Momento nostalgia pesa. Ieri casualmente stavo guardando tra le mie email quelle che occupano maggiore spazio. E trovo uno scambio dell'estate del 2007 con
Shinji, un amico di una vita passata fa. Quando il nickname erano la propria carta d'identità ed i nomi veri su internet un abominio. Erano i tempi dei pirati, del filesharing e di tante altre belle cose che oggi esistono ancora, ma che non sono più come una volta. Stavamo parlando dell'uscita "02" (ovvero la terza, dopo la "00 e la "01") di un giornalino in pdf da distribuire online per p2pforum.it (e qui è d'obbligo la lacrimuccia). Negli anni ho contribuito ad alcuni magazine (ricordo con piacere anche La Gazzetta Del Pirata) ed era davvero una cosa bella. Nella email in questione c'era una bozza provvisoria, ma quasi definitiva che curava appunto Shinji. Riporto qui l'articolo che scrissi per quell'estate: purtroppo è impossibile riproporre l'impaginazione, le immagini ed i link, essendo molti riferimenti spariti.
“
Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”.
Non è la prima volta che apro un articolo con
questa frase del celebre Ungaretti.
E forse ciò è anche abbastanza preoccupante, in
quanto significa che è proprio vero. La situazione
del p2p è paragonabile alle foglie degli alberi
autunnali: solo quelle dei sempreverdi
resteranno attaccate ai rami. Purtroppo la
situazione generale a mio avviso è veramente
critica:
- - Lo sviluppo dei software P2P sembra essersi
fermato (1)
- - Varie board chiudono i battenti sotto le
pressioni delle major
- - Le board esistenti seguono sempre più un
modello monopolistico che rallenta la
concorrenza
- - I vari casi Logistep stanno dando duri colpi
all’utenza, cogliendo nel mucchio
Il panorama italiano subisce tutti i punti sopra
elencati. Infatti facendo un’analisi
molto approssimativa possiamo vedere che i
software maggiormente utilizzati sono sempre gli
stessi, e questo comporta sì dei lati positivi, ma
anche aspetti negativi che riguardano la
rintracciabilità della massa.
E’ sempre più facile quindi colpire nel mucchio, e
gli utenti che usano regolarmente p2p di tipo
anonimo come ants non sono un numero
consistente dell’insieme.
Non riporto
statistiche o
sondaggi, che
mostrano una
fotografia temporale
di questo aspetto,
ma mi limito ad
esporre le mie
sensazioni di utente che frequenta diversi canali
di informazione sul p2p.
Sempre in Italia abbiamo poche grandi board che
trattano la diffusione di opere per mezzo p2p. E
queste non sono certo immuni da denunce o
attacchi da parte di terzi. Proprio mentre sto
scrivendo l’articolo PhoenixItalia
ha avuto problemi con il proprio fornitore di
servizi in Malesia e il famoso DrunkenDonkey è
stato momentaneamente costretto a togliere i
riferimenti ai link ed2k, sempre per problemi
legati al proprio ISP.Ogni board del genere è
attaccabile e rappresenta un faro che ad un certo
punto della sua esistenza emanerà troppa luce.
Una luce che oltre ad attirare l’attenzione,
abbaglierà anche gli occhi dei detentori del
diritto d’autore che non ci penseranno due volte
prima di cercare di abbattere tale faro.
Recentemente proprio su DrunkenDonkey è stata
aperta anche una sezione volta a sensibilizzare
l’utenza sul tema della sicurezza informatica.
Già, la sicurezza e l’anonimato, sono gli unici
stracci con cui l’utente odierno del p2p può
vestirsi per poter camminare tra la folla
diminuendo i rischi di essere aggredito. Ma
l’utente italiano spesso non si preoccupa di ciò,
vive alla carlona, vuole la pappa pronta e non si
sogna minimamente di rinunciare alla semplicità
in cambio di uno stile più certo e sicuro. Certe
volte però il giochino termina, e come una massa
di pecore belanti, gli utenti italiani si muovono
alla rinfusa. Come drogati dalla celebre “spezia link ” cercano
le soluzioni più strampalate pur di non vedersi
togliere la possibilità di scaricare attraverso un
forum. Non è la prima volta che accade una cosa
del genere, e sicuramente non sarà l’ultima.
Questi anni non sono mai stati facili per gli utenti
p2p, ed ecco perché chi ha visto la cosa nascere
fin dall’inizio, in un certo senso mette
determinati avvenimenti in preventivo. Ecco
perché è semplice dire “prima o poi chiuderà” :
perché è sempre stato così, e perché siamo
abituati a vivere in questo modo. Come le foglie
sugli alberi nella stagione autunnale. Non è
possibile pensare alle board come ai diamanti
deBeers: “per sempre” non esiste in questo
mondo.
Ed ecco che, come in passato spunta una nuova
possibilità… La strada del serverless.
Strada che
diciamocelo, non è
semplice soprattutto
fino a quando i
“grandi” del p2p non
vorranno adottarla.
Per board con oltre
400mila iscritti, o
con un numero assai
elevato di
frequentatori, è forse
impensabile spostare
il tutto di punto in
bianco su questa
nuova tecnologia.
Ma sarebbe a mio avviso auspicabile che venisse
presa lentamente in considerazione e si cercasse
anche il modo di educare certa utenza al loro
utilizzo.
Il primo passo quindi dovrebbe essere fatto dagli
staff di alcune grandi board che potrebbero
indirizzare una parte dell’utenza maggiormente
curiosa nei confronti dell’anonimato, verso
alternative comunque gestite grazie
all’esperienza acquisita da tali staff.
Ma di cosa si tratta nello specifico? Cosa sono e
come potrebbero essere utilizzate queste
alternative serverless? Come premessa tengo a
precisare con un pizzico di orgoglio che ad oggi
esistono due sistemi per creare board anonime e
senza l’ausilio di server, ed entrambi i progetti
sono italiani.
Si tratta di KeyForum ed Osiris. Le differenze tra
i due non sono molte se non che il primo è open
source ed il secondo è a sorgente chiuso, ma più
stabile ed attualmente più sviluppato.
Attraverso software del genere è possibile creare
board indistruttibili in quanto non si appoggiano
a servers, ma sfruttano la tecnologia p2p.
Dal punto di vista economico quindi riesce ad
abbattere uno scalone importante: forum con
centinaia di migliaia di utenti, possono essere
aperti e gestiti praticamente da chiunque, senza
la necessità di spendere ingenti somme di
denaro, cercare sponsor o essere in bilico tra
esistenza e non grazie alle donazioni dei propri
utenti. Inoltre agendo come uno software p2p,
più utenti sono connessi e più il tutto funziona
nel migliore dei modi. Non c’è la possibilità di
vedersi chiudere il sito da un momento all’altro,
perché non c’è un server da chiudere. Il database
è distribuito sui pc degli utenti connessi, ed è
cifrato.
Ma la cosa più importante relativa a questo
progetto è il suo anonimato. Ovvero non è
possibile risalire ad un IP collegandolo al nick di
un utente. Per questo pur avendo il database
condiviso su migliaia di computer sarà
impossibile stabilire chi è il releaser che ha
rilasciato l’ultima copia di un determinato file. O
almeno non è possibile agendo sul forum. La
board serverless è basata sulle chiavi
pubbliche/private RSA per garantire l'univocità di
utenti e messaggi. Dal momento che ogni client
rispedisce senza modifiche ogni messaggio che
riceve, non è possibile sapere se un messaggio è
stato generato da chi me lo ha effettivamente
inviato. Questa è una delle tante caratteristiche
presenti in KeyForum ed utilizzate anche su
Osiris in maniera simile. L'efficacia sta proprio
qui. Se poi pensiamo alle potenzialità di abbinare
una board serverless all’utilizzo di un programma
p2p anonimo come ants, si possono ben capire i
risvolti pratici del tutto.
Si tratterebbe di una rivoluzione non di poco
conto, che dovrebbe viaggiare sempre con i
seguenti principi:
- Educazione dell’utente nei confronti di
sicurezza ed anonimato
- Utilizzo di software p2p anonimi
- Utilizzo di board serverless anonime
Tutto questo sarà l’unica via possibile per
metterci al riparo? Non possiamo dirlo con
certezza, ma si tratterebbe di buoni passi in
avanti e neanche di rinunciare a diritti acquisiti.
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