'importanza elevata solo se legato a fatti ed avvenimenti incontrollabili. Si può essere una leggenda del crimine pur avendo paura di voler manifestare il proprio status? Si può lottare contro se stesse per guarire da una malattia che non dipende da cause eccezionali quanto dal nostro proprio essere? Carlito si pone queste domande, senza avere una risposta certa, quando invece lo spettatore grazie alla sequenza iniziale conosce già come andrà a finire. De Palma nella sua carriera ha avuto alti e bassi, ma qui possiamo siuramente parlare di un'opera ben riuscita sotto ogni punto di vista, soprattutto quello dell'intensità.
lunedì 28 aprile 2014
Sassuolo 1 - Juventus 3
Garcia è un patetico provincialotto. E lo ha dimostrato a più riprese con i suoi lamentini. Al bar adesso, oltre a fare chiacchiere, potrebbe affogare i suoi dispiaceri in una bella tazza di pastis o cosa diavolo bevono dalle sue parti. lo champagne non è certo adatto. Il Sassuolo ce l'ha messa tutta, come ogni squadra che incontra i bianconeri. Se proprio ha voglia di recriminare su qualcosa lo faccia sulla partita dell'andata, visto che ci abbiamo preso tre punti d'oro mentre la sua squadra ha preso tre pere. A risultato invertito, potrebbe ancora giocarsela nello scontro diretto. Su questa sera invece non ha niente da dire, deve solo ciucciarsi il calzino, con eleganza sia ben chiaro. Neanche hanno avuto la coppa ad infastidirgli il cammino, eppure loro con il Sassuolo hanno lascia punti per strada.. Non la Juve, neanche quella di questa sera, che è passata in svantaggio. Ci hanno poi pensato Tevez, Marchisio e Llorente a chiudergli il becco. Le chiacchiere le porta via il vento, i punti di distacco neanche la pioggia. Saluta i Campioni d'Italia.
domenica 27 aprile 2014
Fargo (1996)
Regia: Joel Coen
Anno: 1996
Titolo originale: Fargo
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.2)
Pagina di I Check Movies
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Wow, davvero inaspettato. Ok i fratelli Coen sono spesso sulla bocca di tutti, quindi da alcuni loro lavori puoi aspettarti molto o sapere già che tipo di film puoi trovarti di fronte, però Fargo è abbastanza in disparte rispetto a quel cerchi che tanto va di moda. Fin dai titoli che appaiono ad inizio pellicola Joel Coen ci presenta la storia come vera, basata su fatti realmente accaduti. Non è così, però il realismo che sta alla base di tutto, scansa senza fatica la finzione. E' infatti vero che il film è al tempo stesso originale e familiare come una vecchia scarpa [cit. Roger Ebert] perchè i dialoghi, i luoghi, le situazioni tendono a farti entrare nelal storia, a credere che non ci sia niente di romanzato. Il realismo, soprattutto nelle battute è qualcosa di geniale. Ed anche come gli attori mettono in pratica ciò che è richiesto dal proprio personaggio. William Macy, nei panni dell'impacciato bugiardo senza stile è esattamente reale quanto Frances McDormand, la poliziotta incinta sempre affamata e certamente senza il mantello da super eroe. Tutto quadra, tutto fila nel verso giusto, per una commedia grottesca che è sui generis mescolando il poliziesco al thriller drammatico. Siamo alla fiera della disorganizzazione, sia per chi è malvivente di professione sia per chi si improvvisa tale, e la crudeltà, non solo accennata bensì esplicita, risulta come facente parte della normalità. Non c'è tempo per essere buoni, avere rimorsi o sentirsi in colpa. Il bianco freddo e candido della neve, spesso viene macchiato dal rosso intenso del sangue delle vittime. Un problema necessita di una soluzione, e questa va portata a termine a tutti i costi, gli ostacoli sulla strada sono birilli, che se non schivi puoi sempre buttar giù. Ed è esattamente ciò che fanno Peter Stormare e Steve Buscemi, due delinquenti per niente professionali e molto arrangiati, che con sporadici incontri con gli altri soggetti inscenano una danza macabra composta da ingredienti anomali e di sicuro mai abusati. Psicologicamente molto forte, Fargo è un grandissimo film degli anni novanta, che merita di essere visto ed apprezzato.
MotoGP 2014: Termas De Rio Hondo (Argentina)
Circuito bellissimo quello Argentino, che mancava da ben quindici anni. Curve pazzesche che prevedono più di una traiettoria, hanno fatto sì che potessimo vedere numerosi sorpassi e staccate. Per la terza volta consecutiva è Marquez a chiudere il primo posto, questa volta con una gara in rimonta. Risucchiato dal gruppo nei primi giri ha portato avanti un attacco forsennato nei confronti soprattutto di Lorenzo in testa per oltre metà gara. Lo spagnolo della Yamaha doveva lasciarsi alle spalle gli errori fatti nelle due gare precedenti ed ha dimostrato di essere in grande spolvero, chiudendo poi sul podio al terzo posto. Ancora uno spagnolo, l'ex "camomillo" Pedrosa nel secondo gradino più alto. Bella gara, ancora una volta, pure di Valentino Rossi che conquista un buon quarto posto, tenendo sempre il passo dei primi. Nella classifica totale del 2014 resta ancorato al terzo posto con 41.
Dead Silence (2007)
Regia: James Wan
Anno: 2007
Titolo originale: Dead Silence
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (6.2)
Pagina di I Check Movies
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I pupazzetti dei ventriloqui sono sempre stati inquietanti e si prestano bene per i film horror. Però credo che questa volta James Wan abbia fatto un buco nell'acqua portando sullo schermo una storia fantastica, lontana dalla realtà con colpi di scena ed inutili flashback che avrebbero dovuto garantirne un maggiore interesse. Già la trama di per sè è debole e confusa, non sta in piedi neanche volendo, poi si aggiungono tasselli inconsistenti di un passato che ha davvero poca importanza ai fini della storia. Se lo spirito della strega ventriloqua voleva davvero uccidere il protagonista perchè attendere tutto questo tempo e non farlo direttamente a casa sua, come avvenuto per la moglie? Non c'era tutto questo bisogno di spostare la location in un paesino di periferia che di tenebroso ha solo il fatto di avere un cimitero con sepolti centouno pupazzi ed un teatro ormai in disuso. Interessante l'idea di giocare con le bambole, le cui sembianze umane possono disturbare i sogni di qualcuno, ma il regista australiano non convince mischiando spiriti e fantasmi con vecchie leggende ed una sorta thriller noir che non appassiona. E' un ritorno ad un cinema di una ventina di anni prima, che poteva andar bene per gli ottanta, ma non per sempre. Ogni epoca ha le sue turbe e preferisco quando si gioca con il male puro per restare nel fantastico o meglio con il male che è presente nelle persone. Saw era un bell'esempio di questo. Qui invece si punta su un qualcosa a metà strada che o hai già visto e non ne vieni turbato affatto, o non hai mai visto e quindi punti il dito sulle imprecisioni che sono costanti. Anche a livello di personalità dei personaggi siamo a ben poca roba. Non che sia grottesco o o ridicolo, ma semplicemente un film riuscito male.
sabato 26 aprile 2014
Grillo a Piombino, sulla Lucchini
Questo pomeriggio, davanti all'entrata della Lucchini ho pensato che fosse giusto esserci. A prescindere da chi fosse salito sul palco: Renzi, Alfano, Vendola, Berlusconi o appunto Beppe Grillo. La situazione della città di Piombino è drammatica e se un partito o un movimento si presentano qui, anche solo per campagna elettorale, ascoltare cosa avessero da dire e sperare in una qualche proposta, era un impegno a cui non volevo rinunciare. Purtroppo, come era auspicabile, non c'è stata nessuna bacchetta magica. Apprezzo quindi la coerenza e schiettezza. Il danno è fatto, il vaso è caduto e si è rotto. Trovare chi ha dato la spallata al tavolo per farlo cadere ha importanza solo relativa (ma è bene ricordarlo) e anche chi avrebbe potuto prenderlo al volo o posare un cuscino a terra ed ha fallito. Quando i cocci sono sul pavimento, si può provare a rimetterli insieme, ma come noto il risultato non potrà mai essere perfetto. Per questo se la ricetta consiste nello sperare nel reddito di cittadinanza equivale a sperare in una cassa integrazione prolungata, solidarietà, prepensionamenti ed altri ammortizzatori sociali di vario genere. A Piombino serve, o serviva a questo punto, un piano di riqualifica industriale che non c'è stato e forse non sarà mai. Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie.
