Autore: Haruki Murakami
Anno: 1987
Titolo originale: Noruwei No Mori (ノルウェイの森)
Pagine: 388
Voto: 4/5
Pagina di Anobii
Trama del libro e quarta di copertina:
Uno dei più clamorosi successi letterari giapponesi di tutti i tempi è anche il libro più intimo, introspettivo di Murakami, che qui si stacca dalle atmosfere oniriche e surreali che lo hanno reso famoso, per esplorare il mondo in ombra dei sentimenti e della solitudine. Norwegian Wood è anche un grande romanzo sull'adolescenza, sul conflitto tra il desiderio di essere integrati nel mondo degli "altri" per entrare vittoriosi nella vita adulta e il bisogno irrinunciabile di essere se stessi, costi quel che costi. Come il giovane Holden, Toru è continuamente assalito dal dubbio di aver sbagliato o poter sbagliare nelle sue scelte di vita e di amore, ma è anche guidato da un ostinato e personale senso della morale e da un'istintiva avversione per tutto ciò che sa di finto e costruito. Diviso tra due ragazze, Naoko e Midori, che lo attirano entrambe con forza irresistibile, Toru non può fare altro che decidere.
O aspettare che la vita (e la morte) decidano per lui.
Commento personale e recensione:
Era da tempo che volevo leggere Murakami: ho iniziato con questo Norwegian Wood (già uscito come Tokyo Blues) consapevole del fatto che avrebbe potuto piacermi e rapirmi, ma anche estraniarmi e darmi un profondo senso di malinconia. Ci riesce a metà, perchè il rapimento c'è, la maestria delle parole che scorrono pure, e nonostante un avvio un po' difficile è innegabile che le pagine riescano a far scaturire un profondo interesse per la storia di Watanabe. E' tra i romanzi più sensibili e sentimentali che abbia mai letto; Molto triste, toccante, di un'eleganza unica e forse tipica del romanzo di formazione giapponese. Manca però qualcosa che lo renda sublime, in quanto ci sono diverse parti erotiche (sempre scritte in maniera impeccabile, non volgare, armoniosa) che a mio avviso contrastano con la bellezza dell'opera. La parte che ho ritenuto più significativa, forse perchè quando leggiamo un libro ne facciamo un uso egoistico e lo confrontiamo con le recenti esperienze, è stata quella relativa alla visita in ospedale per il padre di Midori. La sofferenza è la solitudine vengono fuori prepotentemente e si accasciano di fronte all'amicizia ed all'amore. Non c'è bisogno di gonfiare le vite degli altri con pesantissimi esempi di vissuto. La scoperta dei sentimenti, del sesso, delle paure secondo il mio modesto parere potevano essere messe nero su bianco con la solita estrema sensibilità di Murakami, senza dover scomodare i suicidi (uno dietro l'altro), le passioni animalesche (anche troppo estremizzate) o anche gli stati mentali ed i disturbi adolescenziali. Sono forse così troppo forte e così troppo poco sensibile rispetto ai protagonisti? Il mondo è davvero così cambiato e stravolto, da non farmi apprezzare il senso di inquietudine che prima uno e poi l'altro i personaggi stanno vivendo? Il fatto è che Toru incontra le persone giuste al momento giusto e nonostante tutto queste lo portano inevitabilmente a vivere un lieto fine che neanche lui si aspetta, ma che a conti fatti è proprio la soluzione a tutti i problemi. Ogni comprimario riesce a dare, senza togliere, anima e sale alla sua vita, da Naoko a Reiko passando per la perfetta Midori ed infilandoci pure Nagasawa. Non ce n'è uno che non entri in scena al momento giusto per aggiustare un cuore infranto ed affaticato dai pesi della vita.
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