mercoledì 29 aprile 2015
Juventus 3 - Fiorentina 2
Al fiorentino non far sapere quanto è bono il calcio con tre pere. Non bastano e non servono infatti i due rigori concessi alla Florentia Viola per poterci raggiungere. Ennesima sconfitta che li ridimensiona notevolmente in Campionato, pur giocando una buona partita contro i futuri Campioni d'Italia. Dopo averli cacciati fuori dalla Coppa nazionale miniamo la loro posizione in classifica mentre noi, con una buona e corretta dose di turn over ci proiettiamo verso la vittoria finale. Con calma e senza affanno. Basta un solo punto adesso per scrivere la parola fine al numero 33. Alcune disattenzioni che ti fanno smoccolare, alcune giocate non proprio di alto livello, ma poi guardi la classifica ed il resto delle competizioni e ti scappa un sorriso. Quel sorriso di contentezza solito in chi è abituato a vincere e vuole sempre il meglio per la propria squadra. Salutate la capolista.
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martedì 28 aprile 2015
M - Il Mostro Di Dusseldorf (1921)
Regia: Fritz Lang
Anno: 1931
Titolo originale: M - Eine Stadt Sucht Einen Mörder
Voto: 8/10
Pagina di IMDB (8.4)
Pagina di I Check Movies
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Voto: 8/10
Pagina di IMDB (8.4)
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Fritz Lang con il suo M meriterebbe un approfondimento particolare.
Approfondimento che scaturisce dalle sensazioni che provoca nello
spettatore che si affaccia su quella parte di cinema che ha fatto
storia. Ieri come oggi, come domani.
Impossibile non restarne affascinati. Eppure la sorpresa non avrebbe
dovuto essere così tanta, del resto il suo Metropolis è tra i miei film
preferiti. Qui però il genere è ben diverso: non più fantascienza
distopica, ma un thriller che introdurrà il noir
e dalle numerose sfaccettature sociali. Il protagonista M è un Mostro
(morder, assassino in tedesco), di quelli della peggior specie:
probabilmente un pedofilo, le sue vittime sono tutte bambine. E’
introvabile, le forze dell’ordine cercano in ogni dove, ma
è sfuggente, una persona ordinaria che vive nell’ombra e
nell’anonimato. Anche la criminalità organizzata ha tutto l’interesse
affinchè venga catturato e reso innocuo. Già, perchè il Mostro è un male
per tutti quanti, madri esasperate e timorose, poliziotti
con il senso del dovere, delinquenti comuni che non possono più agire
tranquillamente come un tempo. M impersona la paura più alta di tutte:
colui che, introvabile, si aggira per le strade e miete giovani vittime
che non faranno mai ritorno a casa. Piccole ed innocenti. La trama
è semplice quanto spietata, Lang non perde tempo con iperbolici giri
di parole o di macchina da presa. Porta su grande schermo il timore più
nascosto e terribile che esista. La società tedesca è profondamente
spaccata, ma si unisce inconsapevolmente ed inizialmente
per motivi differenti, nella ricerca spasmodica di colui che è tra
loro. Il fatto che il pedofilo aguzzino possa essere chiunque, è
un’ulteriore ingrediente di terrore che alimenta il disagio collettivo.
L’opera di Lang è completa e circolare dal punto di
vista sociale e psicologico. E’ il primo film sonoro del regista
tedesco e non a caso riesce a sfruttare al meglio questa tecnica:
l’assassino verrà riconosciuto, da un cieco per giunta, grazie al
motivetto che fischietta di tanto in tanto mentre adesca
le bambine. Il sonoro quindi non è solo una mera trovata commerciale o
d’intrattenimento: è uno strumento essenziale per la riuscita del film.
Anche la cantilena iniziale ne è un assaggio indiscutibile e Lang non si
limita ad infiocchettare musica e dialoghi
come hanno fatto altri, ma rende l’audio complice quanto l’aspetto
visivo. Basti pensare all’ombra dell’assassino mentre parla con la
ragazzina, o alla palla che rotola solitaria sul prato ed il palloncino
che si scontra con i fili telefonici. Immagini e suoni
quindi, ma anche i volti dei protagonisti come quello di Peter Lorre
che soprattutto nella parte finale con la propria straziante autodifesa
riceve primi piani che ne evidenziano la follia. Già, follia o pazzia
che caratterizzano gli efferati delitti di cui
si macchia. A questo punto sarà il tribunale popolare a decidere delle
sue sorti. Può meritare un uomo del genere di vivere? Può la società
rischiare che la pena non sia adeguata e permettere che un cavillo o la
sorte lo facciano tornare a fare del male? E
se il suo essere un mostro deriva da una malattia psicologica che gli
impone determinati atteggiamenti, senza la facoltà di poter prendere una
decisione, è giusto condannarlo o è giusto cercare di curarlo? A quale
prezzo? Lang conosce gli umori del tempo in
cui vive, e sembra anticipare anche quelli dei decenni a venire: gli
interrogativi del tribunale composto da criminali e derelitti dà voce ai
dubbi ed ai timori delle persone comuni che vogliono giustizia e
tranquillità ed il prezzo da pagare non risulta poi
così chiaro e cristallino. Il volere della giuria rispecchia le
emozioni a caldo, quelle umane, che spesso si ritrovano a dover fare i
conti con le istituzioni, non sempre in linea con loro. Bellissimo,
superbo, contemporaneo
lunedì 27 aprile 2015
True Detective [Stagione 1]
Anno: 2014
Titolo originale: True Detective
Stagione: 1
Numero episodi: 8
Alcune serie tv sono più belle dei film. E True Detective è tra quelle, costruita come un film lungo, ma diviso per episodi. Otto. Che spaziano in un arco di tempo di quasi venti anni e che vede come protagonisti due nomi d'eccellenza: Woody Harrelson e Matthew McConuaghey. E' una di quelle serie che te la fa prendere bene, già da quando inizia la sigla e più vai avanti più ammiri la sua costruzione. Louisiana anni novanta, quella periferia di America, lontana dalla tecnologia e dal benessere, quella periferia dove un serial killer può venire inseguito e farla franca per anni, quella periferia dove il poliziotto buono è un anti eroe carismatico e noir, che colleziona problemi personali uno dietro l'altro. Le indagini svolte non sono solo apparenza, ma chi indaga lo fa anche all'interno del proprio io, la trama è forte, spinta, non è politicamente corretta. Frasi sospese, verità lasciate a mezz'aria, nichilismo, fatalismo, senso del dovere, rabbia, vendetta, debolezze. Tutte cose che possono stare insieme nella botte ed essere sciabordate episodio dopo episodio. Una fotografia sensazionale, una tensione palpabile. Tutto quanto riuscito all'ennesima potenza. Era tanto che aspettavo una serie del genere.
domenica 26 aprile 2015
Torino 2 - Juventus 1
Dopo venti anni #noallegri consegna il derby ai granata. Questa volta, nonostante non l'abbia fatto volutamente, a mio avviso ha gestito la squadra e la partita in maniera consona al periodo in cui ci troviamo. Lo scudetto è in cassaforte, siamo tra le migliori quattro d'Europa e dobbiamo giocare la finale di Coppa Italia, quindi è normale riposarsi un po' di più adesso e cercare di prendere fiato per contrarsi sui veri obiettivi. Certamente perdere il derby non è mai una bella cosa, ma al di là dei meriti degli avversari, ricordiamo tre pali colpiti ed un rigore non dato a favore dei bianconeri. Tutto sommato un risultato del genere non risulta poi troppo indigesto con il pareggio della Lazio in casa propria contro il Chievo e la sconfitta della Roma addirittura contro l'Inter. Bene quindi il turn over in queste occasioni dove non hai proprio niente da perdere, ma alcuni giocatori da far rifiatare ed altri a cui dare maggior fiducia. Salutate la capolista.
