Ormai completamente immerso nella mia nuova routine greca, la giornata inizia con l'illusione di una normale mattina di viaggio: sveglia, colazione e via verso l'autonoleggio per ritirare l'auto che mi accompagnerà nei prossimi giorni.
Mi consegnano una Volkswagen Polo fiammante, moderna e perfetta. Anzi, quasi perfetta. Perché il destino ha deciso di regalarmi subito un piccolo brivido.
A mezzogiorno, durante una breve sosta in un autogrill lungo il tragitto, mentre ero fermo, un TIR in retromarcia ha pensato bene di urtarmi. Lui grosso, io piccino, il danno è inevitabile.
Niente di drammatico per fortuna: io illeso, ma la macchina un po' ammaccata e, soprattutto, un bel carico di stress addosso.
La situazione è stata complicata dalla barriera linguistica: nessuno parlava inglese, i moduli da compilare sembravano usciti da un enigma di Eraclito, e per un attimo ho davvero pensato che la vacanza potesse finire lì. O essere pesantemente modificata in negativo.
Fortunatamente avevo stipulato l'assicurazione neanche due ore prima (anche se Marios il camionista ha il 100% di colpa) quindi, dopo una lunga trafila di documenti, telefonate e fotografie al danno, sono riuscito a ripartire, anche se con un certo timore, direzione Delfi.
Il viaggio in auto, una volta superato lo shock, mi ha comunque ripagato: la strada sale tra montagne brulle e paesaggi mozzafiato, alternando curve dolci a valli aperte dove il verde punteggia l'orizzonte. Il cielo, limpido e ventilato, sembrava voler scusarsi per la mattinata difficile.
Arrivato a Delfi, il primo impatto è splendido.
La visita al Museo Archeologico di Delfi è stata un vero e proprio salto nel tempo: tra le statue, le offerte votive e soprattutto il celebre Auriga di Delfi, un capolavoro di bronzo ancora capace di trasmettere una tensione straordinaria, mi sono trovato catapultato nell'antica Grecia.
La qualità dei reperti e l'eleganza dell'esposizione rendono la visita interessante senza mai appesantire.
Ma il vero cuore di Delfi è il sito archeologico.
Una lunga salita tra rovine sparse, terrazzamenti antichi e una natura ancora aspra accompagna fino al Tempio di Apollo, l'anima del santuario.
Salendo, si attraversano il Teatro e lo Stadio (uno dei meglio conservati del mondo antico), seguendo il percorso che un tempo accoglieva i pellegrini venuti da ogni parte del Mediterraneo per consultare l'oracolo.
È impossibile non sentire, camminando in mezzo a questi resti, il peso della storia e la spiritualità che permeava il luogo.
Nel tardo pomeriggio ho voluto spingermi ancora oltre, imboccando un piccolo sentiero che parte appena fuori dal sito principale:
un breve trekking (ma non per questo banale) tra rocce, radici e pendenze che offrono scorci incantevoli sulla vallata sottostante.
Il vento forte, che soffiava deciso per tutta la giornata, ha reso tutto ancora più epico: ogni tanto sembrava di essere sul punto di volare via, ma il cielo terso e la luce intensa ripagavano ogni fatica.
Concluse le visite principali, ho passeggiato nel paesino di Delfi:
poche stradine acciottolate, botteghe turistiche e qualche taverna dove si respira ancora un'aria quasi sospesa tra passato e presente.
La giornata, partita male, si è chiusa con una grande soddisfazione: Delfi è davvero un luogo speciale, e la fatica per raggiungerlo è stata pienamente ripagata. Per cena una tradizionale moussakà.
E come scrisse un grande poeta "mi fermo stanco al sole del tramonto, cerchio di luce rosa, fiore senza petali"
Album fotografico Delfi
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