Autore: Michael Chabon
Anno: 2007
Titolo originale: The Yiddish Policemen's Union
Pagine: 398
Voto e recensione: 4/5
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Trama del libro e quarta di copertina:
Sitka, in Alaska, è un Distretto federale dove il governo degli Stati Uniti ha accolto i sopravvissuti dell'Olocausto e del crollo, nel 1948, del neonato stato d'Israele sotto l'attacco dei paesi arabi. A Sitka si parla yiddish e inglese e i rabbini governano veri e propri imperi criminali. A fare i conti con le macerie della Storia e della propria vita è l'agente Meyer Landsman, impegnato a risolvere l'omicidio di un campione di scacchi eroinomane: chi cospira nell'ombra? Gli ebrei saranno di nuovo cacciati, anche da Sitka? E l'attesa del nuovo Messia sta davvero per terminare? Un romanzo geniale, un noir atipico ricco di invenzioni narrative, che racconta le mille facce dell'identità, della speranza, dell'amore.
Recensione e commento personale:
Boia quanto è bello leggere, e quanto mi è mancato in questi anni. Fortunatamente ho trovato, molto a caso, libri come questo che ti danno ottime sensazioni. Genere? Chi se ne frega in fondo. E' sostanzialmente un noir con base ucronica. E mette a nudo satiricamente , senza cadere nella pesantezza dell'autocritica a tutti i costi (l'autore è ebreo), usi e costumi della tradizione yiddish. Si legge che è un piacere, scorre bene, le descrizioni si capiscono alla perfezione, ha una vena nostalgica e malinconica, ma non tanto riguardo all'ambientazione, quanto sui personaggi. Di esempi ben riusciti con clichè riguardanti il noir o l'hard boiled ne abbiamo molti (e spesso non resto deluso), ma qui pur non sfruttando appieno la cornice che l'autore stesso a costruito, si riesce ad avere una punta di originalità difficile da trovare altrove. Sono rimasto più che soddisfatto.
Recensione e commento personale:
Boia quanto è bello leggere, e quanto mi è mancato in questi anni. Fortunatamente ho trovato, molto a caso, libri come questo che ti danno ottime sensazioni. Genere? Chi se ne frega in fondo. E' sostanzialmente un noir con base ucronica. E mette a nudo satiricamente , senza cadere nella pesantezza dell'autocritica a tutti i costi (l'autore è ebreo), usi e costumi della tradizione yiddish. Si legge che è un piacere, scorre bene, le descrizioni si capiscono alla perfezione, ha una vena nostalgica e malinconica, ma non tanto riguardo all'ambientazione, quanto sui personaggi. Di esempi ben riusciti con clichè riguardanti il noir o l'hard boiled ne abbiamo molti (e spesso non resto deluso), ma qui pur non sfruttando appieno la cornice che l'autore stesso a costruito, si riesce ad avere una punta di originalità difficile da trovare altrove. Sono rimasto più che soddisfatto.
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