martedì 4 febbraio 2025

Aniara - Rotta Su Marte (2018)


 Regia: Pella Kagerman, Hugo Lilja
Anno: 2018
Titolo originale: Aniara
Voto e recensione: 6/10
Pagina di IMDB (6.3)
Pagina di I Check Movies
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Ci sono film di fantascienza che affascinano con effetti speciali e avventure nello spazio, e poi ci sono quelli che mettono lo spettatore di fronte all’infinito e al vuoto esistenziale. Aniara - Rotta per Marte, diretto da Pella Kagerman e Hugo Lilja, appartiene decisamente a questa seconda categoria. Tratto dal poema epico di Harry Martinson del 1956, il film è un viaggio angosciante verso l’ignoto, una riflessione sulla fragilità umana e sulla disperazione di chi è costretto a confrontarsi con un destino senza via d’uscita. Belle sensazioni che ti aiutano a riscoprire temi che sembravano perduti in romanzi o cinema di altri tempi.

La storia parte da un’idea semplice ma terrificante. Nel futuro, la Terra è diventata sempre più inospitale, e le persone cercano rifugio su Marte grazie a enormi navi spaziali di lusso. L’Aniara è una di queste, progettata per un viaggio breve e confortevole. Tuttavia, un incidente imprevisto devia l’astronave dalla rotta, rendendo impossibile correggere la traiettoria. I passeggeri e l’equipaggio si trovano così alla deriva nello spazio profondo, senza alcuna speranza di ritorno.

Il film segue la protagonista, MR, responsabile della Mima, una sofisticata intelligenza artificiale capace di ricreare esperienze virtuali basate sui ricordi degli utenti. Inizialmente, la Mima aiuta a mantenere la calma tra i passeggeri, ma con il passare del tempo la situazione a bordo peggiora. L’umanità mostra il suo lato più oscuro: si passa dal panico alla rassegnazione, dalla ricerca del piacere sfrenato alla formazione di nuove religioni e sette, mentre la nave diventa una sorta di società distorta, prigioniera della propria condizione.

Ciò che colpisce di Aniara è il suo approccio realistico e minimale. Non ci sono spettacolari battaglie spaziali o alieni misteriosi, solo l’infinita solitudine del cosmo. La regia è essenziale, con ambienti che inizialmente sembrano quelli di un hotel moderno ma che, a poco a poco, si trasformano in spazi soffocanti e alienanti. La fotografia gioca con luci fredde e spazi impersonali, enfatizzando il senso di smarrimento e impotenza.

Emelie Garbers, che interpreta MR, regala una performance intensa e credibile. Il suo personaggio cerca disperatamente di trovare un senso alla vita a bordo, mentre tutto attorno a lei si sgretola. Il film è anche una riflessione sulla tecnologia: la Mima, creata per offrire conforto, finisce per collassare sotto il peso della disperazione umana, come se neanche la realtà virtuale potesse più offrire una via di fuga.

Non è un film per tutti. Il ritmo è lento, la narrazione procede con una cadenza quasi ipnotica e non c’è mai un vero momento di speranza. L’angoscia cresce scena dopo scena, fino a un finale che non offre soluzioni, ma solo la consapevolezza dell’insignificanza dell’essere umano di fronte all’universo. Chi cerca azione e intrattenimento potrebbe trovarlo frustrante, ma chi ama la fantascienza filosofica, quella di Tarkovskij o Kubrick, troverà in Aniara un’esperienza affascinante e inquietante, capace di lasciare il segno.

Riporto un passo davvero commovente che durante la visione potrebbe andare perso o non essere ascoltato con la dovuta attenzione:

«La mia coscienza soffre per tutte quelle povere persone. Le ho sentite gridare. Le loro urla sono come pietre, come un granito incandescente di lacrime amare. Le loro sofferenze mi hanno profondamente turbata. In nome delle cose, io voglio la pace. Porrò fine alla creazione delle visioni. Ci si può proteggere da molteplici calamità, dal fuoco, dalla tempesta, dal gelo... ma non c'è protezione dalla razza umana. Non serve a nulla prolungare l'agonia dell'esplosione quando il terrore irrompe e l'orrore penetra in profondità nel sistema. Quanto è triste la propria auto-detonazione...»

 

Deep Purple - The Battle Rages On...

 

Artista: Deep Purple 
Anno: 1993
Numero tracce: 10
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Pur avendo centinaia e centinaia di album musicali, su VER ho sempre parlato molto poco di musica. Voglio cominciare a riprovarci con questo album (non preso a caso, ma il mio primo album dei Deep Purple).

Contesto storico

The Battle Rages On... è il quattordicesimo album in studio dei Deep Purple, pubblicato nel luglio 1993. Questo disco segna l'ultimo album registrato dalla leggendaria Mark II, la formazione più amata dai fan, composta da:

  • Ian Gillan (voce)
  • Ritchie Blackmore (chitarra)
  • Jon Lord (tastiere)
  • Roger Glover (basso)
  • Ian Paice (batteria)

L'album è noto per le forti tensioni interne, in particolare tra Gillan e Blackmore, il cui conflitto era ormai insanabile. Dopo il tour promozionale, Blackmore lasciò la band per sempre, sostituito da Joe Satriani e poi da Steve Morse, inaugurando una nuova era.

Stile musicale e produzione

L’album è un ritorno alle sonorità hard rock classiche dei Deep Purple, con brani potenti, riff aggressivi e una produzione più moderna rispetto agli album degli anni '70. Il suono è pesante e oscuro, con atmosfere epiche e testi che riflettono il conflitto interno della band. Tuttavia, alcuni fan ritengono che l'album, pur avendo momenti brillanti, non raggiunga i livelli di capolavori come Machine Head o Perfect Strangers.

La produzione è curata da Roger Glover, il quale riesce a dare un buon equilibrio tra strumenti e voce, sebbene il mix non sia sempre perfetto.


Analisi traccia per traccia

1. The Battle Rages On

Un brano epico e minaccioso, con un riff pesante e una struttura che ricorda Perfect Strangers. Il testo sembra una metafora dei conflitti interni tra i membri della band. Gillan è in forma, con un’interpretazione intensa, mentre Blackmore offre un assolo di chitarra tagliente.

2. Lick It Up

Un brano più diretto e hard rock, con un riff martellante e un ritornello coinvolgente. La canzone è energica, ma meno memorabile rispetto ad altri pezzi dell’album.

3. Anya

Uno dei momenti migliori del disco. Il pezzo inizia con un’introduzione di chitarra acustica di Blackmore, che richiama le sue influenze classiche, per poi esplodere in un riff epico e un’atmosfera quasi da colonna sonora. Il ritornello è potente e la performance di Gillan è eccellente.

4. Talk About Love

Un brano più bluesy, con un groove che ricorda lo stile dei Purple anni '70, ma con un tocco più moderno. Buon lavoro di Lord alle tastiere e di Glover al basso.

5. Time to Kill

Un pezzo dinamico con cambi di atmosfera, che alterna momenti più melodici a esplosioni di energia. Il ritornello è efficace, anche se non tra i più memorabili della band.

6. Ramshackle Man

Un blues rock pesante e sporco, con un grande groove e un’ottima interazione tra chitarra e tastiere. Sembra quasi un tributo al sound classico della band.

7. A Twist in the Tale

Uno dei brani più veloci dell’album, con un ritmo incalzante e un'energia che ricorda Fireball. Blackmore e Paice sono i protagonisti, con una performance esplosiva.

8. Nasty Piece of Work

Un pezzo oscuro e minaccioso, con un riff pesante e un'atmosfera quasi sinistra. La voce di Gillan suona più aggressiva, contribuendo a rendere il brano uno dei più intensi del disco.

9. Solitaire

Un pezzo più melodico e riflessivo, con un bel lavoro alle tastiere di Jon Lord. Non tra i più forti dell’album, ma offre un buon contrasto con le tracce più aggressive.

10. One Man’s Meat

Una chiusura più leggera e groovy, con un’atmosfera quasi ironica. Non è un brano memorabile, ma aggiunge varietà all’album.


Valutazione finale (secondo ChatGPT) 

Punti di forza:
✅ Ottime performance strumentali (Blackmore, Lord e Paice sono eccezionali).
✅ Alcuni brani sono tra i migliori dell’era post-Perfect Strangers (Anya, The Battle Rages On).
✅ Atmosfera epica e oscura, che si adatta alla situazione della band.

Punti deboli:
❌ Alcuni brani sono meno ispirati e sembrano filler.
❌ Produzione un po’ fredda rispetto ai classici degli anni ‘70.
❌ Tensioni interne che si riflettono nel disco, rendendolo meno coeso.

Giudizio finale: 4/5 ⭐⭐⭐⭐☆

The Battle Rages On... è un album solido e potente, che mostra i Deep Purple ancora in grande forma, ma segnati dai conflitti interni. Non è un capolavoro al livello dei classici, ma contiene momenti memorabili e rappresenta un’ultima grande prova della leggendaria Mark II.