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NUDE - Tre artiste un'unica traccia
ospita
NUDE - tre artiste un’unica traccia
di
Antonella Albani
Francesca Caracciolo
Elisabetta Pizzichetti
vernissage
sabato 9 e domenica 10 maggio 2015
ore 11.00 - 13.00 e 15.30 - 19.30
al settimo piano di via Santa Croce in Gerusalemme,
91 – Roma
“Essere nude significa esporre la propria intimità. Non pelle ma essenza, a tratti pura e spontanea, a tratti sfacciata e infantile. Donne che si nascondono mentre si lasciano guardare. Chiuse in se stesse, a volte si rifugiano verso un muro pronto a sostenerle, a coprirle, altre volte è lo stipite di una porta ad aiutarle a nascondersi. Così protette, la loro schiena diventa una fortezza e le loro gambe diventano colonne che non servono a sostenere.” Antonella Albani
“Donne: modello classico per eccellenza che volevo riscoprire. Individuo unico e forte, radicato alla terra, ma pieno di ambigue contraddizioni. Donne isolate, inquiete, erotiche, dai tratti non delineati. A volte escono da un sogno, altre da fotografie, come in questo dialogo tra artiste: posando l'una per l'altra così da mettere a fuoco tre interpretazioni di un’unica visione.” Francesca Caracciolo
“Nude nasce per caso da un set fotografico occasionale. Non è stato un lavoro progettato con un’intenzione predefinita. Piuttosto , a un certo punto ci siamo messe a giocare come le bambine quando dicono “facciamo che ero io?” Elisabetta Pizzichetti
Tre artiste - ognuna con la propria poetica, il proprio stile, la propria tecnica - si mettono “in gioco” sul tema del nudo femminile. Tre mondi diversi per un’unica traccia: il corpo della donna. Immagini di interni più mentali che fisici, visioni a tratti astratte, talvolta venate di erotismo e sensualità, come nella poetica della pittrice Francesca Caracciolo, altre volte sfuggenti, metafisiche e sospese in un malinconico nonsense, come per la fotografa Antonella Albani, altre ancora decostruite, immerse nella psichedelia, come per l’artista Elisabetta Pizzichetti che fonde tecniche miste.
Antonella Albani, Francesca Caracciolo ed Elisabeta Pizzichetti hanno dato origine al progetto NUDE mettendosi a nudo in un gioco di scambi dove ogni artista, come in un teatro di specchi, è divenuta musa ispiratrice e modella dell’altra, “soggetto” delle altre e di conseguenza di se stessa.
Antonella Albani nasce a Roma nel 1972. Dopo gli studi di fotografia si laurea in Storia dell’arte moderna con una tesi sull’eredità di Raffaello in pittura, raffinando le sue competenze di tipo umanistico e la passione per le arti figurative. Espone in varie collettive fotografiche e nel 2013 viene selezionata dal gallerista Carlo Gallerati per il “ Secondo Progetto Portfolio” con il progetto La soglia. “Nelle mie opere fotografiche racconto l’attesa di qualcosa che non necessariamente deve accadere. Quello dei miei personaggi, piuttosto che un agire, è una sospensione. Una poetica, questa, venata di atmosfere metafisiche.”
Francesca Caracciolo nasce il 20 marzo 1974 a Napoli. Trascorre l'infanzia nel laboratorio dello scultore ceramista Giovanni Sinno . Si diploma presso l'Istituto statale d'arte e si laurea in Storia dell'arte. Si dedica a diverse forme di espressione creativa come la danza, il teatro e la pittura. Nel 2007 si trasferisce a Roma, dove frequenta alcuni corsi presso l'Accademia d'arte e prosegue la pratica diretta nell'atelier di Danilo Bucchi. “Utilizzo la pittura per visualizzare l’invisibile, cristallizzare emozioni la cui sfuggevolezza rimane invischiata nel gesto del pennello. Sensazioni che emergono dai meandri della memoria e il cui senso non trova risposta nella mera figurazione, ma nell’evanescenza di siluette dai contorni sfumati che si rincorrono o si stagliano su scenari atemporali, sospesi in un’atmosfera rarefatta, a tratti malinconica.“
Elisabetta Pizzichetti si forma a Firenze, dove studia arte e filosofia. Inizia a dipingere nei primi anni ’80. Contemporaneamente, insegna arte a Firenze e ad Ascoli Piceno ad adulti e a bambini, collabora con studi grafici, mostre e musei. Nel 2001 si trasferisce a Roma dove si dedica esclusivamente alla pittura per poi abbandonare il pennello a favore dell'obiettivo fotografico giocando con sovrapposizioni e mix di materiali diversi. “Ho studiato arte e filosofia tentando di rendere la seconda il più possibile simile alla prima. Dipingo e disegno dall’infanzia, quando mi sedevo vicino a mia madre che lo faceva, in momenti perfetti di linguaggio condiviso. Ho inciampato in molti altri mestieri, ma quello dell’artista è l’unico per cui vale la pena. Mi piace l’ironia e il saltare di lato. Non mi piace stare ferma.”
Openhouse Roma:
L'attico
ristrutturato da Francesca Bertuglia, ospita periodicamente alcune
mostre organizzate da Party al fine di promuovere un diverso modo di
ricevere l'esperienza dell'Arte, in spazi domestici o professionali.
L'appartamento ospita NUDE, una mostra di pittura, fotografia e collage a
tecnica mista che riunisce le opere di tre artiste intorno al tema del
corpo della donna. Antonella Albani, Francesca Caracciolo ed Elisabetta
Pizzichetti si sono messe a nudo, dando vita a un gioco di suggestioni
in cui le visioni dell'una vivono e si specchiano nelle visioni
dell'altra.
Promosso da: Party – l'arte da ricevere. A cura di: F. Bertuglia, M.S. Bazzoli
Periodo: contemporaneo
Area: Area 4
Tipo: Evento
E' permesso fotografare: Si
Modalità di accesso: libero per ordine di arrivo
Orari
Sabato
dalle 11:00 alle 13:00 e dalle 15:30 alle 19:30
Domenica
dalle 11:00 alle 13:00 e dalle 15:30 alle 19:30
sabato 25 aprile 2015
Jurassic Park III (2001)
Regia: Joe Johnston
Anno: 2001
Titolo originale: Jurassic Park III
Voto: 4/10
Pagina di IMDB
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Già al momento in cui hanno solo deciso di girare il terzo capitolo, Jurassic Park era una gigantesca macchina commerciale. Quindi era inevitabile proseguire la saga e dare modo di mostrare al pubblico una trilogia, sfruttando a pieno un prodotto che non era certo nato in questo modo. E la trama te lo fa capire subito. Si ricollega un po' al 2 ed un po' al primo , ma il grosso è inventato di sana pianta. Del come si arrivi alla seconda isola ha del pazzesco narrativamente parlando ed i personaggi in un batter d'occhio riescono a dissacrare tutti e dieci i comandamenti per vivere felici e contenti. Ecco quindi che il professor Alan Grant, accompagnato da Alessandro Del Piero biondo, rimane prigioniero dell'isola e dei suoi dinosauri. Nonostante la carne per gli spuntini non manchi, tutti i carnivori, anche quelli, volanti danno la caccia al gruppo di umani. Evidentemente appetitosi nonostante la scusa sia il rapimento di un paio di uovasaure. Tra battute e dialoghi stupidi, un bel po' di computer grafica, quel tanto di azione e quel poco sangue per poterlo far digerire anche ai bimbi delle elementari, inizia continua e finisce il terzo capitolo di Jurassic Park. Senza che nessuno se ne accorga, ad eccezione dei contabili della Universal che se la ridono alla grande per l'enorme successo avuto, nonostante non sia piaciuto a nessuno. Il bluray lo ho trovato poco esaltante specie nelle scene in cui vi è la nebbia e con un audio passabile ai limiti dell'accettabile per il 2001. Gli extra sembrano corposissimi, ma solo perchè organizzati in una miriade di categorie. Ad ogni modo non sono malaccio:
- Ritorno a Jurassic Park: la terza avventura (25 minuti)
- Documentari speciali (1 ora e 28 minuti)
- Dietro le quinte (37 minuti)
- Commento
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Jack O. Lyroid
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S.W.A.T. - Squadra Spaciale Anticrimine (2003)
Regia: Clark Johnson
Anno: 2003
Titolo originale: S.W.A.T.
