Autore: Stefano Benni
Anno: 2012
Titolo originale: Di Tutte Le Ricchezze
Voto: 2/5
Pagine: 205
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Trama del libro e quarta di copertina:
Martin è un maturo professore universitario che si è ritirato in
campagna: la solitudine è mitigata dalla compagnia di un grande cane
nero, Ombra, che non diversamente dagli altri animali del bosco, ha il
dono della parola. Martin gode di quella stagione della vita che "ti
permette di desiderare senza prendere, di ammirare senza sfregiare, di
soffrire senza far male ad altri". Si è riconciliato con il passato, e
impara a convivere con i vuoti del presente e con la nostalgia per il
figlio. In questa disposizione d'animo lo coglie, di sorpresa, l'arrivo
di una coppia che viene a vivere non lontano da lui: un pittore e
mercante d'arte in fuga dalla città e Michelle, la sua bellissima e
biondissima compagna. La giovinezza di Michelle lavora
nell'immaginazione, nei sensi e nel cuore di Martin non meno di quanto
lavorino la leggenda della ragazza del lago (una vecchia storia che gira
fra gli autoctoni e accende di lampi magici il respiro della natura) e i
versi del Catena (il poeta folle di cui Martin è uno dei più autorevoli
studiosi). L'apparizione di Michelle gonfia di vento pensieri,
speranze, orgoglio virile. Il cane Ombra e tutti gli animali in cui si
imbatte commentano, si impicciano, fanno esercizio di filosofia. Il
ritmo del cuore e il ritmo della vita prendono una velocità imprevista.
Che cosa aspetta Martin in fondo a questo bosco interiore di emozioni
che chiedono futuro?
Commento personale e recensione:
Di Benni questo è solo il secondo romanzo che leggo, il primo fu Terra! quindi i due opposti in senso cronologico. Non posso essere rimasto deluso da un cambio di stile o mancanza di continuità con i temi trattati, ma leggendo questo, ho avuto un forte senso di disagio. Quasi come mi capitò con un altro scrittore italiano (sebbene totalmente differente): Umberto Eco con La Misteriosa Fiamma Della Regina Loana . Ironico ok, ma niente di nuovo. Anzi lo trovo molto arrendevole, pacato, stanco. Una resa colma di forzature in cui il lato divertente e piacevole lascia il posto alla nostalgia. Triste nel complesso, perde alcuni colpi nella parte centrale con uno slancio nel finale che lo rende accettabile. Fortunatamente breve, si legge in maniera veloce e forse più frivola del dovuto.