Se sei un fan dei Deep Purple, vale sicuramente la pena ascoltarlo, specialmente per brani come Anya, The Battle Rages On e A Twist in the Tale.


lunedì 3 febbraio 2025

FRITZ!Box con la Fibra FTTC di TIM

 

Utilizzo del FRITZ!Box con la Fibra FTTC di TIM: Guida alla Configurazione e Vantaggi

Dal 2018, grazie alla delibera AGCOM 348/18/CONS, gli utenti possono scegliere liberamente il proprio modem/router, anche sulle connessioni con fibra (io ho TIM) . Questo significa che non è obbligatorio utilizzare il dispositivo fornito dall’operatore, ma si può optare per un router di terze parti come il FRITZ!Box, particolarmente apprezzato per le sue prestazioni avanzate.

In questo articolo vedremo:

  • Come configurare un FRITZ!Box su una linea FTTC TIM
  • I vantaggi di usare un router proprio rispetto a quello fornito dall'operatore
  • Come prepararsi a un eventuale passaggio da FTTC a FTTH senza problemi

1. La Fibra FTTC di TIM: Come Funziona?

La tecnologia FTTC (Fiber to the Cabinet) porta la fibra ottica fino a un armadio stradale vicino all'abitazione, ma l'ultimo tratto fino alla casa è in doppino telefonico in rame. Questo comporta alcune limitazioni rispetto alla FTTH (Fiber to the Home), dove la fibra arriva direttamente dentro casa:

  • Velocità: FTTC offre solitamente fino a 200 Mbps in download e 20 Mbps in upload, mentre FTTH può arrivare fino a 10 Gbps.
  • Stabilità: Essendo l’ultimo tratto in rame, la qualità della connessione dipende dalla distanza dall'armadio.
  • Modem/router: Per FTTC serve un router con supporto VDSL2, mentre per FTTH un normale router con porta WAN Ethernet.

2. Usare un Router FRITZ!Box con la FTTC di TIM

Uno dei migliori router per sostituire il modem TIM sulle linee FTTC è il FRITZ!Box 7530 (o il più potente 7590). Entrambi supportano VDSL2, profilo 35b (richiesto per TIM fino a 200 Mbps) e offrono ottime prestazioni Wi-Fi e gestione avanzata della rete.

Come Configurare il FRITZ!Box per TIM FTTC

  1. Collegare il router:
    • Usa il cavo DSL in dotazione per collegare il FRITZ!Box alla presa telefonica.
  2. Accedere al router:
    • Apri un browser e digita http://fritz.box per accedere all’interfaccia di configurazione.
  3. Impostare i parametri TIM:
    • Vai su Internet → Dati di accesso e inserisci:
      • Connessione: DSL
      • Modalità VDSL: Attiva
      • VLAN ID: 835
  4. Configurare VoIP (se hai la fonia TIM):
    • Inserisci i dati VoIP forniti da TIM sotto Telefonia → Impostazioni di telefonia.

Dopo pochi minuti, il FRITZ!Box si connetterà alla rete TIM e potrai navigare con la tua connessione FTTC.


3. Vantaggi di Usare un Router Proprio con TIM

Sostituire il modem TIM con un FRITZ!Box offre diversi benefici:

Migliore Copertura Wi-Fi: Il Wi-Fi del FRITZ!Box è più potente rispetto a molti modem forniti dagli operatori.

Più Controllo sulla Rete: Con il software avanzato FRITZ!OS, puoi gestire il traffico, la sicurezza e la qualità della connessione.

Aggiornamenti Costanti: I modem TIM ricevono aggiornamenti solo dall'operatore, mentre i FRITZ!Box ricevono aggiornamenti diretti dal produttore, garantendo sicurezza e nuove funzionalità.

Funzioni Extra: Accesso remoto, VPN, rete ospiti avanzata, gestione dei dispositivi connessi e telefonia DECT integrata.

Nessun Vincolo con TIM: Non devi pagare il modem in comodato d'uso e puoi cambiarlo liberamente.


4. E Se Passo a FTTH? Come Comportarmi?

Se un domani TIM porta la FTTH nella tua zona, puoi ancora utilizzare il tuo FRITZ!Box, ma con alcune modifiche:

Serve un Modello con Porta WAN Ethernet

  • Il FRITZ!Box 7590 e il 7530 hanno una porta WAN e sono compatibili con FTTH.

Collegare il Router all’ONT

  • L’ONT (Optical Network Terminal) è il dispositivo che TIM installa in casa per convertire la fibra ottica in segnale Ethernet.
  • Devi collegare il cavo Ethernet dall’ONT alla porta WAN del FRITZ!Box.

