Il buon vecchio Old si trova nei paraggi (sempre a giro pure lui) e quindi, complici anche le previsioni meteo che sconsigliano trekking e similari, decidiamo di incontrarci, con calma, sulla strada del suo ritorno. La cittadina prescelta è Castelfranco Veneto, sebbene nei dintorni, presso Maser, non possiamo lasciarci sfuggire un’altra villa palladiana, ovvero Villa Barbaro.
Per raggiungere la destinazione parto troppo in anticipo e, dopo aver ricevuto varie “infamate” riguardo l’orario d’arrivo, decido di rallentare fermandomi in varie località che incontro durante il tragitto.
Presso San Zenone degli Ezzelini cattura il mio sguardo la parrocchiale, la chiesa di San Zenone: punto di riferimento storico, artistico e religioso per la popolazione locale, fu edificata dal 1860 al 1871, per voto solenne dei parrocchiani in occasione della terribile epidemia di colera del 1855. All’interno abside, soffitto e pareti decorati dal pittore Noè Bordignon.
La mia piccola deviazione però non termina qui, perché vedendo alcuni cartelli, decido di seguire le indicazioni per il santuario di Sopracastello. Dopo alcune curve pericolose sono finalmente giunto, ma una schiera di ragazzi in preghiera mi fanno desistere dall’entrare dentro.
Questo piccolo excursus tra le campagne venete fa sì, mio malgrado, che faccia quei cinque minuti di ritardo all’appuntamento; poco male, dovrò sorbirmi un’altra risciacquata.
Arrivato e parcheggiato, incontro Old con la Susukina e siamo pronti per questa nuova gitarella insieme; anche in questo caso abbiamo le ore contate, in quanto la distanza verso casa è enorme ed è impensabile trattenerci per molto tempo.
La villa del Palladio, altro monumento Unesco da segnare, è simile a tutte le altre già viste; sì, è ovvio che ci siano differenze, ma strutturalmente è già nel mio immaginario e quindi so cosa aspettarmi.
All’interno è possibile vistare soltanto il piano nobile che è impreziosito dagli affreschi rinascimentali di Paolo Veronese, un unicum nel panorama pittorico italiano. E’ severamente vietato fotografare, anche se questa regola non ci viene espressamente comunicata, tant’è che alcuni scatti proibiti vengono effettuati, prima di posare il cellulare in tasca.
Da notare anche l’utilizzo delle pattine per non rovinare il pavimento dell’epoca.
Concluso il giro della villa, anche perché il resto del giardino è ben sigillato, possiamo avvicinarci a Castelfranco dove siamo propensi a visitarne un’altra, Villa Bolasco, stavolta però non pensata e ideata dal Palladio. Di proprietà dell’università di Padova che ne cura il maestoso parco è stata una vera e propria sorpresa; è vero che non abbiamo visitato l’edificio principale (le tempistiche non ce lo permettevano) ma il giardino, le strutture, l’accuratezza dei alcuni angoli, i laghetti e le maestose piante mi hanno immerso in un locus amoenus che non pensavo potesse esistere in mezzo ad una città.
Le statue
La Vegetazione
La villa in lontananza:
La serra ispano-moresca:
Il tempo è tiranno, quindi abbiamo il tempo solo di pranzare e fare una piccola passeggiata nel centro storico, costeggiando il castello e la cinta muraria; purtroppo anche il duomo è chiuso, potrei attenderne l’apertura, ma è giusto che completi questa piccolo viaggio in sintonia con Old.
Il centro storico
La facciata del Duomo
Anche questa domenica è terminata, una delle ultime in Nord Italia; il giorno del rientro si avvicina sempre più, così come il giorno degli orali per i miei studenti. Ad ognuno le proprie fatiche.
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