James Rollins - La Città Sepolta
Autore: James Rollins
Anno: 2004
Titolo originale: Sandstorm
Voto: 3/5
Pagine: 528
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Trama del libro e quarta di copertina:
Penisola Arabica, 300 d.C.
Ubar era la città più ricca e ammirata dell'antichità, ma un giorno scomparve agli occhi degli uomini, sepolta sotto una tempesta di sabbia. La chiamano l'Atlantide del deserto... Londra, oggi. Un'esplosione distrugge la Galleria Kensington, l'ala del British Museum riservata ai manufatti arabi. È stato un attentato? O uno strano fenomeno naturale, come sembra dalla registrazione delle telecamere di sorveglianza? Ma la curatrice della collezione, Sofia al-Maaz, scopre tra le macerie un oggetto sorprendente. Arabia, oggi. L'agente della Sigma Pointer Crowe, che partecipa alle indagini, deve scoprire quale segreto nasconde la città perduta di Ubar: ma il deserto non è l'unica minaccia che dovrà fronteggiare... Da Londra al golfo Persico, da Washington al deserto arabo, quella che sembra un'affascinante sfida scientifica, si trasformerà presto per Pointer e Sofia in una sfida mortale, un percorso a ostacoli, di enigmi, misteri e trappole letali.
Ubar era la città più ricca e ammirata dell'antichità, ma un giorno scomparve agli occhi degli uomini, sepolta sotto una tempesta di sabbia. La chiamano l'Atlantide del deserto... Londra, oggi. Un'esplosione distrugge la Galleria Kensington, l'ala del British Museum riservata ai manufatti arabi. È stato un attentato? O uno strano fenomeno naturale, come sembra dalla registrazione delle telecamere di sorveglianza? Ma la curatrice della collezione, Sofia al-Maaz, scopre tra le macerie un oggetto sorprendente. Arabia, oggi. L'agente della Sigma Pointer Crowe, che partecipa alle indagini, deve scoprire quale segreto nasconde la città perduta di Ubar: ma il deserto non è l'unica minaccia che dovrà fronteggiare... Da Londra al golfo Persico, da Washington al deserto arabo, quella che sembra un'affascinante sfida scientifica, si trasformerà presto per Pointer e Sofia in una sfida mortale, un percorso a ostacoli, di enigmi, misteri e trappole letali.
Commento personale e recensione:
Avvincente e veloce da leggere, con una trama classica alimentata da numerosi colpi di scena. Forse un numero esagerato di personaggi principali, ma tutti con un buono spessore psicologico. Anche la varietà dei temi è molto ampia, si va dall'avventura archeologica passando per l'azione militare e spionistica arrivando anche parti fantastiche o fantascientifiche. Non un solo genere quindi, ma una strizzatina d'occhio per un pubblico eterogeneo a cui piace evadere con la lettura. Questa non è mi faticosa, tende spesso a rilassarti ed i rompicapo risultano piacevoli sebbene non troppo sostenuti. Facile calarsi all'interno delle varie location descritte durante lo sfoglio delle pagine, forse eccessive per poter arrivare indenni al risultato finale. Alcune sezioni del libro risultano prolisse o ripetitive, ma nel complesso possiamo dire di non fare nessuna fatica per portare la lettura alla fine. Rollins però sa il fatto suo e pur mancando di originalità riesce a rendere la storia appetibile e nuova proprio grazie al mix di più generi e più personaggi. Sai già cosa aspettarti, ma lo fai con gioia.
Cube Zero (2004)
Regia: Ernie Barbarash
Anno: 2004
Titolo originale: Cube Zero
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (5.7)
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Dopo il grande flop del secondo cubo (Hypercube), la Lions Gate ha deciso di continuare imperterrita con un terzo capitolo che è un prequel piuttosto interessante. La casa cinematografica canadese ci ha già fatto capire quanto le piace insistere su determinate saghe (vedi ad esempio Saw o Hostel) e questa volta a buon ragione. Il primo Cubo h riscosso un discreto successo proprio per la mancanza totale di indizi che potessero portarci ad una qualche spiegazione. Il pubblico è goloso e certe volte idiota così da sperare in un qualche seguito chiarificatore. Però accade un po' come quando vedi un trucco di magia e poi ti viene svelato: perde molto del suo fascino. Con Cube Zero fortunatamente non è così, perchè parti sicuramente prevenuto visto il sequel del 2002, e poi ti ritrovi a fare i conti con una stanza dei bottoni in parte moderna ed in parte retrò dove puoi osservare i meccanismi che hanno reso appetibile il primo episodio diretto da Natali. La trama questa volta è più elaborata perchè non vede i riflettori puntati solo sulle cavie, ma la luce si sposta anche sul resto degli ingranaggi. Un po' grottesco e fantastico con l'entrata in scena di Jax e dei suoi aiutanti, un po' più peso con il ritorno delle trappole e decisamente fuori luogo (una caduta di stile) con il soldato invincibile che deve uccidere i nostri eroi. Dimentichiamoci quindi del sequel e ringraziamo Barbarash per averci provato in questo modo, creando la giusta atmosferica distopica con esperimenti, pene, controllati e controllori. Peccato per il finale, che avrebbe potuto essere migliore se solo Wynn e Miller fossero stati la medesima persona. Uno sforzo in più in fase di sceneggiatura e ne sarebbe uscito qualcosa di più interessante. La prossima volta potrebbero chiedermi un consiglio.
venerdì 25 aprile 2014
Salvate Il Soldato Ryan (1998)
Regia: Steven Spielberg
Anno: 1998
Titolo originale: Saving Private Ryan
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.6)
Pagina di I Check Movies
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La prima (ed unica fino alla scorsa settimana) volta che lo vedi fu addirittura al cinema, di domenica sera in seconda serata con il mio amico Romolo. Poi in previsione della vacanza in Normandia mi sono dato una bella rinfrescata. Partiamo dal fatto che è un film, in cui la storia è soltanto, se così si può dire, la cornice, la sua ambientazione. Quindi non si tratta di un documentario sebbene la riproduzione di alcune scene, soprattutto quella iniziale dello sbarco ad Omaha Beach sia il più quanto fedele possibile alla realtà. Non a caso quei famosi ventiquattro minuti resteranno impressi per l'assoluto realismo che riportano in vita. Stessa identica cosa per quanto riguarda le armi, i costumi e soprattutto i carri armati nemici, ricreati appositamente per essere identici agli originali. Per quanto mi riguarda potevano mettere un qualsiasi carro e chiamarlo Tiger o panzer, e vista la mia ignoranza non mi sarei accorto di niente. Di certo però l'effetto creato è sublime. Inoltre, nonostante il punto di visto dal quale si racconta la storia, non c'è niente di particolarmente patriottico o retorico: i soldati americani muoiono, vincono, perdono, uccidono e sì, esaltano alcuni valori, ma vengono pure evidenziate non poche debolezze. Siamo in guerra, e Spielberg ci porta al suo interno, nel momento più cruciale di tutti. Tanto che il salvataggio del famoso soldato Ryan passa in secondo piano rispetto alle battaglie ed alle campagne che proseguono per tutta la pellicola. Perchè se appunto la trama è semplice, degna di un qualsiasi film d'azione ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, è la descrizione del tutto a regnare sovrana e vincere a mani basse ogni sorta di premio. Niente è facile, niente è umano una volta arrivati sulla spiaggia. Solo l'istinto, la sorte, la determinazione e la paura possono giocare a tuo favore, ed il film esalta ogni singolo aspetto di questa roulette russa. La guerra è brutta, veramente. E anche una missione dall'aspetto nobile e di facciata allo stesso tempo, diviene alibi per raccontare i momenti più turpi, quelli più eroici e quelli più umani. I soldati sono lì per servire ed anche il più strano ed ipocrita degli ordini può essere un tassello importante per la vittoria finale, che abbia risvolti pratici, morali o puramente propagandistici. Quindi dati alla mano, si tratta di un gran bel film. I più ciechi potranno inventarsi che Spielberg è solo un fottutto leccaculo, ma è indubbio che ci sa fare (pure senza utilizzare tecnologie digitali) e a distanza di anni dall'accaduto porta sul grande schermo una storia prevedibile, ma che colpisce gli animi sia degli spettatori che della critica (gli Oscar servono anche dimostrare qualcosa no?). Eccoci a parlare della versione bluray disponibile con doppio disco. Il primo ha solo ed esclusivamente il film, ovviamente in alta definizione. Dal punto di vista della qualità video si merita un voto piuttosto alto, anche se in due occasioni (al termine della battaglia durante lo sbarco) ed al termine della battaglia per la presa del ponte per circa tre secondi si evidenziano delle imperfezioni di luce tendente al bianco. Il comparto audio presenta per la lingua italiana un 5.1 Dolby Digital. Il secondo è composto interamente da due categorie di extra (non in HD ad eccezione dei trailer:
- Commento di Steven Spielberg
- Uno sguardo nel passato
- Miller e il suo plotone
- Il campo base del cast
- Dietro le quinte
- Ricreando Omaha Beach
- Musica e suoni
- Un pensiero prima di lasciarci
- Fra le onde
- 2 trailer
- Riprese di guerra.