Cambiare la Configurazione

  • Nel menu del router, vai su Internet → Dati di accesso e scegli WAN invece di DSL.
  • VLAN ID per TIM FTTH: 835.

In pochi minuti, sarai online con la nuova connessione in fibra ottica senza bisogno di cambiare router.


Conclusioni

Utilizzare un FRITZ!Box con FTTC di TIM è una scelta eccellente per migliorare le prestazioni della rete domestica. Ti permette di avere un Wi-Fi più stabile, un controllo avanzato sulla rete e una maggiore libertà rispetto al modem dell’operatore.

Se un giorno decidi di passare a FTTH, non dovrai acquistare un nuovo router, ma solo riconfigurare il dispositivo per l’uso con la fibra pura.

Scegliere un modem libero significa prendere il controllo della propria connessione e ottenere il massimo dalle offerte TIM!


domenica 2 febbraio 2025

2024 – Lazio – Anagni – Museo della Cattedrale di Santa Maria e Cripta di San Magno

 Ed ecco a ruota anche il secondo articolo di Riccardz che potete leggere in forma originale qui. Un bel malloppone studiato di cui riporto solo alcune parti scritte che raccontano gran parte dei dettagli.

Nonostante la nostra indole mattiniera, ci svegliamo con calma, anche perché i due musei che vorremmo visitare ad Anagni non aprono prima delle 9, quindi non è necessario questa volta vedere l'alba. Il sole però non è ancora alto quando entriamo in paese, per questo motivo possiamo gustare con calma i primi suoni del borgo e girarci intorno senza fretta.

Le viuzze ci mostrano piccole testimonianze del passato con affreschi murali, tra cui un Cristo in trono tra i Santi Luca e Cataldo vescovo, attribuiti al Maestro della Cripta.

Il monumento più importante è sicuramente la Cattedrale di Santa Maria con l'ormai famosissima cripta; l'articolato complesso architettonico occupa gran parte dell'acropoli. Costruita in pieno Medioevo in stile romanico, poi modificata nel corso del tempo con altri stili, fu testimone, grazie alla vicinanza con Roma e alla sua importanza papale, di grandi eventi storici, come le due scomuniche inflitte ai due Federico, il Barbarossa e lo Stupor Mundi, o la canonizzazione di Santa Chiara.

Il Campanile

Per poter visitare la chiesa è necessario fare tutto il percorso museale, passando in vari ambienti, il primo dei quali risulta essere la Biblioteca capitolare, composta da una ricca collezione di oltre 1800 volumi, tra cui svariati incunaboli.

L'Annunciazione di Pietro Gagliardi

Il Paliotto di San Magno, un pannello in legno a argento con l'effige del santo, utilizzato ancora nel secolo scorso per decorare la fronte dell'altare della Cattedrale il giorno della festa patronale.

Il tour prosegue per la sala capitolare

Reliquiario della veste della Vergine

Gli ambienti successivi sono le sagrestie, realizzate nell'Ottocento, chiudendo un portico che si affacciava sul chiostro. Esse accolgono una serie di armadi a parete ancora oggi utilizzati e altre opere d'arte compresi quei manufatti raccolti in secoli di donazioni e di compravendite; sono qui ubicate, per esempio, le 14 tele ad olio della via Crucis realizzate dalla scuola napoletana nel Settecento così come il Tesoro antico della Cattedrale.

Attraverso un manoscritto medievale conosciamo perfettamente la donazione di Bonifacio VIII, sebbene alcuni oggetti preziosi non siano più nella collezione; sorte meno fortunata quella donata precedentemente dal papa Leone IV i cui pezzi non hanno più traccia fisica ma solo documentaria. Nonostante questo il museo offre una variegata esposizione di opere d'arte, tra cui quella di maggior prestigio risulta essere il cofanetto reliquiario di Thomas Becket, realizzato in smalti di Limoges.

Sulla fronte e sul coperchio sono rappresentati il martirio e la sepoltura di San Thomas Becket, l'arcivescovo di Canterbury assassinato nel 1170. Fa parte di una serie fortunata di oggetti con il medesimo soggetto che si possono trovare anche in altre zone d'Europa, a testimonianza di quale fama avessero raggiunto le gesta del santo che si opponeva al potere regale.

Il paliotto della beata Vergine e dei Santi

Proseguendo si giunge alla Cappella del Salvatore: "La tradizione vuole che la Cappella sia stata realizzata per volere dello stesso vescovo Pietro da Salerno al termine dei lavori di costruzione della Cattedrale e da lui consacrata al Salvatore e a san Benedetto. Essa servì sin da subito per le celebrazioni private del vescovo di Anagni e in un primo momento era connessa con la chiesa attraverso una scala che ne permetteva l’accesso direttamente dal presbiterio, come è evidente dalla tamponatura del muro meridionale".

