Autore: Philip K. Dick
Anno: 1970
Titolo originale: A Maze Of Death
Voto: 4/5
Pagine: 256
Trama del libro e quarta di copertina:
Quattordici persone, nevrotiche e alienate nel loro
rapporto con il lavoro e con il mondo esterno, decidono di lasciare una
Terra disumana e oppressiva e di partire per il pianeta Delmak-0. Per
Ben Tallchief, dopo una vita fallimentare,
sembra aprirsi un futuro di euforica comunione con gli altri; e così è
anche per Seth Morley, insoddisfatto del suo lavoro. Ma all’improvviso
il satellite delle comunicazioni viene distrutto e i quattordici umani
si ritrovano da soli sul pianeta, in un crescendo
di misteri, terrore e morte. La realtà oggettiva vacilla, e l’intero
paesaggio sembra solo un inganno dei sensi, un fondale di cartapesta
dove gli uomini si agitano come marionette mosse a caso da una divinità
folle e imperscrutabile.
Commento personale e recensione:
Siamo a tornati ai grandi fasti, o meglio, essendo
già stato scritto, sono io che sono tornato a leggere un romanzo del mio
amato (ed odiato)
Dick che mi ha smosso come non avveniva da tempo.
Come in alcuni dei suoi libri che preferisco,
qui siamo alle prese con un romanzo in cui l’allucinazione mentale ed
il sospetto si rafforzano a danno della lucidità e del senso della
realtà. Siamo all’interno di un dramma psicologico, di un thriller
fantascientifico che non ha avuto la fortuna di altri
lavori creati dal genio immaginario di Dick, ma risulta essere un
ottimo prodotto sotto molti punti di vista. Grazie alla teologia
artificiale, mischia sacro con profano, scienza con religione, e lo fa
alla sua maniera, ovvero sviscerando un tema e proiettandolo
in un futuro dove la personalità umana è debole e stremata. E lo fa con
una vena ironica, ma senza esagerare: il testo sacro di riferimento ha
come improbabile titolo “
Come sono risorto da morte nel mio tempo libero
e come potete farlo anche voi” e la tecnologia
utilizzata potrebbe far sorride per come è descritta. Eppure la trama è
seria, da non sottovalutare, e con elementi di tutto rispetto. Il ritmo
è alto ed il lettore non riesce a seguire la logica di un ambiente
psichedelico per quel che riguarda le emozioni
scaturite dai personaggi. Paure, angosce, follie. Ci sarebbe stato da
stringergli la mano. Grazie, Dick.
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