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (6.0)
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Non fosse per la presenza di Samuel L. Jackson, Colin Farrellm Michelle Rodriguez e Jeremy Renner, sarebbe un film di azione abbastanza mediocre. Invece grazie a loro è un film d'azione abbastanza mediocre con un cast conosciuto. Si ispira ad una serie tv andata in onda negli anni settanta che non ho mai visto, ma è indubbio che il tema della squadra speciale fa sempre leva. Ieri come oggi, per questo fino ad un certo punto si può parlare di una pellicola interessante nel suo genere. Peccato poi che il cattivo di turno annunci alle telecamere di pagare cento milioni di dollari a chi riesce a liberarlo. Da lì in poi inizia il vero strazio. E la cosa buffa è che proprio nella seconda parte si può parlare di azione, che viene a mancare quasi totalmente nella prima, decisamente introduttiva con i poveri sfigati messi da parte dal burocrate idiota e riscoperti dal sergente cazzuto. Le scene migliori con maggiore tensione ed adrenalina sono tutte quante un'accozzaglia di materiale già visto. Fortunatamente di certe cose è difficile stancarsi quindi la trama prosegue tra alti e bassi riuscendo a catturare in parte l'attenzione. Alla fine, vincono i buoni. I cattivi muoiono o fanno figurette barbine.
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Jack O. Lyroid
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Week-end Di Terrore (1982)
Regia: Steve Miner
Anno: 1982
Titolo originale: Friday The 13th Part III
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (5.6)
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Nonostante il titolo italiano sia slegato dal franchise (mah) si tratta del terzo Venerdì 13. E si ricollega, mostrandoci più o meno la fine, a quel L'Assassino Ti Siede Accanto che già di suo, come secondo capitolo, aveva fatto un passo indietro. E Steve Miner continua a fare il gambero, senza dare spessore al personaggio, anzi glielo fa perdere ulteriormente, sebbene la produzione provi maldestramente a catturare l'interesse con il formato 3D. Eh sì, siamo nel 1982, ma ciclicamente ci provano con questa boiata. La trama è terra terra, ma ci piace così: da un horror slasher non pretendiamo certo una storia elaborata. Il sangue e le menomazioni sì. Non mancano sicuramente qui, eppure la maggior parte è stata tagliata. Insomma in quegli anni erano abituati fin troppo bene, ed a quanto pare non in tutte le case americane ci sono pistole o fucili. Neanche in quelle nei boschi. Bene per Jason, che è dotato di una resistenza sovrumana e che riusciremo a vedere anche in altri ventordicimila episodi. Gli adolescenti dediti a sesso e cannette se la vedono brutta, ad uno ad uno vengono squartati o uccisi brutalmente, ma l'eroina di turno (Dana Kimmel) sopravvive come il copione in carta carbone vuole. Di originale, fino ad un certo punto se vogliamo, c'è che Jason da qui in poi indosserà la famigerata maschera da hockey, suo segno di riconoscimento (giusto per non confonderlo con Michael Myers che ne indossa una diversa). E' indubbio però che Jason abbia fatto e faccia storia, è un tipetto molto chiacchierato, anche se lui dal canto suo non parla mai. Come da tradizione, un successo voluto e forzato che proseguirà nei secoli dei secoli. Amen.
venerdì 24 aprile 2015
Il Favoloso Mondo Di Amélie (2001)
Regia: Jean-Pierre Jeunet
Anno: 2001
Titolo originale: Le Fabuleux Destin D'Amélie Poulain
Voto: 8/10
Pagina di IMDB (8.4)
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Bellissimo. Soavemente poetico, romantico, profondo. Ed io che credevo fosse una storiella leggera e sdolcinata. Invece mi ha preso fin da subito con la voce narrante che introduce la casualità ed il destino nella vita della protagonista e non solo. La trama è attenta e ben curata, coglie ogni minimo particolare, anche il più insulso con una cadenza puntigliosa quanto colma di ironia, e lo trasforma adattandolo ad una storia simpatica che ti coinvolge dai primissimi istanti. Amelie, nella pratica diviene una sorta di burlona al limite dello stalker, ma l'ingrediente romantico alla base di tutto rende il destino un compagno favoloso per una serie di intrighi che risultano quanto mai toccanti. Ad amalgamare ogni sorta di situazione ci pensano una fotografia superba ed un montaggio dalle tecniche più variegate. Piccole gag con una punta di comicità come il nano viaggiatore turista impreziosiscono con genialità la pellicola, di suo soltanto apparentemente leggera. I personaggi che ruotano attorno ad Amélie non sono tanto clichè quanto tipiche proiezioni che si affacciano nell'intimo di chi osserva. E la ragazza, come molti di noi, è un'acuta osservatrice dotata di inventiva. Sognatrice anche dopo la sua adolescenza inizia un percorso di crescita interiore da prima inserendosi prepotentemente, ma sempre celandosi, nella vita degli altri in modo da dare quel sale e quel brio che tutti vorrebbero, ed in seguito riesce ad uscire dal proprio guscio. Vi è poi quella nota di elogio all'essere differenti e particolari, lontani dal resto, che rende il personaggio anche se un tantinello sopra le righe, apprezzabile almeno dal pubblico femminile che segretamente o no vorrebbe essere un po' come lei. Inserito nel contesto fiabesco va benissimo, io personalmente ad una così dopo qualche ora passata insieme tirerei qualche nocchino. Ma non è questo il punto: Il Favoloso Mondo Di Amélie è un grandissimo film sotto numerosi aspetti. Eccessivo e buonista, lieto fine calcato, ma io lo vedo assolutamente come una favola ed è giusto che sia così.
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mercoledì 22 aprile 2015
Monaco 0 - Juventus 0
Boh, vabbeh ci siamo arrivati. Con tanta passione e soprattutto tanta sofferenza.Risultato impensabile questa estate, ma ci siamo. Tra le migliori quattro d'Europa. Tre sono mostruosamente forti, una siamo noi un brutto anatroccolo che difficilmente potrà diventare un cigno. Anche stasera lo abbiamo dimostrato: guardinghi, arrendevoli, impauriti, disattenti, da schiaffi insomma. O calci sulle gengive se preferite. Al netto dei risultati che ci hanno visto affrontare squadre alla nostra portata, almeno sulla carta, ci siamo meritati di stare così in alto. Purtroppo però è difficile far festa poichè è chiaro di non essere all'altezza di un confronto diretto con le più forti. Deve assolutamente cambiare qualcosa, specie nell'atteggiamento. Di sicuro adesso non abbiamo più niente da perdere, e questo può essere un fattore di estrema importanza, anche se con Barcellona, Bayern Monaco e Real Madrid, chi ti tocca ti tocca, su doppio turno è un'impresa mastodontica.
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lunedì 20 aprile 2015
Notorious - L'Amante Perduta (1946)
Regia: Alfred Hitchcock
Anno: 1946
Titolo originale: Notorious
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.1)
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Alfred Hitchcock si destreggia in un film di spionaggio e chiude la serie di impegno politico ed antinazista (ne fa parte anche Sabotatori) riuscendo a creare una pellicola pura ed avvincente con una trama elaborata eppure che si segue in maniera facile senza distrazioni. Oltre all'azione tipica dei film di spionaggio, la componente romantica è decisamente forte. L'idillio amoroso sospeso tra i protagonisti Cary Grant ed Ingrid Bergman è ben studiato, un susseguirsi di incertezze tra fiducia e prove di coraggio esaltato dalla figura del personaggio di Elena. Oggi può sembrare mellifluo o scontato, ma pensandoci bene due innamorati sono messi davanti ad una prova strenua: il bene del Paese contro l'interesse personale, lo scontro tra volere e dovere. Alcune situazioni le ho trovate davvero commoventi perchè l'eroina, presentata e vista dal genere maschile del cast come una ragazza immorale (è ubriaca ad inizio film) e figlia di un delinquente abbandona tutto quanto, si innamora ed è costretta a sposarsi con il nemico, Questo (Claude Rains) poi non è il male fatto a persona, pure lui prova sentimenti e subisce il doppio tradimento, come moglie e come spia, da parte della Bergman. L'immoralità che sta alla base della pellicola passa in secondo piano grazie alle azioni di lei, sempre mal vista dalla signora Sebastian , madre padrona che non vede di buon occhio le relazioni di proprio figlio. Tecnicamente è sempre una sorpresa, con inquadrature dal basso che ingrandiscono la presenza scenica delle figure negative, lunghi primi piani espressivi ,un'illuminazione sempre forte e brillante che alleggerisce la fotografia, alcune trovate come le immagini nello specchietto retrovisore o quelle riflesse sul binocolo. Insomma un film imperdibile, peccato solo per la versione italiana con nomi tradotti e dialoghi non espressi brillantemente. La versioen bluray presenta un audio italiano in 2.0 ed i seguenti extra:
- Hitchcock, Truffaut, Bogdanovich (2 minuti)
- L'AFI premia Hitchcock (3 minuti)
- Making of (28 minuti)
- Trailer
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Jack O. Lyroid
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domenica 19 aprile 2015
MotoGP 2015: Termas De Rio Hondo (Argentina)
Un capolavoro. L'ennesimo da parte di Rossi. Certe volte neanche ci pensi, hai già usato tutte le parole per descriverlo, campione, mito, extraterrestre... Anche Meda riesce a terminare le iperboliche frasi ad effetto. Ormai sono anni che Valentino ci delizia in ogni modo e lo fa pure quando sembra che ci sia poco o niente da fare. Già appaganti e felici per le gare passate, vederlo partire ottavo e perdere altre posizioni per un contatto nel gruppone ti fa quasi pensare che comunque vada ha già dato tanto. Poi inizia a sorpassare, uno dopo l'altro gli avversari. Si ritrova a quattro secondi e mezzo da un altro mostro del MotoGP, quel Marquez che da un paio d'anni sa solo vincere. E giro dopo giro, rosicchia decimi, fino a raggiungerlo, fino ad iniziare la lotta, insperata fino a mezzora prima, per gradino più alto del podio. L'avversario non ci sta, è abituato a vincere e nel suo DNA non c'è altro, così non si arrende, ci prova: meglio fuori che secondo, e così finisce a terra. Rossi primo, Dovizioso secondo. Ed è ancora festa.