L’altare risalirebbe agli anni della realizzazione della Cappella all’epoca del vescovo Pietro da Salerno; esso fu realizzato con marmi di recupero, forse provenienti dal complesso abbaziale di Villamagna. L’elemento di maggior pregio è il pilastrino destro, probabilmente databile al V secolo.

il crocifisso ligneo databile agli ultimi anni del XV secolo presenta una straordinaria attenzione al realismo anatomico, come si può notare dai dettagli della pelle e dalle vene; d’altra parte l’estrema magrezza del corpo di Cristo e il sangue che scende copioso dal costato sottolineano l’aspetto della sofferenza. La presenza di un meccanismo alla base della nuca del Cristo permetteva la fuoriuscita della lingua, enfatizzando ulteriormente l’aspetto patetico dell’opera. Sappiamo che questo crocifisso era usato per le processioni e probabilmente il meccanismo veniva messo in funzione proprio durante queste solenni occasioni, per impressionare i fedeli e renderli partecipi della Passione di Cristo.

L'icona del Salvatore di Anagni e i suoi sportelli dipinti, provenienti dalla chiesa di Sant'Andrea. La tavola centrale, in legno di castagno, accoglie la maestosa figura di Cristo seduto su un trono dorato mentre nelle due tavole laterali sono rappresentati San Magno e San Secondina.

Madonna col bambino e Rainaldo presbitero: realizzata nel 1325 da Lello de Urbe, importante pittore cavalliniano attivo tra Roma e Napoli, autore anche dell’affresco con San Pietro da Salerno tra sante presente nella Cripta di San Magno. Si tratta di una preziosa icona reliquiario che conserva le reliquie di San Tommaso d’Aquino, San Thomas Becket e San Pietro da Salerno.

Come se non ci fosse nient'altro da vedere, nel piano superiore è allestita anche una pinacoteca dove è possibile vedere dipinti e quadri di ispirazione ovviamente cattolica.

Santi anagnini accolti in Cielo dalla Vergine

La Vergine col bambino consegna il cingolo della castità a Simon Rojas di Francisco Preciado de la Vega

L'annunciazione di Pietro Gagliardi

Finalmente dopo questo percorso ad ostacoli - e vi dirò, non oso immaginare le facce degli stranieri - possiamo giungere, da una porta laterale, in cattedrale; prima della visita della Cripta ci sono ancora piccoli step che ti fanno nuovamente meravigliare.

Il percorso ci propone la Cappella Caetani, completata nel 1296 per volere di papa Bonifacio VIII, addossando un nuovo corpo di fabbrica alla navata sinistra della chiesa, allo scopo di accogliere le spoglie di alcuni personaggi legati alla figura del pontefice anagnino e per celebrare il duplice potere, temporale e spirituale, di Bonifacio e della sua discendenza familiare.

L’affresco che decora la porzione di parete inquadrata dal ciborio fu realizzato tra la fine del 1296 e il 1297, ma subì numerose ridipinture nei secoli seguenti. Al centro la Vergine è seduta su un trono con il Bambino benedicente; ai lati santo Stefano (a destra) e, forse, l’arcivescovo di Canterbury Thomas Becket (a sinistra) presentano due personaggi inginocchiati. Essi sono due esponenti importanti della famiglia Caetani: quello di destra è Roffredo II, il potentissimo conte di Caserta, fratello di Bonifacio VIII; quello di sinistra, che aveva in origine un cappello cardinalizio accanto alle ginocchia, era il cardinale Benedetto II Caetani. A causa degli infelici rifacimenti, attuati già prima del 1749 e ancora nel corso del XIX secolo, il cappello cardinalizio sparì dall’affresco e il cardinale venne trasformato in frate francescano, identificato come il beato Andrea Conti, zio materno di papa Bonifacio VIII. Anche se fortemente rimaneggiata, l’iscrizione dipinta sotto il trono della Vergine ci informa che nel primo sarcofago riposa il corpo di Pietro, vescovo di Todi, maestro di papa Bonifacio VIII; nel secondo sono le spoglie di Roffredo II Caetani; nel piedistallo sono contenute le ossa di Giacomo Caetani, che forse va identificato con il fratello del cardinale Benedetto II Caetani.

Sulle pareti della cappella sono visibili tracce di una antica decorazione ad affresco databile probabilmente agli stessi anni del ciborio. Questa decorazione si è preservata dalle ridipinture che la cappella subì grazie all’inserimento di un coro ligneo che l’aveva celata alla vista. Sulla volta è rappresentato un Cristo benedicente del XIX secolo.

