Regia: Clint Eastwood
Anno: 2003
Titolo originale: Mystic River
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.0)
Pagina di I Check Movies
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Alcuni film sono fatti talmente bene ed hanno una tale carica che da
loro ti aspetti il meglio su di ogni fronte. Clint Eastwood in questa
storia ispirata da un romanzo di Dennis Lehane riesce ad evidenziarne
l’aspetto drammatico che sovrasta
quello poliziesco. Il punto di forza, prepotente ed irriducibile sta
nel rapporto tra i protagonisti: Sean Penn, Tim Robbins e Kevin Bacon.
Magnifici, graffianti, commoventi, sensazionali. Dolore ed odio,
sconfitta e passione, sono i sentimenti che vengono
mostrati attraverso i tre volti riflessivi e tormentati. Riescono a
sollevare il pathos e la tensione, riuscendo a coinvolgere lo
spettatore, anche emotivamente. La scelta di anticipare, senza colpi di
scena, il finale (già ad 1 ora e 38 minuti è tutto esplicitamente
chiaro) è forse legata alla sceneggiatura che si ispira al romanzo (non
lo ho letto) oppure una cristallina scelta di regia per mettere
volutamente da parte il lato thriller e farci concentrare esclusivamente
sul rapporto tra i protagonisti. In questo modo
evitiamo di impegnare le nostre menti su altri fattori, marginali in
questa pellicola, ma principali per altri generi, legati allo scoprire
il vero assassino. Così mentre guardiamo chi si fa giustizia da sè, pur
in maniera sofferta e chi cerca la giustizia
in maniera legale e chi la giustizia non l’ha mai avuta, noi sappiamo
già cosa è accaduto e cosa accadrà. I personaggi che si contendo il
premio per il più complesso sono quello di Robbins e quello di Penn
sicuramente, ma anche la figura collante di Bacon
ha un suo perchè. Caratterialmente e psicologicamente tutti hanno
tratti ben delineati, compresi i comprimari senza i quali si perderebbe
moltissimo. Un dramma che ne porta con sè tanti altri, a catena, uno
dietro l’altro. Bellissime le atmosfere, d’impatto
la location con una Boston di sfondo che mostra i denti e l’ossatura
dei suoi cittadini più genuini. Grandissimo film in ogni suo punto. Poi si sa, ho un debole per le storie in cui un gruppo di ragazzini, amici, crescono e restano legati nella loro vita da adulti.
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