Juventus 2 - Lazio 0
Mostruosamente solida e mai arrendevole. Dopo il mezzo passo falso di Parma torniamo a ribadire la superiorità in campionato, se mai ce ne fosse stato bisogno. Adesso il segnale per il Monaco è esplicito. La squadra ha giocato da squadra, è riuscita a fare la partita, ha domato i momentanei secondi in classifica. Ristabilita la superiorità quasi imbarazzante in tutto e per tutto: migliore attacco e migliore difesa. Sette partite al termine, ventuno punti in palio e ne servono soltanto otto per la matematica vittoria del quarto scudetto di fila. Vinto ancora una volta sul campo. Saranno così 33. E mettendo da parte scaramanzie di sorta, potrei rivedere la frase finale dicendo a tutti di salutare i Campioni d'Italia. Ma aspetto ancora, per farla pesare giusto un altro pochino e farci divertire tutti ancora un po'. D'altra parte le prossime non saranno passeggiate: derby, Fiorentina e Sampdoria. Certo che se i bianconeri si impegneranno come stasera , gli avversari avranno poco da sperare. Salutate, scegliete voi chi.
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Jack O. Lyroid
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sabato 18 aprile 2015
MTC #16
Non c'è quindici senza sedici, ed essendo un numero importantissimo della cabala decidiamo di spostare il giorno della partitella: non il giovedì, ma venerdì 17. Dice porti bene. Cambiamo anche il campo e ci ritroviamo al Magonello. Già su whatsapp si sente la tensione pur non sapendo bene la definizione delle squadre hanno inizio lunghe sessioni di minacce e di sfottò. Chi perde paga l'aperitivo, così Turimbo prepara il proprio bancomat come ai vecchi tempi di generosa memoria. Purtroppo invece si è trasformato in Leggenda, e Federico Buffa ha in serbo una puntata a lui dedicata. Migliore in campo con distacco, come titolano i maggiori rotocalchi sportivi, quindi a cena da Maso per un'arrotolata modificata e la immancabile sequela di aneddoti passati.
mercoledì 15 aprile 2015
Inland Empire (2006)
Regia: David Lynch
Anno: 2006
Titolo originale: Inland Empire
Voto: 3/10
Pagina di IMDB (7.0)
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David Lynch sta davvero molto male se pensa che un film di oltre trecento ore (quelle percepite) possa piacere a VER. Ah, non mi interessa, se ad altri è piaciuto e se lui finge di non conoscere il blog. E trovo irrilevante anche che sia girato totalmente con camera digitale. Deh, sticazzi, magari aveva una microSD da 20 tera, buon per lui. Seguendo il suo stile, rischi anche di affezionarti alla storia, cercando di seguirla, tra sogno e realtà, poi passano i minuti, molto lentamente tra l'altro, e non si arriva a nulla. Tutto molto caotico, forse addirittura auto celebrativo, cervellotico. Occhio però: non è che sei lì che lo guardi e non riesci a capirlo in quanto dotato di poco intelletto e zero giudizio, lo percepisci, ma ti annoi in modo abominevole. Ti sorbisci i dialoghi cadenzati che durano tre ore, intervallati da silenzi che durano tre ore, con la camera sempre presente in diabolici primi piani per altre tre ore, così che puoi seguire le tremila storie della durata di tre ore ciascuna. Un'idea di fondo che se portata a termine può essere buona, una Laura Dern che ti pare anche brava, ma poi, passate le tre ore iniziali dell'introduzione ancora noia. Un mare di noia con uno tsunami di tedio. Basta, pietà. Falla finita. Poi le parlate in polacco, neanche fossi dentro ad un film di Fantozzi per proseguire la tortura. Ed indovinate? Noia ancora. L'ho già guardato io per voi, ecco il mio saGrificio. Non cadete pure voi nell'inganno.
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Jack O. Lyroid
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martedì 14 aprile 2015
Juventus 1 - Monaco 0
Il gusto di esserci, quel sapore di potertela giocare con le otto squadre più forti d'Europa e vedere poi che sei in grado di tener loro testa. Non sono cose che si scordano, perchè bene o male ci abbiamo sempre provato, con buoni o cattivi risultati. Questa sera abbiamo attaccato, abbiamo difeso, abbiamo sofferto ed abbiamo gioito. Come è giusto che sia a determinati livelli con un bello spettacolo davanti. Non perfetti certi, migliorabili forse, non arrendevoli e comunque rispettosi. C'è chi è in forma e chi sbaglia reti facili, chi compie miracoli e chi semplicemente fa il suo dovere. In Europa niente è scontato e nessuno ti fa gli sconti. La Juventus vuole vincere ed andare avanti il più possibile, il risultato le dà ragione. Fondamentale non subire reti in casa ed altrettanto fondamentale imporsi segnandone almeno una. Avanti così, bravi e al ritorno ci vorrà una Juve altrettanto determinata e vincente. Noi ci siamo e ci saremo.
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Jack O. Lyroid
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Sony Xperia Z2: aggiornare a Lollipop (5.0.2)
Da una settimana è presente l'aggiornamento ad Android Lollipop anche anche per il Sony Xperia Z2 , ma ho atteso fino ad oggi per l'installazione per un duplice motivo: con il vecchio smartphone non ero stato del tutto entusiasta e, udite udite, per avere Lollipop su questo device è necessario il collegamento al pc. Roba da matti direte e voi, e lo dico anche io. Nel corso di questi mesi ho rivalutato Sony in quanto mi era parsa molto meno "chiusa" rispetto a quanto ricordassi o immaginassi visto che il SO non è ovviamente una stock, ma lo reputo abbastanza pulito. Ed ora mi cadono nel pecoreccio con questa storia. In pratica dovete armarvi di tanta pazienza e tanto tempo a disposizione perchè la procedura, sebbene sia a prova di bimbo scemo, è macchinosa, lenta, straziante. Gli ingredienti che vi serviranno non sono poi così scontati come presenza nelle case come magari i giapponesi credono: un pc con Windows (almeno da Vista in su) o un Mac e una linea dati casalinga. Bah, o questa? E sì, perchè bisogna scaricare un bel po' di roba per poter godere dell'ultimo (che poi neanche è l'ultimo visto che ti mette la 5.0.2) Android sulla piazza. E non crediate di poterlo fare con il vecchio muletto pronto ad ogni tipo di esperienza, perchè le esigenze sono di gran lunga maggiori. Comunque a grandi linee:
- Scaricate PC Companion ed installatelo sul vostro computer
- Create un collegamento (meglio se USB) tra il computer e lo smartphone
- Attendete che controlli eventuali aggiornamenti (ce ne sono), che li scarichi e che li installi
- Una volta rilevata la presenza di un aggiornamento di sistema e dato il consenso inizierà il download da computer. Richiede esattamente 25 minuti
- Vari collegamenti con lo smartphone, addirittura con stacca e riattacca premendo il tasto per abbassare il volume per quasi dieci minuti
- Inizia l'aggiornamento vero e proprio per un'altra quindici di minuti
- Ovviamente non è finta qui: è possibile scollegarlo ed inizia l'aggiornamento software del dispositivo come abbiamo sempre visto
lunedì 13 aprile 2015
Best (2000)
Regia: Mary McGuckian
Anno: 2000
Titolo originale: Best
Voto: 4/10
Pagina di IMDB
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Solo poche righe per questo film documentario dedicato alla vita calcistica di George Best. Per prima cosa credevo di averla già scritta, quindi non ho tutta questa voglia. Magari ho solo sognato di farlo, quindi userò i miei ricordi onirici. Poi se avete visto, in caso contrario vi consiglio di farlo, la puntata su Sky raccontata da Buffa, ecco che questa pellicola perde di significato. Sebbene questa sia recitata e l'altra no, ci sono degli spunti interessanti, ma la noia regna sovrana. Ok, se uno magari non avesse mai letto nulla sul giocatore (uno dei) che ha fatto vincere la Coppa Campioni al Manchester United, sarebbe carino guardarlo. Non sto a sindacare su quanto raccontato: Best era un grande calciatore, almeno nei pochi anni in cui ha deciso di tirare i calci al pallone seriamente, senza ubriacarsi o fare il fatto. Però ripeto, con Buffa non c'è confronto. O forse un pochino sì, alcuni aneddoti qui sono rappresentati meglio, come quello del cappello, ma non immaginatevi chissà cosa.