È giunto il momento di scendere e raggiungere l'ambulacro, ambiente di passaggio tra l’Oratorio di San Thomas Becket e la Cripta di San Magno. Si tratta di un antico luogo dedicato alla sepoltura di personaggi illustri di Anagni, che potevano ambire a essere seppelliti sotto il pavimento della Cattedrale, in una tomba prossima al luogo sacro per eccellenza: la Cripta. La scala di accesso dalla navata sinistra fu aggiunta nel XVII secolo.

Si prosegue con l'oratorio di Thomas Becket, un antico mitreo del I-II sec. d.C., il più antico ambiente di tutto il complesso della Cattedrale di Anagni. Esso si presenta con le caratteristiche architettoniche originali e con la consueta copertura “a carena” (come se vedessimo una nave rovesciata).

Difficile far capire al lettore la bellezza del luogo, per questo motivo prendo in prestito alcune didascalie che forse riescono a far comprendere maggiormente la storia e la creazione di questo splendido luogo:

"La volta sull’altare accoglie una composizione con l’Agnello Mistico tra angeli e simboli degli Evangelisti e un’Ascensione di Cristo in mandorla sorretta da angeli. Sulla parete destra del presbiterio trovate una teoria di apostoli, mentre a sinistra ci sono quattro pannelli relativi alla vita e al martirio di san Thomas Becket. Le prime due scene sono di difficile interpretazione; la terza rappresenta il momento del martirio del santo. Quattro cavalieri irrompono nella cattedrale di Canterbury e uno dei fedeli di re Enrico sferra un fendente con una spada sulla testa dell’arcivescovo inginocchiato di fronte l’altare sotto lo sguardo di alcuni chierici. Nella quarta scena si intravede il primo miracolo compiuto dal santo.

Sulla volta della “navata” seguiamo le storie della Genesi, suddivise in quattro registri (fasce). Il ciclo comincia nel secondo registro da sinistra con la Creazione dell’Universo e la Separazione della Luce dalle Tenebre. Seguono: la Creazione di Adamo ed Eva, il Peccato Originale, il Rimprovero dei progenitori. Sul registro successivo, il secondo da destra: la Spada di Fuoco a guardia dell’Eden, la Cacciata dei Progenitori, il Lavoro dei Progenitori, il Sacrificio di Caino e Abele, l’Assassinio di Abele, Noè nell’Arca. Sul terzo registro, appena sotto il precedente: il Sacrificio di Abramo e Melchisedec ed episodi relativi all’incontro di Abramo con i tre angeli. Sul quarto registro, il primo da sinistra: episodi relativi al Sacrificio di Isacco e alla Primogenitura di Giacobbe.

Sulla parete sinistra si intravedono cinque episodi del Nuovo Testamento: l’Annunciazione, la Visitazione, la Natività, l’Adorazione dei Magi e la Presentazione al Tempio.

Sull’altro lato trovate una teoria di santi tra cui san Remigio, san Leonardo, san Benedetto e il gigante san Cristoforo, accanto all’antico ingresso dell’Oratorio.

In passato quest’ambiente fu utilizzato come cimitero per i canonici della Cattedrale. Quest’uso improprio ha alterato lo stato di conservazione delle pitture che risultano oggi compromesse e di difficile fruizione."

Io non ho più parole per descrivere questo complesso architettonico, considerando che ancora ci manca il pezzo forte, ovvero la Cripta di San Magno; io e Jack rimaniamo estasiati. Le foto ovviamente sono una piccola testimonianza di ciò che potremmo dire "Bellezza", ma come al solito queste non rendono merito fino in fondo. Unica pecca, a mio parere, è quella di non aver pensato ad una visita guidata, perché qui appare tutto già di per sé magnifico ma non oso immaginare sapendone anche le "storie" e le allegorie presenti.

Per quanto riguarda la Cripta, rimando direttamente al link del museo, con Cartina e spiegazione di ogni singolo elemento pittorico.

Gli affreschi si dividono in vari settori: vi sono elementi della Creazione, la zona dei Tetramorfi e la storia dei Santi, quella dei Miracoli di San Magno, quella delle Storie dell'Antico Testamento, dell'Apocalisse, delle storie di Santa Secondina e infine di San Magno

La Creazione

Il Cristo Pantocratore, benedicente alla greca, affiancato da quattro santi: da sinistra san Pietro apostolo, un santo (forse san Marco Evangelista), san Leonardo e infine san Giovanni Evangelista.

