Autore: Arto Paasilinna
Anno: 1975
Titolo originale: Janiksen Vuosi
Voto: 3/5
Pagine: 204
Trama del libro e quarta di copertina:
Giornalista quarantenne a Helsinki, Vatanen ha raggiunto quel momento dell’esistenza in cui di colpo ci si chiede quel “ma perché” che si è cercato sempre di reprimere, nascondendo a se stessi e agli altri che quel grigiore a cui si è arrivati a furia di rinunciare ai sogni, di accettare compromessi, di rassegnarsi al logoramento delle amicizie, del lavoro, degli amori, quel qualcosa in cui siamo rimasti impigliati e in cui non ci riconosciamo, è in realtà la nostra vita. Una sera, tornando in macchina da un servizio fuori città con un amico fotografo, investe una lepre, che fugge ferita nella campagna. Vatanen scende dall’automobile, la trova, la cura e, sordo ai richiami dell’amico, sparisce con lei nei boschi intorno. Da quel momento inizia il racconto delle svariate, stravaganti, spesso esilaranti peripezie di Vatanen, trasformato in un vagabondo che parte all’avventura, on the road, un wanderer senza fretta e senza meta attraverso la società e la natura, in mezzo alle selvagge foreste del Nord e alle imprevedibili reti della burocrazia, sempre accompagnato dalla sua lepre come irrinunciabile talismano. E la sua divertente e paradossale fuga dal passato diventa un viaggio iniziatico verso la libertà, la scoperta che la vita può essere reinventata ogni momento e che, se la felicità è per natura anarchica e sovversiva, si può anche provare ad avere il coraggio di inseguirla. Un libro-culto nei paesi nordici che ha creato un genere nuovo: il romanzo umoristico-ecologico.
Recensione e commento personale:
E' un libro a caso, preso da una persona a caso. Non è esattamente così, ma l'esegesi di questa lettura parte proprio in questo modo. Sono ancora i giorni strani del COVID-19, quindi rispolveri un po' le vecchie abitudini, e magari chiedi consigli: esce fuori questo romanzo di formazione dal sapore di novella. Non lo conoscevo, è normale, probabilmente lo abbiamo letto in due. Mi piacciono però le sorprese, senza alcuna aspettativa, si possono rivelare scoperte interessanti. E così è stato: le prime righe mi hanno ricordato il recente viaggio ad
Helsinki con
gettons. Lui intento a fotografare, io a fingere di scrivere articoli, entrambi prossimi alla quarantina, descritti come "uomini" (se avesse scritto "vecchi" sarebbe stato un colpo di grazia) prossimi alla quarantina, cinici, lontani dalle illusioni e dai sogni della gioventù. Questo era l'inizio, ma mi ha dato il la per iniziarlo, e finirlo velocemente. Come si intuisce dalla quarta di copertina sopra riportata, è la storia affascinante di un umo che dà un colpo di coda incredibile alla sua vita. Forse in maniera troppo irrealistica o colorata, ma sicuramente affascinante. Quella lepre, casuale eppur pesantemente importante, diviene il pretesto per lasciarsi tutto alle spalle ed iniziare un anno sabbatico di vagabondaggio nelle terre desolate della Finlandia. La normalità che ti aliena e ti consuma non è semplice da riporre in un cassetto e non pensarci più. Capita alle volte di pensarci, poi mancano il coraggio e la forza, eppure film, romanzi, ma anche storie raccontate da chi queste cose le ha vissute veramente sulla propria pelle, non mancano. Restano, almeno per me, un diversivo letterario in cui immergermi e pendere dalle labbra (o dalla penna) di chi riesce ad esporle. Paasalinna, di cui pure ignoravo l'esistenza lo fa con una sorta di ironia rivoluzionaria, senza mai cadere nella critica aggressiva della società, e questo è il suo punto di forza. Non è tra i migliori romanzi di formazione (troppe descrizioni e troppa azione) che abbia letto, forse neanche rientra pienamente nel genere, ma sa come distrarti e farti pensare che forse una lepre servirebbe anche a me.