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Jack O. Lyroid
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domenica 12 aprile 2015
MotoGP 2014: Austin (Americhe)
Austin, Texas, roba da Captain America. Che prende il nome di Marc Marquez, primo anche questa volta sul suolo a stelle e strisce. Bella la coreografia, bella la pista, ma una gara sicuramente meno intensa di quella di Losail. Nonostante lo spagnolo abbia messo i puntini sulle i per dimostrare a tutti che il più forte è ancora lui, nuova gioia per gli italiani. Dovizioso con la sua Ducati si guadagna il secondo posto, mentre il gradino più basso del podio è conquistato da Rossi e dalla sua Yamaha che deve fare i conti con l'usura della gomma anteriore. Non sempre si può arrivare primi, ma far vedere che si e lì a lottare per le posizioni più importanti resta sempre una prova di forza non indifferente. Quest'anno credo che ci sarà di nuovo da divertirci, perchè le qualità non mancano e gli ingredienti pure: Marquez, Rossi e le Ducati sono lì proprio per questo.
Arancia Meccanica (1971)
Regia: Stanley Kubrick
Anno: 1971
Titolo originale: A Clockwork Orange
Voto: 8/10
Pagina di IMDB (8.4)
Pagina di I Check Movies
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- Stasera volevo riguardarmi Kubrick, uno dei film che non ho ancora recensito. Magari Arancia Meccanica o Barry Lyndon.
- Barry Lyndon? Che è? Arancia Meccanica l'ho visto una volta, ma insomma, non mi è piaciuto
- Che? Cosa? Cioè no, fammi capire, l'hai visto, ma cosa non t'è piaciuto? Era sciupato il DVD?
- No intendo il film. E' famoso, ma non è che sia bello. Perchè sono così violenti? Poi è impossibile
- Ma è un film distopico, c'è una visione negativa della soci..
- Macchè despota, è violento e basta.
- No, intendo distopia. E' un sottogenere della fantascianza
- Boh, a me sembrava ambientato anni fa, non c'è fantascienza.
- Sì, ma è questa una delle caratteristiche fondamentali del film. E' difficile parlare di Arancia Meccanica senza avere chiara l'idea di fondo verso cui si spinge. Metto da parte, per un attimo tutto il resto, dalla fotografia al montaggio, e mi baso sulla struttura della storia e sul messaggio. In Arancia Meccanica la violenza esplicita è pura, e non si manifesta solo nell'atteggiamento di Alex (Malcolm McDowell) o dei Drughi. E' una violenza insana che ha radici nella società ed evidenziata anche dal fatto che, per interessi politici, cercano di curarlo con altrettanta violenza, assumono come poliziotti che saranno aguzzini, i suoi balordi ex compagni, per rendere efficiente l'ordine, è una violenza che si trasforma in vendetta e che quasi trasforma il carnefice in vittima. Kubrick divide il film in più parti: nella prima questa sfocia con azioni punitive, stupri, addirittura un omicidio. Tutto questo è ordinario, frutto di alienazione giovanile e di una società sempre più malata, con i genitori troppo accondiscendenti, le autorità votate al recupero per non fare brutta figura. Nella seconda abbiamo un transfert: il protagonista non è più in grado di nuocere o fare del male, risulta forzatamente passivo dopo aver subito il trattamento Ludovico, e subisce tutto il male. Quello dei genitori che con noncuranza lo sbattono fuori di casa, quello degli ex compagni di venture che lo torturano, quello delle vecchie vittime che lo spingono al suicidio. E tutto questo viene mostrato con una naturalezza tale da far paura. Se guardi bene, poi anche tutta l'ambientazione è un qualcosa di decisamente bello visivamente. Gli interni delle abitazioni, arredate in maniera futuristica, i quadri ed i soprammobili che richiamano la sessualità, l'ordine e la pulizia di alcuni ambienti, in parte minimalisti, i vestiti e le parrucche utilizzati. Tutto molto colorato con contrasti luminosi ed il bianco della purezza che però indica sempre il male. Che sia il latte+, la bevanda energetica di cui balordi e altolocati fanno uso, oppure le divise dei Drughi. Anche la colonna sonora con la musica classica di Beethoven e Rossini, o con Alex che canta Singin' in the rain (tra l'altro durante un pestaggio scandendo i ritmi a suon di calci) è determinante ed avvolgente. Alex, frutto della società, attinge da questa e lo fa prendendo in prestito anche l'amore per la musica classica o le canzoni che l'hanno caratterizzata. Non c'è niente di sporco, melodie pulite che il protagonista apprezza e che Kubrick utilizza in numerosi stacchi. Dal punto di vista tecnico, il montaggio e la fotografia presenta più di un mezzo per seguire le vicende della storia. Andiamo dai primi piani, dal carrello che segue chi cammina, dalla riprese che si allontanano o si avvicinano in base all'esigenza. E non da ultimo per importanza i dialoghi che sono costruiti in maniera geniale con un misto di gergo adolescenziale ed un futurismo dettato da abbreviazioni e stravolgimenti. Capito perchè è un grande film?
- Mah, sarà, se dici così forse è il caso di riguardarlo
- Poi oh, non è che sono un critico cinematografico, ma sentir dire che non è poi chissà cosa, mi fa venire voglia di darti una sana dose di violenza. Inoltre il bluray merita e presenta questi extra:
- Still tickin': the return of A Clockwork Orange (44 minuti)
- Great bloshy yarblockos!: making A Clockwork Orange (28 minuti)
- O lucky Malcom! (1 ora e 26 minuti)
- Commento interattivo
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Jack O. Lyroid
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sabato 11 aprile 2015
Parma 1 - Juventus 0
L'ultima della classe contro la prima. La peggior difesa contro il miglior attacco. Uno dei peggiori attacchi contro la migliore difesa. E come diceva Gesù, beati gli ultimi. Ottima prova mediatica per la Juventus che in settimana dovrà affrontare il Monaco, è riuscita a fare sfoggio di un'arroganza unica giocando una partita noiosa con elementi scarsi in campo (Coman ed Ogbonna) altri che sono semplicemente delle riserve (Padoin) altri ancora che sono l'ombra di se stessi (Vidal e Llorente) con innesti quali Vitale (Vitale chi?) e Pepe. Insomma tre punti regalati alle inseguitrici e tre punti regalati ad una squadra che nel migliore dei casi retrocederà in serie B. La classica prova di orgoglio, degli altri, in cui ti ritrovi a fare il burattino, a stancarti per recuperare il risultato e porti diverse domande, su che ca diamine sia successo. Semplice: la palla è tonda ed il calcio funziona così. Se tiri ci sta che segni. Se non tiri ci sta che non fai gol. Salutate l'ultima della classe che c'ha messo cuore e anima.
