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sabato 31 maggio 2014

Incontri Ravvicinati Del Terzo Tipo (1977)


Regia: Steven Spielberg
Anno: 1977
Titolo originale: Close Encounters Of The Third Kind
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.7)
Pagina di I Check Movies
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Pur essendo un film manifesto del primo Spielberg (ma quale pellicola non lo è?) non ha mai avuto molto fortuna con me. Da piccolo perchè era lontano, e non di poco, da quel tipo di fantascienza remota in stile Star Wars o Star Trek o anche dal suo stesso E.T., sicuramente più adatto ad un giovincello quale ero, mentre da grande perchè con occhio critico sei talmente abituato a tutto (il medesimo tutto che capace ha preso ispirazione proprio da qui) che poni l'accento sulla trama non proprio avvincente, ma abbastanza prolissa in alcune parti. Resta però senza alcuna discussione un pilastro del cinema fantascientifico, con un approccio realista che ambienta la storia nel mondo contemporaneo. Se vogliamo, l'impatto socio filosofico supera di gran lunga la sceneggiatura che continuo a trovare scialba e piatta. Il racconto puro e semplice ai limiti della favola a lieto fine risulta sì odioso, ma è un ottimo espediente per poter puntare ad un pubblico molto vario e creare un senso di curiosità facile da assorbire, grazie soprattutto ai primi piani sui volti  esterrefatti, basiti ed increduli dei personaggi. La straordinarietà degli eventi raccontati sta non solo nel fatto di un incontro con la vita aliena, ma che questa non sia ostile, ma giunga in pace. Anche se facendo i pignoli ci sarebbe da dire che hanno rapito delle persone per decine di anni, e magari li hanno anche ispezionati con le loro belle sondine luminose. Insomma, ok non c'è stata nessuna guerra nucleare tra noi e loro, ma un po' di casini li hanno combinati, almeno una pistolettata a mo' di garanzia potevano prendersela. I colori psichedelici che alimentano al fotografia del film, sono accompagnati da una colonna sonora altrettanto vivace e sono numerose le immagini che entrano di forza e di diritto nelle più ricordate di sempre. Anche se non lo avete mai visto, di sicuro qualche immagine è innata nei vostri ricordi. Non so come sia possibile, ma è così, forse tecnologia aliena. Oltre a questo c'è anche altro: soprattutto nei rapporti umani della famiglia del protagonista Roy, che poveraccio, è un babbo di quelli ganzi che gioca con i trenini e scherza, ma ci manca poco che diventi pazzo. E diciamolo, anche se ha ragione a conti fatti, viene considerato così dalla famiglia. Tanto che diventa nostro ambasciatore presso gli esserini pacifici ideati da una grandissimo Spielberg.

venerdì 30 maggio 2014

Ray (2004)


Regia: Taylor Hackford
Anno: 2004
Titolo originale: Ray
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.8)
Pagina di I Check Movies
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Ray fa parte di quei film che non rientrano nel mio bagaglio culturale e di interessi, ma che accendono comunque una fiamma perpetua molto luminosa. Le pellicole biografiche non sono il mio forte, e le sceneggiature risultano spesso piatte qualora debbano seguire il reale andamento della storia, o volutamente forzate e romanzate per poter intrattenere lo spettatore. Hackford sceglie la prima strada, raccontando la vita di Ray Charles nello spicchio temporale tra gli anni cinquanta e sessante con alcuni flashback che ricordano i suoi primi anni. Ok, ma chi era Ray Charles? Io vabbeh, sono un ignorante all'ennesima potenza, e così quando ho iniziato a vedere il film mi si è letteralmente aperto un mondo nuovo. La vita di un uomo, raccontata attraverso al sua musica. Uno di quegli uomini che con la musica, hanno lasciato il proprio segno. Innovatore, stravagante, trasgressivo, eroinomane, infedele, debole, audace, riesce a muoversi nel mondo mettendo da parte la sua cecità Il suo essere extra dall'ordinario non viene comunque esaltato nel film, che risulta essere veramente molto fedele alla biografia del cantante e musicista americano. Jamie Foxx risulta da standing ovation per l'interpretazione che ci regala e per la vita, non solo musicale, che interpreta. Una performance davvero sopra le righe, che anche l'originale, se non fosse stato privato del dono della vista, avrebbe apprezzato e giudicato a pieni voti la postura, gli atteggiamenti, la mimica espressiva. Due ore di pellicola, anche se tempestata di tracce musicali, non sono semplici da digerire, se non si ha di fronte qualcosa di maestoso, e Foxx è un maestro che non usa compromessi di sorta. Lui è Ray. E Ray è l'eroe, non senza macchia, della propria vita. Consigliato, anche a chi come me non sapeva niente o quasi di questo artista.

giovedì 29 maggio 2014

Playstation 4: ShareFactory con firmware 1.70

Da qualche giorno è uscita la versione 1.70 del firmware per Playstation 4 e questa volta merita davvero di una recensione in quanto le novità introdotte sono da major release e vanno in parte ad eliminare le pecche e le mancanze già ampiamente spiegate in questo articolo. Finalmente alla Sony sembrano aver ascoltato le lamentele di alcuni e le proposte di altri, migliorando l'esperienza video ludica che gli utenti avranno con la console. La cosa più importante che i 194 mega di aggiornamento portano è il software ShareFactory: questo dovrà essere scaricato in seguito dallo store (altri 971 mega) e permetterà di avere un tipo di editing da entry level.  Le personalizzazioni nei video dei giochi possono essere moltissime infatti, e davvero di tutti i tipi. Dall'inserimento di colonne sonore alla sovrapposizione di immagini, commenti, foto catturate con la PS Camera.. Insomma, appena avete un po' di tempo dedicarvici, non potrete più lamentarvi. Già perchè se una delle maggiori ganzate di PS4 era quella di poter condividere i momenti salienti di una partita giocata, il lato negativo era la poca libertà che avevamo. Nel video introduttivo sottostante potete vedere un semplice esempio di cosa ci propone SHAREfactory:


Considerate che non è un programma professionale, e per quanto mi riguarda devo dire, per fortuna. Troppe opzioni lo avrebbero reso molto meno immediato, mentre credo che giustamente Sony abbia voluto puntare sull'utilizzo di alcuni filtri, tracce e utility alla portata di tutti. Il compito infatti è quello di condividere con facilità le nostre creazioni. Una cosa importante è quella di poter utilizzare come tracce audio quelle in nostro possesso collegando una memoria esterna (formattata però in FAT32) alla PS4. E già che avete collegato qualcosa via USB, aprite cielo, potete salvare i video ed esportarli altrove. Questo comporta due peculiarità da non sottovalutare: la possibilità di caricare video e screenshot dove più vi aggrada, e quella di poter fare un editing più professionale (se SHAREfactory non vi bastasse) con un altro qualsiasi software.

Un'altra novità è data dalla disattivazione manuale (dalle impostazioni) dell'HDCP così che l'acquisizione delle sessioni video di gioco possa essere più facilmente fattibile e condivisibile. Mai avuto la necessità, ma adesso avremo più video su Youtube viste le dimensioni ridotte dei file.

Se da quella parte abbiamo qualcosa di più leggero, Sony ha aumentato la qualità delle trasmissioni live con gli amici, arrivando ad un HD con 720p. Per chi ha molta banda da sfruttare è sicuramente un'ottima notizia, a me non interessa poi molto, tranne il fatto di poter archiviare via USB. Devo infatti ancora trovare chi utilizza Ustream e vuole vedermi giocare contro gettons e prenderlo a randellate a FIFA. 

Sempre in ambito di condivisione abbiamo delle personalizzazioni maggiori utilizzando il tasto "share". Non più solo i 15 minuti (durata esagerata), ma un lasso di tempo più definito, configurabile dall'utente. Poi forse c'era già, ma mi sono accorto solo ora, è possibile scegliere con chi condividere, ma anche se utilizzare il microfono del joypad o affiancare il video preso dalla PS Camera. 

Il Dualshock adesso ha la luminosità configurabile ed è possibile scrivere (oibò) utilizzando il trackpad quando si apre la tastiera virtuale.

