Regia: David Fincher
Anno: 2014
Titolo originale: Gone Girl
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.2)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon
00:24 – sono già passati alcuni minuti, ecco il primo indizio, e memore
di The Game mi bullo con me stesso per aver già “capito” l’andazzo del
film: Fincher omaggia se stesso e lo fa con una pellicola più moderna
cambiando le modalità.
No, ho toppato non è così. 1:07 – Oh ecco, qui mi gaso ancora di più, nonostante la figuraccia di poco fa, perchè la trama prende piede, ed
altri registi o sceneggiatori si sarebbero accontentati e l’avrebbero
finita di lì a breve. Scacco matto, ed il bello
deve ancora venire, mi strofino le mani. 2:22 – Mhh le premesse del
“primo tempo” erano forse migliori, mi è scesa un attimino la scimmia,
troppe forzature e casualità nella seconda parte per fartela prendere
proprio bene. Però Gone Girl è un film che piace
(a me perlomeno), di successo, tecnicamente ben riuscito, fotografia
convincente, cast che si supera: magnifica Rosamund Pike, non vado pazzo
per Ben Affleck, ma apprezzo quanto ha fatto qui. Riuscire a stare a
dietro a questa Pike è davvero difficile, ma
non fa sfigurare il proprio personaggio, ben caratterizzato come anche
quelli comprimari. Un po’ meno accesa, come figura non come prova
attoriale, è quella di Neil Patrick Harris, che è inserita in maniera un
po’ improvvisata. Al grido di #escile la buona
Emily cognome_impronunciabile ce le ha fatte vedere, dabrava. La durata
è corposa, ma non si fa sentire. Anzi, proprio a metà film, come nel
mio caso, sei contento che prenda un certo andazzo e che sai di poterti
godere più di un’altra ora senza doverti annoiare.
Quando si superano i centoventi minuti e non si sbadiglia mai, il risultato ha già
dato i suoi frutti. Il ritmo è alto, solo in poche occasioni la cadenza è
volutamente più rallentata così da permettere una focalizzazione su
determinati aspetti che fanno comodo ad un thriller
di questa portata. Hitchcock, con tutto il rispetto e le dovute distanze, ne sarebbe fiero: ottima la ricerca della
suspense ed il connubio tra primo e secondo atto riesce a cambiare
registro pur rimanendo all’interno della stessa storia. In due ore e
passa puoi permetterti di curare moltissimi particolari
che esulano dalla caratterizzazione dei personaggi. Infatti anche la
vita ordinaria ed ordinata del Missouri, il contrasto con quella della
donna che viene da New York (City? Sì, City), una fotografia raffinata e
meticolosa, musiche coinvolgenti, contribuiscono
al successo del film. Abituato molto bene da Fincher però non riesco a
considerarlo un capolavoro o il suo miglior risultato cinematografico.
Qualcosina stona, soprattutto nella seconda parte (magari la più
Hitchcockiana) che colleziona troppe forzature per
giungere ad un risultato non atteso da nessuno dei protagonisti. Tutto
fila liscio e questo è un bene per chi guarda un film, una quasi
maluccio per l’aspetto dedicato al realismo. Nel complesso devo però consigliarlo a chi ancora non lo ha visto.
Nessun commento:
Posta un commento