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Jack O. Lyroid
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Interstellar (2014)
Regia: Christopher Nolan
Anno: 2014
Titolo originale: Interstellar
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.7)
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Accidenti, da dove iniziare? Non è affatto semplice questa volta. Perchè Interstellar ha creato un hype talmente altro che si è detto a riguardo tutto ed il contrario di tutto. Io proverò, e di solito me ne frego, a non inserire nessuno spoiler: ritengo sia giusto che ognuno debba guardarlo e giudicarlo in proprio. Come dicevo in molti hanno già espresso i propri pareri su questo ennesimo lavoro di Nolan: c'è chi deve parlarne male a tutti i costi così da distinguersi, chi lo fa per fare il saccente, chi lo fa perchè lo ha trovato troppo poco scientifico. Poi ci sono pure quelli che lo esaltano solo per il fatto che si tratta di Nolan (ed io potrei essere tra questi) o perchè la fantascienza qui descritta è coinvolgente o ancora perchè pretendono di aver capito il succo fondamentale del discorso. Io lo ho apprezzato, e molto, anche grazie agli extra contenuti nel secondo disco. Non che senza fosse più brutto o più noioso, ma quando una pellicola ti prende, vuoi scoprire di più sulla trama, sulle sue basi, sui meccanismi che lo hanno portato a piacerti. Senza dubbio era la pellicola che più ho atteso di vedere e lo ho fatto con molta trepidazione. Dura quasi tre ore, ha un'introduzione mastodontica, tanta azione, tanti spunti, una serie quasi infinita di innovazioni esagerate che te la fanno prendere bene. Magnifico sotto certi aspetti. Incompleto sotto altri, purtroppo. Non parlo a riguardo della veridicità scientifica e fisica su cui si fonda. in tutta sincerità di questo aspetto me ne frego altamente. Il prodotto è stato creato per essere verosimile ed abbracciare teorie che, facciamo i seri, possono essere capite solo da una percentuale decisamente bassa della popolazione. Mica siamo astrofisici. Mica siamo andati a vedere un documentario universitario. Però la relatività temporale, i viaggi spaziali, la gravità, i paradossi temporali... Dai, a chi non gli si rizza solo a sentirne parlare? Ed ecco, Interstellar racchiude tutto questo e lo propone in una salsa del tutto nuova. Il wormhole sferico, il buco nero con orizzonte luminoso, i robot con una forma assolutamente non standard ed innovativa.. Ti stupisce e ti emoziona, non solo per gli effetti speciali o per il cast coinvolto, ma per la storia che tira in ballo la relatività temporale, i sentimenti (la specie ed il singolo a confronto), lo spirito pionieristico, la grande catastrofe. Ecco, se devo fare un appunto, e per me è abbastanza grande, voglio farlo sui presupposti che danno il la a tutta quanta la storia. Perchè intraprendere un viaggio del genere e buttare simili risorse per una migrazione di massa, quando sulla Terra non incombe niente di così decisamente pauroso? Insomma non che il sole collassa, o che c'è stata una bomba atomica in ogni quartiere. Semplicemente (si fa per dire) la gente muore di fame e ci sono alcune tempeste di sabbia. Vabbeh, andate sotto terra o da qualche altra parte no? Ok magari Nolan non voleva abusare delle ambientazioni post apocalittiche. Oltre a questo molte scene, nonostante la lunghezza mastodontica del film, sembrano andare avanti con troppa fretta. Il babbo parte, lascia la famiglia, diventa eroe. Lo strazio si intuisce, ma non è ben rappresentato. Alcuni dialoghi cercano di colmare questi vuoti, ma è possibile che facciano anche peggio. Però ho dato un voto alto (ma non troppo dopo alcuni ripensamenti) perchè nonostante tutto, la fotografia e la trama sono affascinanti. Frequency piaceva e nessuno storse il naso, qui siamo su livelli maggiori all'ennesima potenza, e poi ricorda un po' (senza alieni ovviamente) Universo Incostante di Vernor Vinge, cioè tutta roba che mi piace. Dobbiamo chiudere parecchi occhi per stringere il patto tra spettatore e regista o scenografo, ma ne vale la pena. Sempre a metà invece il bluray. Visivamente ottimo nella maggior parte delle scene, ma alcune sono "sporcate" con bande orizzontali nel basso che risultano sfuocate, quasi come se la ratio fosse stata cambiata. E non mi pare si tratti di una conversione dal 3D al 2D della mia versione. Potevano curarla meglio. Audio, assolutamente non all'altezza. Il bluray costa sopra le 15 euro, in alcuni posti arriva anche a 20. E mi date un audio lossy? Fate pena. Gli extra sono tutti inseriti nel secondo disco, e questi meritano davvero per chi vuole approfondire:
- The science of Interstellar (50 minuti)
- Plotting an Interstellar journey (8 minuti)
- Life on Cooper's farm (10 minuti)
- The dust (3 minuti)
- Tars and Case (9 minuti)
- The cosmic sounds of Interstellar (14 minuti)
- The space suits (5 minuti)
- The Endurance (9 minuti)
- Shooting in Iceland: Miller's planet / Mann's planet (13 minuti)
- The ranger and the lander (12 minuti)
- Miniatures in space (5 minuti)
- The simulation of zero-g (6 minuti)
- Celestial landmarks (13 minuti)
- Across all dimensions and time (9 minuti)
- Final thoughts (6 minuti)
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Jack O. Lyroid
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venerdì 10 aprile 2015
Il Talento Di Mr. Ripley (1999)
Regia: Anthony Minghella
Anno: 1999
Titolo originale: The Talented Mr. Ripley
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.3)
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Il golfo di Napoli, Roma, Venezia. Jude Law, Matt Damon, Gwyneth Palthrow. Gli ingredienti per partire bene ci sono tutti e Minghella ci ricama sopra una lunga storia dai risvolti psicologici importanti. Gioca in maniera raffinata sull'ambiguità dell'amicizia e sulla personalità dei protagonisti, primo tra tutti quello principale Tom Ripley, senza però tralasciare gli altri. Si crea così una tensione degna dei migliori thriller, in cui moventi e casualità vanno a braccetto, come odio ed amore, amicizia ed invidia, inquietudine e spensieratezza. il dipinto idilliaco in cui i tre si tuffano ad inizio film è un'ottima introduzione ai fatti che rocambolescamente verranno a compiersi in seguito.Le falsità e le bugie di Matt Damon, con quella faccia da bravo ragazzo, da amico fedele e fidato si insinueranno sempre di più all'interno della trama, fino a divenirne l'ossatura principale. Per me sono stati stupendi i primi piani che rivelano il suo repentino modo di agire, ed anche la prestazione di un ora divertito, ora annoiato Jude Law che si presta alla perfezione per la parte. Anche se uno ha più risalto dell'altro nella storia, la cura e la dovizia con cui ci vengono presentati sarà sicuramente premiata. Non da meno la parte dedicata a Gwyneth Palthrow, quasi sempre una sicurezza cinematografica. Il film ha buoni ritmi, sostenuti sia dalla storia che dal cast, anche nelle figure meno importanti. peccato per alcune sbavature o imperfezioni a livello di doppiaggio. Essendo ambientato in Italia si nota un po' di confusione con la lingua utilizzata in alcune scene. Il delitto quasi perfetto che avviene aggiustando il tiro di volta in volta, senza che il carnefice possa mai dormire sogni tranquilli. Uno spettacolo nel complesso piacevole, illuminante, vero dal punto di vista umano e della caratterizzazione dei personaggi, mai abbandonati a se stessi, ma facenti parte di un insieme vincente.