Foto e video Normandia e Bretagna
Ho caricato alcune foto fatte durante l'ultima gita che ci ha visti partire da Londra per la volta della Normandia e della Bretagna, più relativo ritorno a Londra. Queste sono state messe in due album separati di Google+ senza un'apparente logica se non quella temporale. Non sono un gran fotografo e sono state tutte scattate con il Nexus 4 ad una risoluzione relativamente bassa per permetterne il caricamento quasi istantaneo via internet. Di buono c'è che chi le visualizza tramite Google+ può vedere le panoramiche e quelle fatte tramite Photo Sphere navigandoci all'interno.
Primo Album (99 foto)
Secondo Album (47 foto)
Ecco anche cinque video ricordo, sempre fatti tramite smartphone. Ce ne sarebbe stato un altro di oltre un giga girato con la GoPro durante il char a voile, ma la televamera era puntata male verso l'alto e si vede praticamente solo la la vela. Poi non è stata un'esperienza così esaltante non conoscendo i venti e le tecniche marinaresche...
Playlist (5 video)
Primo Album (99 foto)
Secondo Album (47 foto)
Ecco anche cinque video ricordo, sempre fatti tramite smartphone. Ce ne sarebbe stato un altro di oltre un giga girato con la GoPro durante il char a voile, ma la televamera era puntata male verso l'alto e si vede praticamente solo la la vela. Poi non è stata un'esperienza così esaltante non conoscendo i venti e le tecniche marinaresche...
Playlist (5 video)
Benfica 2 - Juventus 1
La gara con il Benfica è iniziata subito male. Prendere una rete a così pochi minuti dal fischio di inizio scombina sicuramente tutti i piani che ti eri prefissato, sebbene l'obiettivo debba essere solo uno: la vittoria. Nel complesso credo che la Juventus abbia giocato bene, tanto da meritarsi il pareggio (finalmente uno straordinario gol europeo di Tevez), ma non così bene da gridare allo scandalo per il risultato. Di grandi occasioni, di quelle pericolose, non me ne ricordo molte ad eccezione della conclusione di Marchisio. Il colpo di testa di Pogba invece era lento anche se ben angolato ed il portiere ha fatto un po' di scena a mio avviso. invece tanti errori di disattenzione e leggerezze che poi potremmo pagare in altro modo. Il risultato è brutto, ma non malvagio, allo Juventus Stadium potrebbe essere tutta un'altra storia, ed intanto una rete fuori casa l'abbiamo messa a segno. Mi piace trovare un colpevole per la prova di questa sera, e lo trovo nel nome di Asamoah. A metà strada tra l'unitile (nonostante l'assist per la rete) ed il pericoloso per noi stessi. Alcune volte andrebbero presi a nocchini sul capo, possibile che battere un calcio d'angolo sia diventato deleterio? Poi vabbeh, siamo più forti di loro ed abbiamo molti margini di miglioramento.
mercoledì 23 aprile 2014
Ritorno in Bretagna, la Grande
Foto di Dan Slee |
martedì 22 aprile 2014
Integrati in Franciandia
Ultimo giorno pieno sul territorio francese, bretone e normanno. Non ci siamo risparmiati neanche un po'. Se potevamo prenderla con calma non sarebbe stata una gita delle nostre. Così, anche quando tutto potrebbe girare nel migliore dei modi, la tappe restano ad ogni modo forzate. In mattinata ci dedichiamo quasi totalmente (anche la ricerca della colazione, estrema necessità per qualcuno ci succhia alcune risorse) a Mont Saint Michel. Strafamoso, tutti lo conoscono quindi posso anche fare il radical chic controcorrente e dire che è ampiamente sopravvalutato. Almeno dai turisti, visto che i francesi neanche si degnano di togliere di mezzo ruspe e transenne in un festivo. Attendendo alte e basse maree o una luce più da cartolina ci spingiamo verso ovest per l'appunto con l'attività sportiva. E siccome siamo integrati é il momento del char a voile, ovvero una tinozzetta con tre ruote ed una vela che viene spinta sulla spiaggia. I risultati ve li lascio immaginare, ma potrete vedere il video girato con la go pro una volta tornato a Piombino. Muscoli delle braccia sfilacciati andiamo a Saint Malò e questa invece fa davvero la differenza. Bella. Stasera dormiamo qui, ma da ottimi masochisti vogliamo tornare a Mont Saint Michel per scattare foto con il tramonto ed al buio. Ah, li non ci si arriva in macchina eh. È tutto a piedi. E perché non passare dalla zona interdetta con sabbie mobili e magari i coccodrilli? Riusciamo a fare tutto quanto ed a tornare all'albergo Ibis senza nessun guaio se non quelli creati dal tomtom. Io e gettons oggi più volte facciamo il nuovo saluto degli amici di serie A.
lunedì 21 aprile 2014
Tour de Normandie
IL nostro arrivo sul suolo francese non è stato dei piú fortunati. Ma ci siamo dati da fare, questo è innegabile. Così oggi è stata la giornata dedicata a coloro che hanno fatto grandi imprese, in maniera da poter imparare qualcosa e prendere esempio. Da buoni patriottici a stelle e strisce la tappa immancabile in questo tour de France consisteva in quel di Omaha Beach. Consumiamo così l'intera giornata tra i luoghi più imponenti dal punto di vista storico. Siamo proprio dentro ai bunker che avrebbero dovuto fermare la nostra avanzata via mare. Stop anche al cimitero militare american, che va vera mente impressione. Nella piovosa giornata di oggi per fortuna pochi inghippi. Anche la maxi cena a base di frutti di mare è imperiosa, qui tra Normandia e Bretagna dove le maree fanno ciò che vogliono. Piccolo nuovo appunto: se facciamo la guerra ai francesi vinciamo a mani basse.
