Il primo Luglio finalmente riusciamo a completare l’iter
organizzativo che vedeva in prima linea Davide chiedere da più di due
anni la possibilità di andare a visitare l’isola di Montecristo. Le
difficoltà per accedervi sono ben note, così come la lunga lista e le
polemiche che si aggirano sui vari social per queste restrizioni. Fatto
sta che un piccolo gruppo di Piombinesi doc e d’adozione, si ritrova in
quel di Castiglion della Pescaia pronti per una nuova avventura; la
sveglia all’alba non fa desistere nessuno e come lupi di mare, in men
che non si dica, ci facciamo accarezzare dal vento nella traversata
verso l’isola; l’imbarcazione “La Superba” infatti si adagia sulle onde e
copre la distanza in poco più di due ore. Le guide dell’associazione
Trekking Toscana ci prendono per mano fin dai primi minuti,
raccontandoci per filo e per segno storie e vicissitudini della costa e
della stessa Montecristo; tutte le guide preparate sia in ambito storico
ma soprattutto per quanto riguarda la geologia, la flora e la fauna.
Prima di sbarcare notiamo già l’acqua cristallina, ma è severamente vietato fare il bagno per via delle severe leggi, pertanto rimandiamo il tuffo nelle nostre menti. Le guide dell’associazione insieme alle guide della Forestale ci preparano a quello che sarà il fulcro della giornata, ovvero la “scalata” del sentiero che ci porterà al monastero di San Mamiliano; nonostante le continue richieste di senso civico a non intraprendere il percorso da parte di persone con problemi fisici, tutto il gruppo, ad eccezione di una signora, si presenta alla partenza come se fossero tutti Reinhold Messner.
Il percorso è breve (calcoleremo successivamente in più di due km) ma il caldo (ricordo siamo ai primi di luglio), la mancanza di vegetazione e arbusti, le pendenze oltre il 30 %, fanno sì che la difficoltà sia molto elevata e per questo molti “anzianotti” iniziano ad avere i primi cedimenti, cosìcchè alcuni devono pure ritornare indietro dopo qualche centinaio di metri. Detto questo comunque il percorso non è dei più belli, la vegetazione è minima e credo che solo gli eremiti potessero aver colonizzato l’isola e costruito un monastero. La bellezza del luogo è data molto dalla sua inaccessibilità, dal suo essere precluso ai molti e il suo essere isolato ha fatto sì che l’ambiente rimanesse più o meno integro, ed è quello che la riserva naturale cerca di portare a termine. Le difficoltà comunque vengono percepite anche dai più giovani e un Old Glory qualunque, nonostante abbia conosciuto i più svariati deserti degli Stati Uniti, si insinua nelle ultime posizioni per riprendere fiato, ma quello che conta è che dopo due ore di salita (e qualche litro di acqua) siamo tutti ad ammirare il paesaggio e il panorama dal monastero di San Mamiliano.
Il monastero si presenta con una chiesa ancora integra nelle sue parti alzate, con una unica navata ma spoglia al suo interno; la bravissima guida ci illustra tutta la storia dell’isola e del monastero, con i suoi abitanti, con le leggende (ci è scaturito il libro), con le cannonate dell’esercito monarchico per esercitazione. A questo punto, dopo svariate foto da cartolina, siamo pronti per quello che per me è stato il momento più difficoltoso, ovvero la discesa;
scarpe non proprio adatte, vertigini, strapiombi, e un ramo grosso quanto una quercia timbrato nella mia fronte, hanno fatto sì che godessi immensamente dell’arrivo al punto di partenza. Qui ci hanno accolto i due guardiani dell’isola e ci hanno mostrato il piccolo museo allestito presso la Villa Reale, a Cala Maestra, unico edificio ancora oggi utilizzabile.
Ritorniamo direttamente sulla Superba per un magnifico pranzo (dopo 3 ore di cammino tutti pranzi sarebbero stati magnifici) a suon di spaghetti e soprattutto Acqua fresca. Il ritorno è sembrato molto più lungo per via della stanchezza, ma il traghetto ha fatto anche il giro dell’Isola e pertanto abbiamo potuto ammirare in tutta la sua grandezza quella che rimane un unicum nel panorama italiano delle riserve naturali.
Prima di sbarcare notiamo già l’acqua cristallina, ma è severamente vietato fare il bagno per via delle severe leggi, pertanto rimandiamo il tuffo nelle nostre menti. Le guide dell’associazione insieme alle guide della Forestale ci preparano a quello che sarà il fulcro della giornata, ovvero la “scalata” del sentiero che ci porterà al monastero di San Mamiliano; nonostante le continue richieste di senso civico a non intraprendere il percorso da parte di persone con problemi fisici, tutto il gruppo, ad eccezione di una signora, si presenta alla partenza come se fossero tutti Reinhold Messner.
Il percorso è breve (calcoleremo successivamente in più di due km) ma il caldo (ricordo siamo ai primi di luglio), la mancanza di vegetazione e arbusti, le pendenze oltre il 30 %, fanno sì che la difficoltà sia molto elevata e per questo molti “anzianotti” iniziano ad avere i primi cedimenti, cosìcchè alcuni devono pure ritornare indietro dopo qualche centinaio di metri. Detto questo comunque il percorso non è dei più belli, la vegetazione è minima e credo che solo gli eremiti potessero aver colonizzato l’isola e costruito un monastero. La bellezza del luogo è data molto dalla sua inaccessibilità, dal suo essere precluso ai molti e il suo essere isolato ha fatto sì che l’ambiente rimanesse più o meno integro, ed è quello che la riserva naturale cerca di portare a termine. Le difficoltà comunque vengono percepite anche dai più giovani e un Old Glory qualunque, nonostante abbia conosciuto i più svariati deserti degli Stati Uniti, si insinua nelle ultime posizioni per riprendere fiato, ma quello che conta è che dopo due ore di salita (e qualche litro di acqua) siamo tutti ad ammirare il paesaggio e il panorama dal monastero di San Mamiliano.
Il monastero si presenta con una chiesa ancora integra nelle sue parti alzate, con una unica navata ma spoglia al suo interno; la bravissima guida ci illustra tutta la storia dell’isola e del monastero, con i suoi abitanti, con le leggende (ci è scaturito il libro), con le cannonate dell’esercito monarchico per esercitazione. A questo punto, dopo svariate foto da cartolina, siamo pronti per quello che per me è stato il momento più difficoltoso, ovvero la discesa;
scarpe non proprio adatte, vertigini, strapiombi, e un ramo grosso quanto una quercia timbrato nella mia fronte, hanno fatto sì che godessi immensamente dell’arrivo al punto di partenza. Qui ci hanno accolto i due guardiani dell’isola e ci hanno mostrato il piccolo museo allestito presso la Villa Reale, a Cala Maestra, unico edificio ancora oggi utilizzabile.
Ritorniamo direttamente sulla Superba per un magnifico pranzo (dopo 3 ore di cammino tutti pranzi sarebbero stati magnifici) a suon di spaghetti e soprattutto Acqua fresca. Il ritorno è sembrato molto più lungo per via della stanchezza, ma il traghetto ha fatto anche il giro dell’Isola e pertanto abbiamo potuto ammirare in tutta la sua grandezza quella che rimane un unicum nel panorama italiano delle riserve naturali.
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