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Jack O. Lyroid
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Lucy (2014)
Regia: Luc Besson
Anno: 2014
Titolo originale: Lucy
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.2)
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In pochissime parole Lucy è Limitless , ma invece di Bradley Cooper e Robert De Niro abbiamo Scarlett Johansson e Morgan Freeman. Anche molta più azione ed un taglio fantascientifico che riutilizza la noiosa teoria dell'utilizzo del 10% del cervello umano. Luc Besson rende la sua eroina intraprendente e spietata come Nikita ed impreziosisce la fotografia con immagini naturalistiche o con una richiamo alla Creazione di Michelangelo. Poi un sacco di azione e super poteri che sono divertenti da vedere più che interessanti. Eppure inizia in maniera abbastanza buona, con l'ambientazione a Taiwan, mai abusata da nessuno, un po' di mistero, qualche nozione scientifica. Però davvero, tutto questo lo abbiamo già visto, non è certo una novità. Anche la sfrenata corsa in auto a Parigi con macchine che si rovesciano e si catapultano sugli sfortunati banchetti della frutta. Quindi presupposti incerti e vecchiotti, ma che potrebbero farla prendere bene, trama che parte seguendo una linea interessante, ma che va a perdersi, finale scontato ed incompleto, attrice fica. Un film a metà insomma, da cui era normale aspettarsi di più. Il bluray presenta i seguenti poco duraturi extra:
- L'evoluzione di Lucy (16 minuti)
- Capacità cerebrale (10 minuti)
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giovedì 9 aprile 2015
Mary And Max (2009)
Regia: Adam Elliot
Anno: 2009
Titolo originale: Mary And Max
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.2)
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Un gioiellino, un piccolo capolavoro di animazione, in stop motion che mischia tecnica e trama in modo tale da toccarti il cuore. Sensibile, delicato e diretto salta i forti sentimenti dell'amicizia tra due persone, lontane nello spazio e nel tempo, ma unite dalla solitudine che le accomuna. Sono due storie tristi quelle di Mary e Max, ognuna delle quali caratterizzata da tormentati disturbi sociali e mentali. La solitudine è una brutta bestia, che però può essere combattuta e sconfitta. Una famiglia assente per la piccola Mary, la cui madre è un'acida alcolizzata ed il cui padre è frutto dell'esasperazione industriale della monotonia,un mondo vuoto e solitario quello dell'obeso abitante di New York, Max afflitto dalla sindrome di Asperger. Due mondi e due modi differenti di essere e sentirsi soli, abbandonati dagli altri: i protagonisti si incontrano nell'arco di anni solo attraverso le lettere, ad intervalli irregolari, che quasi per casualità si scrivono. Tinte color ocra ed un'animazione che ricorda il vecchio Tim Burton ci lanciano fin da subito nelle atmosfere che possiamo definire tristi ed ironiche al tempo stesso. L'ingenuità e la delicatezza con cui i due si affrontano lascia il segno per arrivare un crescendo vertiginoso di emozioni. Lo consiglio caldamente, soprattutto a Funflus. Penso che apprezzerà.
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Jack O. Lyroid
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Shooter (2007)
Regia: Antoine Fuqua
Anno: 2007
Titolo originale: Shooter
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (7.2)
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Ennesimo lavoro, un po' datato, di Antoine Fuqua con Mark Uèuègh (si scrive Mark Wahlberg) e che tira in ballo il complotto sovversivo comandato dai poteri forti. Non male al dire il vero, un vero action movie di intrattenimento che piace, fa il suo sporco lavoro e difficilmente risulta noioso. Il soggetto prende spunto dai romanzi di un tipo, il cui protagonista è un cecchino americano che fa il duro della situazione. Tutto buono, ma tutto già visto e già girato ampiamente nei secoli dei secoli. E se va bene per almeno tre quarti della pellicola, ho trovato il finale troppo da macho, da eroe senza macchia che si sbriga le faccende da solo con la propria giustizia personale. Magari è proprio la trama che deve andare in quella direzione per far fronte al libro da cui è tratto e quindi consentire un proseguo duraturo nel tempo. Nell'impossibilità e nella macchinosità della faccenda però risulta esagerato anche in un film del genere. Ok, questo ha i controcazzi e spara in stile Sam Il Ragazzo Del West però in un clima di contestazione di questo livello, la vendetta personale sminuisce le sue gesta. La giustizia classica, anche se magari mal vista e di cui è difficile fidarsi, avrebbe in qualche modo aiutato a creare un altrettanto bel lieto fine. Da ricordare la prova convincente di Danny Glover, questa volta nella parte del cattivo, ma di cui tutti quanti noi ci siamo fidati almeno fino al colpo di scena. Il resto è abbastanza banale, con scene che aggiustano il tiro adesso, e lo sbagliano poi in seguito. Non essendo tutta questa originalità, magari puntare su altro, come fotografia o montaggio avrebbe solo fatto del bene alla pellicola.
mercoledì 8 aprile 2015
Distretto 13 - Le Brigate Della Morte (1976)
Regia. John Carpenter
Anno: 1976
Titolo originale: Assault On Precinct 13
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.4)
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Eccoci al secondo lungometraggio di John Carpenter due anni dopo Dark Star. Il genere cambia totalmente anche se pure in questo caso il regista prenda spunto da un altro lavoro del passato: Un Dollaro D'Onore. Siamo però alla fine degli anni settanta e la frontiera è data dal ghetto metropolitano, in cui bande di teppisti sempre più organizzate e folli disturbano la società civile. Un affresco contemporaneo e pessimista che vede affiancati due protagonisti principali: l'eroe poliziotto Bishop, fresco di nomina a tenente, e l'antieroe condannato a morte Napoleone Wilson. Un thriller claustrofobico che vede poliziotti e prigionieri tenuti sotto assedio dalla furia omicida di una banda di quartiere senza scrupoli. Assalti ripetuti e una fotografia molto scura ed ombrosa che vede la notte come degna compagna delle brigate della morte. La pellicola è abbastanza violenta, molto esplicita nel mostrare la morte, come ad esempio nella scena in cui viene uccisa la bambina a sangue freddo, in un contesto tranquillo e felice per lei, ma in cui lo spettatore può riconoscere i sintomi del pericolo. Altre scene di rilievo risultano essere il primo scontro a fuoco con le pallottole che fischiano ovunque nella stazione di polizia ed i vetri che si infrangono una volta crivellati, oppure i malviventi che si avvicinano in squadroni silenziosi ed organizzati prima di effettuare un attacco. Uno di quei film che senza dubbio merita di essere visto, anche in chiave per poter apprezzare altri lavori futuri dello stesso Carpenter.
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Jack O. Lyroid
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martedì 7 aprile 2015
Fiorentina 0 - Juventus 3
A casa tanto ci siete già. Ora zitti. A vedere la formazione titolare della Juventus con Storari, Padoin, Sturaro e Matri ci si poteva far venire qualche legittimo dubbio che il risultato sarebbe stato ben diverso. Nella gara di andata del resto ero stato molto critico non tanto per la sconfitta quanto per l'atteggiamento rinunciatario. Questa sera invece c'è stata la classica partita perfetta (cartellini esclusi) in cui tutti i reparti si sono mossi in sincronia e con una coordinazione tale da creare una piccola opera d'arte. Andare a Firenze e strapazzare i viola con tre reti senza subirne una è stata una bella impresa. non che non fosse nelle corde o nelle potenzialità dei bianconeri, ma ribaltare il risultato dell'andata con una vittoria così schiacciante è sempre una bella cosa. Ed è ancora più bello averli resi lividi sotto ogni profilo. Anche quest'anno non resta loro che guardarci andar via, massacrati in casa senza se e senza ma. Salutate la finalista. O guardate Renzi a Porta a Porta. Salah per la prossima volta.
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Jack O. Lyroid
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Talk Radio (1988)
Regia: Oliver Stone
Anno: 1988
Titolo originale: Talk Radio
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.2)
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Lascia un attimino interdetti questo già maturo lavoro di Oliver Stone. E' forte, come da tradizione, e ci lancia il messaggio attraverso la voce dello speaker radiofonista Barry Champlain (Eric Bogosian). Il solito messaggio progressista, lanciato potentemente facendo fuoco a più riprese con la sola voce del protagonista a quelle di chi interviene. Accidenti, quanto è forte Oliver Stone. Con pochissimi mezzi a disposizione, praticamente un solo attore, ed un insieme stravolgente di dialoghi forsennati riesci a tirar su un intero film che non riuscirei ad immaginarmi in altro modo. Ecco, se uno è bravo, e non devo essere certo io a dirlo, si vede a anche da queste cose. Non ha usato niente di che, ma il montaggio con la camera che gira attorno a Bogosian mentre sputa parole al veleno può valere il prezzo del biglietto. Il declino etico e morale, il progressismo, la droga libera, la libertà di parola, l'antisemitismo ed il razzismo passano violentemente per i microfoni di una stazione radio locale e si evidenzia anche il potere che il pubblico e l'audience possono avere, l'importanza degli indici di ascolto e la notorietà. Non è certo un tipo simpatico Champlain, ma il suo programma piace, anzi è seguito, è una moda, un'opera di culto, qualcosa che ti fa incazzare, qualcosa che ti tiene compagnia. Però lo segui. Lo adori, e lo disprezzi. E' una star lui, che sa tutto, a modo suo e lo dice senza peli sulla lingua, censura quando è stanco ed annoiato, non si tira indietro quando è pericoloso. Se non lo amano perchè lo ascoltano? E' un gioco perverso, un cane che si morde la coda, un circolo vizioso. Un insieme acuto di grandi e lunghi monologhi che meritano di essere ascoltati, anzi visti.