Nel catino absidale e nelle tre volte adiacenti è illustrata l’Apocalisse di Giovanni e l'Agnello mistico, con i sette corni, i sette occhi e il libro chiuso dai Sette Sigilli. Intorno a lui sono i quattro simboli degli Evangelisti, mentre al di sotto i ventiquattro Vegliardi lo venerano.

Nella volta centrale è il Cristo Giudice, rappresentato all’interno di una mandorla con i capelli e barba bianca, la spada che esce dalla bocca, due chiavi in una mano e sette stelle nell’altra, simbolo delle Sette Chiese d’Asia alle quali Giovanni indirizza il suo scritto.

Le volte invece raccontano le storia del Vecchio Testamento, con l'Arca di Noè come principale argomento.

Rimasti senza fiato possiamo uscire dalla Cripta, non a caso chiamata anch'essa, tra le altre, la Cappella Sistina del Medioevo. Vi è un'ultima parte museale, ovvero il Lapidario e la collezione archeologica dove sono conservate lapidi romane, paleocristiane, medievali e moderne. In particolare si segnala la presenza di pezzi dell’arredo liturgico fisso della Cattedrale carolingia del IX secolo e preziose lastre decorate con mosaici cosmateschi del XIII secolo.

Un visita impegnativa che ti trasporta direttamente in un altro tempo; non ci sono ovviamente dubbi sul fatto di consigliare questo sito a chiunque possa visitarlo. Certe volte non ci rendiamo conto davvero del patrimonio sotto i nostri occhi.

2024 – Lazio – Anagni – Venerdì

 Dopo mesi e mesi dalla nostra avventura (mia e del fido Funflus) nel Lazio, finalmente escono gli articoli che ho il dovere e l'onore di ricopiare e trascrivere su VER. In queste occasioni mi limiterò al testo scritto senza riprendere anche le foto, che non sono ridimensionate, Così metto anche il link diretto per chi volesse maggiori informazioni: articolo originale.

Non faccio in tempo a sfare lo zaino che sono subito in partenza con il vecchio Jack; lo accompagno, infatti, in uno di quei trekking che voleva fare da tempo, tanto mica fa caldo nel Circeo ad agosto! E così sia! Con la Suzukina, il venerdì sera siamo già in direzione Anagni che, diciamolo, non è proprio dietro l'angolo; ma è il luogo scelto da me dove pernottare, come compromesso, almeno possiamo visitare il paese e accrescere la nostra cultura. D'altronde è famoso per la sua cripta, ma anche per lo schiaffo ricevuto da Bonifacio VIII e da docente di storia non posso esimermi dal non presenziare. Sistemati i bagagli, seppure stanchi dal viaggio, decidiamo di fare un piccolo assaggio serale del borgo, tanto per vivere la vita anagnanese (si dirà così?).

In realtà, a nostra insaputa, il paese è più che vivo, straborda di persone; penso che questo sia dovuto anche al festival del teatro medievale e rinascimentale che ha richiamato un sacco di turisti, tant'è che abbiamo difficoltà pure nel trovare parcheggio.

Il centro storico è grazioso e sono curioso di vedere l'indomani cosa ci possa offrire. Entriamo dalla porta principale della città ovvero quella di Santa Maria e facciamo il classico giro di perlustrazione.

Davanti alla cattedrale hanno allestito il palco per le varie rappresentazioni; sento che sta per finire l'estate per me e il periodo delle vacanze, ma non ci voglio pensare.  

Il giro è già terminato, il centro storico è molto piccolo sebbene qui sia passata la Storia con la esse maiuscola; la città dei Papi ci ha accolto nel migliore dei modi e siamo pronti per ritornare all'alloggio.

Riparbella ed i suoi murales

 
Ieri è stata lunga, oggi decisamente più breve  calma. Infatti se il sabato è stato trascorso prevalentemente in auto con andata e ritorno in giornata, purtroppo per la perdita di un parente a Pomigliano d'Arco, oggi la situazione è stata più tranquilla e la gitarella fuori porta è arrivata fino alla vicina Riparbella. Questa è un affascinante borgo toscano situato tra colline e mare, noto per la sua bellezza naturale e le tradizioni culturali. Recentemente, il paese ha arricchito il suo patrimonio artistico con l'introduzione di murales e opere di street art, trasformandosi in un vero e proprio "borgo d'arte". Queste installazioni artistiche non solo abbelliscono il centro storico, ma offrono anche un percorso culturale per residenti e visitatori. Uno degli esempi più significativi è il murale calpestabile intitolato "Universo Riparbella", realizzato dall'artista Vincenzo Marano Esposito. Inaugurato nel novembre 2021, questo murale si distingue per i suoi vivaci giochi di prospettiva e colore, veicolando messaggi di inclusione e sostenibilità ambientale. L'opera ha contribuito a riqualificare una zona precedentemente poco valorizzata del borgo, donandole nuova vita e attrattiva. Oltre ai murales, Riparbella offre anche un grande presepe meccanizzato visitabile gratuitamente tutto l'anno.

sabato 1 febbraio 2025

Scopri il FAI: Fondazione Ambiente Italiano

 


Perché tesserarsi e quali vantaggi offre?