Ci sono anche una lunga serie di altre novità minori, che risultano essere dei piccoli accorgimenti. Ah, ora è accettato anche Paypal per poter pagare i giochi. Era ora.

mercoledì 28 maggio 2014

Whatsapp: backup tra due telefoni

Whatsapp di qui, whatsapp di là... E che palle, lo avevo anche stradifeso recentemente dopo l'acquisto da parte del colosso Facebook. Ogni tanto però il mio odio per questa applicazione bugiarda salta fuori. Ce l'ho con essa per numerose scomodità che porta con sè, come ad esempio il fatto di essere obbligatoriamente legato ad un numero SIM, doverlo utilizzare da mobile e non avere più sessioni in contemporanea (ok qualcosa si può fare) senza contare che devi utilizzare applicazioni di terze parti per inviare file diversi da foto e video oppure che non puoi effettuare chiamate VOIP. Aspettando che queste non inezie vengano migliorate, può capitare che voi cambiate smartphone e vogliate importare sul nuovo telefono anche le vecchie conversazioni. E' tutto abbastanza fattibile e facile, sebbene anche qui ci abbiano messo del loro per renderlo macchinoso. Infatti Whatsapp a differenza di altri non salva alcuna cronologia sui propri server, e questo diciamo che è un bene dal punto di vista della privacy, ma non molto comodo per tutti. Ad ogni modo, (vedi screenshot allegato) andando in Impostazioni ---> Impostazioni Chat e poi attivare il Backup delle conversazioni. Si salva così un file criptato del tipo "msgstore-2014-05-28.1.db.crypt7" che racchiude i vostri preziosi messaggi. A sto punto collegate il vecchio smartphone al pc (anche con AirDroid) ed andate alla ricerca della cartella WhatsApp/Databases: copiate tutto (o scegliete voi cosa). Poi prendete quello nuovo, scaricate Whatsapp senza configurarlo, collegate questo al pc per poterci copiare (solito percorso) i file precedentemente salvati e poi lanciate l'applicazione. Whatsapp riconoscerà che ci sono delle conversazioni da importare. Non fate gli stupidi e ditegli di utilizzare quel database. Questo serve per i messaggi che sono solo testo, inutile dire che gli altri file come foto o video li potete trovare nella cartella "media".

Upside Down (2012)


Regia: Juan Diego Solanas
Anno: 2012
Titolo originale: Upside Down
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (6.4)
Pagina di I Check Movies
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Se il finale non fosse stato così acerbo, improvviso, scontato e brutto forse un punticino in più lo avrebbe meritato. Invece l'idea iniziale è stata sfruttata solo in parte e come trampolino di lancio per un qualcosa di non solo poco sensato dal punto di vista scientifico (infatti è forse più fantastico che fantascientifico) , ma anche poco interessante nell'intreccio che si crea. Ma partiamo da principio: si tratta di una storia d'amore abbastanza smielata e colma di clichè ormai abusati (anzi stuprati) tra Adam (Jim Sturgess) e Eva Eden (Kirsten Dunst) i quali vivono in due mondi separati che... Hanno una forza di gravità opposta ed ogni abitante vive "sottosopra" rispetto all'altro. Immaginate che casino. Ebbene anche la pellicola è un bel casino, con inquadrature che fanno venire mal di testa e nausea ed un uso troppo intenso di computer grafica anche là dove non ce ne è bisogno. una fotografia luminosissima, colma di voluti artefatti e riflessi che eliminano ogni senso di realtà che poteva anche per sbaglio colpire lo spettatore. Aggiungiamoci anche un'accozzaglia di situazioni ed impedimenti che dovrebbero dare vita e sale alla storia, ma la rendono invece sempre meno originale. Difficile vederlo decollare, le leggi della fisica non si fregano. Poi speri ed attendi che qualcosa cambi, invece ecco che la fine, sdolcinata e buonista senza alcun perchè, arriva all'improvviso e tagli fuori ogni sorta di interesse che poteva crearsi intorno alla leggenda fantastica. Sì, alla fine, ma se vogliamo è proprio così che inizia, abbiamo una favola e niente di più. Una pallosa favola d'amore.

lunedì 26 maggio 2014

Scrubs - Medici Ai Primi Ferri [Stagione 5]

Anno: 2006
Titolo originale: Scrubs
Stagione: 5
Numero episodi: 24
 
Eh, c'era un po' da aspettarselo. La quinta è una continua discesa verso il basso, con scene già viste, situazioni ripetitive, aneddoti che ormai stancano. L'unica novità è data da continui  e pesanti cambi di partner che capitano ai protagonisti J. D. ed Elliot. Lei ormai passa per troia ninfomane, lui per sfigato gay che non sa tenersi una ragazza per più di due puntate. Insomma tra tutti e due potrebbero riempire pagine e pagine di documentazione erotica da strapazzo. Gli altri personaggi continuano invece nel loro essere parte integrante di una sitcom ben riuscita, ma che fatica a proporre novità, non dico esilaranti, ma quanto meno divertenti. Persino l'inserviente non è più quello di una volta, e Bob Kelso invece di incutere timore è una macchietta goliardica. Ma le cose che odio maggiormente sono il buonismo ed il moralismo stucchevoli di J.D. che ogni due puntati saltano fuori e vogliono farti la lezioncina. Tutto questo mentre magari si ripete una situazione già vista e già conclusa nelle stagioni precedenti. Finisce come al solito con un bel guaio da risolvere, ma non ho dubbi, che nella sesta, in meno di cinque minuti, i problemi verranno cancellati. I dottori, specie se contenti, mi iniziano a stare un po' sul cazzo.

Reimpostare la password di eBay

Già da alcuni giorni è venuta fuori la notizia che diverse settimane fa (quindi non proprio ieri) i server di eBay sono stati violati. E loro ci avvisano direttamente sia all’interno del nostro account sia tramite email all’indirizzo che abbiamo legato ad esso. Ci consigliano di reimpostare la password visto che un database che contiene le parole d'ordine degli utenti è stato compromesso. Ciò non significa per forza che qualcuno abbia adesso la possibilità di accedere al vostro account, visto che tali dati non erano in chiaro, ma è sempre bene essere sicuri e provvedere. Il mio carissimo amico Devin Wenig (il Presidente) ha scritto e firmato di proprio pugno l’email che ho ricevuto e mi ha rassicurato abbastanza. Forse l’avete ricevuta anche voi, di questi tempi basta fare un copia incolla e nessuno è più tanto speciale. Lo ricordo da quando era un ragazzino brufoloso ed impaurito e teneva un banchetto di merce usate in via Ferrer al mercatino del mercoledì, ma non divaghiamo troppo. Il cambio password è un qualcosa di immediato ed indolore. Potete anche farlo tranquillamente attraverso l’applicazione mobile, così da essere più veloci e prestanti. Aprendo il messaggio di Devin trovate subito in alto un link per reimpostarla: da lì potrete scegliere tre modalità per ricevere il codice di verifica (via sms, via email o via telefonata con voce robotica). Una volta inserito il numero di 4 cifre potete provvedere a scegliere una nuova password usando il nome del gatto invece che quello del cane o invertendo la data di nascita. In questo modo tutti i vostri dati saranno al sicuro.

sabato 24 maggio 2014

Flight (2012)


Regia: Robert Zemeckis
Anno: 2012
Titolo originale: Flight
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (7.3)
Pagina di I Check Movies
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L'ultimo film di Robert Zemeckis che ho recensito, anche abbastanza recentemente, è stato Cast Away che ha come comune denominatore il disastro aereo. Solo che qui il punto di vista è interamente incentrato sul pilota (Denzel Washington), eroe non propriamente buono, ma neanche cattivo. E' sua prerogativa quella di puntare molto sul protagonista e sulla sua capacità di reggere completamente le fila della pellicola. Ed il mio amico Denzel, che voglio ricordare a tutti di aver (ri)conosciuto a Los Angeles , riesce a tenere una parte stratosferica: quella dell'uomo in bilico tra i propri demoni e l'essere anche un eroe. Il tema principale, tanto da poter pensare ad un titolo alternativo come "Drunk" è l'alcolismo e la convivenza con questo male, anche in un momento estremamente delicato e complicato come quello qui descritto. Un uomo allo sbando, alle volte anche ridicolo ed estremizzato che non sa dire di no alla bottiglia (ma neanche ad una bella pista di coca), può anche non essere troppo simpatico da interpretare. La sceneggiatura purtroppo a mio avviso non è all'altezza dell'attore, e risulta oltremodo semplicistica, senza alcuna svolta o impennata di sorta. Il film, permettetemi tali metafore, non decolla, ma anzi cade in picchiata come il volo 227 per Atlanta. Già perchè la drammaticità del momento viene troppo spesso banalizzata da un plot narrativo poco palpabile, che si perde in scene che possono risultare poco credibili. D'accordo la difficoltà di liberarsi dell'alcol, ma proprio l'unica sera che conta, un uomo non riesce a non ingurgitare ettolitri di inebriante nettare? Proprio quella sera deve cazzeggiare e fare l'idiota esagerando a dismisura? Per poi giungere ad un improbabile rimorso in extremis che lo porta a sputtanarsi per che cosa? Per non dire che un'assistente di volo può, forse aver bevuto al posto suo? A parte che è morta nell'incidente e quindi di certo non verrà processata, ma questa non avrebbe avuto nessuna responsabilità diretta o indiretta sull'accaduto. Debole quindi, troppo, dal punto di vista narrativo, con forzature create ad hoc per contribuire all'economia della storia. L'atterraggio poi è troppo moralista nel finale, con tutti contenti ed orgogliosi del risultato ottenuto. Il bluray si lascia guardare molto bene: strepitose le immagini del disastro, il resto è statico e non vale la candela. Idem per il comparto audio che presenta un Dolby Digital 5.1 compresso. Gli extra ci sono, ma abbastanza ripetitivi e di breve durata. 
  • Le origini di Flight (10 minuti)
  • Making of (11 minuti)
  • Anatomia di un incidente aereo (8 minuti)
  • Le domande e le risposte migliori (14 minuti)