domenica 20 aprile 2014
Facciamo la guerra ai francesi
Oh è incredibile come il fato possa mettersi tra i piedi quando è zio Pasticcione aka gettons ad organizzare una gita. Volo Ryanair che atterra in ritardo di oltre un'ora e subito un'orribile notizia. Ci sono degli impicci per farci dare l'auto regolarmente noleggio attraverso rentalcars.com e Budget. Il fidato gettons non ha con sé un fogliaccio di merda (scusate il francesismo, ma siamo in tema) che andrebbe esibito insieme alla patente. Baggianate! Il cambio di proprietario dell'ordine a nome mio non può essere fatto perché hanno problemi con il sistema. Questo è solo il riassunto sia ben inteso. Così inizia l'esodo pasquale (già già) prendiamo il bus, poi il taxi per casa alla ricerca di quel documento . Evvai, trovato. Di nuovo taxi e bus fino all aeroporto. Totale ore occupate 4. L'agenzia però apre alle 6:30 di mattina e dopo una buona mezzora di inutile burocrazia possiamo partire. Guida a destra e tunnel fatto, eccoci in Francia col volante dal lato sbagliato. Niente paura, basta non distrarsi guardando i fiori gialli. Ci catapultiamo verso la Coupule e dopo visita celere è la volta di Dieppe prima ed Etretat. Tutto gira per il verso giusto, ci divertiamo e vediamo bellissimi paesaggi. Disquisiamo anche sui dejavu. Tutto gira per il verso giusto, ci divertiamo e vediamo bellissimi paesaggi. Disquisiamo anche sui dejavu. Bella questa vero? Nonostante i VERgognosi francesi non ci abbiano voluto far pranzare, la cena è indovinata, almeno nel sapore. Poi la sera altre tragedie : non troviamo benzinai aperti e siamo in riserva costante, le rotonde sono ovunque e fanno impazzire il tomtom, l'albergo di questa notte ha un indirizzo inesistente. Sono quasi le 2 e scrivo l'articolo in roaming. Domani sarà un altro giorno. Dopo aver preparato lo sbarco, lo metteremo in pratica. Siamo pronti a tutto per sconfiggere il nemico mangia ranocchie. Adieu a tout le mond.
giovedì 17 aprile 2014
Mon Dieu, Le Normandie
Eccoci pronti per l'ennesima prova, che vedrà impegnati nuovamente me e gettons questa volta alle prese con il popolo francese. Partenza prevista per domani in nottata. Mi tocca arrivare in quel di Londra, ancora con Ryanair. Più dico di non volerci più viaggiare e più immancabilmente me ne ricordo quando ormai ho prenotato. Atterro (sicuramente) e subito partenza verso il tunnel della Manica, senza neanche un attimo di tregua. Invece di vedere una luce bianca al suo temine incontreremo la buia notte francese di Calais (o qualcosa lì vicino). Poi il buio, quello metaforico: ho lasciato tutta l'organizzazione nella mani del mio fidato compare. Voglio fidarmi, necessita di un po' di fiducia il ragazzo, quindi credo che arriveremo in Normandia, in Bretagna o comunque nel nord ovest della Francia. Cercheremo di riprodurre il famoso sbarco, già ideato e messo in pratica dagli Americani. Speriamo in un'accoglienza migliore, con champagne, ostriche, lumache, ranocchie, pastis, baguette, omelette, souvenir, libertè, egalitè, fraternitè, Zidane e ballerine di burlesque con molta nuditè. Nonostante gettons mi abbia promesso di portare il suo Apple per poter scrivere gli articoli non garantisco una completa copertura redazionale. Proprio per questo motivo VER vi propone un'alternativa interessante: potrete leggere con estremo interesse la rubrica che quotidianamente Lady Portopiria pubblica su Facebook, Ci teniamo.
Scrubs - Medici Ai Primi Ferri [Stagione 3]
Anno: 2003 – 2004
Titolo originale: Scrubs
Stagione: 3
Numero episodi: 22
Vi avevo già avvertito sul fatto che un episodio tira l’altro. Ed a
finire una stagione si fa presto: le storie sono sempre legate tra loro,
ma ogni puntata è godibile anche da sola. Certo, guardarle nel giusto
ordine non può che fare bene,
ma se ciò non accade non è la fine del mondo. Come è successo per la
seconda stagione, possiamo trovare delle scene leggermente ripetute.
D’altra parte la location è un ospedale: ci sono i dottori, le
infermiere ed i pazienti. E tutti interagiscono tra loro,
un po’ nel solito modo. I fidanzatini, quelli che si odiano, quelli che
si lasciano e si riprendono. Ecco, su questo forse si gioca un po’
troppo, ovvero sul rapporto da trombaamici di J.D. e Elliot. Se saltare
da un letto all’altro può essere una cosa virile
e ganza per lui, lei di sicuro non passa da santarellina. Gli autori
dovrebbero secondo me fare un po’ di pulizia da questo punto di vista,
inteso come chiarezza d’intenti. Soprattutto, ma non esclusivamente, per
questi due personaggi. Sono infatti i rapporti
di coppia quelli più di difficile gestione all’interno della serie.
Fossero tutti come Inserviente sarebbe più semplice, ma di sicuro anche
meno profondo.
mercoledì 16 aprile 2014
Attacco Al Potere - Olympus Has Fallen (2013)
Regia: Antoine Fuqua
Anno: 2013
Titolo originale: Olympus Has Fallen
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (6.5)
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Da adolescente mi piacevano un sacco i libri di Tom Clancy. Adoravo il genere e la cosa che più mi colpiva era ammirare il ribaltamento di una situazione catastrofica e tutte le varie tappe che intelligence e agenzie varie seguivano per riportare ordine. Quindi, nonostante Clancy abusasse molto della propria fantasia, un minimo di idea su come debbano andare le cose, anche nella finzione me la sono fatta. Questa mia vecchia passione è il bivalente motivo per cui ritengo che la trama faccia acqua da tutte le parti e per restare comunque incollato al televisore per arrivare alla fine. Però diciamoci la verità: attori (Morgan Freeman, Aaron Eckhart, Gerard Butler e Dylan McDermott) ed effetti speciali non bastano. No, neanche quando il genere non deve creare altre aspettative che quelle imposte dall'etichetta. Ritengo che la storia raccontata, se non vuole essere terra terra debba avere un minimo di realismo, soprattutto se il film in questione è girato anni dopo quel mostruoso 11 settembre che tutti ricordano. Se gli USA si sono fatti attaccare in casa in quell'occasione, hai voglia a dire, ma chissà quali e quante altre misure siano state prese in questi quasi tredici anni. Non voglio puntualizzare sul complesso, la storia va bene, ce ne sono a decine peggiori, m ciò che la porta ad essere tale è qualcosa di inaudito. Io preferisco di gran lunga se Bruce Willis butta giù un caccia a cazzotti, piuttosto che vedere determinate assurdità spacciate per situazioni possibili. Partiamo dall'inizio. C'è un aereo, per giunta militare, ma ha poca importanza che arriva sopra Washington e praticamente viene avvistato all'ultimo momento. E sì che va pure piano. Ma da dove è partito? Arriva dall'Atlantico, ma sono tutti ciechi? Con delle mitragliatrici laterali fa fuori due caccia che lo affiancano, messi lì apposta per essere distrutti e farlo arrivare proprio sopra la città. Compie alcuni giri sopra la Casa Bianca sparando tra la folla che sta nei pareggi e nessuno interviene. L'antiaerea è composta da solo due razzi terra aria, che vengono prontamente annientati, poi anche questa smette di sparare. Saggiamente il Presidente entra nel bunker e decide di non rispettare il protocollo portando con sè anche il Primo Ministro coreano e tutto il suo staff (ovviamente armato, nonostante i controlli effettuati). Sempre per puro caso entrano con lui anche il Vice Presidente e un'altra tizia, Segretario di qualcosa. Tutti e tre sono gli unici e soli detentori dei codici per far esplodere i missili nucleari americano. Ma ne parleremo in seguito. Un commando ultra organizzato di terroristi nel frattempo assalta la Casa Bianca e riesce ad entrare. Semplicissimo: nessuno della sicurezza interna ha qualcosa di più pesante di una pistola, mentre i cattivi hanno di tutto, da lanciarazzi, a mitragliatrici, ad armi sperimentali rubate proprio all'esercito. Carneficina. Fanno fuori veramente tutti. Ad esclusione dell'eroe di turno. Che da diciotto mesi non lavora più lì, ma le sue impronte digitali sono ancora memorizzate per sbloccare e bloccare le difese varie e conosce pure i codici numerici per fare altri giochetti. Nessuno in diciotto mesi li ha mai cambiati, o perlomeno ha resto le sue credenziali inattive. Roba da matti. Torniamo al bunker. i terroristi, e lo dicono esplicitamente, cercano quei tre codici per far esplodere le testate nucleari all'interno degli USA. Roba dell'altro mondo. Ok, ammettiamo che gli americani siano così dementi da permettere una cosa del genere: a quel punto gli ostaggi diventano automaticamente sacrificabili se solo ci fosse il sentore che il segreto non sia più al sicuro. Basterebbe un'incursione, anche solo per radere al suolo il tutto. Invece Morgan Mandela decide di temporeggiare, esaudire le richieste dei malvagi attentatori e dar loro anche il tempo di estorcere due dei tre codici. Un paio di schiaffi ed ecco che il segreto viene svelato. Ovviamente questi codici sono utilizzabili solo dal computer dentro al bunker. Il presidente non parla, neanche sotto tortura (ma nessuno lo malmena neanche), quindi decriptano (deh e che ci vuole?) il suo codice segreto, Quello poi per disabilitare il tutto, invece prevede una procedura molto più lunga. Boia, che genialata. Coi fiocchi. Ma dai....