Il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano è una fondazione senza scopo di lucro che si occupa della tutela, della valorizzazione e della promozione del patrimonio storico, artistico e naturalistico italiano. Fondata nel 1975, il FAI ha restaurato e gestisce numerosi beni in tutta Italia, rendendoli accessibili al pubblico e garantendone la conservazione per le generazioni future. Tesserarsi al FAI significa non solo supportare una causa importante, ma anche godere di numerosi vantaggi.


Perché scegliere il FAI?

L’Italia è uno scrigno di bellezze naturali, artistiche e storiche, e il FAI si impegna a proteggerle e a farle conoscere attraverso un approccio sostenibile e partecipativo. I fondi raccolti dalla fondazione vengono utilizzati per:

  • Restaurare e gestire luoghi unici come ville, castelli, giardini e aree naturalistiche.
  • Sensibilizzare il pubblico sull’importanza della tutela del territorio e del paesaggio.
  • Organizzare eventi e iniziative, come le celebri Giornate FAI di Primavera e di Autunno, durante le quali vengono aperti al pubblico siti normalmente non accessibili.

Puoi trovare maggiori informazioni sul sito ufficiale del FAI: www.fondoambiente.it.


I vantaggi di tesserarsi al FAI

Tesserarsi al FAI non significa solo sostenere una causa nobile, ma anche accedere a numerosi benefici esclusivi. Ecco i principali:

1. Ingressi gratuiti nei beni del FAI

I soci possono accedere gratuitamente a tutti i beni gestiti dal FAI in Italia, tra cui:

  • Villa del Balbianello (Lombardia): uno spettacolare complesso sul Lago di Como.
  • Abbazia di San Fruttuoso (Liguria): un’abbazia medievale incastonata nella baia omonima.
  • Castello di Masino (Piemonte): una dimora storica circondata da un parco monumentale.

Puoi scoprire tutti i beni aperti al pubblico qui: Elenco dei beni del FAI.

2. Accesso prioritario durante le Giornate FAI

Le Giornate FAI di Primavera e di Autunno sono eventi imperdibili per scoprire luoghi solitamente chiusi al pubblico. I tesserati FAI hanno accesso prioritario e possono evitare le lunghe code.

3. Sconti e agevolazioni

Con la tessera FAI, hai diritto a:

  • Sconti fino al 50% sull’ingresso a più di 1.000 siti culturali e naturalistici in tutta Italia, come musei, castelli, parchi e giardini.
  • Promozioni dedicate presso teatri, librerie, hotel e ristoranti convenzionati.

Consulta la lista completa degli sconti: Convenzioni per i soci FAI.

4. Rivista "FAI - Fondo Ambiente"

I soci ricevono periodicamente la rivista del FAI, ricca di articoli su restauri, iniziative e approfondimenti sul patrimonio italiano.

5. Supporto concreto alla cultura

Essere tesserati al FAI significa partecipare attivamente alla salvaguardia di luoghi unici e contribuire alla trasmissione di un patrimonio inestimabile.


Come tesserarsi al FAI?

Tesserarsi è semplice e veloce. Puoi scegliere tra diverse modalità:

  • Online: direttamente dal sito ufficiale del FAI nella sezione Tesseramento.
  • Presso i beni FAI: puoi tesserarti direttamente in uno dei luoghi gestiti dalla fondazione.
  • Durante le Giornate FAI: spesso sono presenti postazioni per il tesseramento.

Costi della tessera:

  • Singola: €39.
  • Coppia: €60 (due tessere per due adulti).
  • Giovani (fino a 35 anni): €20.
  • Famiglia: €66 (due adulti e fino a 3 bambini sotto i 18 anni).

Conclusione

Tesserarsi al FAI è un piccolo gesto che può fare una grande differenza. Oltre a godere di vantaggi esclusivi, avrai la soddisfazione di contribuire alla protezione del nostro straordinario patrimonio culturale e naturale.
Se sei già tesserato, invita amici e parenti a unirsi: ogni tessera è un passo in più per garantire un futuro migliore ai tesori italiani!