mercoledì 21 maggio 2014

Nuovo acquisto : Diego

La società sportiva MaRasMa – Samyh ha appena annunciato ai microfoni di Sky, Tele Sanivoli e Radio Ademello che nonostante la stagione sia appena conclusa, ha provveduto al tesseramento di un nuovo e giovanissimo talento del calcio. Tale Diego, un tempo conosciuto come Pheto durante le fasi iniziali, ha fatto ingresso (in realtà sarebbe uscito) nel mondo che conta. Le prime testimonianze parlano già di alcuni numeri di repertorio quali l’elicottero e lo schiacciamento di due noci. E’ tutto babbo. La mammah ha saputo tenerlo nascosto alle miriadi di giornalisti e fotografi, curiosi ed affamati di scoop, per circa nove mesi. Anche nella foto infatti  non lo vediamo, tanto è mimetizzato. Giusto in tempo per i Mondiali in Brasile, questo arrivo, va ad alimentare la nutrita schiera di giovani promesse partorite (non è una licenza poetica) dalla cantera del fu Fondo. Un applauso scrosciante ai genitori, che mi hanno sfrattato dalla MIA camerina, ma per una giusta causa. Benvenuto Diego tra noi.

martedì 20 maggio 2014

The Butterfly Effect (2004)


Regia: Eric Bress, J. Mackye Gruber
Anno: 2004
Titolo originale: The Butterfly Effect
Voto: 9/10
Pagina di IMDB (7.7)
Pagina di I Check Movies

Scrivo su VER in pianta stabile da più di quattro anni, ed una volta iniziato a recensire e dare giudizi sui film, ho sempre avuto il timore, e quindi rimandato questo momento. Prima o poi sarebbe dovuto capitare, perchè se hai uno dei tuoi film preferiti a portata di mano, giorno dopo giorno è sempre più dura non premere il play. Il motivo di tale timore è semplice: certe volte capita di idealizzare un qualcosa, che poi scopri non essere all'altezza dei tuoi ricordi. E qui è proprio di ricordi che si parla: hai paura che questi possano soltanto sembrare vividi, ma siano sporcati da trame create ad hoc in un determinato momento della tua vita. Fortunatamente The Butterfly Effect, continua a darmi le solite emozioni di sempre. Non sarà certo un capolavoro blasonato dal punto di vista stilistico, ma in fin dei conti chi se ne frega. Alla fine, piace ciò che piace, e questa è una delle pellicole che tocca fino in fondo le mie corde emotive e le fa vibrare. Il finale è forse contro corrente rispetto all'andatura della trama, risultando nel complesso troppo positivo, ma appunto lascia una sorta di speranza per quello che è il sogno di molti ovvero poter tornare indietro e cambiare le cose. Il "senno di poi", i "se" ed i "ma" qui non sono visti in maniera esclusivamente egoistica ; il protagonista è un buono, è un eroe che cerca di salvare le situazioni non solo per stesso, ma anche per gli altri. Gli amici ed un unico amore, che merita di essere preservato al costo della propria vita o dell'esistenza stessa di tale sentimento. Certo, la vita è altra, da vivere senza rimorsi o rimpianti, come direbbero gli uomini duri, ma quelli veri invece almeno una volta hanno pensato a come sarebbe stato diverso se...

domenica 18 maggio 2014

Juventus 3 - Cagliari 0

C'è chi legge la storia e c'è chi la scrive. La Juventus di Conte senza dubbio ha marchiato a fuoco le tavole d'argilla del calcio italiano e non solo. Oggi supera quota cento punti e raggiunge i 102 da record europeo, superando prepotentemente Real Madrid, Barcellona e Benfica. L'atteggiamento dei bianconeri è il solito che li caratterizza: hanno voglia di vincere, sono affamati e non si adagiano sugli allori. Nonostante il campionato si sia concluso da tempo, la grinta e la mentalità del vincente sono fattori determinanti. Campionato dominato e campionato dei record. Oltre che il miglior attacco (80 reti segnate) e la migliore difesa (23 reti subite), giocatori, allenatore e società hanno abbattuto altri record: 33 vittorie in una stagione, 19 vittorie casalinghe con 57 punti in casa, 30 gare consecutive segnando almeno una rete, 37 partite totali con almeno un gol. Visto che avete già abbondantemente salutato i Campioni d'Italia, ora iniziate a salutare la Juventus dei record.

MotoGP 2014: Le Mans (Francia)

Cinque pole su cinque e cinque vittorie su cinque per un Marquez stratosferico che non parte nel migliore dei modi, colleziona due errori, ma rimonta in pochi giri dal nono al primo posto, come se nulla fosse successo. Anche lui è riuscito a rendere più interessanti le gare che lo vedono almeno per adesso come dominatore assoluto. Benissimo anche Valentino Rossi, che fino a che ha potuto impone il proprio ritmo comandando per quasi metà gara al primo posto. Concluderà secondo, ma non possiamo certo dire che sia finito e tanto meno dimenticare quanto ha dato a questo sport. Vederlo correre, resta l'emozione maggiore. Se Marquez è il nuovo che avanza, c'è da dire che tutti gli altri dovranno fare i conti anche con un Rossi che non si arrende mai e che punta sempre al podio. Rosicchia sette punti a Pedrosa ed aumenta il proprio vantaggio su un Dovizioso che soffre la seconda parte della sfida, andando a  perdere preziose posizioni. Lorenzo termina ancora una volta dietro Pedrosa e finisce sesto.

sabato 17 maggio 2014

Harry Harrison - La Guerra Dei Robot

Autore: Harry Harrison
Anno: 2005
Titolo originale: Robot
Pagine: 160
Voto: 2/5
Pagina di Anobii
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Trama del libro e quarta di copertina:

Quando sentiamo pronunciare la parola robot pensiamo immediatamente a un uomo meccanico. Questo non è quello che Karel Capek aveva in mente quando coniò perla prima volta il termine robot nel suo dramma R.U.R., nel 1923. I suoi robot erano fatti dì carne e sangue e identici alle persone normali, a parte la mancanza assoluta di emozioni. Oggi le cose sono cambiate. I robot sono qui,in mezzo a noi, ma quale impatto stanno avendo sulla società umana? Saranno umili servi della gleba o padroni di metallo? Tutto è possibile, naturalmente;e nelle storie di questo libro ho provato a esplorare alcune di queste possibilità.

Commento personale e recensione:

 Si tratta di quattro racconti presumibilmente scritti almeno nel millennio scorso che trattano appunto di robot. Il primo è il più corposo e quello che maggiormente si discosta da una linea comune che fa fronte ai sentimenti delle macchine. Gli altri non possono garantire il confronto iniziato con il secondo racconto, in quanto apocrifo sulle leggi della robotica create da Asimov. E' difficile che ti prendano più del dovuto e risultano piatti per colpa di finali secchi ed acerbi. Tuttavia, essendo molto brevi, si leggono con facilità. L'originalità manca in quanto sembra di avere qua e là delle situazioni già viste, oltre che con Asimov, con il ciclo della cultura o anche con un po' di ironia di Douglas Adams. I racconti presenti sono:

  • L'Uomo Del R.O.B.O.T. (The Man From R.O.B.O.T.)
  • La Quarta Legge Della Robotica (The Fourth Law Of Robotics)
  • Lo Sciopero Dei Robot (The Robots Strike)
  • La Guerra Dei Robot (The War With The Robots)

Resident Evil (2002)