martedì 15 aprile 2014
Udinese 0 - Juventus 2
Non avevo nessun buon presentimento su questa partita. Non mi sono mai fidato dell'Udinese soprattutto quando gioca in casa. Però la Juve fisicamente sta meglio rispetto a due o tre settimane fa, ed anche con un po' di sano turn over siamo nettamente più forti dei bianconeri di Udine. Apre le danze un bellissimo tiro di Giovinco e dieci minuti dopo ci pensa Llorente di rapina su calcio d'angolo. In mezzora abbiamo chiuso la pratica. Il resto è gestione del risultato con alcuni affondi pericolosi (un palo sempre di Giovinco) e delle giocate in mezzo al campo. A tratti noiosa e senza troppi spunti, resta il risultato l'unica cosa che conta. Nessuna rete subita, maciniamo gli avversari anche in trasferta. I punti di distacco sulla Roma, esaltata da tutti i media, tornano ad essere otto mentre le gare a disposizioni calano a cinque. Quindici punti in palio e ne bastano sette. Una vittoria e quattro pareggi. Ci riusciremo? O la Roma di Garcia ci farà il culo? Per adesso, prima di fare troppi conti, salutate la capolista.
lunedì 14 aprile 2014
Cars - Motori Ruggenti (2006)
Regia: John Lasseter
Anno: 2006
Titolo originale: Cars
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (7.3)
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Disney e Pixar sfornano un prodotto vincente, dedicato soprattutto ai ragazzi, ma piacevole anche per gli adulti, almeno per quanto riguarda la tecnica utilizzata. I più giovani poi saranno anche attratti dalla trama, con morale finale per cui vincere conta fino ad un certo punto, che vede Saetta McQueen lottare per il titolo più ambito nella gare automobilistiche: la Piston Cup. Tutto il mondo qui creato vede le macchine umanizzate, con bocca, occhi, pensieri etc etc. La grafica è eccezionale, soprattutto in alcune scene panoramiche che inquadrano gli spalti dei circuiti, i paesaggi mozzafiato della route 66 e le stesse gare che vedono impegnati i tre contendenti. Nel complesso la storia, come dicevo può attrarre i più piccoli, non certo entusiasmare altri tipi di pubblico. Alcune battute o gag sono un inutile tentativo di aggraziarsi anche i grandicelli, ma il successo è scarso. Siamo in un lungometraggio digitale che dura quasi due ore, più utili graficamente che a livello di trama, a tratti prolissa e noiosa. Troppi fronzoli e cambi di marcia per arrivare al dunque, dove tutti, alla fine (proprio in pieno e vomitevole stile Disney) vissero felici e contenti. Di estremamente positivo, oltre all'aspetto grafico, c'è la caratterizzazione dei personaggi, ognuno dei quali è un modello di auto (c'è anche la 500 vecchia) con una propria personalità. Non è semplicissimo dare un volto alle automobili: d'altra parte anche i Transformers devono modificare il proprio essere per somigliare agli umani. Qui si resta invece sulle quattro ruote. Quindi grandissimo lavoro da parte della Pixar nel donare le sembianze e le caratteristiche a noi comuni. La versione bluray è da applausi: l'alta definizione si fa sentire molto nei film animati e Cars è un ottimo esempio. Impossibile restare delusi. Anche il reparto audio (DTS pure per l'italiano) è molto buono. Mi aspettavo qualcosa di più pomposo durante le gare. Non so se avete mai visto live una gara di Formula 1 o di MotoGp, ma io mi aspettavo una cosa simile. Invece il volume è da dormi dormi bambino. Forse avrebbe spaventato il target di riferimento. Due errori poi per quanto riguarda la traduzione in italiano: a video vediamo "ultimo tour" e "la casa della tires". O traduci tutto (e non è così) o non traduci nulla. Gli extra sono corposi, ma organizzati in un menù che è scomodo e confusionario. Tra parentesi la durata in minuti:
- Gioco interattivo "il trovamacchine"
- Ispirazioni per Cats- Motori Ruggenti (16)
- Scene eliminate (14)
- Documentari (16)
- Cinexplore (2 tracce di commenti)
- Cinexplore (36)
- Fotografie e disegni.
MotoGp 2014: Austin (Americhe)
Ancora una volta è Marquez a vincere, questa volta senza alcun contrasto evidente. Parte primo, gareggia primo ed in solitaria, arriva ovviamente primo. Le maggiori emozioni ci vengono regalate nel seguente ordine: Lorenzo che parte in largo anticipo con il semaforo ancora rosso, Valentino che recupera diverse posizioni fino a lottare per il podio nel primo terzo di gara, i successivi duelli proprio per quel terzo posto che vedranno Dovizioso accaparrarselo. Il rodeo texano è stato abbastanza divertente, purtroppo non per i primi due posti che sono stati vinti con merito, ma senza alcuna fatica. Marquez e Pedrosa con le loro Honda viaggiavano a velocità insostenibili per il resto dei cowboy. Valentino aveva iniziato (non parlo ovviamente della partenza) davvero bene facendoci vedere un'attenta e sofisticata rimonta delle sue. Peccato che abbia poi avuto un grave problema all'anteriore che gli ha fatto perdere in neanche due giri quattro posizioni. Ottavo ed otto punti che lo lasciano al terzo posto nella classifica generale.
sabato 12 aprile 2014
Cast Away (2000)
Regia: Robert Zemeckis
Anno: 2000
Titolo originale: Cast Away
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.7)
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Zemeckis trasforma Tom Hanks nell'attore unico di questo lungo, ma piacevole film. Anche includendo le parti iniziali e finali del film è il protagonista assoluto e recita quasi esclusivamente da solo con monologhi, anche le poche volte che è in compagnia. La trama è semplice, lineare e realista: racconta di un moderno Robinson Crusoe, unico sopravvissuto di un incidente aereo. L'isola in cui precipita è disabitata e l'unico suo compagno di riflessioni è Wilson, soltanto un pallone da calcio. Zemeckis punta molto sul realismo e sul rendere la storia attuale e vera.E non solo nella parte focale e cruciale della trama (non è facile accendere un fuoco o pescare), ma anche con i dettagli: Chuck Noland lavora alla FedEx, gli fa male un dente, ha pensato al suicidio. Insomma è una persona normale. Così come lo è la moglie che si risposa pur amandolo e credendolo quindi disperso. E' il realismo che è alla base del film e questo lo possiamo assaporare all'inizio, alla fine così come per le quasi due ore che brancola sulla spiaggia cercando di sopravvivere. Però ciò che resta di più dopo aver visto Cast Away è senza ombra di dubbio al la prova di Tom Hanks: ingrassato, invecchiato, sciupato, rinsecchito, palestrato, ringiovanito. Fa di tutto in un arco di tempo abbastanza ampio anche a livelli narrativi. Coadiuvato da ottime riprese ed effetti visivi si muove alla perfezione all'interno del teatro messo in piedi per lui e lui soltanto. Mitico, da vedere e non annoia.
