Regia: Francois Truffaut
Anno: 1962
Titolo originale: Jules Et Jim
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.9)
Pagina di I Check Movies
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Tra i primi lungometraggi di Truffaut, Jules E Jim è tratto dall’omonimo
romanzi di Roché e a dire il vero non ne sono rimasto colpito
favorevolmente. Intendo per quanto riguarda la trama, decisamente
spregiudicata per l’epoca, ma anche
in un qualche modo tendente al turbamento pure ai giorni d’oggi.
L’amore inteso come amicizia tra due uomini, o quello romantico ed
affettivo tra sessi opposti o ancora quello che porta a compiere
sacrifici o addirittura viene soppresso esso stesso in nome
di un amore più elevato... Beh sì, un po’ turba. Perchè l’anarchia di
base che elimina il concetto di doveri (e quindi di diritti) rende
l’idillio sentimentale molto semplicistico quando andiamo a scavare in
fondo. Può sembrare sicuramente un qualcosa di davvero
elevato e complesso, ma in certe occasioni, l’occhio più ancorato ai
canoni di conformità non riesce a vedere oltre. E’ il mio caso: ho
trovato odiosi tutti e tre i personaggi, chi per un verso chi per un
altro, non riuscendo ad esaltare il loro, a mio modo
di vedere, finto coraggio nel portare avanti un triangolo amoroso. Ma
questa è la trama in sè e ciò che mi ha scaturito dentro. Truffaut ci
mostra con un anticonformismo originale e non troppo prepotente
un’esaltazione di ciò che invece conforme è: i protagonisti
hanno infatti fallito nel loro romanticismo sui generis che li vede fin
da principio come persone diverse dal resto. La frettolosa voce
narrante ci introduce la trasgressività di Jules e Jim prima e di
Catherine poi. I forti contrasti visivi e caratteriali
vengono affrontati dal regista in modo impeccabile, ma personalmente
sono stato attratto dalla storia piuttosto che da tutto il resto che è
passato in secondo piano. Non ho quindi apprezzato appieno, limitandomi
ad elencare le contraddizioni emotivi che vengono
a formarsi, la lealtà di un’amicizia e l’infedeltà nella coppia,
l’amore incondizionato, la paura di restare soli perdendo la propria
sposa, o quella di essere troppo legati ad un compagno fisso.
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