Regia: Paul W. S. Anderson
Anno: 2002
Titolo originale: Resident Evil
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (6.7)
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Se parliamo di film sugli zombie, Resident Evil è tra i più quotati nel cinema moderno. Ispirato da un videogame, a cui ho giocato a sprazzi solo con i primi titoli, è stato l'apripista di una fortunata saga che vede oggi ben quattro sequel. La storia, abbastanza rimaneggiata e romanzata, è quella utilizzata dalla Capcorn per il videogioco, con l'onnipotente Umbrella Corporation che muove le fila per contenere (o studiare) il disastro ambientale e batteriologico che dà il via alla storia. Si parte subito forte, con immagini degne di una pellicola di alto livello ed una colonna sonora brillante, perlopiù composta e firmata da artisti della scena metal. Con l'arrivo di Resident Evil si è risvegliato un certo interesse per questo tipo di genere e lo dobbiamo proprio al modo in cui è stato costruito e portato avanti il tutto. Atmosfere e ambientazioni si sposano molto bene con il plot narrativo che inserisce un gruppo di eroi (Milla Jovovich, Michelle Rodriguez, James Purefoy) all'interno dell'alveare, laboratorio fortezza della Umbrella, gestito da un'intelligenza artificiale. Se prendiamo in esame il personaggio principale Alice, possiamo notare subito le differenze che possono esserci con i capitoli del gioco: è un'eroina creata appositamente per il film, ma catalizza molto bene l'interesse del pubblico, che non è fatto esclusivamente di gamers. La sexy e seducente ex modella ucraina è la perfetta contrapposizione con la morte decomposta ed il pericolo di un contagio letale. Scontri, fughe, sparatorie e corpo a corpo, prendono il sopravvento, scansando in parte l'aspetto horror che caratterizza alcune vicende. Una fotografia ben illuminata e la sempre presente colonna sonora fanno il resto, anticipando i momenti interamente dedicati all'azione. La scena del calcio volande che colpisce il cane zombie è da applausi, e resta un'icona del genere. Anderson poi si concentra molto sulla tecnologia e sull'ambiente claustrofobico dell'alveare, portando l'adrenalina a mille e quindi riducendo quel gap che potrebbe crearsi tra un action movie ed un horror vero e proprio. Perchè il pericolo non viene solo dai contagiati, ma anche dalle strutture difensive all'avanguardia del complesso. Peccato per il mostro "finale" che è visibilmente digitalizzato e quindi spudoratamente finto. Nel complesso però resta un film da vedere assolutamente perchè non è roba avariata e si difende bene anche a distanza di anni. Molto buona la tenuta del bluray che presenta una definizione a 1080p ed un ottimo audio Dolby TrueHD. Questo non dà il massimo in alcune scene intense, ma pompa alla grande quando la musica sale alle stelle. I contenuti extra sono corposi e ben organizzati soprattutto nel dietro le quinte.:

- commenti
- dietro le quinte
- finale alternativo con introduzione di Anderson
- Video degli Slipknot

venerdì 16 maggio 2014

Looper (2012)


Regia: Rian Johnson
Anno: 2012
Titolo originale: Loop
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.5)
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Bello, fantastico. I viaggi temporali ed i paradossi non mi stancheranno mai. Magari soffro della sindrome di Ritorno Al Futuro e di Terminator, ma sarebbe una questione troppo semplice. Il fatto è che Rian Johnson, mescola un sacco di ingredienti che adoro e lo fa in maniera molto buona. Non è soltanto il regista, ma anche lo sceneggiatore. Il tema non è per niente nuovo, ma non è l'originalità il suo punto di forza, quanto la genuinità nella presentazione di un prodotto che se va bene ha successo, se va male risulta un grande fiasco. Siamo abbondantemente nella prima fascia di ipotesi . Accostandoci poi Bruce Willis, per un nanosecondo abbiamo anche la sensazione di deja vu per colpa de L'Esercito Delle 12 Scimmie  così come con Joseph Gordon-Levitt che di paradossi se ne intende (Inception). Il plot narrativo è elevato, di alto spessore, con un futuro prossimo immaginato nella maniera in cui ci aspettiamo e senza troppe stravaganze, se non appunto l'idea del viaggio nel tempo, che crea, innegabilmente alcuni "loop". E su questi cerchi paradossali si basa una trama accattivante che trasforma un film di fantascienza in un thriller in cui l'azione e gli aspetti psicologici e morali non passano certo in secondo piano. Già all'interno della pellicola, si sollevano numerosi quesiti sui viaggi e sulle problematiche reali che essi comportano, ma questi discorsi vengono in un qualche modo deviati, per non inciampare in facili errori concettuali. Quindi realismo scientifico sì, ma senza scendere nel dettaglio: lo spettatore d'altronde si accontenta di una location basata quasi esclusivamente in una casa di campagna. Il resto della scenografia descrive un futuristico pianete Terra che non se la cava troppo bene, lasciando da parte quindi sensazionalistici effetti speciali o ricostruzioni in grafica digitale. Non serve poi starci troppo a controllare cosa torna e cosa no, ma è tutto molto plausibile. Sui loop temporali, del resto vi rimando a questa vignetta, che è molto esplicativa:


giovedì 15 maggio 2014

Brainstorm - Generazione Elettronica (1983)


Regia: Douglas Trumbull
Anno: 1983
Titolo originale:Brainstorm
Voto: 3/10
Pagina di IMDB (6.5)
Pagina di I Check Movies

Imbarazzante. E non capisco il voto da 6.5 dato su IMDB, manco fosse un Wargame, un Tron o un Il Tagliaerbe. Ed è un peccato mortale solo accostarlo ad uno di questi titoli. Film estremamente piatto, soprattutto nel primo tempo che sembra durare un'eternità. Non è possibile basarci sugli accettabili, ma non straordinari (era il 1983, non il 1938) effetti visivi, perchè la trama dovrebbe portare a qualcosa di più intenso. Il tutto invece si riduce a qualche luce bestialotta e ad una serie di situazioni che spingono a forza nella storia un po' di informatica vista a livello "hacker". Già, tra virgolette, tanto per farla pesare. Ai tempi, sembra che bastasse alzare al cornetta del telefono e "chiamare" (già, tra virgolette) un computer per prenderne possesso, e con lui anche di tutto un laboratorio all'ultimo "grido" (questo perchè ci stavano bene). Insomma, un gruppo di scienziati creano un aggeggio spettacolare che fonde i Google Glass con gli Oculus Rift e ne prevede prima un utilizzo video ludico basato sulle simulazioni, poi un tipo più sveglio degli altri crea un'app per Youporn ed inizia a sdare di matto. Poi una tipa (louise Fletcher) registra la propria morte ed un idiota (Christopher Walken) vuole scoprire i segreti che questa comporta: il casco magico manda pensieri e sensazioni ad un corpo all'altro. Nel mezzo ci hanno infilato anche i militari cattivi che vogliono usare questa invenzione per ammaestrare i propri soldati, un po' come il protagonista ha fatto con sua moglie. Film noioso che non sa di nulla, lasciate perdere. Di materiale simile, ma molto migliore, in quegli anni e con i soliti temi ce n'è altro.

RoboCop (2014)


Regia: José Padilha
Anno: 2014
Titolo originale: RoboCop
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.5)
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Il primo RoboCop, quello che Paul Verhoeven partorì nel lontano 1987 fu tutta un'altra cosa. Parla un nostalgico è vero, ma non di quelli che desiderano affossare a tutti i costi quello nuovo, moderno, diretto da Padilha perchè questo, e lo dico con il cuore in mano, mi è piaciuto. Ma è un'altra cosa. Almeno se guardato a 360 gradi: l'assurda violenza che caratterizzò l'originale di una trentina di anni fa dove è finita? A fare compagnia con l'aspetto distopico della società? Se si è cercato di rendere più appetibile la trama, non si sono fatti i conti con la cornice che ha dato così tanto valore al quadro. Devo per forza fare dei paragoni con l'opera principale a cui questo lavoro si ispira, ed essendo un remake che ne sfrutta l'immagine, il nome, la colonna sonora principale, potevo ben sperare che utilizzasse anche l'esasperazione estremizzata che aleggiava nel vecchio film. Dal caos cittadino che sfocia spesso in sadiche scene di violenza agli spot pubblicitari chiaramente portatori di messaggi volutamente dirottati verso l'oblio della società. Oggi invece la pellicola è più realista sotto molti aspetti, basta pensare alla fabbrica situata in Cina nonostante il quartier generale resti a Detroit, oppure all'accomodante mancanza di sinergie tra la delinquenza organizzata e la multinazionale del momento. Questa, la Omnicorp (già OCP) cerca con ogni mezzo di portare sul suolo americano i propri prodotti. Ovvero robot d'assalto impiegati dalle forze militari a stelle e strisce per risolvere numerosi conflitti in tutto il globo. E già qui, la storia ed il contesto sono snaturati. Un po' come nei vecchi libri di Asimov in cui la USR&MM non poteva impiegare i cervelli positronici sulla Terra. Ma tutto questo è una cosa marginale, poichè la trama qui punta molto di più sulla figura di Alex Murphy facendolo pure interagire con gli altri e sottolineando la sua natura umana. Ci si concentra così più sulla figura stessa del personaggio, piuttosto che sul contesto, nonostante tutti gli ingredienti siano messi sul tavolo: società futuristica, multinazionale che pensa solo al proprio guadagno (eh beh...), disordini etc. E sa da un lato la nuova prospettiva  ci regala numerose attenzioni sulla figura del cyborg, dall'altro lascia molto a desiderare la concezione che mondo esterno e la famiglia stessa hanno nei confronti di questo super poliziotto. Poi se vogliamo dare fin da subito ricordi e sentimenti al Murphy d'acciaio, facciamolo con criterio facendoglieli usare all'interno della storia in modo da aumentarne la drammaticità. Detto questo, il film è buono, molta azione, inquadrature in stile documentario e videogioco con numerosi effetti speciali ben infilati qua e là. Per quanto riguarda le prove attoriali mi ha convinto Keaton nel ruolo del ricchissimo Bruce Wayne Sellars, il magnate della Omnicorp, mentre non ho trovato abbastanza satirico Samuel L. Jackson in un ruolo che avrebbe dovuto essere ironico e tendenzialmente politicamente scorretto. Joel Kinnaman si limita a fare il robot con la lacrimuccia. Quanto bisogno c'era di un remake del genere? Tanto se questo porta, almeno per curiosità, a spingere i più giovani a correre al cinema scaricarsi l'originale.

