Regia: David Ayer
Anno: 2014
Titolo orginale: Fury
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (7.6)
Pagina di I Check Movies
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I film di guerra sono stancanti. Ne esistono di tutti i tipi, molti dei quali sono belli, altri avvincenti, altri ancora scontati, brutti e propagandistici. Fury fa parte di quelli che un po' ti annoiano. Magari è bello, ma quando parti a vederlo e sei già deluso, forse non ne apprezzi la totalità. C'è Brad Pitt e fa una buona parte, a tratti antipatica e brutale, ma se parti stanco è la fine. Poi ancora con la Seconda Guerra Mondiale? Non ho trovato niente di particolarmente originale o di mai visto nella trama. Soldati americani nel cuore della Germania nazista che si fanno avanti con un carro armato. Neanche sono di quei fissati che conoscono le caratteristiche tecniche dei mezzi, quindi per me è un normale cingolato con il cannone. Qui i tedeschi sono dipinti come i Cattivi per antonomasia (giustamente) e gli americani come i cattivi per forza, che devono annientare il nemico. C'è poi la figura del puro di cuore che non ci sta, ma anche lui deve imbracciare il mitra e farli fuori. Il succo è questo. In un particolare western trasposto negli anni quaranta, con strategie, attacchi, difese, sparatorie. Molta azione, spaccata in più parti da scene lunghe di dialoghi religiosi o etici, oppure quella del pranzo con le ragazze tedesche impaurite: questo non giova al film, pur riuscendo ad allungarlo ed a non farlo sembrare una semplice pellicola di mordi e fuggi, quale invece è. Ok, buone le prestazioni del cast, buona le scenografia e buoni i dettagli più cruenti, ma insomma? Dove si arriva. Ho trovato anche eccessivo l'uso scenografico dei traccianti dei mitra o dei carri armati: sembrano raggi laser. Magari nella realtà è proprio così, ma avendoci il cinema abituati in altro modo, tutta quella luce tracciante sembrava fuori luogo. Come l'uscita dal carro sotto assedio per cercare le munizioni (presenti sul tetto dello stesso): giusto per rendere più piccante l'azione, senza motivo logico. Un po' deluso, soprattutto dall'insistenza sul genere.
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