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sabato 24 febbraio 2018

La via del serverless... L'unica possibile?

Momento nostalgia pesa. Ieri casualmente stavo guardando tra le mie email quelle che occupano maggiore spazio. E trovo uno scambio dell'estate del 2007 con Shinji, un amico di una vita passata fa. Quando il nickname erano la propria carta d'identità ed i nomi veri su internet un abominio. Erano i tempi dei pirati, del filesharing e di tante altre belle cose che oggi esistono ancora, ma che non sono più come una volta. Stavamo parlando dell'uscita "02" (ovvero la terza, dopo la "00 e la "01") di un giornalino in pdf da distribuire online per p2pforum.it (e qui è d'obbligo la lacrimuccia). Negli anni ho contribuito ad alcuni magazine (ricordo con piacere anche La Gazzetta Del Pirata) ed era davvero una cosa bella. Nella email in questione c'era una bozza provvisoria, ma quasi definitiva che curava appunto Shinji. Riporto qui l'articolo che scrissi per quell'estate: purtroppo è impossibile riproporre l'impaginazione, le immagini ed i link, essendo molti riferimenti spariti.

 “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Non è la prima volta che apro un articolo con questa frase del celebre Ungaretti. E forse ciò è anche abbastanza preoccupante, in quanto significa che è proprio vero. La situazione del p2p è paragonabile alle foglie degli alberi autunnali: solo quelle dei sempreverdi resteranno attaccate ai rami. Purtroppo la situazione generale a mio avviso è veramente critica:
  • - Lo sviluppo dei software P2P sembra essersi fermato (1)
  • - Varie board chiudono i battenti sotto le pressioni delle major 
  • - Le board esistenti seguono sempre più un modello monopolistico che rallenta la concorrenza 
  • - I vari casi Logistep stanno dando duri colpi all’utenza, cogliendo nel mucchio 
Il panorama italiano subisce tutti i punti sopra elencati. Infatti facendo un’analisi molto approssimativa possiamo vedere che i software maggiormente utilizzati sono sempre gli stessi, e questo comporta sì dei lati positivi, ma anche aspetti negativi che riguardano la rintracciabilità della massa. E’ sempre più facile quindi colpire nel mucchio, e gli utenti che usano regolarmente p2p di tipo anonimo come ants non sono un numero consistente dell’insieme. Non riporto statistiche o sondaggi, che mostrano una fotografia temporale di questo aspetto, ma mi limito ad esporre le mie sensazioni di utente che frequenta diversi canali di informazione sul p2p. Sempre in Italia abbiamo poche grandi board che trattano la diffusione di opere per mezzo p2p. E queste non sono certo immuni da denunce o attacchi da parte di terzi. Proprio mentre sto scrivendo l’articolo PhoenixItalia ha avuto problemi con il proprio fornitore di servizi in Malesia e il famoso DrunkenDonkey è stato momentaneamente costretto a togliere i riferimenti ai link ed2k, sempre per problemi legati al proprio ISP.Ogni board del genere è attaccabile e rappresenta un faro che ad un certo punto della sua esistenza emanerà troppa luce. Una luce che oltre ad attirare l’attenzione, abbaglierà anche gli occhi dei detentori del diritto d’autore che non ci penseranno due volte prima di cercare di abbattere tale faro. Recentemente proprio su DrunkenDonkey è stata aperta anche una sezione volta a sensibilizzare l’utenza sul tema della sicurezza informatica. Già, la sicurezza e l’anonimato, sono gli unici stracci con cui l’utente odierno del p2p può vestirsi per poter camminare tra la folla diminuendo i rischi di essere aggredito. Ma l’utente italiano spesso non si preoccupa di ciò, vive alla carlona, vuole la pappa pronta e non si sogna minimamente di rinunciare alla semplicità in cambio di uno stile più certo e sicuro. Certe volte però il giochino termina, e come una massa di pecore belanti, gli utenti italiani si muovono alla rinfusa. Come drogati dalla celebre “spezia link ” cercano le soluzioni più strampalate pur di non vedersi togliere la possibilità di scaricare attraverso un forum. Non è la