mercoledì 14 maggio 2014

Non Aprite Quella Porta 3D (2013)


Regia: John Luessenhop
Anno: 2013
Titolo originale: Texas Chainsaw 3D
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (4.8)
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Il titolo di questo film horror fa più paura della trama stessa. 3D... Bah!! Io l'ho guardato nelle canoniche due dimensioni, quindi perchè mai inserire il 3D nel titolo se non per una mera operazione commerciale. Idem per quello originale inglese. E questo è già un primo passo falso, perchè nonostante sia un ennesimo prodotto per cavalcare l'onda del successo partita con Hooper qui almeno il regista prova a fare qualcosa di diverso. Cioè fermi un attimo, non ho mai visto gli altri sequel, ma immagino e ci metto la mano sul fuoco che non possono essere migliori di questo. So come vanno certe cose, quindi non potete convincermi del contrario neanche se usaste una motosega. Però voglio comunque guardarli prima o poi. Qui invece, dicevo, non si parte da zero e neanche da cinque o sei o quel che sarebbe. Lussenhop si ricollega al Non Aprite Quella Porta del '74 eliminando con un sol colpo quindi tutti gli altri. Prova di coraggio e di rispetto. Per questo motivo a mio avviso non merita un voto disastroso, tanto più che la storia è quasi simpatica ed accattivante. Ok, i quattro ragazzi con il pulmino, l'autostoppista, il bagno di sangue, il mattatoio. Niente di nuovo, ma va bene così è un horror splatter che piace e che si segue bene. Nulla di troppo cervellotico e rocambolesco, ma neanche qualcosa di piatto. Se vogliamo, temporalmente la sceneggiatura commette un errore micidiale, perchè gli attori dimostrano che siano passati tra i venti (probabili) e i trenta (meno probabili) anni dagli avvenimenti del massacro texano, eppure è abbondantemente ambientato nei giorni d'oggi (addirittura il poliziotto manda le immagini con lo smartphone in formato video). Anche lo spessore dei personaggi non è il massimo, ma già lo sappiamo: se entri in un film horror e muori significa che sei un idiota suonato. E' troppo semplice farsi ammazzare, ed è troppo scontato che qualcuno venga trucidato. Ripeto però: è anche giusto così da una parte, non è che ci aspettiamo di vedere altro. Dal punto di vista tecnico poi siamo di fronte alla superficialità. Non so se a causa della versione 3D, ma molte scene sembrano avere la stessa fotografia di uno spot promozionale, con la luce sbagliata o le inquadrature troppo ampie. Boh, può salvarsi dal baratro, ma solo per poche cose come il ritmo ed il fatto che sappiamo cosa dover e poter aspettarci.

Arrietty - Il Mondo Segreto Sotto Il Pavimento (2010)


Regia: Hiromasa Yonebayashi
Anno: 2010
Titolo originale: Karigurashi No Arrietty (借りぐらしのアリエッティ)
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (7.7)
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Arrietty è il primo lungometraggio diretto da Yonebayashi che nel 2010 rappresentava uno degli uomini di punta dello Studio Ghibli anche se per me che sono a livello zero, non dice un bel niente questo nome. La mia cultura arriva al massimo fino al maestro Miyazaki che è comunque lo sceneggiatore. Poi la mia ignoranza riesce a farmi diventare polemico su questioni che forse complessivamente sono prive di importanza, ma che per me hanno un certo impatto. Se escludiamo i fan degli anime giapponesi e quelli che adorano queste opere di nicchia è limpido che tale opera sia rivolta maggiormente ai più giovani, con tanto di sottofondo morale, il buon senso, l'integrazione tra culture diverse. Giusto, ok. Ma perchè allora ostinarsi a chiamare "prendimprestito" questi esserini invece di "simpatici ladruncoli" oppure "accattonini" se proprio vogliamo renderli simpatici. Perchè diavolo, non prendono in prestito nulla. Caso mai rubano qualcosa che non torna indietro (lo zucchero ad esempio) oppure riutilizzano in maniera ingegnosa oggetti persi o abbandonati. Certo, nessuno probabilmente sentirà la mancanza delle cose sottratte, ma in prestito non prendono assolutamente niente. Ok, polemica terminata. Rispetto ad altri lavori risulta meno fantastico nel senso che l'interazione con gli umani è abbastanza realistica e meno "magica" o di impatto. Tutto sommato, si fa seguire con attenzione grazia anche a disegni semplici, ma chiari e moderni. Le musiche sono molto buone, quindi è proprio al trama a deludere un po': si basa sui racconti di Mary Norton (The Borrowers) scritti perlopiù negli anni cinquanta. Ma allo Studio Ghibli è sempre stata un'arte (parallela a quella del disegnare) la realizzazione di prodotti che prendano spunto da vecchie storie occidentali e non. Meno incantevole di quanto mi aspettassi. Il bluray, come spesso accade per i film di animazione, è sorprendente dal punto di vista video e squilli di trombe, abbiamo un audio italiano in DTS HD. Gli extra invece sono poverini: oltre che trailer e credits che non ho ancora capito a chi possano piacere, abbiamo una storyboard che dura quanto tutta la pellicola.

martedì 13 maggio 2014

Lee Child - Il Nemico

 
Autore: Lee Child
Anno: 2004
Titolo originale: The Enemy
Voto: 2/5
Pagine: 465
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Descrizione del libro e quarta di copertina:

1989, ultimo dell'anno. Il Muro di Berlino è caduto, la Guerra Fredda sta per concludersi e presto l'America non avrà più nemici. Ma sarà davvero così? Jack Reacher se lo chiede, ma soprattutto si domanda: perché è stato trasferito nel North Carolina da Panama dove si trovava impegnato nella cattura del dittatore Noriega? Pochi minuti dopo la mezzanotte arriva la notizia di un militare morto in un motel a luci rosse. Come investigatore della polizia militare, Reacher sarebbe lieto di passare il caso alla polizia locale. Dopotutto sembra un decesso accidentale. Ma il morto è un generale che, in quel momento, avrebbe dovuto trovarsi in Europa e dalla stanza è sparita una valigetta contenente importanti documenti.

Commento personale e recensione:

Sono giunto alla mia settima avventura per quanto riguarda Reacher , ma in ordine temporale questa va a collocarsi al primo posto. Non posso dire altrettanto per quanto riguarda la posizione nel mio indice di gradimento.Lo salva il fatto di essere un prequel che ci mostra abbastanza chiaramente la sua scelta di vita e gli avvenimenti che probabilmente lo hanno portato ad essere ciò che è. Inoltre in alcune parti resta incalzante e la lettura risulta veloce e leggera, quindi non abbiamo un lavoro da buttare. Peccato che il tutto si riduca ad una corsa in qua e là tra verie basi americane, sia in USA che in Europa. Lo sforzo di Lee Child è comunque apprezzabile in quanto riesce ad inserire nel contesto anche chicche personale sul nostro personaggio, come l'interazione con il fratello maggiore e la morte della madre. Abbiamo comunque il nostro eroe non troppo diverso, anzi proprio troppo uguale, a quello già conosciuto nei romanzi precedenti che si svolgono nel futuro. Il lato thriller così passa in secondo piano e l'indagine non è eccelsa o interessante quanto invece può esserlo il personaggio. A mio avviso si poteva puntare qualcosa di più proprio sulle vicende investigative, ma Reacher catalizza tutto l'interesse.


