martedì 1 aprile 2025

Queen - News Of The World

 



Autore: Queen
Anno: 1977
Tracce: 11
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Ci sono album che definiscono un'epoca, e poi ci sono album che sfidano il tempo stesso. News of the World appartiene a questa seconda categoria. Pubblicato nel 1977, è un'opera che non solo cattura l'energia e la versatilità dei Queen, ma consolida il loro status di icone immortali del rock. Con la sua iconica copertina disegnata da Frank Kelly Freas, l'album porta con sé un senso di grandiosità e drammaticità che si riflette perfettamente nella musica. Personalmente, ho incorniciato nel mio angolo musicale la versione pubblicitaria della copertina in cui il robot cerca di catturare gli uomini con la sua grande mano.

Fin dall'inizio, l'impatto è devastante: We Will Rock You e We Are the Champions sono inni destinati all'eternità, costruiti per riempire stadi e scolpiti nella memoria collettiva della cultura musicale. Sono brani che superano il concetto stesso di canzone rock e diventano simboli.

Ma sarebbe un errore ridurre l'album solo a questi due giganti. Sheer Heart Attack (da non confondere con l'omonimo albumè un'esplosione punk aggressiva che anticipa certe sonorità della fine degli anni '70, mentre Spread Your Wings dimostra la sensibilità melodica di John Deacon con una ballata che si libra con grazia sopra riff avvolgenti. Fight from the Inside e Get Down, Make Love mostrano il lato più sporco e sperimentale della band, con influenze funk e hard rock fuse in un mix di potenza e sensualità.

Sleeping on the Sidewalk, con il suo groove bluesy e l'approccio rilassato di Brian May, offre una pausa prima che Who Needs You introduca sonorità latineggianti in un album già incredibilmente vario. La chiusura con It's Late e My Melancholy Blues conferma il genio compositivo della band: il primo è un viaggio epico nel rock drammatico, il secondo un brano jazzato che Freddie Mercury trasforma in un'intima confessione.

A distanza di quasi cinquant'anni, News of the World rimane un'opera imprescindibile per chiunque voglia comprendere la grandezza dei Queen. Non solo un album di successo, ma una dichiarazione d'intenti: i Queen non si sarebbero mai fermati davanti a nulla, esplorando generi, suoni e dinamiche con un coraggio che ancora oggi ispira. E forse, proprio come il robot di Freas che ci guarda dalla copertina, continueranno a farlo per sempre.



Ghiblification

 

Il Diluvio di Facce Ghibli e l’Inarrestabile Corsa all’Appiattimento Digitale

Ormai ci siamo dentro fino al collo: apri un social qualsiasi e vieni sommerso da un’orda di facce trasformate in personaggi da cartone animato. Tutti, ma proprio tutti, sembrano essere diventati protagonisti di un film dello Studio Ghibli, con occhi luccicanti e fondali bucolici da sogno. Il problema? Questo trend è ormai ovunque, talmente diffuso che persino il mio frigorifero potrebbe decidere di presentarsi con un filtro anime mentre cerco di prendere un succhino. 

E ovviamente non ho potuto fare a meno di provarlo anch’io. Perché sì, è una moda un po’ scocciante, ma è anche maledettamente divertente.

Benvenuti nell’era del Ghibli-fication selvaggio

Non fraintendetemi, il fascino di vedere la propria faccia trasformata in un’illustrazione d’autore è innegabile. Ti senti un po’ come quei due quando scoprono Totoro per la prima volta: un mondo magico e affascinante che ti fa sorridere… fino a quando non realizzi che ogni singola persona sui social ha incontrato lo stesso Coso e ora siamo circondati da cloni digitali con la medesima espressione sognante.. Un esercito di copie che avanzano inesorabili, pronti a riempire le bacheche con versioni alternative di se stessi.

E non finisce qui: perché limitarsi allo stile Ghibli quando puoi diventare un personaggio Disney, un Simpson, un supereroe Marvel o persino una versione animata di te stesso nel peggior stile generato dall’intelligenza artificiale? Il tutto mentre gigabyte di dati personali vengono allegramente ceduti a qualche misteriosa startup, che nel frattempo si sta costruendo un database mondiale di volti, magari per scopi “innocui” (forse).

IA: salverà il mondo o ci trasformerà tutti in adesivi?

Quando ci hanno promesso che l’intelligenza artificiale avrebbe migliorato l’umanità, l’idea era un tantino più ambiziosa di "trasformare ogni selfie in un cartone animato". E invece eccoci qui, a usare il più grande balzo tecnologico del secolo per giocare a fare i protagonisti di un film animato. Diciamo che se Skynet deciderà di sterminarci tutti, un po’ ce la saremo cercata.

Nel frattempo, però, ci divertiamo. Perché sì, è un’idiozia, ma è un’idiozia simpatica. C’è qualcosa di affascinante nel vedersi trasportati in un universo illustrato, anche se lo fanno tutti, anche se non è per niente originale, anche se ormai anche il tuo capo ha messo la sua versione anime su LinkedIn e sai che qualcosa è andato terribilmente storto.

E il copyright? Ci vediamo in tribunale!

C’è poi il piccolo dettaglio della legalità. Perché, sorpresa sorpresa, il mondo dell’animazione non è esattamente entusiasta di questo saccheggio visivo su scala globale. Gli artisti tradizionali (quelli veri, che disegnano con le mani e non con un algoritmo) sono già sul piede di guerra, mentre gli avvocati dei grandi studi cinematografici stanno probabilmente sfregandosi le mani in attesa della prima maxi-causa per violazione di copyright.

Quindi, ecco lo scenario più probabile: ci divertiremo per qualche mese, poi arriverà qualche colosso dell’intrattenimento a spegnere la festa, tra denunce, blocchi e app improvvisamente sparite dal mercato. A quel punto ci guarderemo indietro e ci chiederemo: “Era davvero così necessario?”.

Ovviamente no.

Ma era divertente? Maledettamente sì.

Conclusione: continuiamo a giocare, ma con moderazione

In fondo, non c’è nulla di male nel divertirsi con questi filtri e lasciarsi prendere dall’entusiasmo di vedersi in versione cartone animato. Basta solo non perdere il controllo e non trasformare i nostri feed in un’infinita galleria di sosia digitali, almeno finché non inventeranno qualcosa di ancora più inutile con cui distrarci.

E ora scusatemi, devo tornare a generare la mia versione Ghibli con un gatto parlante e una città sospesa nel cielo. Perché sì, lo so, ho appena criticato questa moda… ma resistere è impossibile. Anzi vi metto la versione di me POVERINO, rubata da LeonardoIA, senza chiamare in causa stili al momento abusati: