Regia: Alexandros Avranas
Anno: 2013
Titolo originale: Miss Violence
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.1)
Pagina di I Check Movies
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Non sto a parlare della cadenza lenta con cui la camera fissa inquadra i
protagonisti ed altre tecniche cinematografiche che magari interessano
maggiormente chi se ne intende. Passo direttamente alla trama, perchè
anche se non sto scrivendo
a caldo, è quella che maggiormente riesce a colpirti. Se l’intento del
regista greco infatti era quello di farti montare rabbia e disillusione,
complimenti, c’è riuscito. Squallido, ma solo successivamente,
opprimente, ma solo successivamente, degradante,
ma solo successivamente. Eppure inizia proprio con un suicidio, di una
ragazzina undicenne nel giorno del suo compleanno. Che qualcosa non va
per il verso giusto è chiaro, ma i primi minuti ti fai scivolare il
dolore addosso e pensi a tirare avanti. Il dramma
è già di per sè difficile da digerire, che non puoi pensare a tale
estremo atto come ad una liberazione. Ciò che sembra normale, per quanto
la vita successiva ad una situazione del genere possa essere normale,
si tramuta in un incubo all’interno delle quattro
mura casalinghe. Rabbia. Il sentimento che claustrofobicamente cresce
in te mentre prosegui con la lenta visione del film, è la rabbia. Il
mattatore è il padre, nonno, marito, padrone. La bestia celata in una
figura calma e tranquilla. Datemi una pistola a
chiodi vi prego. Poi del Napalm. E successivamente il telecomando di Funny Games, per rifare tutto daccapo. No, non basterebbe, perchè i crimini
di cui si macchia sono troppo profondi, troppo segnati nella vita delle
sue vittime. Ora vabbeh è facile scadere nelle
frasi da giustiziere senza macchia, ma una bestia del genere va punita.
Ed il modo in cui si conclude la storia non lascia alcun senso di
giustizia, ormai la spontaneità di un ballo è stata seviziata, ormai si è persa l'innocenza. I brividi vengono pur trattandosi di un film, perchè si ha la certezza che si ispiri ad una o a mille storie vere. Quelle di mostri che tutti vorremmo abbattere. Quelle in cui anche le vittime diventano loro malgrado carnefici o quantomeno complici. Quelle in cui alcune famiglie "non hanno niente da nascondere", quelle in cui il silenzio straziante di grida mai urlate riesce a spezzarti il cuore.
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