Training Day (2001)


Regia: Antoine Fuqua
Anno: 2001
Titolo originale: Training Day
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.7)
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La trama tocca due storie classiche di un certo tipo di cinema: quella in cui il pivellino di turno viene addestrato da un mentore con i controcazzi e quella in cui non tutti i poliziotti sono puliti, ma si destreggiano nel mondo della corruzione. Il giovane che vuole fare carriera è Ethan Hawke, mentre il navigato investigatore della narcotici è Denzel Washington. Il tutto si svolge nell'arco di una giornata, interamente dedicata all'addestramento della zelante recluta. Purtroppo ciò che sembra il giorno di prova, si trasforma in un piano diabolico orchestrato dal corrotto per salvarsi il culo. Molte scene, ambientate nei quartieri malfamati di Los Angeles, sanno un po' di leggenda metropolitana, con zone interdette se non conosci lo sbirro giusto (ovviamente con le mani in pasta). Infarcito di buoni e lunghi dialoghi, per certi versi sembra un ritorno al cinema del passato, un vero e proprio poliziesco dove il buono deve lottare contro tutto e tutti. La pellicola scorre veloce, nonostante duri due ore, in quanto l'azione è un fattore determinante in molte scene, ben fotografate tra l'altro. A spezzarla, ci pensano come già detto i numerosi dialoghi che fungono da collante perfetto. Peccato che il finale (anche quello alternativo) sia un po' troppo frettoloso ed incurante di alcuni dettagli realistici che sono stati inseriti all'interno della storia e poi non sviluppati. Da Oscar, meritato, Denzel Washington , che incarna in maniera magistrale la sporcizia di una mentalità corrotta.
Il bluray graficamente si difende molto bene soprattutto nelle innumerevoli scene ambientate con poca luce ed in cui le ombre sono molto forti. Paragonato con gli inserti in SD presenti, possiamo notare un'enorme differenza. L'audio è un semplice Dolby Digital 5.1 che poteva osare qualcosa di più in relazione ad inseguimenti e sparatorie. Gli extra sono scarsi (tra parentesi al durata in minuti)
- Commento di Fuqua
- Making of (15)
- Scene tagliate (12)
- Finale alternativo (5)
- 2 video musicali
- Trailer

lunedì 12 maggio 2014

Viaggio In Paradiso (2012)


Regia: Adrian Grunberg
Anno: 2012
Titolo originale: Get The Gringo
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (7.0)
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Inossidabile Mel Gibson per inossidabili fan. Un action movie simpatico, senza essere però ridicolo o con risvolti da commedia. Non mancano infatti scene crude, sangue ed omicidi, ma l'eroe di turno la prende in maniera abbastanza leggera, senza esagerare e soprattutto non si prende sul serio. Non ci sono molte cose da dire, in quanto la pellicola scorre ai ritmi giusti, la trama è decisamente lineare ed i soggetti non si scostano molto da quelli già proposti in un numerosi film sul crimine. Qui la location è una strana prigione messicana, che sembra più un villaggetto (El Pueblito) che un centro di detenzione. La star indiscussa intorno a cui tutto è gira è comunque il nostro buon Mel, che anche se oramai anzianotto riesce bene nell'impresa di farci divertire, sebbene senza troppo spessore. Insomma, nonostante molte cose, ci piace vederlo all'azione. Magari prende qualche schiaffo in più rispetto al passato, ma con la sua aurea di buon boy scout riesce sempre a trovare la giusta soluzione per risolvere il problema. E, dribblando tutto ciò che potrebbe essere originale, ci riesce anche qui.

domenica 11 maggio 2014

Roma 0 - Juventus 1

Aò, ce semo fatti fregà n'artra vorta. Mannaggia li pescetti e li mortacci loro. Avemo fatto un campionato strepitoso e gajardo aò, ma stibburini zebrati c'hanno 'nfilzato co' Osvaldo. Anfameeeee. Aòòò me senti? Anfamoneeee. Te posseno ammazzà. Anvedi d'annà affanculo. Sempre i soliti aiutini, so tarmente tanti che fatico anche a divvene. Ce stava er gol de Torosidis no? Era mano involontaria, lo capirebbe pure un pupo. Ed a proposito er pupone, amico nostro, amico de tutta a' curva, il solo e unico capitano de quelli co' controcazzi è da tutelààà. Unne potete dà i carcioni anne caviglie sua, o' capite o no? Aò, er pupo nun se tocca, è il core de a città. E comunque ricordateve che noi c'avemo er coro più bello de tutta quanta la nazione. Ve se voleva però ringrazià aò, pe' avecce portato lo scudo nella capitale, Roma, la città più bella der monno. Stasera lo scudetto è stato qua, anche senza er Giubbileo. Ve salutamo, capolista.

sabato 10 maggio 2014

Sleepers (1996)


Regia: Barry Levinson
Anno: 1996
Titolo originale: Sleepers
Voto: 8/10
Pagina di IMDB (7.5)
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Piccola premessa sul voto. Sleepers è sempre stato uno dei miei film preferiti, e già ieri mentre lo guardavo dentro di me sapevo che gli avrei dato nove. A mente fredda ci ho ripensato in quanto considero il finale troppo leggero ed il tema della vendetta non completamente concluso negli intenti iniziali: la verità viene a galla, ma non troppo direttamente, l'istituto in sè non paga, e dei tre aguzzini soltanto uno viene sputtanato pubblicamente per le mostruosità commesse. Ok, tutto questo però non incide assolutamente sul fatto che Sleepers è un capolavoro, forse ampiamente romanzato da Lorenzo Carcaterra per ciò che dovrebbe essere un racconto autobiografico. Se partiamo dal cast vengono i brividi solo a scrivere i nomi. Ognuno di loro, compreso Jason Patric (protagonista e voce narrante) che è il più scialbo, riesce a devastare lo schermo con una prova che entra pienamente nel personaggio interpretato. Bastano piccoli sguardi, lacrime accennate, atteggiamenti e posture. C'erano una volta, nel 1966 quattro ragazzini che vivevano nel difficile quartiere di Hell's Kitchen. Qui vivono al limite delle buone azioni sotto l'ala protettiva di padre Bobby Carillo (Robert De Niro), ma hanno anche piccoli rapporti con la malavita locale (con il teatralissimo Vittorio Gassman). Tra balzi temporali, alcuni flashback ed una tensione incredibile Barry Levinson ci racconta la storia scritta da Carcaterra, senza essere troppo cruento visivamente, ma liberando ogni dubbio immaginabile sulle sevizie che i quattro adolescenti subiscono nel penitenziario minorile. Kevin Bacon interpreta il più scomodo e viscido dei ruoli: quello del sadico secondino pedofilo, coadiuvato tra gli altri da Terry Kinney (famoso per la serie carceraria Oz). Bacon è a mio avviso stratosferico e la sua interpretazione si amalgama con quelle di altri mostri del cinema, che vedono oltre ai già citati De Niro e Gassman, pure Brad Pitt e Dustin Hoffman. I primi minuti della pellicola sottolineano i sogni spensierati dei quatto amici, che si sento un po' gangster alle prime armi, ma sono fondamentalmente dei ragazzini buoni che vivono in un quartiere difficile. E per una singola bravata, si bruciano il futuro, chi più chi meno, venendo marchiati a fuoco da situazioni che si fatica a descrivere. Il film è reale, sviscera una delle paure più temute con una cruenta analisi e si sviluppa nella seconda parte come un vero e proprio legal thriller in cui lo spettatore conosce in anticipo tutte le mosse, e vede nella vendetta una speranza ed una via d'uscita. Un alleggerimento morale che non cambia la realtà dei fatti e che coinvolge macchinazioni illegali, omicidi e spergiuri. Tutto molto scomodo. Tutto da vedere.

venerdì 9 maggio 2014

Predator 2 (1990)


Regia: Stephen Hopkins
Anno: 1990
Titolo originale: Predator 2
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (6.2)
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Film di mezzo tra i già recensiti Predator e Predators, anche se come importanza ed emozioni è molto più vicino a quest’ultimo rispetto che a quello originale di tre anni prima. Con in più qualcosa relativamente alla trama e con in meno gli effetti visivi che qui restano penosi, ma in linea con un budget che spero sia stato molto limitato. Inspiegabilmente siamo nel 1997, ovvero sette anni nel futuro rispetto al girato: questa dovrebbe servire sia per garantire una Los Angeles piegata dai trafficanti (mbè?) sia per mostrare le avveniristiche pistole con canna futuristica che sembrano giocattoli pesanti ed inutili. Comunque la location non è più la giungla centroamericana, ma una megalopoli in cui il nostro Predator va a caccia di trofei. E guarda caso, nonostante i milioni di abitanti che una città del genere dovrebbe avere (anche nel lontano 1997), riesce sempre a beccare i cattivelli di turno. Che siano narcotrafficanti colombiani, adepti di sette voodoo o semplici teppisti in una metro, basta che siano armati e che nei dintorni ci siano i poliziotti che fanno parte del cast. Il leader di questi e personaggio principale è lo pseudo noir tenente Mike Harrigan (Danny Glover) che può vantarsi di aver vinto un Oscar per i peggiori vestiti di sempre. Abbiamo poi anche un Gary Busey inconsistente ed un altro paio di macchiette utili solo per dare corposità a pessimi dialoghi da quattro soldi. L’unica cosa interessante di tutta la pellicola sta nella collezione di teschi, in cui possiamo ammirare pure quello di Alien.

