
Nel 1996 le sorelle Wachowski, all’epoca ancora fratelli agli occhi del mondo e dell’industria, facevano il loro esordio dietro la macchina da presa con un film che oggi suona come un manifesto d’intenti: Bound. Un noir, sì, ma col sangue nelle vene, il desiderio tra i denti e la voglia di ribaltare i ruoli cucita addosso come una canottiera sudata.
La trama è un classico con la dinamite in tasca: Corky (Gina Gershon), ex galeotta con lo sguardo che taglia più dei suoi attrezzi da idraulica, incontra Violet (Jennifer Tilly), compagna del mafioso Caesar (un Joe Pantoliano perfetto nel suo essere viscido e tragicamente sicuro di sé). Tra le due nasce un'attrazione che diventa alleanza. Una valigia piena di soldi, un piano di fuga e un gioco di doppio (e triplo) inganno. Tutto ruota intorno al desiderio: di libertà, di vendetta, di toccare e distruggere.
Esteticamente Bound è un esercizio di stile ma senza manierismo: fotografia livida, luci al neon che sembrano sussurrare cattive intenzioni, inquadrature geometriche che stringono il respiro. Ogni scena è calibrata al millimetro, come se le Wachowski stessero già testando gli strumenti con cui, tre anni dopo, ci avrebbero trascinato in Matrix.
Ma qui, niente realtà virtuali: tutto è carne, sudore, tappeti macchiati e asciugamani sotto cui nascondere pistole. Il sesso tra Corky e Violet, tra i primi esplicitamente lesbo del mainstream americano non declinato al maschile voyeur, è un atto politico tanto quanto narrativo. Non è decorativo, è motore della storia. Ed è raro. Rarissimo. Specialmente nel ’96.
Il film si muove con la leggerezza della tensione ben orchestrata: dialoghi affilati, un ritmo che sale a spirale e non molla mai la presa. Bound è un noir al femminile, ma non femminista per etichetta: è solo che le donne, qui, sono più intelligenti, più coraggiose e più libere degli uomini. E questo, per molti, è già un insulto.
VERdetto: Bound è una perla nera. Non solo per chi ama il noir, ma per chi cerca nel cinema indipendente degli anni ’90 la prova che si può essere stilosi, sensuali, e dannatamente sovversivi. In 108 minuti le Wachowski ci ricordano che si può ingannare il sistema — e scappare col malloppo, magari tenendosi anche la ragazza.
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