Regia: Laszlo Nemes
Anno: 2015
Titolo originale: Saul Fia
Voto e recensione: 6/10
Pagina di IMDB (7.5)
Pagina di I Check Movies
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Ebrei. Sterminio. Campi di concentramento. Cose già viste, raccontate molte volte, mai abbastanza. Ogni volta è angoscia, tristezza, senso di impotenza. Ma qui, il regista emergente Laszlo Nemes, usa lunghi piano sequenza che si concentrano sul protagonista e solo su di lui. Un primo piano continuo, quasi claustrofobico che ci distacca dal resto. Il mondo intorno è uno sfondo di avvenimenti crudeli, che passa in immagini confuse, alle volte non a fuoco: nel 2017 sappiamo già degli orrori dell'Olocausto, dello sterminio, della Shoa. Anche non guardandoli direttamente, lo spettatore, seguendo il protagonista è conscio di ciò che succede. La lotta disperata per avere un obiettivo, che va oltre la propria la salvezza, va oltre la logica, va oltre il dovere morale e va oltre l'utilità. I prigionieri, o in questo caso i membri del sonderkommando, sono già morti, marchiati, senza speranza. Sbalordisce questo modo di raccontare una storia soggettiva all'interno di un complesso mondo in cui il cinema si è già adoperato in ogni salsa. Toccante e triste, anche nella sua lentezza, ha un suo perchè e la voglia di narrare l'orrore anche senza rappresentarlo con le immagini.
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