Salvare offline le mappe di Google Maps

Con l'arrivo della nuova versione di Google Maps (8.0.0) sono giunti a noi anche alcuni miglioramenti che non riguardano esclusivamente l'aspetto grafico ed il menù. Adesso, la gestione delle mappe offline può avvenire in maniera assai più semplice ed immediata rispetto a prima. Ed è una cosa da tenere sempre a mente, perchè può capitare di essere all'estero o senza copertura di rete, ma voler avere a disposizione la cartina virtuale della zona. Spesso, basta quella di un semplice quartiere, il nome di alcune vie, la visualizzazione di edifici o parchi, per non sentirsi dispersi. Ecco quindi che Google Maps permette di salvare in locale porzioni di mappe anche abbastanza corpose: mi pare che il raggio a disposizione sia di circa 100 km, ma non ricordo bene, quindi non pensate di poter salvare l'intera Italia o anche zone troppo grandi. Nello screenshot allegato abbiamo una parte del mio quartiere, in modalità satellite. Occupa soltanto un mega di spazio. Come fare per salvarle? Una volta determinata l'area da gestire, basta andare nel riquadro della ricerca e scorrere fino all'ultima voce evocativa "salva mappa da usare offline". A questo punto è possibile darle un nome. Per andarla a ritrovare si va sull'omino in alto a destra ed anche qui si scorre fino all'ultima voce che è sorpresa sorpresa "Mappe Offline" dove avremo appunta la lista di ogni mappa salvate. Queste hanno durata temporale di trenta giorni, poi vengono eliminate. Per gestirle è altrettanto semplice: una volta aperta, possiamo fare lo zoom e navigarci all'interno, ma non sono attive le funzionalità relative alle indicazioni stradali o quelle per le ricerche.

mercoledì 7 maggio 2014

Wolverine - L'Immortale (2013)


Regia: James Mangold
Anno: 2013
Titolo originale: The Wolverine
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.8)
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Pur non essendo un fan estremo degli X-Men il primo film dedicato a Wolverine mi era piaciuto abbastanza, e da questo mi sarei aspettato qualcosa di più. Invece è uno spin off totale, completamente (ad esclusione del finale tra i titoli di coda) slegato da ogni altra storia. Il fatto di essere poi ambientato in Giappone, lo rende in un certo senso anacronistico e vecchio: la sceneggiatura, sicuramente molto arrangiata, si basa sul fumetto del 1982 ed a quei tempi poteva anche starci un’avventura nel Sol Levante, mentre oggi (non che non vada bene) risulta molto come un episodio a sé, ma esimo di una lunga serie. Un po’ come se fosse: Wolverine IV e le avventure in kimono. Invece siamo solo al secondo episodio. Poi per carità, se si cerca solo tanta azione ed alcuni (ma non troppi) piacevoli effetti speciali va più che bene. Peccato che ogni scena sia fortemente improntata sullo scontro fisico e la trama risulti essere debole, confusionaria e senza che vengano sottolineate alcune cose importanti. Tipo lo spessore dei personaggi (Wolverine escluso) o gli ingranaggi che permettono alla storia di andare avanti: yakuza, corporation, ninja, samurai, ma soprattutto il sistema per succhiare l’energia vitale al nostro amato super eroe. Tutto quindi troppo discontinuo e mal spiegato, con uno spazio largamente maggiore ad un tipo di azione che potrebbe risultare noiosa. Già perché escludendo alcuni sporadici casi come la lotta e l’inseguimento sul treno ad alta velocità (forse la migliore tra tutte quelle fatte nelle pellicole precedenti), mancano quegli effetti speciali che ti aspetti da un blockbuster del 2013. Quindi anche se, mio malgrado, posso chiudere un occhio sulla mancanza di approfondimenti, si sente ancora di più il vuoto su qualcosa di stravolgente dal punto di vista degli effetti. Poi sia chiaro, o perdi l’immortalità o non la perdi. Non esiste una via di mezzo. Ed il mostro finale, il Silver Samurai non fa molta impressione e dura troppo poco. Deluso.

martedì 6 maggio 2014

Juventus 1 - Atalanta 0

E' ancora festa. La Juventus continua a macinare punti, novantasei per l'esattezza, vincendo diciotto partite su diciotto in casa. Formazione di tutto riposo, dopo i festeggiamenti di ieri, che però non fa sconti a nessuno e lotta per vincere e divertire. Chi insegue si arrende e viene sconfitto dall'ultima in classifica perchè vengono a mancare le motivazioni, ma la Juve ha un dna differente, di quelli che non ti fanno cedere mai. Ci pensa così Simone Padoin, alla sua prima rete stagionale, riserva operaia e spesso derisa, che mette la sua firma in una stagione straordinaria. E' festa per tutti quindi, ed è festa perchè viene esposto uno striscione che saluta e commemora le vittime di Superga, è festa perchè ogni coro inneggia la squadra campione d'Italia, è festa perchè tutto lo stadio canta l'inno nazionale, è festa perchè la partita viene giocata senza il permesso di Genny 'a Carogna. Sebbene siamo arrivati ieri a 32 scudetti, si continua a dare spettacolo cercando di imporci su tutti i record ancora a portata di mano. Salutate i campioni d'Italia.

domenica 4 maggio 2014

L'Immortale (2010)


Regia: Richard Berry
Anno: 2010
Titolo originale: L'Immortel
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.7)
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Sono tanti i contenuti presenti in questo gangster movie alla marsigliese, ma non tutti sono adeguatamente sviluppati. Il capo mafia Jean Reno, proprio poco dopo aver deciso di ritirarsi è vittima di un agguato sanguinario: non bastano però le 22 pallottole sparategli contro per eliminarli. Da qui il soprannome l'Immortale. Originalissima come cosa... L'attentato non gli crea molti fastidi, viene operato senza anestesia e pochi giorni dopo è già in piedi per portare avanti personalmente la propria vendetta. il braccio destro inutilizzabile, è solo una trovata per rendere più lacunosa la trama. Per certi versi tutta la storia prende il via in modo abbastanza buono, riesci a fartelo garbare, anche se sotto sotto sai che manca qualcosa e che i buchi narrativi sono deleteri. L'azione è determinante a sprazzi e le scene violente o in cui avvengono le sparatorie sono le migliori di tutta la pellicola. Cozzano abbastanza purtroppo, con quelle che dovrebbero innalzare il film a qualcosa di superiore. Anche i flashback, che introducono al figura del vecchio padrino e ed il legame che intercorre durante la gioventù tra vittima e carnefice, risultano essere troppo pochi e di poco spessore. Se però l'intento fosse solo quello di intrattenere il pubblico, allora potrebbe anche andare ed essere promosso. Si nota però lo sforzo di creare una morale all'interno del film: sforzo non andato a buon fine. Cartuccia sprecata, come le ventidue degli otto killer che in pratica fanno cilecca. Piacevole per variare un po' con il genere ed allontanarsi dagli Stati Uniti o dall'Italia.

Juventus Campione d'Italia

Per il terzo anno consecutivo la Juventus riesce a vincere il suo trentaduesimo scudetto, il terzo di fila. Non è una cosa semplice, non è una cosa che tutti riescono a  fare. Soprattutto se deve lottare contro la fortissima ed inarrestabile Roma dei record. Un avversario da temere, che abbiamo però saputo affrontare in casa, demolendolo con tre reti a zero. Un avversario che mai prima d'ora aveva ottenuto così tanti risultati positivi, ma che è stato possibile sopraffare, nella corsa alla Scudetto con ben tre giornate in anticipo. Già, perchè nonostante tutti i record dei giallorossi, dobbiamo ricordare che i bianconeri possono permettersi di non giocare le ultime tre partite di campionato. Posso farlo nonostante tutto e vedersi comunque incoronare campioni d'Italia. Siamo a 32, uno meno di Gesù, ma che goduria. La migliore stagione degli ultimi dieci anni, che a differenza di quanto avvenuto per nostri avversari romanisti, ci ha visto anche gareggiare in Europa. Quindi grazie davvero di nuovo a tutti: società, allenatore, giocatore e tifosi. Tutti insieme uniti per stritolare gli avversari e vincere. La cosa che sappiamo fare meglio.