Usare Flash Player su Android
Tanti, e dico tanti, ma tanti utilizzatori di Android credono o pensano di non poter visualizzare i contenuti in flash che si trovano sul web con il proprio smartphone o tablet. Può darsi che alcuni neanche sappiano cosa sia, ma chi se ne frega? Dalle versioni recenti di Android in su (credo dalla 4.4) non c'è più il supporto Adobe per questo sistema operativo. Per motivi legati alla sicurezza ed al consumo di risorse molti puntano su HTML5 che ok è il non plus ultra e bla bla bla. Però certe volte magari vi serve di visualizzare qualcosa in flash e non potete farlo. Invece di piangere potete eseguire alcune semplici mosse. Iniziate con l'usare un browser alternativo a Chrome solitamente installato di default. Non ho niente contro di lui, ma mi son sempre trovato bene con Dolphin e con lui in effetti il discorso del flash player funziona. Con altri browser non so, non sto a collezionarli. Comunque scaricate anche Dolphin Jetpack per sicurezza perchè non ricordo se l'impostazione di abilitazione funziona solo con questo gestore di plugin. Male non vi fa. Andate poi nell'archivio Adobe se non avete già installato un flash player o non sapete dove reperirlo e cercate la versione per il vostro SO. A questo punto da Dolphine andate in Impostazioni e verificate che il jetpack sia attivo (per il discorso che dicevo prima, mi pare che serva). Poi nella pagina "contenuti web" c'è la voce flash player. Io ho selezionato "su richiesta", così quando voglio lo abilito altrimenti no. Dovrebbe essere tutto (ah dovete fare in modo anche di poter scaricare contenuti da terze parti), sul mio funziona da una vita e le uniche cose che probabilmente cambiano rispetto al vostro sono quelle su descritte.
Il Cubo 2 - Hypercube (2002)
Regia: Andrzej Sekula
Anno: 2002
Titolo originale: Cube 2: Hypercube
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (5.6)
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Lo immaginavo già che fosse imbarazzante rispetto al primo Cubo di cinque anni prima che di per sè era già un film strano e sui generis. Perde comunque in partenza, da quando vediamo i partecipanti al.. boh, al cubo si vedono distesi in alcuni lettini. Ok, evidentemente sono stati rapiti, ma il film di Natali gioca davvero molto meglio su ciò che conosciamo e ciò che non ci è dato di sapere. Qui siamo sempre all'interno di un maxi cubo, e la trovata per renderlo più interessante e più originale è quella fantascientifica di dotarlo di quadrimensionalità. Teletrasporto, quantistica, universi paralleli. Insomma tanta confusione per un telespettatore che generalmente non è un fisico teorico e si immagina che siano prese alla bella e meglio due o tre idee e intrappolate là dentro. Manca la tensione inoltre derivata dalle stanze con i trabocchetti. La gravità invertita e le stanze a velocità differenti non sono questa gran trovata. Buona parte del film è lenta e ridondante. Il concetto di tempo, fondamentale per uscire dal labirinto è stuprato in una delle scene finali quando due personaggi si incontrano ed uno è invecchiato visibilmente. Ma poi quello cattivo che fa, ha fame e uccide gli altri per mangiarli (non si vede niente, ma allora perchè dovrebbe ucciderli?)? No, veramente non convince per niente, hai voglia a mettere colpi di scena e personaggi diversi tra loro. Fa decisamente oibò.
giovedì 10 aprile 2014
Juventus 2 - Lyon 1
Partiamo subito bene, anche troppo, senso unico in attacco con Vucinic in ottima forma di rifinitore, Tevez alla ricerca dell'amata rete europea (che non arriverà) e Pirlo che disegna la traiettoria del vantaggio. Rende semplice ciò che non lo è. Quarantatreesimo gol su punizione. Magico. Continuiamo bene nonostante Isla sulla fascia sia veramente penoso e Caceres troppo timido o emozionato. Poi in un paio di azioni il Lione si fa vedere pericoloso e sono le prime avvisaglie. Ci sarebbe anche un mani di Bonucci in area, non fischiato e nell'azione successiva un rigore su Tevez atterrato. Niente, l'arbitro non fischia. Calcio d'angolo inesistente per i francesi, blackout di Marchisio ed ecco il pareggio. Da qui in poi il primo tempo è giocato male, anzi di merda. Un 5-3-2 che non diverte, annoia, non conclude. La ripresa è migliore, resta il solito imbarazzo sulla fascia destra. Non che Asamoah regali chissà quali gioie quando spinge, ed anche Vidal non brilla. Poi il principino Marchisio, con una buona dose di culo si fa perdonare e ci porta in vantaggio grazie ad una deviazione netta. Nel finale entra Giovinco, che come nella partita precedente fa il bello e cattivo tempo nella metà campo avversaria. Maltrattato dai francesi tiene i pericoli lontani dalla porta di Buffon. Ed eccoci avanti nel nostro cammino europeo. Capisco, e lo capisco davvero, che per un attimo qualcuno ha pure sperato di vederci uscire. Ma davvero credevate che perdessimo a Torino nello Stadium per antonomasia? Dai, state seri. Shhhhhhhhh.
martedì 8 aprile 2014
L'importanza di chiamarsi Diaccioni
Foto presa da Diaccioni.it |
[..]il nome di località “Diaccioni” (come “Diacci Vecchi” nel comune di Campiglia) è invece formato con un altro termine toscano, foneticamente identico all’altro, ma diverso per origine e significato: diaccio, col valore di “addiaccio”, cioè il campo recintato nel quale erano tenuti la notte il gregge o la mandria, dal latino volgare *adiaciu(m), a sua volta derivato da adiacere (ad+iacere), che ha dato in italiano “giacere” e, nel nostro dialetto, “diacé” (=giacere) e poi “ghiacé”. Il “ghiaccio”, quindi, non c’entra per niente (com’è evidente anche dal punto di vista della logica), ed è errata ed assurda la “traduzione” del nome di luogo in italiano. [..]
tradurre in italiano un nome di luogo che ha conservato per secoli la forma dialettale originaria è comunque un errore, anche quando la traduzione è fatta correttamente, perché ciò rappresenta la distruzione (oltretutto totalmente inutile) di un pezzetto della nostra storia e della nostra identità culturale. [...]
Scrubs - Medici Ai Primi Ferri (Stagione 2)
Anno: 2002 - 2003
Titolo originale: Scrubs
Stagione: 2
Numero episodi: 22
Nonostante il finale scoppiettante della prima stagione , l'inizio di questa è sottotono. Tutto il casino lasciato in aria si risolve velocemente in una sola puntata. In pratica avrebbe potuto succedere di tutto, ma gli autori hanno preferito ignorare. Tanto che la seconda stagione non si distingue dalla prima, se non per pochi fatti determinanti che riguardano quasi sempre le relazioni di Turk e Carla o del Dottor Cox e della sua ex moglie. Nonostante il legame profondo tra le due stagioni, non risulta noiosa e neanche poco originale. Le storie raccontate possono sembrare in alcuni casi simili tra loro, ma restano frizzanti e divertenti. In poche occasioni più seriose rispetto alla media, resta un serie tv da commedia, ai limiti del comico. Non mancano le risate di buon gusto e come fossero noccioline una puntata tira l'altra. Circa venti minuti ad episodio e non li senti neanche.
lunedì 7 aprile 2014
Juventus 2 - Livorno 0
Niente paura bimbi, la Juve c'è ancora. Anche se in mezza Italia sperava in una riapertura del campionato cerchiamo di mantenere le debite distanze dai secondi. Ancora otto punti ci separano e le gare che mancano adesso sono soltanto sei. Diciotto punti in palio, dieci da fare, tre vittorie ed un pareggio. Questi sono i conti della serva, che ovviamente non la fa la Vecchi Signora che macina sul campo punti su punti. Ripresa psicologica a mille dopo le partite un po' acerbe dell'ultimo mese. Certamente la differenza tra Juventus e Livorno è abissale, quindi tutto sembra facile. Del resto hanno parlato di crisi solo perchè vincevamo di misura. Gli altri che dovrebbero dire? La Roma ci insegue, ma l'affanno può portare gravi conseguenze, il Napoli è altalenante, la Fiorentina è fuori dai giochi che contano, l'Inter fa ridere. I media hanno un solo modo per riaccendere le speranze dei gufi: dire che la Juventus è in crisi. Peccato che vengano prontamente sbugiardati dai risultati e dalla classifica. Che vede ancora una ed una sola capolista da salutare, ed indovinate un po' chi è?
