Regia: Alfred Hitchcock
Anno: 1956
Titolo originale: The Man Who Knew Too Much
Voto e recensione: 6/10
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Hitchock riesce sempre a stupire, anche quando ricrea un suo film.
L’Uomo Che Sapeva Troppo infatti era già stato girato da lui stesso nel
1934, in bianco e nero e con una produzione inglese. Forse un po’
acerbo, forse un po’ privo di esperienza,
ma sicuramente perfetto per essere riadattato al cinema americano degli
anni cinquanta. Alcuni elementi restano, altri vengono modificati
facendo leva soprattutto sui personaggi e sull’ambientazione. Il grande
lavoro del regista sta infatti nel presentarci
una comune coppia di turisti yankee, leggermente stereotipati in
maniera tale che possa, in base alle necessità, sfruttarli per scene
drammatiche (Doris Day, la fidanzata d’America che si tormenta per il rapimento del figlio) o per quelle che
contengono humor (James Stewart ed il suo essere un po’ scorbutico
e poco attento alle usanze altrui). Essi sono l’emblema della famiglia
spensierata, giocosa, certe volte litigiosa, che ha fatto sacrifici e
che è arrivata in alto all’interno della società. Un gradino sopra la
gente comune (lui dottore, lei ex cantante di
successo), ma non così elevati da essere visti con distacco: anzi,
probabilmente era semplice immedesimarsi in loro anche per una sorta di
speranza nella vita comoda se non agiata. Ed entrambi si ritrovano a
vivere un’avventura presumibilmente più grande di
loro stessi, invischiati senza volontà alcuna in una storia di
spionaggio che vede coinvolte più nazioni. Un intrigo in cui i nostri
beniamini si muovono con furbizia, pur toppando umanamente in alcune
circostanze: del resto non sono professionisti, proprio
come i telespettatori. Dopo questa premessa sui personaggi che si
muovono all’interno di una pura storia di spionaggio, possiamo cercare
anche altri elementi vincenti come la presenza costante del fattore
musicale, utilizzato come una costante sempre attiva,
non soltanto nella fondamentale celebrazione della suspense all’interno
del Royal Albert Hall. Qui si dilata e si allunga l’attesa: sappiamo
che quando i piatti suoneranno verrà commesso un omicidio, e la camera
indugia per una decina di minuti sui componenti
dell’orchestra, mentre noi attendiamo lo sparo. Come per tutti gli
altri film, il disco contenuto nel Masterpiece ha un ottimo restauro un
buon audio (DTS 2.0 anche per la lingua italiana e i seguenti extra:
- Making of (34 minuti)
- Foto di produzione
- 2 trailer
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