MotoGP 2014: Jerez De La Frontera (Spagna)

Va bene, Marquez è irraggiungibile. Fa le gare a sè. Prende, parte e scappa via, nn puoi raggiungerlo. Però la gara è stata di nuovo divertente. Nei primissimi giri abbiamo visto dei bei combattimenti tra Rossi, Lorenzo e Pedrosa, lanciati all'inseguimento. Valentino ha ribaltato al sua quarta posizione e se escludiamo un breve lasso di tempo in cui ha superato Marquez, è quasi sempre stato secondo, finendo la gara proprio in quella posizione. Bella pista, belle curve, e bei sorpassi, e la voglia di tifare torna. Perchè comunque lui ti diverte e si diverte. Non importa arrivare primo, ma è stupendo sapere che è sempre lì che lotta e che dà del filo da torcere a tutti gli altri. Niente è scontato e resta terzo nella classifica mondiale a 61 punti, solo undici sotto Pedrosa che è secondo. Marquez sta a punteggio pieno.

Donnie Brasco (1997)


Regia: Mike Newell
Anno: 1997
Titolo originale: Donnie Brasco
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.8)
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Alcuni film restano nella storia, o almeno fanno parte della mia di storia. Ma che te lo dico a fare. Ricordo ancora la prima volta che lo guardai: a casa di gettons ai cento giorni dagli esami invece di andare a Pisa a toccare la lucertole. Ne è davvero valsa la pena, che te lo dico a fare. I gangster movie sulla mafia italo americana mi hanno sempre affascinato, così come Al Pacino, ancora una volta nei panni dello sconfitto. Forse non la pellicola di maggiore successo, se paragonata ad altri "mostri" cinematografici, ma pur sempre una pietra miliare che si fa apprezzare L'alone di grandiosità che solitamente contraddistingue determinati personaggi mafiosi rappresentati nel cinema, qui viene molto meno, soprattutto per il fatto che la storia è concentrata sull'infiltrato dell'FBI (Johnny Depp) ed i gangster, molto ridimensionati, lottano per una scalata che parte decisamente dal basso. Nessun gigante quindi, e pochi codici d'onore, se non per quanto riguarda le cose più frivole. E come dicevo, Al Pacino, grande co protagonista si ritrova ad essere uomo prima che bravo ragazzo o affiliato. Suo malgrado, perchè la sua funzione è quella del semplice "operaio" della malavita, ormai non più giovane, che non riesce a farsi più strada di quella che ha già percorso nell'organizzazione. Il film presenta alcune sbavature abbastanza nette che riguardano il rapporto tra l'infiltrato Donnie ed i malavitosi, ma ai fini della trama è tutto quanto molto accettabile. Se pensiamo che il ruolo di boss è dato ad un comunque buono nonchè sorprendente Michael Madsen, capiamo che Newell non vuole assolutamente puntare i riflettori sul sistema mafia, ma appunto sull'evolversi normale della trama che ha portato a innumerevoli arresti. Il confronto tra i due protagonisti è il fulcro della pellicola, sebbene si consumi in maniera alquanto frettolosa nella parte finale. E tutto avviene senza nessun colpo: di scena o di sceneggiatura. Già perchè mancano le grandi sparatorie così come i portentosi scontri che potrebbero presentarsi tra le famiglie di alto rango. Perlopiù si tratta di manovalanza che cerca il successo, senza scomodare padrini o boss innominabili. Tutta la salsa però ti prende nel modo giusto e ti stuzzica l'interesse, ma che te lo dico a fare?

venerdì 2 maggio 2014

Fast And Furious (2001)


Regia: Rob Cohen
Anno: 2001
Titolo originale: The Fast And The Furious
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.6)
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Primo film del fortunato e prolifico franchise dedicato a... le corse clandestine in macchina? Sì, qualcosa di simile. Abbiamo una pellicola che ricalca, almeno nella prima parte e negli intenti il migliore (in senso assoluto) Point Break di ben dieci anni più vecchio. C'è il gruppo di malviventi che vivono al limite ed il poliziotto infiltrato che si conquista la loro fiducia per poi incastrarli. Le similitudini sono molte, ed ora infatti mi è venuta una voglia terribile di riguardare il film di Bigelow. Ma torniamo alle macchine. La trama è abbastanza avvincente e lineare, si punta molto all'azione e questa non manca, a scapito di una migliore sceneggiatura, debole soprattutto nel finale. Non sappiamo bene dove vogliano andare a parare, se i cattivi esistano realmente (sono solo gli asiatici?) e se il buono sappia fare o meno il suo lavoro (non sembrerebbe). I protagonisti sono due: Vin Diesel detto il Nafta (ok questa è vecchia) e Paul Walker che si contendono le scene migliori. Le gare, per lo più con auto giapponesi, nono sono niente di che sebbene la regia riesca a renderle interessanti e divertenti. Si tratta di pigiare l'acceleratore in un rettilineo ed ogni di tanto di utilizzare la spinta con la nitro (per chi si divertiva con i vecchi giochini). Niente di troppo difficile quindi. Buono comunque il comparto audio, con una colonna sonora molto adatta, così come la fotografia ed i mezzi utilizzati per vedere la grinta sprigionata dai motori truccati. Unica automobile degna di nota è la Dodge Charger utilizzata e distrutta nelle scene finali, il resto sono giapponeserie che evidentemente sponsorizzavano la pellicola. Per chi vive la propria vita ad un quarto di miglio per volta è magari un cult da osannare, io non ne sono mai andato matto.

Scrubs - Medici Ai Primi Ferri [Stagione 4]


Anno: 2004 – 2005
Titolo originale: Scrubs
Stagione: 4
Numero episodi: 25
 
Scrubs non cala mai. Resta divertente  anche alla quarta stagione, nonostante la freschezza perda decisamente alcuni colpi e si possano avere delle situazioni non del tutto nuove. Gli ingredienti sono sempre i soliti, ma piacciono: un a comicità neanche troppo velata con alcune scene assurde ed irreali, ed un sano principio di moralità che arriva al temine di ogni puntata. Ciò che avviene al Sacro Cuore riesce a darti un senso di tranquillità e benessere, ma può anche commuovere e far pensare. Le macchiette interpretate da tutti i personaggi si evolvono, anche se in maniera leggera e non troppo repentina. Visto che gli autori puntano molto sul finale della stagione per poi capovolgerlo interamente con un semplice colpo di cimosa, forse non devo avere troppe aspettative sulla quinta. Anche se le cose sembrano infatti cambiare di molto nelle ultime puntate, non è detto che avremo veramente un J.D. che va a vivere da solo, un Turk che diventa padre, un Cox e compagna più affiatati, ed una Elliot che lavora altrove. O forse sì. Vedremo.

Juventus 0 - Benfica 0

Purtroppo anche questa avventura europea è finita. lo dico con rammarico, perchè oltre a crederci ero uno di quelli che sosteneva la necessità di vincere il trofeo. I motivi sono cristallini: non abbiamo una squadra competitiva per la Champions, inteso nel senso di vittoria finale. E non credo che la possiamo avere anche nei prossimi anni. D'altra parte l'Italia è in crisi più degli altri paesi europei e questo si rispecchia in tutto, anche nello sport. Comunque dicevo, un'occasione del genere, con finale a Torino è difficile che si ripresenti, perchè avere l'Europa League come obiettivo è davvero difficile per noi. Anche con il ranking UEFA che si abbassa ulteriormente per la nostra nazione, siamo comunque costretti ad arrivare sempre ai primi posti. Per tutti i frustrati che quindi esultano per  la nostra uscita (certo lo avrei fatto anche io) ora sono cazzi davvero amari. Purtroppo manca ancora qualcosa, e stasera nonostante le numerose occasioni avute non siamo stati per la prima volta in grado di segnare in casa. Neanche in superiorità numerica. Forse le colpe maggiori sono da ricercare nel secondo gol subito in Portogallo, ma anche in casa è mancato qualcosa di importante. La giocata, il guizzo, la differenza che può metterti con la palla a scuotere la rete. Poi certo, il rigore non dato, le perdite di tempo ed i falli sistematici sono stati all'ordine del giorno, ma si gioca a calcio, ci sta, sono tutte cose prevedibili e da mettere in conto. Non mi è piaciuta neanche l'intervista di Conte a Sky: l'arbitro ha fatto il suo, il Benfica pure. E come squadra ha dimostrato di essere dura, di saperci fare, sfruttando buoni palleggi e le azioni di attacco nella partita di andata. In Italia, non abbiamo rivali, demoliti tutti gli avversari e con un ruolino di marcia da record, ma serve pure lottare (e questo lo abbiamo fatto) creando risultati anche nelle competizioni europee. Per stimolo, per prestigio, per migliorarci. Perchè la sfortuna esiste, ma non è che sia una costante che aleggia nell'aria, se non vai mai avanti è perchè te la cerchi. Ad ogni modo concludo, ringraziando squadra, allenatore, e società, perchè ci hanno fatto divertire, ci hanno creduto, sono andati avanti più di ogni altro. Grazie ancora ragazzi, prossimo anno Champions League. E voi? No, voi non penso proprio.