lunedì 11 maggio 2015
Ciao Hay Day, ma non è un addio
E’ primavera e come tradizione muove si fanno pulizie. Dopo il lieve
salutino a Sky adesso tocca a Hay Day, un giochino da overdose per
smartphone. Qui le motivazioni sono quasi opposte: ti prende troppo. La
mai scalata verso il successo
per diventare un contadino tuttofare con le contro pale (e picconi e
rastrelli) è stata fulminea e faticosa. In pochissime settimane mi
ritrovo al livello 36 e la mia fattoria cOltivo erGo Mais è un chicco di
produttività. Campi di mais, miniere, gelaterie...
Poi c’è stato il laghetto e la città. E il trenino. E il derby. E il
cacao, e i gambali per cowboy. Troppo. Poi arrivi la notte e sogni un
campo di pomodori come ai tempi in cui ti facevi davvero il culo nei
campi. E io ne so qualcosa, posso giurarlo. Ah,
il sapore della terra, la sveglia quando il gallo canta, le mucche che
vengono munte... Indubbiamente Hay Day ha risvegliato in me un amore per
la natura che non sapevo di avere. Il mio intimo bucolico è cresciuto
giorno dopo giorno e da semplice lavoratore
dei campi mi sono trasformato in fattore, ricco possidente terriero,
pescatore infallibile, commerciante di Tel Aviv. E’ arrivato però il
momento di dire basta: almeno un attimo di tregue devo imporlo. Ho così
venduto tutti i miei averi (per fare il gruzzolo
massimo) ed ho deciso che non lo tocco per almeno una settimana. Niente
più derby del vicinato e saluto con soddisfazione la Piombino Farm di
cui faccio (facevo o farò) parte. Buone zappate a tutti, io mi riposo.
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