
Regia: James Hickox
Anno: 1995
Titolo originale: Children Of The Corn III: Urban Harvest
Voto e recensione: 3/10
Pagina di IMDB (4.3)
Pagina di I Check Movies
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Il mais arriva in città, ma non migliora Dopo il disastro del secondo capitolo, gli autori devono aver nuovamente pensato: “Ok, ci serve un’idea fresca!”. E cosa c’è di più innovativo che portare la storia fuori dai campi del Nebraska e piazzare i bambini maledetti in una grande città? L’idea, almeno sulla carta, sembrava meno idiota del solito. Peccato che nel proseguo del film tutto crolli miseramente, dimostrando che puoi cambiare location quanto vuoi, ma se la base è marcia, il raccolto sarà comunque pessimo.
La trama vede due fratelli orfani di Gatlin adottati da una famiglia benestante di Chicago. Uno di loro, Eli, si porta dietro una misteriosa valigetta con semi di mais (perché ovviamente è questo che un bambino psicopatico sceglie di salvare dal suo passato). Inizia a diffondere il culto malato del “Colui che cammina dietro il raccolto”, piantando mais ovunque come un agricoltore posseduto e cercando di convincere i suoi nuovi compagni di scuola che le sette millenariste sono il futuro.
All’inizio sembra quasi un miglioramento rispetto al secondo capitolo. Il contesto urbano dà un’aria nuova alla saga, e l’idea di mischiare il fanatismo agricolo con l’ambiente scolastico e familiare poteva avere del potenziale. Ma poi il film, senza pensarci troppo, preme il pedale sull’assurdità e ci regala momenti impagabili, tipo persone strangolate da piante di mais come in una pubblicità horror della Monsanto.
E poi c’è Eli, il nostro villain in miniatura, che con il suo cappottone nero e lo sguardo da predicatore infantile sembra un incrocio tra un emo degli anni 2000 e un mini boss di un JRPG. Il problema è che il suo livello di minaccia è più o meno quello di un bambino che ti fissa male in autobus. I suoi discorsi solenni dovrebbero incutere timore, ma alla terza profezia apocalittica viene voglia di offrirgli una merendina e dirgli di darsi una calmata.
Man mano che il film avanza, la qualità precipita, la logica si perde per strada e ci ritroviamo con una creatura di mais gigante in CGI da Amiga che rende chiaro un concetto: ormai la saga è diventata una barzelletta.
Grano rosso sangue III poteva essere un passo avanti, ma inciampa subito e cade in un campo di stupidità. Se non altro, regala qualche momento esilarante involontario. Guardarlo è come addentare una pannocchia che sembra succosa, ma poi scopri che è piena di muffa.
Edizione: Grano Rosso Sangue Trilogy
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