Case 39 (2009)
Regia: Christian Alvart
Anno:2009
Titolo originale: Case 39
Voto: 6/10
Pagina di IMDB
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Quando iniziamo a guardare questo caso numero 39 pensiamo subito ad una storia forte, di quelle drammatiche e parzialmente strappalacrime in cui i minori sono le vittime designate di maltrattamenti senza senso. Tutto l'ambiente ricreato è in linea proprio con queste tristi vicende ed anche Renée Zellweger si presta alla perfezione per la parte dell'assistente sociale che lotta per migliorare il mondo. Il suo volto è quello giusto, il più adatto. Abbiamo poi anche Bradley Cooper a riempire il cast. Dopo almeno una buona mezzora scorpriremo (io non lo sapevo, ho scelto il film a caso) che si tratta di un horror presentato da un punto di vista inusuale e quindi abbastanza originale. Il suo punto di forza sta nel mostrarti l'inizio di ciò che potrebbe essre una macabra storia di maltrattamenti, quando invece il male risiede proprio nella bambina (Jodelle Ferland evidentemente a sua agio nella parte). Di solito nei film tutti i personaggi capiscono al volo il pericolo, il posseduto, il male, il diavolo ... E lo combattono senza remore. Qui finalmente è un po' più complicato. La tensione ed il disagio sono elementi tangibili proprio mentre scopriamo cosa sta succedendo ed anche se l'evolversi delle situazioni è un po' sopra le righe in alcuni momenti, tutto prosegue nel migliore dei modi. Non abbiamo un finale aperto, ma è stato scelto quello lieto. Lo preferisco visto che lasciare qualcosa di intentato sarebbe servito solo per un eventuale sequel. Un'altra cosa che avrei preferito sta nel lasciare a casa il paranormale, ma capisco magari il limite dettato dal fantastico. Se la baby killer avesse agito in modo realistico e reale sarebbe stata ancora più inquietante, invece a tratti abbiamo cose già viste e riprese altrove. Visto il monnezzaio che c'è in giro ne suggerisco la visione anche se ho ampliamente spoilerato.
domenica 6 aprile 2014
The Lincoln Lawyer (2011)
Regia: Brad Furman
Anno: 2011
Titolo originale: The Lincoln Lawyer
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.3)
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Davvero avvincente, ben fatto e ricco di colpi di scena. Quando ho scoperto che era tratto da un romanzo di Michael Connelly ho capito anche il perchè di questo successo. Però non sempre è facile fare una trasposizione cinematografica che abbia successo. In questo caso non posso neanche dire quanto sia fedele o no all'originale, perchè è uno dei pochi libri di Connelly che anocra mancano alla mia collezione. Di certo però ci rivedo il suo stile ed il suo modo di creare personaggi. Matthew McConaughey si muove perfettamente nei panni dell'avvocatore difensore cinico, farabutto, arrogante ed arrivista. E' davvero a suo agio, ma lascia spazio anche per un minimo senzo di giustizia e moralità che può essere dentro di lui. Voglio espormi con una piccola nota: forse il suo personaggio è troppo giovane (o giovanile) se paragonato agli altri eroi portati in auge da Connelly. Infatti anche nella storia è divorziato ed ha una bambina oltre che anni di successi in aula. Successi creati anche grazie ad astuzie e trucchi non propriamente ortodosso. Nella prima parte del film si tende molto a sottolineare come avvengano queste pratiche da parte dell'avvocato che viaggia sulla Lincoln nera e "crede" nella non colpevolezza dei propri assistiti. Fatto sta che con una serie di magheggi e colpi di scena, la tensione aumenta ed il film si fa interessante, da livelli molto alti. L'originalità di alcune situazioni, invertite rispetto al solito, la dobbiamo quasi totalmente a Connelly, ma anche Furman ci mette del suo perchè non si ferma un attimo. Non troviamo niente di scontato. Eppure sappiamo cosa succederà a grandi linee, e lo sanno anche i protagonisti. Un legal thriller elegante e ben studiato, forse con una fotografia troppo anni novanta, ma piacevole e da guardare.
Dead Man Down - Il Sapore Della Vendetta (2013)
Regia: Niels Arden Oplev
Anno: 2013
Titolo originale: Dead Man Sown
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.5)
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Classica storia d'azione, abbastanza piacevole e seguibile, messa su dal regista danese già visto in Uomini Che Odiano Le Donne. Visto che si era comportato bene in Europa, ha provato a muoversi tra i palcoscenici di Hollywood che un thriller non propriamente originale, ma di impatto. L'ho visto insieme a mamma, e senza troppe aspettative le è piaciuto. Il pubblico quindi apprezza, segue le vicende e si affeziona ai personaggi. Di nuovo non introduce nulla, la storia è classica, con Colin Farell nei panni dell'eroe che cerca vendetta a tutti i costi. Una banda di malviventi ha ucciso sua moglie e sua figlia, così l'unico modo per affrontare il dolore è cercare di alimentare l'odio e farsi giustizia da sè. Nel mezzo c'è anche Noomi Rapace (indovinate un po' chi è?), anche lei in cerca di vendetta per essere stata gravemente sfigurata (i maestri del make up potevano fare qualcosa di meglio) in un incidente automobilistico. Chissà come scatta qualcosa tra i due che si innamorano e prendono parte entrambi alla maxi sparatoria finale degna di di ogni action movie che si rispetti. Peccato che i ragazzini nel parco sotto casa non vengano trucidati. Solo antipatia personale purtroppo, il film avrebbe preso un'altra piega ed a noi (a mia mamma) piace invece che resti così. Il sapore della vendetta è una cosa privata, che va raggiunta dopo un processo interiore e ben studiata a tavolino. La regia lascia a casa, almeno per la vicenda di Farrell, la questione morale del tipo "e dopo?". Anche perchè dai, chi se ne frega, se uno per quattordici mesi vive da infiltrato in una banda di assassini perchè cova una vendetta è più che giusto che alla fine la porti a termine. Poi dopo può pure spupazzarsi la bella Liz Salander Beatrice, ma è giusto che pensi a bombe, pistole e fucili. Tecnicvamente è ben girato e ben montato, anche la fotografia contribuisce a rendere avvincente una sceneggiatura che vive quasi esclusivamente nel presente. Quel quasi non è dato da nessun falshback, ma solo da racconti che ci spiegano a grandi linee cosa è successo per scatenare tutto quanto.
sabato 5 aprile 2014
Takedown (2000)
Regia: Joe Chappelle
Anno: 2000
Titolo originale: Track Down
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.3)
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Takedown (o Hackers 2 o Track Down) è un film storico, biografico, abbastanza realista, basato sul libro di Shimomura e Markoff che racconta in parte alcune vicende dell'hacker più famoso del mondo: Kevin Mitnick. Ovviamente il tutto è un po' romanzato, ed il punto di vista del racconto è quello di chi ha permesso la sua cattura da parte dell'FBI, ma non per questo la sua leggenda viene in qualche modo deturpata di una qualche luce. Il personaggio resta mitico, soprattutto per chi già ne conosce le gesta o sa anche a grandi linee chi fosse e cosa avesse fatto. Un po' meno per tutti gli altri, visto che la pellicola stenta a decollare, nonostante la trama sia avvincente e piena di tensione. Alcuni passaggi sono male spiegati (nel libro o altrove su internet è possibile apprezzare meglio gli avvenimenti) e portati avanti in maniera frettolosa. Questo è però inevitabile se vogliamo avvicinarci alla realtà e farlo con realismo. Spesso il cinema dipinge il mondo informatico, degli hacker e dei software in maniera abbastanza ridicola e superficiale per accentuarne una spettacolarità che magari non esiste: sistemi operativi inesistenti che controllano altre macchine magari neanche connesse alla rete, virus (che ti avvisano con il logo della morte) che fanno esplodere i monitor, ragazzetti che in trenta secondi con un MacBook Pro entrano nel "sito" della CIA e scaricano terabyte di informazioni sul telefonino in un batter d'occhio, file top secrete dell' NSA decriptati tirando a caso una password. o computer distrutti lanciando monitor e tastiera fuori da una finestra. Insomma spesso, non sempre ok, ma spesso ci prendono per il culo e noi fingiamo che vada tutto ok. Qui la situazione è differente, ma manca una profondità d'azione che sarebbe certo stata gradita. Poi certo, ragioni cinematografiche per riadattare qualcosa dal libro va bene. Ho la versione DVD e non ricordo se era il corredo di qualche rivista di informatica. La resa video è buona e possiamo godere di un audio Dolby Digital 5.1. Graficamente il menù non è male con una sorta di cartelle in stile Windows 3.1 mentre i contenuti extra presenti sono soltanto didascalie scritte come la trama, la biografia del regista ed altre cose più o meno inutili.
