Mi sveglio presto pure oggi. È il primo giorno pieno ad Atene e voglio sfruttarlo fino all’ultimo minuto. L'obiettivo è essere davanti all'ingresso dell'Acropoli prima che si formi la calca di turisti. Alle 7:45 sono già lì, con il biglietto in tasca e la fotocamera pronta che fa CLICK come adora gettons. Non sono il primo, ma quasi il ventesimo . Davanti a me poche persone, dietro di me, già inizia a formarsi una fila vivace, una piccola rappresentanza dell'umanità: europei, asiatici, americani, qualche sudamericano, pochi greci.
Alle 8:00 precise si aprono i cancelli. Salgo il pendio ancora fresco e poco affollato, mentre la città alle mie spalle si sveglia piano piano. Entrare nell'Acropoli di prima mattina è un piccolo privilegio: la luce radente esalta il bianco della pietra, il Partenone appare quasi sospeso su un fondale azzurro, le colonne sembrano ancora vive di quel respiro antico.
Passo buona parte della mattinata a esplorare il sito archeologico, muovendomi tra i suoi punti più famosi: i Propilei con il loro ingresso solenne, il Tempio di Atena Nike arroccato sulla sporgenza, il Partenone che domina tutto il panorama, l'Eretteo con le cariatidi che osservano serene il lento passare dei secoli.
Mi prendo il tempo necessario per assorbire ogni dettaglio, anche se so che sarebbe impossibile esaurire tutto quello che c'è da vedere o capire in una sola visita. Ogni pietra, ogni frammento racconta qualcosa.
Verso metà mattina abbondante mi sposto al Museo dell'Acropoli, poco distante. L'edificio moderno è arioso e luminoso, progettato per dialogare con la roccia sacra che lo sovrasta. Le collezioni sono imponenti, ma dopo un'ora e mezza di immersione nel classicismo più puro sento che le energie e la capacità di assorbire iniziano a calare. Mi soffermo sulle korai arcaiche, sulle cariatidi originali strappate all'aria aperta, e sui resti del fregio del Partenone. Poi mi prendo una pausa: dopo oltre novanta minuti più recupero, ho bisogno di ossigeno.
Nello specifico:
L’Acropoli di Atene è molto più di un sito archeologico: è la materializzazione in pietra dell’ideale classico, il punto d’incontro tra mito, storia e potenza artistica. Arroccata su un altopiano roccioso che domina la città, rappresenta il culmine della civiltà ateniese del V secolo a.C., l’epoca in cui Pericle trasformò Atene nella culla della democrazia, della filosofia e dell’arte.
Già abitata in epoca micenea, l’Acropoli divenne centro religioso e simbolico della polis ateniese. Ma fu con l’età classica che assunse l’aspetto monumentale che ancora oggi incanta i visitatori. Dopo la devastazione persiana del 480 a.C., Pericle affidò a Fidia, Ictino, Callicrate e Mnesicle la realizzazione di un complesso di templi che avrebbe celebrato la gloria della dea Atena e, con lei, della città intera.
Il Partenone: tempio e simbolo eterno
Cuore dell'Acropoli è il Partenone, capolavoro assoluto dell'arte dorica. Costruito tra il 447 e il 432 a.C., era dedicato ad Atena Parthenos, la vergine protettrice della città. Il tempio, progettato da Ictino e Callicrate, si distingue per le sue proporzioni perfette e per i raffinati accorgimenti ottici: nessuna linea è veramente retta, ma ogni colonna, piano o architrave è leggermente curvato per correggere le distorsioni visive.
Il Partenone era decorato da un programma scultoreo senza precedenti, diretto da Fidia. Le metope raffiguravano scene mitiche – la Gigantomachia, la Centauromachia, la Amazonomachia e la Guerra di Troia – in un’allusione alla lotta tra civiltà e barbarie. Il fregio continuo lungo il perimetro interno narrava la processione panatenaica, esaltazione del legame tra la città e la sua dea. Sui frontoni, si trovavano le grandi sculture che rappresentavano la nascita di Atena (lato est) e la disputa tra Atena e Poseidone per il controllo dell’Attica (lato ovest).
Al suo interno, troneggiava la colossale statua crisoelefantina di Atena, opera dello stesso Fidia: alta dodici metri, era rivestita in oro e avorio, con scudo, lancia e una piccola Nike sulla mano. Di questa opera mirabile resta oggi solo il ricordo e alcune copie romane.
L’Eretteo: la sacralità del mito
Altra meraviglia dell’Acropoli è l’Eretteo, costruito tra il 421 e il 406 a.C. su un terreno scosceso che ne condiziona l’architettura irregolare. Questo tempio ospitava alcuni dei culti più antichi della città: qui, secondo la leggenda, sarebbe avvenuta la contesa tra Atena e Poseidone. Il tridente del dio del mare avrebbe spaccato la roccia, facendo sgorgare acqua salata, mentre Atena avrebbe fatto germogliare il primo ulivo. Entrambi i “segni” mitici erano visibili all’interno del tempio.
