Regia: Elio Petri
Anno: 1971
Titolo originale: La Classe Operaia Va In Paradiso
Voto e recensione: 6/10
Pagina di IMDB (7.7)
Pagina di I Check Movies
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E' cambiato tutto ed al tempo stesso non è cambiato niente. Non è una frase fatta da mezzanotte e dintorni, è la realtà delle cose. Petri non sta con nessuno, mostra i fatti. Spacca. Lo fa dall'interno, mostrando la classe operaia, i sindacati, i movimenti studenteschi. Lo fa senza stare dalla parte di qualcuno, la prova ne è il protagonista. Uno stacanovista che lavora a cottimo, un leccaculo, uno di quelli che in fabbrica, vanno evitati. Ci mostra la sua figura così reale e veritiera in un contesto che non può mettere d'accordo nessuno. Il lavoratore è soltanto un numero, lo sappiamo, lo abbiamo appurato: certo, oggi conta più che in passato, ma è tutto un andare avanti per poi tornare indietro. Diritti e doveri, sicurezza, morti sul lavoro: le pagine di cronaca ne sono piene, anche in un contesto come quello attuale in cui è il COVID-19 ad essere il protagonista principe delle nostre vite. Nel suo film, radicale, ci vengono mostrate le differenti, innumerevoli visioni del mondo dell'industria tra la presa di coscienza di una situazione precaria e una classe operaia impossibile da organizzare e mettere in d'accordo. Una confusione sempre attuale e messa in campo grazie ad una fotografia che esalta il realismo nelle postazioni in fabbrica, in cui si entra e si esce quando è buio, e con l'utilizzo di dialoghi che hanno il compito di alimentare tale turbinio di pensieri. La classe operaia viene demitizzata ed impoverita, pur essendo il motore che carbura per l'industria ed al tempo stesso essendo la parte più debole ed instabile del meccanismo. Forse una pellicola molto pessimista, pur sapendo che qualcosa è profondamente cambiato.
in cui si entra e si esce quando è buio
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