Ken Il Guerriero - La Leggenda Di Julia (2007)
Regia: Hidehito Ueda
Anno: 2007
Titolo originale: Shin kyuseishu densetsu hokuto no Ken - Yuria den
(真救世主伝説 北斗の拳 ユリア伝)
(真救世主伝説 北斗の拳 ユリア伝)
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.0)
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Eccoci al secondo film della pentalogia di Ken - La Leggenda, con un capitolo interamente dedicato a Julia. E' infatti attraverso le sue gesta ed il suo punto di vista che si ripetono le azioni già viste ed ammirate. Ottima la scelta, non avevo ben chiaro una volta acquistato il cofanetto, di mostrare i soliti avvenimenti da più prospettive. Questi non sono mai uguali a se stessi attenzione, ma vengono leggermente modificati ed adattati al soggetto. Non ho mai preso troppo in esame la sua figura, anche se è ovviamente la Elena di Troia che tutto e tutti riesce a muovere. In questo film possiamo conoscere in maniera migliore e più concentrata il suo modo di pensare ed agire e capire quindi quanto sia fondamentale per tutti gli altri personaggi di spicco. Non è solo la famosa donna con la passera d'oro insomma e l'introduzione con lei bambina è una scelta abbastanza interessante che ci mostra il mondo pre olocausto. Adoro tutte queste scene. Infatti i retroscena introdotti sono nuovi e si uniscono a quelli già conosciuti rendendo la storia più romantica ed epica se vogliamo. Chi ha seguito la serie non può rimanere indifferente alle scene che si svolgono in sua presenza e che aggiungono un qualcosa, sebbene gli altri eroici personaggi siano soltanto di contorno, Ken compreso. Rispetto al precedente La Leggenda Di Hokuto si può parlare di una pellicola parallela, gemella, che termina esattamente dove termina l'altro, lasciandoci la curiosità di vedere nuove scene grazie ai tre capitoli successivi. Purtroppo la colonna sonora questa volta non è all'altezza: resta meno convincente ed esasperata. Il DVD presenta audio italiano ed originale 5.1 ed i seguenti extra:
- video musicale
- intervista alla doppiatrice di Julia (25 minuti)
- titoli di coda originali
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Jack O. Lyroid
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Empire State (2013)
Regia. Dito Montiel
Anno: 2013
Titolo originale: Empire State
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (5.2)
Pagina di I Check Movies
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Nello stesso anno in cui Michael Bay fa uscire Pain & Gain ecco che esce Empire State. Molto simili tra loro: entrambi si basano o prendono spunto da una storia vera che riguarda una rapina o un imbroglio avvenuto in America xx anni fa. La cosa che però li accomuna maggiormente è la pochezza di intenti e la bruttezza del film. Di positivo c'è che quando mi sono accorto che tra i protagonisti figurava The Rock, ho poi appreso che la sua parte è abbastanza messa da parte. Per il resto siamo nella sagra delle casualità e della disorganizzazione. Non capisco il motivo di raccontare questa rapina, tutto sommato andata bene ai delinquenti che non hanno fascino, carisma o preparazioni tali da poter rimanere simpatici al pubblico. Il thriller è caotico, l'azione c'è pur non risultando mai avvincente. Insomma cosa li fanno a fare? E soprattutto perchè un fax simile dell'altro su un tema così noioso e poco interessante? Ok il Bronx negli anni ottanta, ma siamo davvero abituati ad altro e questo Dito Montiel non è stato poi così fortunato anche nella scelta dell'attore principale, Liam Hemsworth meglio adatto ad altre parti in stile Hunger Games. C'è di peggio ok, ma è bene puntare al meglio.
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Jack O. Lyroid
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lunedì 6 aprile 2015
Ratatouille (2007)
Regia: Brad Bird, Jan Pinkava
Anno: 2007
Titolo originale: Ratatouille
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (8.0)
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Simpatico, scorrevole, ben animato. Del resto è quasi impossibile che Disney e Pixar cannino un colpo. Sebbene non sia più tanto recente, resta uno di quei lavori che invecchiano senza avere cedimenti e che possono essere godibili anche a distanza di molto tempo, soprattutto oggi che vengono proposti sempre prodotti nuovi ed all'avanguardia. Qui all'avanguardia ci siamo ed alla grande, risultando infine anche poco sdolcinato e smielato. Ok sempre diretto ad un pubblico giovane a cui lancia l'ottimistico messaggio che chiunque può diventare chiunque, basta che ne abbia le doti. Il talento e le aspirazioni stanno alla base di tutto quanto: se un topo può diventare il migliore chef di Parigi, allora tutto è possibile. Ma non basta crederci: perchè anche il buon Linguini del resto si impegna e ci crede, ma non può andare oltre l'essere un ricco cameriere. Occhio però: la linfa vitale del cartone animato è data anche da questo maldestro sguattero, dalla figura dittatoriale di Skinner e quella arrogante del critico culinario. Tutti insieme contribuiscono a portare avanti la storia, scontata solo in certe parti e portatrice di un bel messaggio. Tanto di cappello alle animazioni, volti degli umani esclusi, che sono sorprendenti. Il bluray è ottimo ed ha la possibilità di farci godere anche per la lingua italiana di un DTS 5.1 oltre che un buon numero di extra:
- Ottimo cibo e film (14 minuti)
- Cortometraggio Il tuo amico topo (11 minuti)
- Cortometraggio STU - Anche un alieno può sbagliare (5 minuti)
- Gioco interattivo
- La volontà (1 minuto)
- Il tributo a Dan Lee (3 minuti)
- Briefing animazione (14 minuti)
- Documentario sui cortometraggi (51 minuti)
- Scene eliminate (15minuti)
- Riprese eliminate RIP (3 minuti)
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Jack O. Lyroid
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20:35
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Star Trek - La Nemesi (2002)
Regia: Stuart Baird
Anno: 2002
Titolo originale: Star Trek: Nemesis
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (6.4)
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Che numero è? Il decimo? Ce la farò ad arrivare alla fine, ma è dura vedere questi omini in tuta che parlano con altri omini con le maschere: chi ha le orecchie a punta, chi il doppio mento, chi gli gialli. E poi fanno sempre le stesse cose. Anche se migliora di anno in anno la veste grafica non si può certo dire per la trama, molto terra terra nonostante in quelgi anni fosse in voga la clonazione. Non riesco purtroppo a notare un cambio di marcia che sia determinante. Inoltre il Comandante pelato è stucchevole e buonista, c'ha un culo pazzesco e le sue missioni di pace e diplomatiche sfociano sempre in combattimenti o battaglie interminabili. Nel complesso si tratta di materiale troppo noioso: farlo durare due ore è uno strazio, visto che almeno trenta minuti abbondanti sono di inutili dialoghi con poco senso pratico. Ormai il franchise continua mperterrito, senza aggiungere molto agli episodi della serie. Di tutt'altra fattura è invece il disco bluray. Questa serie infatti si contraddistingue per l'ottima resa audio video e per i numerosissimi contenuti extra. Ecco, i fan di Star Trek dovrebbero comprarlo anche solo per gli speciali. Ne vale davvero la pena anche per chi come me è stufo di vederla:
- 3 commenti interattivi
- Bibliocomputer
- Produzione (1 ora e 13 minuti)
- L'universo di Star Trek (1 ora e 20 minuti)
- L'impero romuliano (53 minuti)
- Scene eliminate (27 minuti)
- Archivi
- Trailer
- BD-Live
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Jack O. Lyroid
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20:30
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