L’Eretteo è celebre soprattutto per il suo portico settentrionale e per il portico delle Cariatidi: sei figure femminili che sorreggono l’architrave con eleganza solenne. Le originali sono oggi conservate al Museo dell’Acropoli (una, asportata da Lord Elgin, si trova al British Museum). Il gioco dei drappeggi, la postura dinamica e l’individualità di ciascuna cariatide testimoniano il virtuosismo scultoreo dell’epoca classica.
I Propilei: l’ingresso monumentale
L’accesso all’Acropoli avviene tramite i Propilei, un’imponente struttura progettata da Mnesicle tra il 437 e il 432 a.C. per fungere da ingresso cerimoniale. L’edificio si compone di una navata centrale con colonne doriche e due ali laterali, una delle quali ospitava la Pinacoteca, forse la prima “sala d’arte” della storia occidentale. L’aspetto scenografico del complesso serviva a suscitare meraviglia e rispetto: chi entrava nell’Acropoli attraversava una soglia sacra, dove la città si rivelava come spazio di ordine, armonia e bellezza.
Il Tempio di Atena Nike: la vittoria eternata
Appena fuori dai Propilei, in posizione strategica sulla bastionata meridionale, sorge il piccolo ma raffinato Tempio di Atena Nike, eretto intorno al 427-424 a.C. interamente in stile ionico. Dedicato alla dea della vittoria, fu costruito per commemorare le vittorie ateniesi contro i Persiani. I rilievi del fregio raccontano battaglie e cortei, mentre una delle metope più celebri raffigura Atena che si allaccia un sandalo, in un gesto di grazia quotidiana immortalato nella pietra.
Un paesaggio sacro e urbano
L’Acropoli non era solo un santuario: era un vero e proprio paesaggio sacro urbano, visibile da ogni punto della città, pensato per incarnare la gloria della polis. I suoi templi non erano soltanto luoghi di culto, ma dichiarazioni politiche e identitarie. Camminare oggi sull’acropoli significa ripercorrere i passi di Pericle, Socrate e Platone; significa assistere all’ideale classico nel suo massimo splendore, dove ogni dettaglio è frutto di un pensiero armonico tra arte, religione, filosofia e civismo.
Proprio ai piedi dell’Acropoli, il nuovo Museo dell’Acropoli – inaugurato nel 2009 su progetto dell’architetto Bernard Tschumi – rappresenta la perfetta estensione della visita al sito archeologico. La sua architettura moderna e trasparente dialoga con le rovine, mentre i reperti raccontano la vita dell’Acropoli dalla preistoria al tardo antico.
Al piano terra si trovano i resti delle abitazioni e dei santuari delle pendici dell’Acropoli, visibili attraverso il pavimento in vetro. Il primo piano è dominato dalle sculture arcaiche, tra cui le famose korai, giovani figure femminili con sguardo enigmatico e vesti decorate minuziosamente. Spiccano il Moscoforo, il Cavaliere Rampin e le Cariatidi originali, esposte in modo da poterle ammirare da ogni angolazione.
Il terzo piano è riservato al Partenone. La sala è orientata esattamente come il tempio e ospita i resti del fregio, delle metope e dei frontoni, esposti in una disposizione fedele a quella originaria. Gli spazi vuoti indicano le sculture trafugate e oggi conservate al British Museum, in un silenzioso atto di denuncia museografica. La visione contemporanea dell’Acropoli dalla vetrata rende questo spazio un punto di sintesi tra passato e presente, tra archeologia e coscienza storica.
La giornata, però, è ancora lunga e il cielo di Atene invita a camminare. Dal museo scendo verso il Giardino Nazionale, una grande oasi verde voluta dalla regina Amalia nel XIX secolo. È un intreccio fresco di viali ombrosi, laghetti, palme e fiori, perfetto per riprendersi un po' dal bianco abbagliante dell'Acropoli. Il rumore della città qui sembra lontano, attutito dai rami e dal vento.
Poco più avanti raggiungo lo Stadio Panathinaiko, costruito interamente in marmo bianco, unico al mondo. È il luogo dove si svolsero i primi Giochi Olimpici moderni nel 1896, ma la sua storia è ancora più antica: già in epoca classica si tenevano qui i giochi panatenaici in onore di Atena. Mi fermo a guardare l'arena che scintilla al sole, un anfiteatro solenne e semplice, capace ancora oggi di emozionare.
Serata in centro questa volta con una vita molto attiva nei quartieri del centro. Partenone e Acropoli illuminate con paesaggi da cartolina e cena con tanto di degustazione degli oli.
Album fotografico Atene #2
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