prima volta che accade una cosa del genere, e sicuramente non sarà l’ultima. Questi anni non sono mai stati facili per gli utenti p2p, ed ecco perché chi ha visto la cosa nascere fin dall’inizio, in un certo senso mette determinati avvenimenti in preventivo. Ecco perché è semplice dire “prima o poi chiuderà” : perché è sempre stato così, e perché siamo abituati a vivere in questo modo. Come le foglie sugli alberi nella stagione autunnale. Non è possibile pensare alle board come ai diamanti deBeers: “per sempre” non esiste in questo mondo. Ed ecco che, come in passato spunta una nuova possibilità… La strada del serverless. Strada che diciamocelo, non è semplice soprattutto fino a quando i “grandi” del p2p non vorranno adottarla. Per board con oltre 400mila iscritti, o con un numero assai elevato di frequentatori, è forse impensabile spostare il tutto di punto in bianco su questa nuova tecnologia. Ma sarebbe a mio avviso auspicabile che venisse presa lentamente in considerazione e si cercasse anche il modo di educare certa utenza al loro utilizzo. Il primo passo quindi dovrebbe essere fatto dagli staff di alcune grandi board che potrebbero indirizzare una parte dell’utenza maggiormente curiosa nei confronti dell’anonimato, verso alternative comunque gestite grazie all’esperienza acquisita da tali staff. Ma di cosa si tratta nello specifico? Cosa sono e come potrebbero essere utilizzate queste alternative serverless? Come premessa tengo a precisare con un pizzico di orgoglio che ad oggi esistono due sistemi per creare board anonime e senza l’ausilio di server, ed entrambi i progetti sono italiani. Si tratta di KeyForum ed Osiris. Le differenze tra i due non sono molte se non che il primo è open source ed il secondo è a sorgente chiuso, ma più stabile ed attualmente più sviluppato. Attraverso software del genere è possibile creare board indistruttibili in quanto non si appoggiano a servers, ma sfruttano la tecnologia p2p. Dal punto di vista economico quindi riesce ad abbattere uno scalone importante: forum con centinaia di migliaia di utenti, possono essere aperti e gestiti praticamente da chiunque, senza la necessità di spendere ingenti somme di denaro, cercare sponsor o essere in bilico tra esistenza e non grazie alle donazioni dei propri utenti. Inoltre agendo come uno software p2p, più utenti sono connessi e più il tutto funziona nel migliore dei modi. Non c’è la possibilità di vedersi chiudere il sito da un momento all’altro, perché non c’è un server da chiudere. Il database è distribuito sui pc degli utenti connessi, ed è cifrato. Ma la cosa più importante relativa a questo progetto è il suo anonimato. Ovvero non è possibile risalire ad un IP collegandolo al nick di un utente. Per questo pur avendo il database condiviso su migliaia di computer sarà impossibile stabilire chi è il releaser che ha rilasciato l’ultima copia di un determinato file. O almeno non è possibile agendo sul forum. La board serverless è basata sulle chiavi pubbliche/private RSA per garantire l'univocità di utenti e messaggi. Dal momento che ogni client rispedisce senza modifiche ogni messaggio che riceve, non è possibile sapere se un messaggio è stato generato da chi me lo ha effettivamente inviato. Questa è una delle tante caratteristiche presenti in KeyForum ed utilizzate anche su Osiris in maniera simile. L'efficacia sta proprio qui. Se poi pensiamo alle potenzialità di abbinare una board serverless all’utilizzo di un programma p2p anonimo come ants, si possono ben capire i risvolti pratici del tutto. Si tratterebbe di una rivoluzione non di poco conto, che dovrebbe viaggiare sempre con i seguenti principi: - Educazione dell’utente nei confronti di sicurezza ed anonimato - Utilizzo di software p2p anonimi - Utilizzo di board serverless anonime Tutto questo sarà l’unica via possibile per metterci al riparo? Non possiamo dirlo con certezza, ma si tratterebbe di buoni passi in avanti e neanche di rinunciare a diritti acquisiti.

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