venerdì 4 aprile 2014
The Walking Dead [Stagione 4]
Anno: 2013 - 2014
Stagione:4
Titolo originale: The Walking Dead
Numero episodi: 16
Veramente pesante questa quarta stagione di The Walking Dead. Ma anche se questo aggettivo potrebbe avere un significato positivo visto il genere horror della seria, vengo purtroppo a dirvi che per pesante intendo lenta, noiosa, melmosa. E' incredibile come si sia impantanata su se stessa, deludendo tutte le aspettative. Non si tratta semplicemente di un calo di interesse, magari arrivati alla quarta poteva anche starci, qui invece si denota una vera e propria mancanza di idee. Troppo spezzettate le puntate, troppo distanti da ciò che la serie ci ha mostrato in passato. Lo stacco tra autunno ed anno nuovo è stato poi deleterio, quasi micidiale visto che la seconda parte si è dimostrata un'orribile serie di mono episodi con pochi personaggi. Se poi un suo punto di forza era il realismo con protagonisti che morivano uno dietro l'altro, questa cosa ora avrebbe un po' rotto le palle. Non ce la fai a seguirne uno che tempo quaranta minuti scompare nel migliori dei casi per poi riessere avvistato qualche episodio più in là. Altrimenti viene semplicemente fatto fuori. L'unica puntata veramente interessante è la quattordicesima (Il Bosco) in cui Lizzie si dimostra essere mentalmente instabile ed uccide la sorellina Mika per vederla trasformare in zombie. Mitica, voto dieci. E che fanno? Anche lei eliminata. L'ultima invece non è ganza è solo che ti lascia con un po' di curiosità aprendo alla quinta. Insomma per adesso nessuna base militare e del governo, magari imboscata nelle Montagne Roccioso è stata ritrovata dai nostri vaganti eroi. Prima o poi succederà, ogni storia del genere si merita i soldati che cercano di ristabilire il controllo. La quinta se resta una cazzata come questa sarà l'ultima che vedo.
giovedì 3 aprile 2014
Lyon 0 - Juventus 1
Se quando si gioca in casa l'importante è non subire reti, quando siamo in trasferta l'imperativo è segnare. Se poi ci riesci anche vincendo è tanto meglio. Ok, l'avversario non era dei più temibili, ma arrivati qui tutti danno il massimo. Eppure la Juventus non sembrava in grande spolvero: il periodo di fiacca continua, sebbene il secondo tempo siamo stati più pericolosi ed abbiamo imposto in maniera più sonora il nostro gioco. Ma è un gioco abbastanza frammentato, non molto divertente o elegante. Però tutto sommato chi se ne frega, lamentarsi serve a poco, e se porti a casa una vittoria così importante ha ancora meno senso. Bene questa sera anche SkyGo, forse per la prima volta totalmente fluido, quindi alla fine tutto ha girato per il verso giusto. A conti fatti ovviamente, perchè avrei preferito guardarmela tutta in diretta a casa e vedere una goleada senza attendere Vucinic e Giovinco dare maggiore brio all'attacco. L'intensità offensiva è stata più palpabile infatti dall'uscita di Tevez per infortunio, anche se proprio il montenegrino si è divorato una rete solo davanti al portiere. Ci pensa Bonucci poco dopo a sistemare le cose ed a donare un po' più di tranquillità. Aspettiamo il ritorno allo Juventus Stadium.
mercoledì 2 aprile 2014
Scrubs - Medici Ai Primi Ferri [Stagione 1]
Anno: 2001 - 2002
Titolo originale: Scrubs
Stagione: 1
Numero episodi: 24
Questa è storia, ma è bello riviverla. Era il 2003, allo stesso tempo sembra passato un secolo proprio come sembra fosse ieri, invece si tratta di circa undici anni. Non sono poi così tanti, ma neanche pochi per davvero. Nel frattempo sono state create altri telefilm, nuove stagioni, nuovi generi, nuova comicità, e Scrubs non è stato di sicuro il primo ed unico, ma uno di quelli a cui sono maggiormente legato. E riguardare la prima stagione me lo ha fatto apprezzare ancora di più rispetto al passato. Certo, alcune volte continuo a ridere da solo il che è un buon segno per la longevità della seria che risulta ancora frizzante e divertente, ma Scrubs è anche qualcosa di più. La mia unica esperienza ospedaliera all'epoca consisteva nella mia nascita. Oggi le cose sono cambiate e guardi quel luogo con una luce differente negli occhi. Dopo dieci anni che lavoro, poi entri anche in un sistema che riconosci come familiare ed anche l'attaccamento ad alcuni personaggi cambia. Questa prima serie è comunque genuina, devastante, solo pochi episodi sono ridondanti e seguiamo il percorso fino all'ultima puntata che è forse la peggiore nel finale, visto che so già cosa succede nella prima della seconda, in modo assai sbrigativo e superficiale. Ma è bene così, le basi devono essere quelle della sit-com non della telenovela. Ottimo appuntamento con il successo, quello di Scrubs.
martedì 1 aprile 2014
Halloween 5 - La Vendetta Di Michael Myers (1989)
Regia: Dominique Othenin-Girard
Anno: 1989
Titolo originale: Halloween 5: The Revenge Of Michael Myers
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (5.1)
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Solita storia, ormai abusata e stuprata nei temi fondamentali per raccontare le paurose (sic.) gesta di
Michael Myers, nato nelle Highlands e facente parte del clan MacLeod. Ah
no, scusate ho fatto confusione. Già. Comunque il cattivo di turno qui
col cavolo che fa paura,
ormai è diventato quasi una mascotte, un po’ come appunto il Freddy
Krueger della serie Nightmare. Se il finale del 4 poteva anche starci,
con la bimba cattiva, qui hanno cercato troppo di crearle una scusante
per farla tornare buona, simpatica e vittima.
Una redenzione che non ha senso a mio avviso. Inoltre ha solo ferito la
matrigna… ma dai. Ma torniamo a Myers. Crivellato di pallottole, non si
sa come sopravvive, rotola nel fiume scampando ad una bomba (questo
capitolo inizia dalla fine del precedente) e
si rifugia nella capanna di un vecchio pescatore. Qui verrà curato,
presumibilmente in coma, ed esattamente un anno dopo, cioè ad Halloween
si sveglia e fa fuori chi lo ha salvato, così va a caccia di sua nipote. Fa
una serie di stragi nonostante credo sia l’assassino
più impacciato ed impedito della storia. Ma che importa? Tanto anche se
gli spari non muore. Ad arricchire la trama c’è il legame pseudo
telepatico che lega il cattivone alla dolcissima e buona (ora) Jamie. Invece
Loomis, sempre più malridotto ormai l’ha presa sul
personale, e non ci sta. Povero vecchio, le prova di tutte, e
fortunatamente anche le altre comparse (i poliziotti) lo stanno ad ascoltare, un po’ come fosse
Trapattoni. Pieno rispetto per lui, ma Myers è più furbo. O più forte. O
più fortunato. Insomma riesce sempre a fare una carneficina (anche
Rachel viene tagliuzzata). Anche qui il finale lascia spazio e tempo
per poter continuare la serie visto che il suo Robin lo libera. Grande,
nel prossimo forse ci saranno gli gnomi o i folletti. Di buono c’è
qualcosa: fila tutto veloce, finalmente non ha la
maschera per un breve periodo e ci sono abbastanza morti. Da guardare
per continuare la collezione.